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Autore: lovemelikeiloveyou    12/03/2014    1 recensioni
Era passata una settimana da quando Jackson mi aveva morso. La ferita si era già rimarginata da qualche giorno. Voleva dire che non ero morta. Bene. Voleva anche dire che Jackson avrebbe smesso di chiedermi ogni dieci minuti come mi sentivo, se stavo bene, se mi sentivo strana. Era snervante. Quasi peggio di quando iniziava a parlare di quanto gli mancasse Lydia.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jackson Whittemore, Lydia Martin, Nuovo personaggio, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jackson, come mai sei tornato.


7:30 a.m

Mi sembrava ancora difficile credere che Jackson avesse ucciso delle persone, ma d'altronde non era colpa sua, era sotto il controllo di un ragazzo che si chiamava Matt, credo. Mi aveva anche detto che il ragazzo era stato ucciso dal nonno di una sua amica.
Stavo iniziando a pensare che non era una città, ma un ritrovo di psicopatici, speravo con tutta me stessa che qualcuno sano di mente ci fosse, anche se erano tutti lupi mannari quindi la cosa era abbastanza improbabile.
Ero comunque curiosa di conoscere gli amici di Jackson, in particolare Lydia. Jackson ne parlava continuamente, ti faceva quasi venire il diabete quando ne parlava. Doveva essere stata importante per lui.
“Sarah! Muoviti! Perderai l’aereo sennò!” Come al solito mia mamma stava urlando, solo che era dietro la porta, aprirla e dirlo con una voce da persone umane non era nel suo stile.
“Arrivo!”

6:30 p.m.

Eravamo appena atterrati in California, pensavo che sarei morta su quell’aereo.
Sinceramente avevo paura, ero spaventata da cosa potevo essere e soprattutto se gli amici di non avessero saputo dirci cos’ero.
“Vado a vedere se arrivano le valigie.” Chiunque avesse detto quella frase mi aveva distratto dalle mie paranoie.
Fuori dall’aereo porto c’era gli zii di Jackson, loro era rimasti a Beacon Hills, quando i loro genitori avevano deciso di trasferirsi, o meglio, quando Jackson aveva detto loro che non voleva più stare in quella città.
“Jackson! Aiutami con le valigie, ho comunque due mani sole!” Sam penso sia una delle persone più sfaticate che io abbia mai incontrato in tutta la mia vita. Hai una forza sovrannaturale e non riesci a portare quattro valige. Pessimo.
“Sfaticato del cazzo.”
“Dai andiamo che ci aspettano fuori.”
Dopo dieci minuti riusciamo a uscire da quel posto e troviamo gli zii di Jackson ad aspettarci.
Da quanto sapevo dall’aereo porto alla città ci volevano più o meno trenta minuti.

7:00 p.m

Eravamo arrivati in città e sembrava assolutamente una città normale, ma in realtà, da quello che mi aveva raccontato Jackson, non lo era per niente.
Gli zii di Jackson ci avrebbero lasciato alla scuola e poi saremmo andati a piedi a casa sua, avevano detto che avevano un impegno e non potevano accompagnarci fino a casa sennò avrebbero fatto tardi.
Mentre stavamo andando avevo visto due ragazzi molto carini parlare in un parcheggio di un centro veterinario, così c’era scritto sull’insegna. Era impossibile non notarli, uno sembrava un po’ più grande dell’altro, erano tutti e due molto muscolosi e belli come nessun’altra persona io avessi mai visto.
Questa città iniziava a piacermi.
“Zio puoi lasciarci qui grazie.”
“Sei sicuro? È lontana casa tua da qui.”
“Si si. Tranquillo. Ho visto due persone che conosco volevo salutarle.”
“Ok. Non vi scordate nulla, e Jackson se hai bisogno non esitare a chiamare.”
“Grazie zio.”
Mentre Jackson e Sam scaricavano le valigie dalla macchina, io cercavo di capire di cosa stessero parlando.
“Derek non so se possiamo fidarci di Aiden e Ethan.”
“Scott come fai a non fidarti ancora di loro? Vorrei ricordarti che ti hanno aiutato molto nelle ultime vicende.”
“Lo so, forse hai ragione dovrei fidarmi.”
“Scott.”
“Si?”
“Quello là non è Jackson?”
“Quel Jackson? Che diamine ci fa lui qui?”
Mentre io ero li che guardavo e ascoltavo quei due, Jackson e Sam avevano finito di prendere le cose in macchina e avevano ringraziato gli zii da parte mia visto che io ero imbambolata.
“Tranquilla Sarah te li presento.” Stupido Jackson, mi aveva fatto prendere un colpo.
“Vaffanculo, primo mi hai fatto spaventare, secondo smetti di pensare male su ogni ragazzo che guardo.” Mi fece un sorrisino da persona soddisfatta e chiamò il ragazzo più piccolo tra i due.
“McCALL!” Perché doveva urlare anche lui, odiavo quando le persone urlavano.
Il ragazzo che aveva chiamato si girò, aveva una faccia sorpresa e preoccupata allo stesso tempo.
Jackson camminava verso di loro portando la mia e la sua valigia.
“Jackson, come mai sei tornato.” Non sembravano proprio felici di vederlo.

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Ei! Scusate per il ritardo, ma non c'è l'ho fatta postarlo a causa della scuola e degli allenamenti. 
Fatemi sapere cosa ne pensate

 
  
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