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Autore: jessystorm    29/06/2008    1 recensioni
Tiva. Seguito della mia fic Inevitable. Momenti di vita quotidiana tra Tony e Ziva tra incontri con i famigliari e problemi domestici.
Genere: Romantico, Commedia, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO 5- Il funerale

Tony cercò di stare fermo il più possibile. Ma era una partita persa in partenza. In quella chiesa faceva un caldo infernale.
Tirò il colletto della camicia facendo una smorfia, provocando uno sguardo omicida da parte di Ziva che gli era seduta accanto.
Cercò mentalmente di ricordare perchè al momento si ritrovava in una chiesa ebrea, con il rabbino che recitava la messa in una lingua sconosciuta, con Nettie e il direttore David seduti poco distanti da loro che continuavano a lanciargli sguardi e dulcis in fundo con un omaccione di due metri seduto di fianco a lui che piangeva come una tredicenne.

Tutto era iniziato una settimana prima quando Ziva gli aveva detto che un caro amico di famiglia era morto in una bomba suicida. Nettie le aveva chiesto di andare al funerale e lei non aveva potuto dire di no. La presenza di Tony non era necessaria e infatti lei aveva insistito perchè lui rimanesse in America, dato che sapeva che si sarebbe sentito a disagio con persone che non conosceva. Ma lui imperterrito aveva insistito ad accompagnarla.

'Mannaggia a me e alla mia impulsività!' pensò stancamente mentre con un fazzoletto si asciugava il sudore dalla fronte.

Ziva stavolta gli lanciò uno sguardo divertito, che si trasformò in un sorriso aperto quando l'omaccione di fianco a lui, sentendosi stanco per le troppe lacrime versate gli appoggiò la testa sulla spalla. Tony si immobilizzò. 'No, pure questa no!'

"Tesoro ti dispiacerebbe darmi una mano qui?" bisbigliò implorante a Ziva che ormai a dispetto della situazione, stava sghignazzando.

"E perchè mai? Siete così carini insieme...mi dispiace di non aver portato una camera fotografica.."

"Macchina fotografica!" la corresse lui astiosamente. Poi le fece il suo sguardo da cucciolo al quale Ziva non potè resistere.

"Abrahm?" L'omaccione la guardò di sottecchi. "Ti consiglio di togliere le mani da mio marito se non vuoi che ti stacchi le dita ad una ad una..." L'uomo si ricompose immediatamente. Ziva lanciò a Tony uno sguardo soddisfatto e si riconcentrò sulla messa funebre.

Tony la guardò meravigliato e innamorato. Pure in Israele avevano paura di lei. Che donna!

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"Sai mi sarei aspettato di vederti un pò più dispiaciuta..." le disse, appena trovarono un posto appartato a casa David, senza gli ingombranti parenti di lei.

Ziva alzò le spalle. "Non è che lo conoscessi così bene...era più che altro un amico di mio padre, anche se da piccola veniva sempre a prendermi a scuola."

"Ti veniva a prendere a scuola e non lo conoscevi così bene?" le domandò scettico lui.

"Tony, al Mossad parte dell'addestramento consiste nel non legarsi troppo alle persone. Non bisogna avere nessun tipo di debolezza, che sia per un amico, parente, genitore, figlio, marito..."

"Mmmh.." si fece serio. "Vuol dire che non ti sei legata neanche a me?"

Ziva si rese conto di ciò che aveva lasciato intendere e aggiustò subito il tiro. "Che c'entra? Non ti ho conosciuto al Mossad... sono cambiata in questi anni, non so se te ne sei accorto..."

Lui le sorrise maliziosamente. "ovvio che me ne sono accorto...e anzi posso sperare che questo abbia qualcosa a che fare con me?"

"Puoi...ma non è detto che sia vero" concluse rispondendo al suo sguardo e poi dandogli scherzosamente un bacio sulla guancia.

Tony stava per baciarla, ma proprio in quel momento sopraggiunse Nettie con un vistoso capellino nero in testa. Lui si astenne dal fare commenti, ma non potè non ridere sotto i baffi.

"Che disgrazia!" disse questa con le lacrime agli occhi. "Conoscevo Simon da quando era un giovane ragazzo e andava a scuola con tuo padre. Ma è stata una bella messa funebre non è vero cara?"

"Si zia" replicò lei dispiaciuta nel vederla in quello stato. "Vuoi che faccia qualcosa? Hai bisogno di una mano?"

"No. E' già stato tutto disposto. Tuo padre aprirà il testamento domani, anche se non so proprio a quale membro della sua famiglia andranno i suoi beni, dato che era solo al mondo. Forse è anche stato meglio così..."

"Si zia.."

Nettie respinse indietro le lacrime e guardò Tony seriamente. "E voi due, tutto bene?"

Al ragazzo gli sembrò di sentire una velata minaccia nelle sue parole, ma tentò di non darci peso. "Benissimo, non potrebbe andare meglio."

"Ti sei trovato bene fin'ora qui?"

'Come se le interessasse davvero' pensò lui, ma si trattenne. Dopotutto se c'era una cosa che non si poteva dire di Dinozzo era che non fosse un gentiluomo. "Benissimo."

"Conosci solo quel vocabolo?" gli chiese ironica.

Tony si morse il labbro per non replicare, ma ci pensò Ziva al posto suo: "Zia!" l'ammonì.

"Scusa cara...è che quando ce l'ho di fronte non resisto."

"Nemmeno io zia Nettie.." replicò lui calcando bene sulle parole e provocandole una smorfia. "Non le dispiace se la chiamo così, vero?"

L'altra rabbrividì. 1-1 pensò Tony soddisfatto. Ma la giornata era ancora lunga.

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Per vendicarsi Nettie gli aveva presentato praticamente tutti i membri della famiglia David. Era stato un calvario. Ma Tony aveva retto, ed aveva cercato di essere il più cordiale possibile con tutti. Doveva assolutamente vincere quella partita. Alla fine si voltò alla ricerca di Ziva, e la vide intenta a parlare con un bel ragazzo sulla trentina. Subito una tremenda morsa gli attanagliò lo stomaco. Nettie si accorse del suo sguardo e sorrise in modo diabolico.

"Vieni Tony...raggiungiamo Ziva così ti presento il suo ex, nonchè primo fidanzato."

Alla parola ex, e primo fidanzato la morsa si fece ancora più atroce. Ziva vedendolo sopraggiungere gli sorrise come solo lei sapeva fare. Questo lo calmò un pò.

"Zia Nettie ha finito di presentarti ogni essere umano presente in questa casa?" chiese ironica.

L'altra fece finta di non capire il suo tono e innocentemente disse: "Manca solo Aaron"

"Oh rimediamo subito allora.." prese parola il bell'uomo sulla trentina, stringendo la mano di Tony. "Piacere di conoscerla."

"Il piacere è tutto mio" rispose l'altro tentando di trattenere la sua gelosia.

"Sai Tony che Ziva e Aaron sono stati insieme per tre anni?" rincarò la dose Nettie. "Credo anche che sia stato il primo con cui lei..." poi fece un gesto allusivo con la mano.

"Credo che la zia voglia dire il primo con cui ho fatto sesso, tesoro" concluse Ziva sarcastica. Aaron scoppiò a ridere, mentre Tony non sapeva se ridere o preoccuparsi. Perciò rimase fermo con un'espressione neutra.

"Sei sempre la solita" disse l'altro uomo e poi guardando l'orologio fece una smorfia. "Credo di dover andare...è stato un piacere però rivederti, ti trovo in gran forma" poi si rivolse verso Tony. "E' stato un piacere conoscerti, e credimi sei un uomo fortunato."

"Lo so" rispose l'altro con aria di sfida.

Aaron annuì. "A presto Nettie" le diede un bacio sulla guancia e si congedò.

"Che gran ragazzo!" replicò lei appena se ne fu andato. Poi sospirò. "E pensare che avrei tanto voluto che voi due vi sposaste... avreste fatto una bella coppia."

Tony la fulminò con lo sguardo. Improvvisamente sentì che quel posto doveva averlo contagiato perchè era sul punto di commettere un omicidio.

"Malgrado fossimo una bella coppia come dici tu, evidentemente non eravamo fatti per stare insieme..." concluse Ziva e poi guardò Tony sorridendo. "Vuoi fare un giro per la città?"

Lui la guardò dimenticandosi improvvisamente della sua furia omicida che lo aveva assalito un attimo prima. "Volentieri."

"Ma aspettate..." tentò di obiettare Nettie mentre si dirigevano verso la porta d'entrata. "Il ricevimento funebre non è ancora finito!"

"A dopo zia" replicò Ziva senza voltarsi. Tony le aprì la porta e poi fece l'occhiolino a Nettie. 1000 a 1. Partita vinta.

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Tony si aggirò per casa David in cerca di un bagno. Yoel aveva insistito perchè passassero lì la notte prima di prendere il volo l'indomani mattina. Doveva ammettere che si sentiva un pò a disagio a dover dormire nella casa del padre di sua moglie.
Specialmente se questo era il direttore del Mossad. Per questo motivo aveva deciso di dormire nella camera degli ospiti, a dispetto delle proteste di Ziva. Purtroppo, ma forse non così tanto, non riusciva a tenere le mani lontano da sua moglie durante la notte, e non voleva certo rischiare che Yoel subentrasse in camera loro con un fucile in mano perchè aveva sentito urlare la figlia.

Ma ora doveva trovare il bagno in quella immensa casa. Superò alcune stanze e notò che in una di esse vi era la luce accesa. Una voce baritonale ne uscì: "Entra pure Tony."

Sul momento pensò se fosse giusto entrare o meno nello studio di Yoel. Ma lo stimolo della pipì fu più forte. "Mi scusi, ma stavo cercando il bagno."

"In fondo al corridoio" gli rispose l'altro. Poi quando Tony fece per andarsene lo fermò. "Aspetta..siediti un attimo."

L'altro si immobilizzò per un istante. 'Ma non l'abbiamo già avuta una semi-conversazione padre-genero?' La sua vescica stava scoppiando, era mezzo addormentato e non si sentiva mentalmente pronto per averne un'altra. Stava per rifiutare quando qualcosa nello sguardo di Yoel lo fece desistere. Sembrava stanco, anche un pò vulnerabile. Decise di dargli una seconda possibilità.

Si sedette, mentre l'altro gli versò un pò di scotch nel bicchiere. Il suo era già pieno.

"So che la nostra prima conversazione non è andata benissimo..." cominciò Yoel. "Devo esserti apparso come un mostro che faceva apparire la figlia per una poco di buono. E di sicuro ciò che ti ha raccontato o fatto intendere Ziva su di me non ha migliorato il quadro" si fermò per bere un sorso. "Ma ti assicuro che non sono un mostro. Io voglio bene a mia figlia, ho sempre tentato di proteggerla per quanto mi fosse stato possibile, e forse nemmeno con i metodi più ortodossi che un padre userebbe per la figlia. Ma non so come si voglia bene ad un'altra persona...il Mossad questo non lo insegna. E io ne sono il direttore e la mia posizione mi obbliga ad essere freddo anche con le persone a cui tengo di più. Ziva è l'unica che mi sia rimasta, dopo aver perso Ari e ..."

"Tali?" chiese Tony.

"Ziva te lo ha raccontato?" domandò l'altro sorpreso.

"Si il primo giorno che ci siamo conosciuti...anche se non so perchè lo abbia fatto" gli rispose l'altro sinceramente.

"Bè...è evidente che già si fidava di te. Comunque si, ho perso chiunque contasse davvero nella mia vita a parte lei. Ma ho paura di aver ormai rovinato anche quel poco di buono che c'era tra noi. Ziva non mi vuole più parlare, la sento distante, mi ha completamente chiuso fuori dalla sua vita..."

Tony abbassò lo sguardo. Yoel se ne accorse e sorrise. "No, non è per Ari. Malgrado lei creda che io non lo sappia, ma invece ho intuito molto tempo fa che era stata lei ad ucciderlo. Non gliene faccio una colpa. Ha fatto quello che doveva fare. Ma credo che sia proprio questo il motivo per cui mi odia. Uccidere un proprio caro non è una disgrazia se questo deve essere fatto per il bene del Mossad. E' la politica che usiamo qui. Credo che Ziva sia voluta scappare da tutta questa morte e da tutto questo dolore. E' venuta in America ed ha incontrato te. E' cambiata e ora non vuole più avere niente a che fare con Israele incluso suo padre."

"Perchè mi sta dicendo tutto questo?" gli chiese Tony a bruciapelo.

Yoel guardò il fondo del suo bicchiere e poi alzò lo sguardo. "Perchè ho intuito che tu ci tieni veramente a lei, e malgrado tu non sia ebreo, sei un brav'uomo...e credo che saprai prenderti buona cura di mia figlia."

"Sta dicendo che la nostra relazione ha il suo consenso?" chiese scioccato Tony.

"Sto dicendo che se mi avessi chiesto la sua mano come si usava fare una volta te l'avrei ceduta volentieri. Mi aspetto ora che sia tu a proteggerla e ad amarla finchè morte non vi separi" concluse sorridendo.

Tony si sentì al settimo cielo, ma poi tornò bruscamente sulla terra e guardandolo malizioso disse: "C'è il trucco vero?"

Yoel rise, come non faceva da tempo. Era dura ammetterlo ma quel ragazzo gli piaceva sul serio. "Ovvio che si. Ma niente di particolarmente minaccioso. Ti volevo chiedere solo se...bè se posso telefonarti di tanto in tanto per sapere se va tutto bene."

L'altro lo guardò scettico per un'attimo, ma poi annuì. Se Ziva lo avesse saputo lo avrebbe ucciso, questo era poco ma sicuro. Ma d'altronde quella sera gli era sembrato davvero sincero. E aveva deciso di dargli una seconda possibilità, quella che Ziva forse non gli aveva mai dato.

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Ziva sentì qualcuno entrare nella sua camera e sorrise avvertendo che si trattava di Tony. Sapeva che non avrebbe resistito la notte lontano da lei. Decise di fare finta di dormire e lo sentì sedersi sul letto e spostarle i capelli dalla fronte.
Sapeva essere così dolce, pensò. E sapeva anche abbassarle le difese come nessun altro faceva. Questo all'inizio l'aveva spaventata a morte, detestava sentirsi fragile o debole, ma ora lo riteneva semplicemente giusto.

"Ho parlato con tuo padre" disse lui improvvisamente, facendola sobbalzare. Credeva di essere riuscita ad ingannarlo, ma evidentemente non era così brava quanto pensava nel fingere di dormire.

"Ah si?" gli rispose aprendo gli occhi per guardarlo. "Ti ha detto altre cose spiacevoli sul mio conto?"

"No" replicò lui pensieroso. "Ziva perchè non gli dai una seconda possibilità?"

Lei sbuffò e si sollevò a sedere. "A quanto pare la conversazione è andata peggio di quanto pensassi. Ti ha fatto credere che fosse colpa mia il motivo per cui non ci parliamo più?"

"No. Ha dato il suo consenso alla nostra relazione e mi ha detto di prendermi cura di te." Ziva lo guardò scioccata. "Mi è sembrato davvero sincero e dispiaciuto per la distanza che si è creata fra voi."

"Non l'ho certo creata io!" si difese lei.

"E' vero" annuì Tony. "Ma non significa che tu non possa dargli una seconda possibilità."

"E perchè dovrei farlo? Così mi può ferire ancora?" replicò lei gelida.

"No" disse lui calmo. "Perchè forse ora ha capito i suoi errori."

Lei sbuffò. "Doveva pensarci prima."

"Ziva..." iniziò Tony, ma si accorse che ormai aveva alzato le difese. Sospirò e si stese accanto a lei. "Ok, non ne parliamo più...per ora" concluse guardandola con sfida.

"Per sempre, volevi dire, vero?" replicò lei sostenendo il suo sguardo. Poi senza aggiungere altro gli posò la testa sul petto e cercò di dormire.

  
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