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Autore: formerly_known_as_A    10/03/2014    3 recensioni
In cui Rin non vede l'ovvio, Makoto non ne afferra il significato, Haru ne è fin troppo annoiato ed Aiichirou scopre che non era poi male come pensava.
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Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana, Nitori Aiichirou, Rin Matsuoka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È il rumore del bicchiere di Aiichirou posato sul tavolo con più forza del dovuto a farlo sobbalzare, ma è Haru a parlare per primo e sparare il proiettile.

“Dovrebbe essere un doppio appuntamento, questo?” domanda, fissando il fondo della sua coppa di gelato con attenzione. C'erano degli animaletti gommosi, in fondo e il nuotatore ha passato il suo tempo a cercare tutti quelli che non vivevano in acqua e non potevano considerarsi pesci.

Ad un certo punto si è lanciato in una lunga discussione con il suo vicino di divanetto, Ai, su se si potesse davvero considerare l'orca un pesce e Rin ha finito col perderne metà, perché lo sguardo addolcito di Makoto, seduto accanto a sé, l'ha rapito completamente.

È stato dolce, caldo e doloroso allo stesso tempo, finché Makoto non si è messo una mano davanti alla bocca per bloccare una risata e Rin ha deciso che il dolore importa poco.

Ciò che l'ha fatto ridere è stata l'espressione stupefatta del kohai mentre un delfino gommoso sprofondava nel milkshake.

Milkshake ormai finito, il delfino caduto vittima della golosità del ragazzo, la sua attenzione spostata sul compagno di stanza.

“Credo sia il momento di dire che Nanase-senpai è un ottimo nuotatore e quando nuota è davvero bellissimo, ma non credo mi possa piacere in quel senso. Scusate.” mormora, le guance colorate da due pomelli rossi che lo rendono adorabile come una ragazza.

Rin lo fissa senza capire, nonostante la frase precedente di Haru avrebbe già dovuto dargli abbastanza indizi per farlo ed è proprio lui a riprendere il discorso, all'apparente ricerca, ancora, di animali nel gelato.

“Tu e Makoto. Dovreste uscire senza di noi.”

“Eeeeh?!” sbotta Rin, sentendo un blocco di ghiaccio formarsi nello stomaco. Il primo, imbarazzante pensiero va' a Makoto, che mai in un milione di anni avrebbe dovuto sapere. Decide di negare fino alla morte, quando gli sovviene un secondo pensiero.

Non ha mai neppure sperato di parlare a Makoto dei propri sentimenti -il batticuore nel vederlo nuotare, lo strano tremore che lo attraversa mentre parlano e l'ansia di dire qualcosa di male gli fa soppesare tutte le parole- perché convinto che il suo cuore fosse riservato e ormai possessione esclusiva di Haru.

Haru che lo fissa come se avesse detto qualcosa di così banale e non necessario da essere noioso.

“Haru!” protesta Makoto, di un rosso che ben si abbinerebbe ai capelli di Rin.

“Come ti salta in mente di propormi il tuo ragazzo?!” sbotta il nuotatore della Samezuka, una rabbia che non provava da tempo che lo scuote.

“Makoto non è il mio tipo. Mi piacciono le ragazze piccole e carine.” commenta Haru, sembrando quasi stizzito.

“Voi due siete quelli sempre insieme, sempre a leggervi nel pensiero!” protesta, incredulo, Rin.

“Smetteremo di leggerci nel pensiero?” chiede Haru, guardando il povero Makoto che è ancora testardamente nascosto dietro le mani. Probabilmente vuole scavarsi la fossa almeno quanto Rin.

“Haruuuu...” agonizza, scuotendo la testa, ma il suo amico gli tira la manica, visibilmente preoccupato nonostante l'espressione piatta.

“N-non è questo il punto!” sbotta Rin, talmente forte da far riemergere il Tachibana, che lo fissa con gli occhi pieni di lacrime. “Voi due. Voi due siete sempre insieme. Uno si aspetta che vi sposiate da un momento all'altro!”

Haru lo fissa, poi guarda Ai e torna a lui.

“E invece...” commenta, con un mezzo sorriso, indicandoli.

Il tono di Rin è quasi isterico, tanto da riuscire a far girare metà del café, mentre gesticola furiosamente.

“Non essere impertinente con me, Nanase!”

Makoto gli posa una mano intorno al polso, facendolo sedere come una marionetta a cui fossero tagliati i fili. C'è di nuovo ghiaccio bollente nella sua pancia e la pelle in contatto tra di loro pizzica come se si stessero scambiando dell'elettricità.

“Rin.”

Aiichirou è serio, quando gli rivolge la parola, allungando il braccio per prenderlo per mano.

“Non c'è bisogno di gridare.” mormora e Rin abbassa la testa, sconfitto dalla doppia presa alle mani.

Annuisce, sentendosi avvampare e la mano di Ai lo stringe forte, prima di sparire. Anche Makoto lo lascia e lui è libero di tormentarsi le mani, in imbarazzo.

“Credevo che tu e Rin...” inizia e Rin comincia a pensare che forse anche il cartellone dell'offerta del giorno potrebbe funzionare come vanga.

È una parte delicata e stupida di lui, quella che emerge con Ai, una parte che Makoto e Haru conoscono indirettamente per tutte le volte che hanno invitato entrambi a dormire dal Nanase e Rin puntualmente si è ritrovato al mattino rannicchiato addosso al kohai.

“Dormite insieme.” sottolinea finalmente Makoto, la voce un po' timida mentre si tormenta una ciocca di capelli.

“Mi piace prendermi cura di lui. Lo ammiro tantissimo, davvero... ma non in quel senso. Mi piacciono le ragazze piccole e carine da riempire di attenzioni... senza il lato isterico.” mormora, arrossendo da morire.

Rin sente il peso che aveva sul petto scendere allo stomaco. Con l'ammirazione e i gesti che Ai gli ha sempre mostrato, Rin non ha esitato mai un momento a chiedergli di dividere il letto o ad approfittare delle sue mani nei capelli.

Per lui è sempre stato chiaro che ad Ai piacevano i ragazzi.

“S-senpai! Non volevo dire che sei isterico!” esclama, agitando le mani davanti a sé.

Haruka si alza e il kohai lo segue, probabilmente con l'idea di lasciarli soli.

Rin gli lancia uno sguardo disperato a cui risponde con un sorriso incoraggiante. Per la tredicesima volta in pochi minuti Rin vuole scappare gridando e possibilmente anche piangendo.

Ai inciampa nella gamba del tavolo e crolla in avanti, ma l'altro disertore si volta in tempo per afferrarlo. Il normale corso delle cose richiederebbe l'allontanamento e le scuse, ma non accade.

Haru tiene il suo polso nella mano, gli occhi vicini al suo viso come per studiarlo. C'è un luccichio che riconosce, ma è completamente fuori posto, in quella situazione. Rin teme per la vita di Ai, scambiato per uno sgombro, ma poi finalmente parla, facendo ammutolire i due che assistono.

“I tuoi occhi sembrano piscine.”

E se non è un tono sognante, quello, probabilmente non dovrebbe più chiamarsi Rin Matsuoka.

“Grazie, Nanase-senpai!” risponde Ai, a metà tra la gioia che gli illumina il volto e l'imbarazzo del contatto. Haru lo lascia andare, ma gli si affianca per pagare, salutando passivamente i due rimasti indietro.

Rin si prende un momento per pensare, confuso, alla sessualità assunta di Ai, cercando conferme mentre Haru gli tira una manica e la tiene, facendolo ridere.

“Gli ho fatto fare cose che...” inizia, ancora insicuro se sentirsi in colpa o meno.

“Sono un po' geloso. Non voglio i dettagli.” borbotta Makoto, ma nasconde la parte inferiore del viso e sta evidentemente ridacchiando.

Rin osserva il suo profilo, le sue guance rosse che contrastano con il luccicare degli occhi e si rende conto che non hanno avuto modo di confessare i loro sentimenti, che altri l'hanno fatto per loro e che tutto questo è più imbarazzante di una vera confessione.

Infila un dito sotto la mano che Makoto tiene sul tavolo con un'immobilità sospettosa, voltandosi a guardare fuori dalla finestra.

“Immagina se finissero per mettersi davvero insieme.” mormora, gli occhi ancora fissi sulla porta da cui sono usciti.

“Potremmo fare dei veri doppi appuntamenti.” butta fuori Rin, cercando di sprofondare nella divisa. La mano del ragazzo gli ingloba il dito ed è strano come sembri immensa, ora. “S-se vuoi.” aggiunge, meno sicuro.

“Sarebbe divertente.” risponde Makoto, un sorriso dolce che si scioglie sul viso mentre lo guarda. Rin non riesce a guardarlo troppo, ma si avvicina discretamente fino ad avere le gambe in contatto.

“Ho bisogno di dolci, all'improvviso.” balbetta, voltando la mano per assicurare una presa solida nella sua e tentando di nascondersi dietro il menu.

“Dividiamone uno!” propone l'altro, chinandosi verso di lui. Il nuotatore della Samezuka è investito dal suo profumo maschile e si sente improvvisamente minuscolo e troppo giovane.

“Mi piaci, Makoto.” mormora, sentendosi andare a fuoco. Ma è una sensazione che diventa qualcos'altro, qualcosa che non brucia così tanto ma manda solo un po' di tepore, quando l'altro ragazzo lo stritola tra le braccia.

Lo nasconde e gli bacia la testa, blaterando qualcosa di incomprensibile che sembra l'inizio di un pianto. All'improvviso, Rin si sente sorridere così tanto che non importa davvero se tutti gli altri clienti si sono girati a fissarli.

Non riemergerà da quell'abbraccio per controllare.

   
 
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