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Autore: Aout    11/03/2014    5 recensioni
"Tonks fece un passo in avanti per zittire immediatamente il suo scorbutico e paranoico visitatore, poggiandogli un dito sulle labbra. Questa era stata la sua intenzione almeno, nella realtà finì bene o male per inciampare sul gradino all’ingresso e andare a ruzzolargli addosso, ma l’effetto sortito fu comunque quello giusto, visto che l’uomo se ne stette zitto per qualche secondo. Anche se forse stava solo cercando di trattenere una risata. O un’imprecazione. Con lui e la sua luna non si poteva mai sapere..."
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Toothpaste
 

Qualcuno aveva bussato. O forse no.
Tonks mugugnò qualcosa di indecifrabile e si rigirò nel letto. Sentiva che le coperte stavano per abbandonarla, ma preoccuparsene sarebbe costata troppa fatica. Sbadigliò, poco convinta, e spostò con stizza un antipatico ciuffo di capelli che le era finito in bocca, per poi nascondere la testa sotto il cuscino e prepararsi a tornare in quel suo sogno su... su... qualcosa... forse c’entravano le papere ma avrebbe potuto sbagliarsi...
Tuttavia qualcuno doveva aver bussato, perché successe di nuovo. Tre colpi, veloci, semi attutiti dalla distanza, le arrivarono alle orecchie e fu come se un gelato secchio d’acqua le si riversasse sulla testa.
Reprimendo la voglia di affatturare qualcuno, che c’era, Tonks sollevò la testa dal cuscino e, con l’agilità di un inferius, si diresse verso la porta. Beh... cercò di alzarsi, cadde agguantata dalle coperte, tentò di liberarsi, le lanciò dall’altra parte della stanza con un irato colpo di bacchetta e, solo alla fine, raggiunse la porta. Ma si sa che è il risultato quello che conta.
Arrivò all’ingresso un passo svogliato dopo l’altro, con una lentezza tale che il malaugurato mago che l’aspettava oltre la soglia bussò almeno un altro paio di volte.
- Ar-rivo. – biascicò irata, ma il tono intimidatorio che avrebbe voluto usare fu comicamente attutito da un sbadiglio che non riuscì a trattenere.
- Che ci fai qui? – chiese perplessa quando, aperta la porta, si ritrovò davanti un uomo alto, dai capelli scuri e uno sguardo sempre troppo vecchio per la sua età.
E che aveva in mano un tubetto di dentifricio. Un tubetto di dentifricio? – Ma...
- Ma ti sembra il caso? Siamo praticamente in guerra e tu non metti nemmeno un misero incantesimo di protezione sulla casa? E vieni ad aprire la porta così? Neanche un po’ di sospetto o...
Tonks fece un passo in avanti per zittire immediatamente il suo scorbutico e paranoico visitatore, poggiandogli un dito sulle labbra. Questa era stata la sua intenzione almeno, nella realtà finì bene o male per inciampare sul gradino all’ingresso e andare a ruzzolargli addosso, ma l’effetto sortito fu comunque quello giusto, visto che l’uomo se ne stette zitto per qualche secondo. Anche se forse stava solo cercando di trattenere una risata. O un’imprecazione. Con lui e la sua luna non si poteva mai sapere...
- Prima di recriminare cose a caso, sarebbe carino salutassi, almeno. Oppure avresti potuto rispondere alla mia domanda. Oppure startene zitto, l’avrei apprezzato lo stesso.
L’uomo sollevò gli occhi al cielo e sbuffò, le occhiaie evidenti sulla pelle pallida.
Tonks fu presa da un piccolo ansito di tenerezza, che represse immediatamente. – Entra su. Non vorrai congelare all’ingresso. Se davvero lo volessi, d’altra parte, ti consiglio di trovarti un altro ingresso su cui farlo. – affermò, con lo sguardo rivolto alle piastrelle grigiastre del pavimento, mentre si tormentava il labbro con gli incisivi.
- Ho portato questo. – disse l’uomo una volta entrato, porgendogli il tubetto di dentifricio con un gesto serio e vagamente solenne.
- Dovrei avere idea di cosa significa, vero?
Se si fosse sforzata di alzare lo sguardo, si sarebbe accorta che l’uomo aveva sollevato un sopraciglio sorpreso. Quando parlò, la voce era pacata e incerta. – Ehm... sì. Direi di sì.
Finalmente Tonks lo guardò negli occhi. – Oh, davvero? Allora sai una cosa? Forse sono troppo stupida per capirlo. Come sono troppo stupida per capire “che tu sei sbagliato, che è tutto sbagliato”. “Che sono giovane, o quanto sono giovane”.” Che ho una vita e no, non spetta a me decidere di sprecarla con il primo mostro che passa”. Giusto? Quindi, per favore, se hai intenzione di dirmi qualcosa dimmela o lascia perdere, perché ho tutta l’intenzione di rimanere la persona più stupida dell’universo e non riuscirai mai a farmi cambiare idea. – concluse, consapevole che aveva la faccia rossa e che quasi sicuramente alla stessa sorte erano destinati i suoi capelli, probabilmente del colore di quelle stesse fiamme che si sentiva salire su per la gola e che avrebbe sputato di lì a qualche secondo insieme alle lacrime che sentiva sarebbero scese presto.
- Io non ti ho mai dato della... – Tonks, lo interruppe con uno sguardo, - Oh, d’accordo. Ma guarda qui, - disse l’uomo, ancora porgendole il dentifricio, - questo non ti fa proprio venire in mente niente? Ti hanno forse obliviato? Come mai non ti ricordi? Ieri sera. Te la ricordi, ieri sera? Mi spieghi cosa mai dovrebbe significare questo cavolo di dentifricio? – Tonks aprì la bocca per dire qualcosa ma non uscì nessun suono. Scosse la testa.
Cosa si stava lasciando sfuggire? Che Remus non fossi lì per quell’addio crudele che lei si stava aspettando? O forse sì?
- Io non...
- Ieri sera, Tonks. Quando abbiamo urlato per mezz’ora, con io che tentavo di farti ragionare e tu rimanevi fissata nelle tue idee, testarda come un folletto. E io che ti dicevo che, sì, era sbagliato stare insieme, e tu che mi dicevi che non ti importava. Ti dicevo che il mio non era un difetto trascurabile, che non potevo controllarmi, che potevo uccidere e l’unica risposta che ottenevo da te era che il mio proprio un difetto era, non trascurabile, ma sempre un difetto. E i difetti si accettano. “Uccidere? Anch’io potrei uccidere qualcuno, mi hai mai vista alle cinque di mattina?” mi dicevi. “Io ho un sacco di difetti. Inciampo continuamente, ho una pessima calligrafia e compro dentifricio in quantità industriali. Non ho mai imparato a partire dal fondo anche se mia madre me l’avrà ripetuto una settantina di volte.” L’unica differenza con il mio di difetto? Te lo ricordi Tonks? Ti ricordi cosa mi hai detto? “L’unica differenza è che ti importa cosa ne pensano gli altri.” Perché sapevi che io non avrei mai potuto farti del male e la Pozione Anti-lupo è sufficiente a controllarmi. L’unica cosa che dovevo capire, invece, era che a te non importava una dannata virgola degli altri. Perché per te non sarei mai stato un mostro. – concluse Remus, avvicinandosi di slancio a lei e avvicinando il viso al suo. – Hai capito, adesso? Hai capito cosa significa, questo? – disse, porgendole ancora il dentifricio, - Significa che ci sto. Che possiamo provarci. Che abbraccio i tuoi difetti con tutto me stesso e ti comprerò tutto il dentifricio che vorrai, se tu decidi davvero di provare a sopportare il mio. Ovvio che tu possa cambiare idea in qualsiasi mom...
Tonks non lasciò che finisse, stampandogli un bacio a fior di labbra.
 
 

 
 
  
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