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Autore: fraviaggiaincubi    12/03/2014    1 recensioni
I suoi occhi si posarono sulla scrittura di Aragorn e la profezia cominciò a scorrere sotto il suo sguardo.
La leggenda era mito e il buio ormai calato,
nelle viscere della terra l’anello è celato.
Il sangue reale potrà di nuovo strappare,
a colui che domina la notte e mai potrà amare.
La fonte del potere che oro e sangue unisce
in una micidiale alchimia che un cuore fragile ghermisce.
Ditegli: “Pazienta e la sua anima dimenticherà!
Perché quando il sacrificio sarà perpetuato
e al dito l’anello sarà forgiato.
Il nove sarà dieci e il puro corrotto diventerà,
così che Mordor travolga come un’onda la bianca città.
Genere: Drammatico, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Gandalf, Nazgul, Sauron, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5
Sacrificio

La freccia penetrò nel muscolo facendo zampillare un piccolo rivolo nero e il Nazgul ruggì al cielo per il dolore.
Lo stregone precipitò a terra colto alla sprovvista con un sibilo furioso e atterrò nella terra polverosa evitando per un pelo che la coda della sua cavalcatura gli tranciasse la testa. Non sarebbe stato nulla di grave, era uno spettro, ma se avesse danneggiato il mantello in cui si avvolgeva per dare forma al suo spirito sarebbe stato costretto a fuggire verso l’ira di Sauron.
Due puntini rossi fiammeggiarono nel cappuccio e l’aura di energia oscura esplose attorno al mantello accendendolo di riflessi bluastri mentre si voltava verso l’aggressore sfoggiando tutta la sua potenza.
 
 “Tu!” ringhiò con la sua voce gelida come il soffio della morte durante le battaglie e l’elfo davanti a lui tese fulmineo l’arco scoccando una nuova micidiale freccia, diretta al suo volto senza tratti.
La punta brillò letale mentre sfrecciava verso di lui, ma prima che arrivasse a destinazione si disfò con uno sfrigolio a contatto con l’aura crepitante dello Stregone di Angmar.
Lo spettro spalancò le braccia e rise freddo. “Legolas andiamo, pensavo che un elfo avesse abbastanza senno da non credere di poter battere uno stregone oscuro.”
“Lo ha infatti, ma di certo farò di tutto per evitare che tu porta via il mio amico”. Legolas tese di nuovo l’arco gettando con uno scatto della testa i capelli biondi alle spalle. I suoi occhi azzurri fissarono senza timore la figura quasi due volte più alta di lui dello stregone, ma dentro di lui la paura attanagliava le sue viscere come artigli gelidi, così simili al graffiare della voce del suo avversario.
Lo spettro attese che l’elfo scoccasse una nuova freccia, ma vedendo che non dava segni di voler attaccare emise un breve sibilo intimidatorio, come una vipera irritata e guardò con soddisfazione l’elfo tentennare.
Legolas deglutì piano mascherandolo con un ringhio di sfida e tese di nuovo l’arco al massimo quando lo stregone si pose vicino al corpo inerte di Aragorn. Gli scoccò uno sguardo di sfida che l’elfo non poteva cogliere e bisbigliò: “Se dici che non mi lascerai andare senza combattere  allora vieni a prendertelo.”
 
 Legolas rimase immobile, vinto dalla paura di fallire il piano.
Fate in fretta vi prego, non resisterò a lungo contro di lui.’
Scoccando una nuova freccia si lanciò in corsa verso lo spettro che si rizzò nuovamente in piedi sfoderando la lama. Con una velocità che quasi sfuggì persino agli occhi acuti dell’elfo la piantò a terra dove poco prima c’era lui e alcune ciocche dorate piovvero come piume a terra.
Legolas balzò in aria cogliendo il movimento del mantello dello stregone gonfiarsi e seppe con esattezza prevedere quando sarebbe tornato a scivolare a terra. Sguainò un pugnale bianco e lo piantò nella stoffa conficcandolo a terra in profondità e bloccando così la lunga manica dello Stregone di Angmar, saltando poi indietro come un cervo per evitare la lama nera che accarezzò l’aria accanto alla sua gola con una micidialità quasi chirurgica.
L’elfo atterrò distante detergendosi il sudore dalla fronte candida.
Lo stregone fissò il pugnale con astio prima di puntare il suo sguardo senza occhi su di lui. “Non hai idea di cosa ti farò elfo. La parola tortura in confronto ti parrà il paradiso.” minacciò gelido e con uno strappo si liberò dal pugnale stracciando la tunica, ma Legolas aveva fatto in modo di mirare molto in alto verso la spalla e la stoffa si lacerò per tutta la lunghezza del braccio.
 
 Privo della copertura sul suo corpo di spettro lo stregone si trovò senza poter utilizzare il braccio sinistro e con un grido di furia si lanciò sull’elfo.
Legolas evitò per la terza volta la lama dell’avversario, ma fu inutile. Da sotto il cappuccio la lingua nera scivolò nell’aria e il braccio dell’elfo si torse all’indietro con uno schiocco, come manovrato da una forza invisibile.
Legolas urlò di dolore quando sentì la spalla uscire dalla sua sede e tentò di nuovo di sfruttare la sua agilità felina per fuggire, ma la mano guantata dello spettro lo afferrò per i lunghi capelli dorati torcendogli la testa all’indietro.
“Fine della corsa elfo.” lo schiaffeggiò la voce glaciale dello Stregone di Angmar e la lama nera si alzò in aria da sola appoggiandosi con un piccolo bacio insanguinato sulla carotide pulsante.
Lo spettro si godette la paura di Legolas spremendone l’energia per acquisire forza e avvicinandosi al suo orecchio appuntito soffiò: “Qualcosa che vuoi dirmi prima di morire? Magari che ti inchini al mio cospetto per barattare per la tua stupida vita immortale?”domandò beffardo. “Magari per assistere a Mordor che travolge la Terra di Mezzo? Molti orchi pagherebbero per torturare un elfo.” aggiunse calcando le ultime parole con un sibilo.
Legolas si divincolò e un rivolo color rubino scese sulla pelle nivea finendo la corsa contro la tunica verde. “Aragorn non cederà mai a Sauron.”
“Non è quello che dice la profezia, Araguccio non te ne ha parlato prima di scappare come un coniglietto?”
 
 “Aragorn non cederà mai a Sauron.” ripeté Legolas tentando di non ascoltare lo stregone che gli sussurrava la profezia nelle orecchie. Recitata con la sua voce agghiacciante che proveniva dai recessi della malvagità più oscura suonava veramente come una condanna.
L’elfo ringhiò con sfida strattonando la spalla slogata. “Bruceremo l’Unico nelle viscere del vulcano. Frodo..” tossì e il sangue gli invase la gola mentre la lama penetrava nella carne con lentezza sul collo. Legolas si divincolò spalancando gli occhi con un gorgoglio e la vita tremolò nelle sue iridi blu minacciando di spegnersi.
“Sssh, almeno quando muori fallo in silenzio.” disse lo Stregone di Angmar osservando il sangue scivolare a coprire il bianco del collo. Sussurrò una nuova formula e la ferita si richiuse lasciando a Legolas la libertà di respirare di nuovo. Inghiottì il sapore metallico del sangue aspirando avide boccate d’aria.
‘Il mio sangue…ho in bocca il mio sangue.’ pensò con orrore.
Il dolore alla spalla pulsava al ritmo del suo cuore e di nuovo la lama sospesa a mezz’aria penetrò nella sua trachea mozzandogli il respiro e riempiendola di sangue. Stavolta lo stregone mollò la presa lasciando che cadesse a terra artigliando l’erba nell’agonizzare della morte.
“No…Gand…Ga..” tentò di pronunciare Legolas, ma tossì arrossando il terreno e si immobilizzò smettendo di respirare, gli occhi azzurri che guardavano nel vuoto senza più vedere.
 
 Lo  Stregone di Angmar rivoltò con un calcio il corpo esanime di Legolas e con un cenno di saluto della mano derise l’elfo voltandosi di nuovo per andarsene. Si avvicinò al Nazgul osservando con aria cinica l’ala ferita e senza esitare strappò l’asta dalla carne facendo ruggire di dolore la bestia.
“Poche storie, è solo un graffietto inutile rettile troppo cresciuto.”
Il Nazgul ringhiò scontento del trattamento ricevuto, ma non osò tentare di affondare le zanne nel mantello lucido del suo cavaliere, attendendo paziente che montasse sul suo dorso.
Lo spettro osservò con aria pigra la distesa deserta e con un ordine secco fece alzare in volo la cavalcatura che diede due veloci colpi d’ala prima di inarcarsi e ruggire infuriata tentando di azzannare qualcosa.
“E ora cosa diavolo hai?”. Lo stregone tentò di ammansirla tirando le rendini e aprendole profondi solchi sulla pelle morbida del muso, ma il Nazgul lo ignorò cercando di nuovo di azzannare qualcosa che reggeva sulla zampa, ma appena tentò di mordere ruggì di nuovo sollevando il muso, dove un taglio sanguinante ne percorreva la pelle dal naso alla bocca.
“Aragorn.” urlò lo spettro e una lama brillò rossa di sangue seguita da un nuovo ringhio della bestia, che mollò la presa lasciando precipitare l’uomo a terra.
  
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