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Autore: ILoveRainbows    12/03/2014    1 recensioni
Perdersi a Londra se non la conosci può essere spaventoso in un primo momento, ma cosa succederebbe se incontrassi una persona che ammiri, stimi: consideri persino il tuo eroe? Clara potrebbe scoprirlo e chissà...
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 17

NOTA SCRITTRICE: avviso solo che nel capitolo precedente avevo messo Mika a vivere a Nord di Hyde Park, ma mi sono accorta che non aveva senso perché lì c'è Notting Hill. Quindi ho modificato e ora vive a Sud di St. James's Park, nel quartiere di Westminster. Scusate ^_^


Altro che nuovo giorno!
Mi svegliai al profumo di brioche e caffè e non appena stropicciai gli occhi vidi Mika entrare in camera cercando di tenere in equilibrio un vassoio senza inciampare su Mel.
- Ciao piccola Clara - disse regalandomi un sorriso a trentadue denti.
- Tempismo perfetto! -
Giunse finalmente al letto e poggiò il vassoio con gambe (che per fortuna non scappò via) davanti a me.
Nessuno mi aveva fatto più una cosa così da quando la domenica mattina mio padre mi comprava una brioche e una rosa perché usciva a prendersi il giornale e me li lasciava su un vassoio sulla scrivania sotto la finestra.
Gli sorrisi riconoscente. Le azzeccava tutte. Era l'uomo perfetto.
Mi avventai sulla colazione cercando di mantenermi neutrale, ma assolutamente sciogliendomi al sapore della crema. Ne presi un po' su un dito e la feci mangiare a Mika che nel frattempo mi guardava imbambolato.
- Buona vero? - Chiese.
- Divina. -
- Mi fa piacere - e ritornammo ai nostri pensieri. La finestra era basculante e le tende aperte così che entravano un filo d'aria e qualche raggio di sole che illuminavano gli oggetti colorati che c'erano in quella stanza.
- L'aereo è alle 18. Non ne ho trovati che partivano prima. Arriveremo un po' tardi. -
- Alle 18?! -
- Si. Quelli prima... - cercò di scusarsi. Gli misi un dito sulle labbra zittendolo.
- È perfetto - dissi baciandolo dolcemente. - Così abbiamo tutto il giorno per fare shopping! -
- Hahahaha. Allora vestiamoci che si va. -
Si alzò portandosi dietro il vassoio vuoto da portare in cucina e io aprii l'armadio. Fortuna che Marco si era premurato di preparare una piccola valigia con dei vestiti e me l'aveva mandata. Non avevo molta scelta. Comunque alla fine optai per un paio di pantaloni neri fino alla caviglia, una t-shirt blu svolazzante, una giacca rosa shocking. Una borsetta nera con il minimo indispensabile e un impermeabile anch'esso nero. Tutto con l'unico paio di scarpe che avevo. Delle ballerine con un po' di tacco nere. Poi andai in bagno e misi un filo di trucco; giusto per non sembrare uno zombie, ed ero pronta ad uscire in un tempo record.
Mika mi stava aspettando suonando Grace Kelly al pianoforte e quando mi sentii arrivare scattò in piedi e si girò verso di me. Camicia bianca, pantaloni e giacca blu abbinati, stringate nere, pochette viola. Semplice ma originale.
Mi tese il braccio che accettai e uscimmo a braccetto come la coppia perfetta di fidanzatini.
Inizialmente lo convinsi a portarmi da Forbidden Planet. Era un negozio per nerd che prendeva il nome dall'omonimo film del '56. C'ero stata con mio zio ed era meraviglioso. Aveva di tutto su un sacco di serie e saghe: Harry Potter, The Lord Of The Rings, Star Trek, Star Wars... E soprattutto (a mio parere) aveva ogni gadget possibile e immaginabile del Doctor Who!
Per fortuna dopo mezz'ora Mika mi trascinò fuori di lì. Altrimenti avrei speso tutti i soldi di entrambi. Ero riuscita a comprare un cacciavite sonico del Decimo Dottore, qualche spilla e un fumetto.
Dopo quella folle avventura iniziammo a girare per vari negozi del centro. Alcuni lo riconoscevano e gli chiedevano l'autografo, ma prima che venisse attirata una folla troppo grande mi trascinava via correndo e ridendo facendo slalom fra la gente.
Andammo in negozi di vestiti da donna e da uomo per poi rinchiuderci in un negozio di vecchi dischi e Lp dove ci mettemmo a ballare come deficienti sotto lo sguardo stupito di tutti.
A ora di pranzo prendemmo un taxi e mi portò a mangiare pesce a Greenwich dove poi facemmo anche due passi. Infine andammo a Camden Town dove provammo comprammo magliette con scritte "Stay Hungry Stay Foolish" "Keep Calm And Eat Cupcakes" "Love Pandas". Con Mika che fece una faccia da panda (per quanto sia possibile) e disse - I'm a beautiful and sweet panda. -
- Yes you are - dissi baciandolo e stropicciandogli i capelli.
Infine fermammo un taxi che ci riportò a Westminster e, dopo aver preso le valigie, andammo in aeroporto pronti per tornare a Milano.
Il viaggio fu tranquillo e all'arrivo ci venne a prendere Morgan che aveva ritrovato il sorriso. Cercò di tirare su la mia valigia ma era troppo pesante e rimase bloccato a metà come un vecchio con la schiena spaccata. Quindi la prese su Mika con leggerezza e uscimmo in strada dove Marco aveva parcheggiato.
Lasciammo Mika a casa sua e poi andammo da lui. Durante il viaggio gli avevamo accennato dell'idea di trasferirmi a casa di Michael e lui ne era stato felice. Avrei comunque avuto una stanza per me a casa Castoldi dove andare in caso di necessità.
Arrivati da Morgan notai che la casa era stata ripulita. Il giardino aveva definitivamente l'aspetto di un giardino innanzitutto. Entrando non sentii più il tipico profumo di casa sua: alcol e sigarette. Al contrario c'era un profumo di fresco e pulito. Storsi leggermente il naso e, buttata malamente la borsa per terra all'entrata, iniziai a vagare per la casa alla ricerca di altri cambiamenti. Entrando in soggiorno notai che le tapparelle erano state tirate su, come non succedeva mai di giorno, infatti sembrava di vivere con un vampiro, e raggi di luce primaverile s'insinuavano fra le delicate tende violette.
Erano spariti tutti gli alcolici dall'armadio a vetro e anche dei bicchierini da whisky non c'era traccia.
Aprendo il frigo venni sommersa da vegetali che rimisi dentro a fatica. Vagando per le altre stanze notai che quel luogo era stato rivoltato come un calzino da cima a fondo. Oltre ad aver fatto sparire un sacco di oggetti, Marco lo aveva anche pulito ed ora era lustro come la vetrina di una gioielleria.
La cosa che mi lasciò più sconvolta fu un vaso di fiori misti sopra il pianoforte.
Tornata all'entrata della casa trovai Morgan che mi aspettava con aria speranzosa.
- Allora? -
Distolsi lo sguardo dalla finestra del soggiorno che si vedeva dall'entrata per guardare Morgan. Lo guardai scettica - Che cazzo hai fatto? -
Sembrò spaesato - non va bene? -
- Sì... Cioè, no. Ossia - dissi spazientita. - Sì, ma no! -
Sembrava ancora più spaesato di prima e sembrava avere le pupille a punto di domanda.
- Mi spiego. Va benissimo per i servizi sociali o chiunque verrà a controllare la casa per Anna. -
- Ma? - Chiese sapendo che c'era per forza un ma.
Allargai le braccia indicando tutta la casa metaforicamente. - Ma tu dove sei in tutto questo? -
Confusione. Era tutto quello che leggevo nei suoi occhi. - Intendo - mi avviai in soggiorno indicando il vaso di fiori sul pianoforte e lui mi seguì come un cucciolo. - Questo non sei tu. - Poi indicai la finestra e le tende. - Nemmeno questo sei tu. Dov'è Morgan in tutto questo? -
Capì e rispose strascicando le parole come se gli costasse dirlo. - Da qualche parte nel mio cervello. -
- Per quanto tempo? - Chiesi preoccupata.
- Cinque giorni. Verranno a fare un controllo fra cinque giorni. -
- Beh, - dissi con allegria. - Tu ti chiami Morgan? -
- Si - disse con sguardo sconsolato.
- Bene! Tu sei un uomo forte e sopravvivrai! Al massimo ti sposti in albergo e per pagare suoni il pianoforte nel bar del ristorante la sera. -
Sorrise quasi impercettibilmente. - Controllano le mie finanze. -
- Per quello ho detto che puoi suonare al bar dell'albergo per pagare la stanza. Oppure potresti fare il mendicante travestito in modo da non farti riconoscere. Non credo che dovresti pagare le tasse, ma non ne sono sicura - dissi pensierosa. - Forse prima dovremmo chiedere al tipo che chiedeva l'elemosina due isolati a destra di qua. -
Questa volta finì per sorridere. - Sei fantastica. -
- No, a parte gli scherzi. Ce la farai. Ne sono certa. Se non riesci proprio a sopravvivere ti affittiamo il divano di casa Penniman. -
- Con voi due piccioncini dentro? No grazie. Sai che sono debole di stomaco. -
Senza che quasi se ne accorgesse presi un cuscino dal divano e glielo spiaccicai in faccia. Inciampò sul tappeto e cadde tirandosi dietro me e facendomi il solletico per vendicarsi. Quando mi arresi ci sdraiammo entrambi a pancia in su sul tappeto ridendo per riprendere fiato e riposarci un po'. 
- Tu es un enfant terrible! -
- L'ho già sentita sulle labbra di qualcun altro questa frase -
Dopo poco suonarono al campanello.
- È aperto - urlò Marco ancora ridendo.
Mika entrò e lo vidi al contrario.
- Amore, non si cammina sul soffitto. -
Sorrise - quanto siete fatti da uno a dieci? -
- Zero - urlai. - Siamo così al naturale. -
Ridemmo entrambi di nuovo. Sembravamo molto fatti.
- Siamo messi male allora. Morgan, ti ho fatto un po' di spesa, posso metterla nel frigo? -
- Se ci sta - disse lui guardandomi complice.
- Che sciocchezze vai dicendo Morgan?! Il tuo frigo è vuoto - esclamò; dirigendosi con passo deciso in cucina.
- What the hell! - Lo sentimmo imprecare qualche secondo dopo. - Morgan - gridò - potevi avvertirmi. -
- No mio caro, dovevi fare amicizia con il nuovo contenuto del mio frigo. Questo è il suo modo di salutare. Di ciao. -
Scoppiammo a ridere di nuovo. Non stavamo bene.
Mika arrivò in soggiorno severo. Parlò con calma e scandendo le parole. - Adesso voi due alzate i vostri delicati fondoschiena da quel tappeto e venite in cucina a bere un bicchiere d'acqua nella speranza che vi riprendiate. -
Gli facemmo la linguaccia e tornammo a ridere mentre se ne andava apparentemente arreso in un altra stanza.
Qualche istante dopo tornò e ci rovesciò in faccia un bicchiere d'acqua e cominciammo a sputacchiare. - Uno a zero per Mika. - Disse sorridendo con aria di sfida incrociando le braccia sul petto.
- Va bene ci arrendiamo stecco. - disse Morgan tendendogli la mano per farsi aiutare ad alzarsi.
- Tu es un enfant terrible. - esclamò Mika.
- Non due volte in un giorno! - Rispose sconsolato e un po' divertito. 
Io mi arrangiai e quando fui in piedi li lasciai a cianciare e andai a preparare una valigia con le mie cose da portare a casa di Mika.
Lasciai lì un po' di oggetti, un poster di Mika alla parete, un paio di t-shirts e dei pantaloni, per ogni evenienza, e chiusi la porta raggiungendoli in soggiorno.
Mika però non c'era - dov'è? - chiesi a Morgan.
In quello stesso istante due braccia mi sollevarono da dietro mettendomi a sacco di patata sulla spalla sinistra e portandomi verso l'uscita. - Enfant terrible, prendi tu la valigia? - chiese
- A patto che la smettete di chiamarmi così. -
- Puoi contarci enfant terrible. -
Risi sulla sua spalla prima di venire depositata accanto a una Mercedes nera che però non aveva autista. A Mika piaceva guidare, probabilmente era venuto da solo.
Salutai Morgan con un abbraccio.
- Lo sai che questo non è un addio, ma che probabilmente ci rivedremo fra due giorni vero? - Chiese leggermente a disagio per tutta quella dimostrazione d'affetto. 
- Si, ma avevo bisogno impellente di un abbraccio. -
- E non potevi chiederlo al tuo fidanzato? - continuò ma senza rabbia.
- Volevo un abbraccio da un amico. -
A quel punto mi abbracciò anche lui.
- Comportati bene piccola Clara. - Mi sussurrò nell'orecchio.
- E tu non fare pazzie enfant terrible. -
- Contaci. - ci staccammo dall'abbraccio.
- Ci sentiamo fra qualche ora. - dissi schietta salendo in macchina.
- A dopo. - disse andandosene. Quando era quasi alla porta si girò - Siamo due pazzi, lo sai vero? -
- Sì, e ne vado fiera. - agitai la mano salutandolo.
- Ciao Mika! -
- Ciao. - mise in moto e ripartimmo mentre Morgan entrava in casa senza guardare indietro. Sapeva che non saremmo spariti.

Arrivati a casa Mika andò a farsi una doccia e io sistemai le mie cose in un armadio che mi aveva lasciato.
Poi mi buttai sul divano e mi misi a fissare il soffitto apaticamente.
Non pensavo a niente se non a Mika. Occupava interamente i miei pensieri e la mia vita. Solo per un momento s'insinuò fra i miei pensieri il ricordo della scuola, ma poi sparì in un soffio sostituita dall'immagine pura di Mika.
Dopo un po' sentii la porta del bagno aprirsi e né uscì Mika insieme al vapora con un accappatoio avvolto in vita (Mika, non il vapore).
- No, non di nuovo - esclamò.
Non riuscii a trattenere un sorriso. - Tranquillo sono perfettamente sana di mente. -
- Questo è preoccupante. -
Sfoggiai un sorrisetto malvagio. - Lo so. -
Venne verso il divano e si chinò per darmi un bacio e non so come riuscii a trascinarlo sul divano e a mettermi a cavalcioni su di lui. - Uno a zero per Clara. -
Alzò le mani in segno di resa. - Hai vinto tu, mi arrendo. -
- Bene - e iniziai a baciarlo su tutto il corpo.

ANGOLO SCRITTRICE: eccoci alla fine. (Del capitolo, non della storia, tranquilli). Non succede molto se non c'è Clara va a vivere da Mika e che domani dovrà andare a scuola, come me! Quindi credo che mi appropinquerò nelle braccia di Morfeo (purtroppo non quelle di Mika) e schiaccerò un pisolino.
Au revoir
ILoveRainbows
  
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