Have this life, turn back time

'Caro Nil,

mi manchi tanto, lo sai? Sicuramente ti sarà giunta voce che Marianne e Luke si stanno per

sposare. Sono una bella coppia. Se fossi qui lo diresti anche tu, ne sono certa. Ho quasi

finito la scuola superiore e andrò all'Università. Realizzerò il sogno che avevi, te lo

prometto. Mamma dice che sono diventata brava a cantare come te. Non sai quanto vorrei

che fossi qui, ora! Sono passati cinque anni, ma ogni giorno ti penso. E poi, bè, ti scrivo

queste lettere per racontarti come va. Non ho mai trovato un amico che potesse sostituirti,

anzi, in effetti, non ho mai voluto cercarlo. Ho passato la maggior parte del tempo, da

quando tu non ci sei più, da sola o con mia sorella. Mi piace scriverti, perchè è come se tu

mi tornassi accanto.

Ora ti devo lasciare, mi dispiace, angelo mio.

A presto,

tua Mileny'

Piegai il foglio e lo infilai nella busta. "Mamma ci vediamo dopo" scesi le scale e uscii dalla porta. L'aria primaverile di marzo avrebbe dato gioia a chiunque altro, ma non a me. Se solo non fosse stato quel giorno...

Cominciai a percorrere il sentiero sterrato che portava al cimitero. Non era molto distante da casa mia e, per un certo verso, era un bene. Me lo faceva sentire vicino.

Erano le otto di mattina, una domenica come tante, per gli altri. Ma non per me, non per la ragazza che aveva perso il suo migliore amico. Da cinque anni, ormai, la mia vita era diventata buia. Mai più un sorriso sul mio volto.

Certo, le sue corteggiatrici saranno state tristi; i suoi amici, disperati. Ma io ero persa. Niall era sempre stato per me come un fratello maggiore. Importante come mia sorella Marianne. Anche se aveva sempre avuto cinque anni più di me.

Mi avvicinavo sempre di più alle alte mura di cemento che circondavano le tombe. Il cancello di ferro verde, un po' arrugginito, era socchiuso.

Il custode veniva sempre alle sette, per aprirlo. Lo conoscevo bene, ormai.

Abbassai lentamente la maniglia, che scricchiolò. Spinsi finchè il cancello non si aprì completamente, cigolando. Passai accanto a varie lapidi, alcune persone le conoscevo, come il vecchio generale tedesco, Hulkyngam, o la donna che preparava le buonissime torte che io e lui mangiavamo sempre. E poi raggiunsi la sua:

'Niall James Horan, 13/09/1993 – 24/03/2014'

è una tragedia morire a vent'anni. Quando io ne avevo solo quindici.

Sulla pietra, c'era la sua foto con i capelli biondi e gli occhi azzurri come il cielo. Io amavo il suo sorriso e ogni cosa di lui "Ciao cucciolo" sussurrai sfiorando la fredda pietra grigia. Posai la busta accanto ai fiori che avevo portato la mattina prima. Poi, senza che potessi evitarlo, scoppiai a piangere "Perché?" gridai tra i singhiozzi. "Perché?" ripetei più piano, stavolta. Un leggero venticello mi accarezzò le guance, quasi volesse asciugarmi le lacrime, per consolarmi. Mi sedetti accanto alla tomba e cercai di calmarmi.

"Tanto non posso cambiare la realtà", pensai a voce alta.

"Ciao Mil" mi voltai e vidi Mark, il custode. Era un giovane uomo dagli occhi verdi, i capelli castani e il viso benevolo. Mi sorrise stanco.

"Ciao Mark" risposi senza il minimo accenno alla felicità. Non volevo fingere. Soprattutto con lui. "Mi dispiace tanto..." disse. Rimasi seria, senza alcuna espressione sul volto. Non volevo piangere dinuovo. "Il prete arriverà a momenti" cambiò argomento, porgendomi una mano per aiutarmi ad alzarmi. Io la presi e mi tirai su, scrollando la terra dalla mia minigonna nera.

Il parroco era vestito di bianco, e le rifiniture dorate della tunica risplendevano alla luce del sole.

Dietro di lui c'erano la mia famiglia e Luke, oltre a quella di Niall, e la moglie di Gregg.

"Siamo qui per celebrare..." iniziò a dire, ma io, da quel momento in poi, non lo ascoltai. Pensavo ai ricordi felici. Chiusi gli occhi e rividi la mia vita con Niall:

dal giorno in cui l'avevo conosciuto, fino a quel momento. Il momento più brutto di tutta la mia vita.

"No, no, no!" le urla e il pianto "Non può essere" ero scesa da casa mia fino a quella del mio migliore amico, appena sentita la voce di sua madre. Raggiunsi correndo la donna in lacrime. L'ambulanza lampeggiava di sirene blu, ma non mandava nessun suono.

"Cosa succede?" chiesi col cuore in gola "Ni-Niall è..." non riuscì a continuare la frase, e indicò con la mano tremante la barella coperta di tessuto che stavano facendo salire sul mezzo "Non è possibile lui... non può essere... morto" lanciai un urlo e assordante, e poi cominciai a battere i pugni sul portellone, ormai chiuso "Niall torna! Niall!" chiamai. Ma era già partita, l'ambulanza. E lo strattone mi buttò per terra. Per un po' non mi mossi da lì.

Il ricordo sembrava talmente reale che credevo stesse succedendo dinuovo.

"Non mi lasciare..." la mia voce era così stridula che quasi non ne riconoscevo il suono.

"Non ti lascerò mai" era una voce calda e confortante. Era la sua voce. Ne ero certa.

Aprii gli occhi, e finalmente vidi la realtà. Tutti mi guardavano con una strana espressione stampata sul viso.

Ero alla quinta celebrazione dell'anniversario della scomparsa di Niall.

Ma qualcosa mi fece girare di scatto, e mi lasciò sorpresa davvero:

"Ehi".