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Autore: Lily_26    10/03/2014    0 recensioni
Questa storia racconta della storia di Lily e James, del loro odio, della loro amicizia e del loro amore che li porterà a creare il Prescelto. Inoltre vi porterà a capire come il loro amore non l'abbia mai lasciato.
Si partirà dall'inizio e vedremo i malandrini all'opera e conosceremo le amiche di Lily: Mary ed Emmeline.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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–Emm, forse ora dovremmo ritornare nel nostro scomparto, ormai ci siamo quasi e dobbiamo ancora indossare le nostre divise- disse Mary mentre Emmeline annuiva.
-Ci vediamo dopo ragazzi- dissero le due ragazze e i malandrini le salutaro di rimando.
Quando le due arrivarono nel loro scompartimento ci trovarono Lily con l’aria di una che non sa più che pesci prendere.
La bionda la guardò e le parlò –per le mutande di Merlino Lily, hai visto un troll?-
-Non proprio..- e così la rossa raccontò l’accaduto alle amiche che, ad ogni parola, si meravigliavano sempre più.
-Non ci credo! E.. e ti è piaciuto??- chiese Mary tra lo stupefatto e la gioia
-No! Cioè non lo so! Come potrebbe piacermi Potter? Insomma mi ha assillato per 5 anni solo per portarmi  a letto. Non credo proprio che ora di punto in bianco io per lui sia qualcosa di più- disse la Evans
-Non ti ho chiesto cosa pensasse James, ma quello che pensi tu!- disse Mary divertita
-Non lo so e non intendo pensarci ora, ora vestiamoci.-
Così le ragazze si infilarono la divisa e si risedettero aspettando di scorgere Hogwarts.
Nel frattempo anche James era tornato nel suo scomparto, ma a differenza di Lily, non raccontò nulla ai suoi amici, voleva che quel momento perfetto rimanesse inalterato nella sua mente, senza essere stravolto dai pensieri maliziosi dei malandrini.
Giunti alla stazione di Hogsmeade, gli studenti di Hogwarts, rimanevano ogni anni meravigliati dalla bellezza del castello: incastonato su un monte, come una gemma preziosa, se ne stava lì maestoso e statuario, con tutte le sue torri e guglie che lo rendevano diverso da qualsiasi altra cosa esistesse sia nel mondo magico che in quello babbano. Il riflesso della fortezza si allargava sulla superficie del lago nero, ai piedi del monte, che con le luci emanate dalla fortezza sembrava brillare di luce propria.
I ragazzi del primo anno, con il guardiacaccia Hagrid, lo attraversavano a bordo di piccole imbarcazioni, mentre gli studenti degli altri anni venivano portati fino ai cancelli della scuola da carrozze che apparentemente si muovevano da sole, ma che in realtà erano trainate da Thestral, creature dotate di ali molto simili a cavalli, ma con la pelle dura e con il muso simile a quello di un drago. Molti però erano portati a pensare che le carrozze si muovessero da sole perché queste creature erano visibili solo a chi aveva visto la morte.
Le ragazze e i Malandrini si sedettero nella stessa carrozza, Lily era in forte imbarazzo e parlò del più e del meno solo con Remus, mentre James cercò di non farci caso, quando in realtà non faceva che ripensare al fatto che lei si era veramente stretta a lui, ma se fosse stata una cosa dettata da un riflesso inconscio oppure dalla volontà non riusciva a capirlo.
Arrivati a scuola tutti gli studenti assistettero alla cerimonia dello smistamento nella quale, grazie al cappello parlante appartenuto a Godric Grifondoro, smistava gli alunni del primo anno in una delle case della scuola: Corvonero, Grifondoro, Tassorosso e Serpeverde.
Dopo essersi abbuffati durante il banchetto, tutti gli studenti furono invitati dal preside, Albus Silente, a raggiungere i loro dormitori, così visto che Lily e Remus erano i prefetti, accompagnarono i nuovi studenti nella sala comune dei Grifondoro, la casa dei coraggiosi.
“finalmente questa giornata è finita” pensò Lily accoccolandosi su una poltrona davanti al camino. In sala comune ormai non era rimasto nessuno, o così almeno lei credeva.
Ad un certo punto sentì un singhiozzo provenire da una poltrona in penombra, vicino alla finestra, così si avvicinò e vide con suo grande stupore che la persona che stava piangendo era Sirius Black.
Non sapendo bene cosa fare, la rossa si avvicinò a lui e chiese: -Sirius stai bene?-
-No Evans.- disse asciutto Felpato.
-Lo so che non siamo molto in confidenza, ma vuoi parlarne?-
-No, non credo-
Lei lo guardò come solo lei poteva fare: aveva uno sguardo penetrante, che sembrava riuscirti  ad analizzare a fondo, più di quanto tu stesso potessi mai immaginare. Dopo qualche istante fu proprio lei a rompere il silenzio:- E’ per la tua famiglia vero?-
Sirius rimase un po’ stupito che lo sapesse, ma d’altronde sua cugina Bellatrix Black, Serpeverde, si era vantata già con tutti dal momento in cui aveva messo piede sul treno, che il suo “amato” cugino fosse stato ripudiato come un verme dai Black.
-Hai sentito Bella che lo sbandierava in giro?-
-Si, ma credimi, posso capirti. Mia sorella riesce a farmi sentire insignificante e orribile ogni volta che torno a casa, tanto che ogni vacanza diventa un incubo. Credimi ti capisco sul serio, ma sai una cosa? Tu non sei come loro! Tu non sei un vile che abbraccia le regole di un folle!-
Era strano, quelle parole le aveva sentite tanto dire da James, ma non ci aveva mai creduto poi così tanto: lui aveva una famiglia, aveva dei genitori fantastici, come faceva lui a capire pienamente cosa stesse passando lui? E’ pur vero che agli occhi di chiunque non sarebbe mai sembrato che l’affascinante e il grande rubacuori Sirius Black potesse soffrire così tanto, ma lui usava piangere da solo e in silenzio.
-Evans, ti prego non dire nulla a nessuno. non voglio che nessuno sappia che mi sento così-
-Certo Black. Comunque non ti mangio mica se inizi a chiamarmi nome-
-Non vorrei prendermi troppa confidenza signorina Evans- i due scoppiarono a ridere insieme e nella sala comune riecheggiò la risata che somigliava ad un latrato di Sirius.
-Grazie…Lily- disse tra le risate il Black rinnegato.
-Oh, mi hai chiamato per nome, quale onore! Comunque di niente. Quando vuole signor Felpato.-
Restarono lì ancora per parecchi minuti, a parlare e basta. Chi avrebbe pensato che quello sarebbe stato l’inizio di un’amicizia talmente forte da sconfiggere persino l’ultimo nemico: la morte?

Spazio Autore: eccomi qui con un altro capitolo, spero che vi sia piaciuto. Volevo ringraziare chi mi segue e chi legge la mia storia, ma perfavore recensite, solamente per capire se sia di vostro gradimento. Al prossimo capitolo!
  
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