Ce ne hai messo di tempo.
 

Il viaggio termina quando gli innamorati si incontrano.
-Shakespeare

Lo sentì ancora prima che arrivasse davanti alla sua stanza. Avrebbe riconosciuto il suo profumo ovunque. Leggero, delicato, da bambino. E avrebbe riconosciuto sempre i suoi passi delicati sulle pietre del corridoio.
Demetri sospirò, alzandosi lentamente e posando il libro che stava leggendo sul tavolino di legno di ciliegio. Si voltò e si diresse verso la porta di mogano.
L’aprì, e si ritrovò a fissare i propri occhi color rubino riflessi in altri molto più scuri.
Disse la prima cosa che gli passò per la testa, osservando i lineamenti dolci del vampiro.
-Devi mangiare.
Alec sbuffò, allungando una mano e facendo pressione sul petto dell’altro, sentendo distintamente sotto al proprio palmo le linee dei muscoli del più grande. Lo fece indietreggiare rapidamente, e Demetri si ritrovò a doversi voltare per guardare la schiena del compagno, coperta dal lungo mantello nero.
Con un gesto irritato il vampiro chiuse di sé la porta, forse con troppa forza. Il tonfo risuonò per tutto il corridoio, ma i due non ci badarono.
-Che diamine ci fai qui?- Sbottò Demetri, raggiungendo Alec e strappandogli di mano il libro che aveva preso dal tavolo. Lo lanciò sul letto, mentre gli occhi color rosso scuro del minore seguivano il movimento, un po’ sorpresi. Era raro che Demetri si comportasse in quel modo indisponente.
-Alec- ringhiò Demetri, sovrastandolo con i suoi dieci centimetri in più d’altezza. -Che diavolo vuoi?
Alec alzò un sopracciglio, per niente intimorito dalla rabbia improvvisa dell’amico. Osservò i suoi lineamenti pallidi e marcati, e si rese conto che era attraente. Sapeva benissimo che era bello, come tutti loro. Ma non si era mai reso conto del fascino delle sue spalle ampie, dei ricci biondi che cadevano morbidi sulla sua fronte, del modo in cui contraeva la mascella e i suoi occhi color rosso rubino scintillavano.
-Sai che volevo avvisarti della partenza- mormorò, guardando negli occhi Demetri, che distolse lo sguardo. -Aro non me l’ha permesso.
Demetri alzò gli occhi al cielo, accigliato.
-Come no. Sei stato via tre settimane e Aro non ti ha permesso di avvisarmi.
Fece per voltarsi, ma si ritrovò il braccio serrato nella presa del minore, il corpo premuto sul suo. Non si scostò, ma si limitò a fissare Alec negli occhi, mentre rabbrividiva sentendo la sua mano risalire sulla schiena.
I loro occhi ora formavano una catena che non poteva più spezzarsi. Alec vedeva tutta la rabbia e la sofferenza che Demetri aveva provato in quei giorni, e Demetri vedeva tutto il dispiacere e la verità nelle iridi scure di Alec.
E poi, all’improvviso, si ritrovarono a lottare, mordendosi, baciandosi, i respiri affannosi e le mani in procinto di strappare i vestiti all’altro.
Facendosi una violenza quasi fisica, Demetri tirò indietro la testa per un breve secondo e fissò Alec, vittorioso, che lo fissava affamato. E incazzato.
Alec incazzato era lo spettacolo più bello del mondo. Amava vedere le labbra del vampiro tendersi e ringhiare, lo sguardo accendersi di passione.
-Ce ne hai messo di tempo, per capirlo- affermò, strafottente, con un sorriso sghembo e gli occhi brillanti come pietre preziose, prima di essere afferrato e buttato sul letto.
Alec gli fece rimpiangere amaramente quelle ultime parole.