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Autore: higurashi    29/06/2008    5 recensioni
La figura magra e scialba rinchiusa nell’alta torre non aveva mai sentito la luce del sole sul suo volto. e perchè mai avrebbe dovuto? [maria antonietta tribute]
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Marie Antoinette
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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sunlight SUNLIGHT


Did you ever feel sunlight on your face?
Did you ever truly live?
(Natalie Imbruglia-Sunlight)


La figura magra e scialba rinchiusa nell’alta torre non aveva mai sentito la luce del sole sul suo volto. Adire il vero, si era sempre rifiutata di esporlo, il suo volto, all’occhio abbagliante del cielo.
La luce filtrata dlle sfarzose finestre della reggia, rifrante dalle mille fontane del parco, era abbastanza per lei.
Anzi, non desiderava altro.
Non aveva mai conosciuto altro.
Non le era mai stato insegnato altro.
Non le era ma stato detto, d’altronde, cosa fosse la realtà.
E di certo la futura regina di Francia, splendida quattordicenne arrivata alle soglie del paese dei balocchi, non si era mai preoccupata di andarla a cercare, quella realtà al di fuori degli specchi di Versailles. Perché mai avrebbe dovuto? Perché, quando era convinta che il mondo fosse fatto di balli, nastri dai colori sgargianti, cameriere servizievoli, litigi insignificanti con dame di corte sorti da ancora più superflue questioni di principio? Quegli stupidi incontri con uomini pomposi e saccenti su questa o quell’altra questione non erano altro che formalità, gli incontri con i rappresentanti del popolo noiose interruzioni ai suoi giochi. Che cosa volevano da lei? Lei era la Regina di Francia! Lei poteva [doveva] avere qualsiasi cosa. E ce l’aveva.
Così i giorni passavano nel suo parco giochi personale, e lei diventava sempre più bella, e orgogliosa. Poi un giorno, all’apparenza come gli altri, arrivò lui. L’uomo dei suoi sogni, il bel straniero dal sorriso gentile, la prima persona ad averla distolta dalla sua giostra senza fine di divertimenti vuoti.
E con lui,per lui,giunsero anche le prime sofferenze.
[sai, piccola regina, nessuno può avere sempre ciò che vuole]
Il bel straniero se ne dovette andare, cacciato da maligne risa soffiate dietro a tende di porpora, e la realtà diede il primo schiaffo alla regina.
La realtà non può stare sempre fuori a guardare passare la felicità degli uomini.
Vennero giorni di fuoco, reali, e la giovane donna dovette accorgersi anche dell’esistenza di altro.
Come la fame e la miseria, che attanagliavano il popolo nelle viscere e avevano spinto una donna superba a insidiare un cardinale incline a cedere, a rubare, a calunniare e a morire per la propria malata avidità.
Come l’orgoglio di una scelta dettata dalle proprio convinzioni, che aveva spinto la sua amata amica a voltarle le spalle e ad andarsene nella rossa luce del crepuscolo.
Come l’odio, che aveva riempito la sala degli Stati Generali al suo arrivo e le aveva mozzato in gola il respiro.
Come la morte, che le sorrise avidamente portando con se il figlio prediletto, ultima fiamma di gioia in un’esistenza sempre più vuota.
Come la vergogna e la sconfitta, che le avevano fatto piegare il capo sul terrazzo di Versailles davanti a una folla sbigottita, sentimenti che per la prima volta le riempirono il petto, sempre tenuto eretto, come era doveroso e giusto per la sua posizione di nobile.
Come la disperazione di un addio eterno, che schiacciava la regina e ne incupiva gli occhi, mentre l’amato straniero svaniva nella pioggia ululante, come il suo cuore.
[toc toc, piccola regina, l’illusione che tu chiamavi vita si è infranta]
La campana di Notre-Dame rintoccò nella sera, e il suo suono si disperse nell’aria fresca e rossa, fino a giungere alle orecchie della donna dai capelli bianchi, il volto basso nascosto, che scendeva dalla torre accompagnata da due guardie dall’espressione immota. La ghigliottina era lì, memento delle sue mancanze e dei suoi errori , dei suoi capricci e delle sue colpe. Il volgo rumoreggiante, la lama alzata e la testa posata quasi con delicatezza sulla forca. La donna sollevò a stento il volto verso il sole morente, gli occhi blu fissi all’ultimo bagliore occidentale. La lama scendeva sempre più giù, in quella che doveva essere una corsa rapida, ma che parve una lenta agonia.
E per la prima volta nella sua vita, con lo sguardo perso nell’azzurro infinito, colei che fu la superba regina di Francia sentì la luce del sole sul suo volto.


Nota dell’autrice
Ecco conclusa la mia prima fanfic! Non ci credo, finalmente, dopo, che word mi è crashato almeno 100 volte…comunque, invito tutti quelli che hanno letto questa cosuccia a commentare! Commenti, critiche costruttivi ecc are always welcomed! Doveva essere un tribute a Maria Antonietta, ma non ne sono del tutto soddisfatta, insomma il climax discendente poteva uscire molto meglio…sese…in più gli accenni a Fersen sono un po’ troppo buttati lì, però, d’altra parte, questo doveva essere un affresco veloce nelle mie intenzioni, come se tutta la vita passasse come un lampo davanti a Maria che va al patibolo, perciò non potevo soffermarmi troppo su Fersen, anche se me ne dispiace.
Infine, fondamentale!, dedico questa cosuccia alla mia adorata compagna di banco, per te fra! che hai sopportato i miei scleri su lady oscar e mi hai accompagnato al Torino comics, grazie
  
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