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Autore: Tefnuth    11/03/2014    2 recensioni
Nella Berlino del futuro,Tom è il figlio di uno scienziato che, nel suo laboratorio al centro della città, sta lavorando ad un progetto segreto cui il padre lo ha reso partecipe. Tuttavia,come il collega del padre, Tom non conosce tutta la verità di questo progetto e sarà dura proteggerlo da chi se ne vuole impossessare, ma con lui ci saranno i fidati amici Georg e Gustav.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina seguente per Tom fu difficile restare concentrato in classe, da quando aveva visto Bill non faceva altro che pensare a lui e gli dava fastidio non poterlo dire a nessuno nemmeno ai suoi migliori amici: Georg e Gustav.
Non erano suoi compagni di classe, erano più grandi di lui, li aveva conosciuti al corso di musica dove aveva imparato a suonare la chitarra “Non suoni male” gli aveva detto durante le prove per il saggio di fine anno un ragazzo dai capelli castani e gli occhi grigio-verdi che portava con sé un basso, il suo nome era Georg ed aveva un paio di anni in più di Tom “Grazie, anche tu sei bravo” “Il mio nome è Georg” gli porse la mano “Io sono Tom” “Vorrei farti conoscere un mio amico, credo che ti sarà simpatico” gli aveva detto, ed in effetti quel ragazzino biondo che suonava la batteria tutto solo nell’angolino dietro la sua scorza da duro si era dimostrato un grande amico.

“Qualcosa non va’? Sei un po’ troppo silenzioso oggi” gli aveva detto Gustav mentre sistemava personalmente gli elementi della sua batteria “Niente di particolare” “Non ci credo, altrimenti ce lo avresti già detto” intervenne Georg, aveva appena finito di accordare il suo nuovo basso, regalo di compleanno dei genitori “Ve lo assicuro non c’è niente” cercava di dire Tom, ma non sapeva dire le bugie e i suoi amici se ne accorsero immediatamente, si vedeva dai loro sguardi “E va bene, ma non posso dirvi tutto perché ho fatto una promessa” confessò lui “Spara” dissero in contemporanea Georg e Gustav “Ieri mio padre mi ha portato nel suo laboratorio e mi ha fatto vedere il progetto a cui sta lavorando, basta non vado oltre” disse e per enfatizzare le sue ultime parole si portò le mani alla bocca “Aah, ecco perché oggi non parli – Georg puntò il dito contro Tom – scommetto che continui a pensare a quello che hai visto ieri” “Già, ma non posso dirvi di cosa si tratta e per favore non ditelo a nessuno, non avrei dovuto dirvi neanche questo” “Non preoccuparti, saremo muti come tombe vuote” “Ritornerai spesso al laboratorio?” chiese Gustav “Certo, mio papà ha detto che posso andare quando voglio”.

Tom volle tornare al laboratorio già pochi giorni dopo, voleva aiutare suo padre il più possibile,  anche se poteva fare ben poco come portare le cartelle oppure tentare, assieme al padre e a Joseph, di stimolare il suo nuovo amico : leggevano libri, ascoltavano musica, intrattenevano discorsi; Tom faceva anche i compiti davanti a lui spiegando ad alta voce quello che stava facendo ma l’elettroencefalogramma era sempre lo stesso “Forse è annoiato” disse Tom un giorno, anche lui avrebbe dormito tutto il giorno se fosse stato costretto a restare sempre in un tubo “Purtroppo non può uscire, le sue funzioni vitali sono ancora troppo deboli e se non si sveglia dubito che possa riuscire a sopravvivere all’aria aperta – rispose il padre- ma sono certo che presto o tardi faremo dei passi avanti” Tom non sapeva se lo diceva perché ci credeva veramente o per convincersi che non avrebbe fallito, eppure qualcosa di straordinario avvenne veramente un paio di anni più tardi : era tardo pomeriggio e Keane stava facendo le ultime analisi prima di tornare a casa mentre il ragazzo stava terminando i suoi compiti per l’indomani “Prendi le tue cose Tom, è ora di andare a casa” disse il padre dalla stanza attigua allo studio “Posso salutare Bill?” chiese il ragazzino mentre rimetteva velocemente i libri nello zaino “Certo, ma fai presto, la mamma ci aspetta” Tom si mise lo zaino in spalla e, come faceva tutte le  volte, posò la mano sul vetro del congegno che rinchiudeva il suo amico “Devo andare a casa adesso, ma tornerò presto” disse Tom, non si era accorto che il computer aveva rilevato qualcosa di insolito “ Forza è ora di andare” disse Keane che era già alla porta, Tom girò la testa senza staccare la mano e  non vide che a sua volta Bill aveva appoggiato la sua proprio nello stesso punto, quando se ne accorse il suo cuore si fermò “Papàaaaaa” urlò a squarciagola Tom, non solo per quel miracolo ma anche perché in quell’istante Bill aveva leggermente alzato il viso, così simile a quello di Tom “Oddio, non posso crederci le sue onde cerebrali si sono intensificate” sul viso di Keane si era disegnato un grandissimo sorriso “Papà…perché è uguale a me?” chiese Tom, una domanda lecita che Keane sperava di non dover mai sentire “Perché… non lo so, forse quando l’ho creato ho pensato a te” fu questa la sua risposta, per nulla esaustiva, così Tom decise di non ripeterla più.
  
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