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Autore: Marra Superwholocked    12/03/2014    1 recensioni
Il Dottore non dimenticherà mai Anna.. Una compagna di viaggio totalmente fuori dagli schemi, così simile a lui.
"Si mise più comodo, accavallò una gamba per creare un supporto su cui scrivere e cominciò descrivendo la tempesta di quella notte."
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 10, Doctor - 11, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Non qui, non ora


“GUARDIEEEEEEEEEEE!” Il re fece volare la tazza da cui stava bevendo uno strano intruglio verdognolo contro Anna che la schivò prontamente.
“Ehi! È così che si accoglie un'ospite?” esclamò Anna, pimpante come non mai.
Nella stanza del re piombarono ben quattro guardie armate di pistole laser, pronte a sparare per salvare la vita di un pluriomicida. A Strax sarebbero piaciute.
“Fermi.. Calma, gente!” Anna alzò le mani al cielo mettendo così in mostra la scodella colma d'acqua. “Non vorrete certo morire.”
“Le nostre razze sono simili.” Re Fryunjuan stava letteralmente tremando da testa a piedi. “Da quando le sirene riescono a tenere in mano un recipiente con dentro la sostanza più pura e più letale.. senza timore?”
“Non sono una sirena. O meglio, lo sono, ma solo in teoria. Vedete, io e il Dottore abbiamo trovato quel macchinario per lo scambio del DNA e..”
Sul volto degli alieni rinsecchiti si disegnò una strana espressione; il loro piano stava per sciogliersi nuovamente. Ma l'arrivo di quella sirena si rivelò molto utile.. Il re chiamò una guardia con la sua mano svolazzante e gli sussurrò qualcosa all'orecchio.
“Oh..” disse Anna, intuendo il pasticcio in cui era finita.
La guardia sparì dalla sala in pochi istanti, comunicando l'ordine alle altre appostate al di fuori delle porte nere e lucide.
“Dov'eravamo rimasti? Ah, sì. L'acqua.”
Anna si rabbuiò. “Dove l'hai mandato?”
“Carina, dove pensi che l'abbia mandato, dopo quello che mi hai detto?”
“Frynjuan, per favore..” lo implorò.
“PER TE, SONO RE FRYNJUAN! In ginocchio!” ruggì il re.
“Ma neanche per sogno!” azzardò lei.
“Come osi ins-”
“Alt. Guarda cos'ho in mano.”
Il re si ricompose, assumendo l'aria di un intellettuale. “Ovviamente, hai un'arma, vedo.”
“Già. E cosa succederebbe al tuo popolo se comunicassi all'intero universo il vostro punto debole?”
Re Frynjuan rimase in silenzio.
“Esatto” continuò Anna. “Stammi bene a sentire. Dai a me e al Dottore la possibilità di andarcene da qui sani e salvi e io non dirò una parola di tutto ciò.”
“Come posso fidarmi?”
“Non puoi fare altro che prendermi in parola.” Il tono della voce le era sceso talmente tanto che, a stento, la si poteva udire.
“Affare fatto, sirena.”
“Ƀʖʊɰɏ Ϩяехћɮɒ.”
“Cosa?!”
“§¥¥ķû a¢ðʍʨɶʅɤ!!” Anna spalancò i suoi grandi occhioni. Non aveva idea di come, ma sapeva che se loro due non riuscivano a capirsi, la colpa era del Tardis e, dato che il Tardis era legato al Dottore, allora era successo qualcosa al Dottore stesso. Come se vi fosse stato il richiamo di un tritone, Anna fuggì dietro l'arazzo e ripercorse tutto il tunnel in un terzo del tempo che ci aveva impiegato prima. Da tempo, la scodella era rimasta vuota a causa della corsa sfrenata, quindi, si premurò di rallentare e raccogliere dell'acqua per sicurezza.
Uscì dal tunnel senza preoccuparsi di visionare se lì intorno vi fosse qualche guardia e, quando vide la porta spalancata del loro nascondiglio, le venne un sentore di nausea.


Affranto, si allentò il cravattino. Correre gli era sempre piaciuto, ma quella ragazza lo stava facendo impazzire: non appena la scorgeva, la inseguiva senza sosta e, quando era ad un palmo da lei, spariva. Poof!
Forse stava davvero invecchiando, forse doveva prendersi una pausa. Amy e Rory non si sarebbero accorti di nulla, questo è ovvio, ma aveva bisogno di loro. Però, non poteva parlargli di una cosa del genere. E non poteva starsene fermo senza far nulla per capire.
“Stress da super genio” spiegò a se stesso. Ipotesi accettabile, del resto. “È ovvio che è frutto della mia incredibile immaginazione! Miseriaccia.. Odio la fantasia.. Non ha senso! A parte Harry Potter, s'intende. Quello, sì, che è un capolavoro.”
Il tappeto di aghi di pino nascondeva il rumore dei suoi passi, ora più leggeri e tranquilli di quando era entrato nel bosco. I girasoli gli diedero il ben tornato. Ma la carta psichica no: ancora una volta, gli indicava di fuggire. Il Dottore dal volto da fanciullo si guardò attorno spaventato.
Una donna mulatta e riccia portava in braccio un tenero fagottino che emetteva strilli uno dopo l'altro per la fame. Affianco a lei, camminava un uomo che le cingeva le spalle con un solo braccio, mentre dietro di loro camminava felice una coppia anziana mano nella mano.
Il Dottore rimase immobile per qualche istante finché non realizzò che la donna anziana era colei che lo aveva dimenticato. Ma allora perché la carta psichica gli diceva di fuggire da lei, se non vi era alcun pericolo? In fin dei conti, aveva anche cambiato faccia.


Spalancata. La porta era spalancata. Da dentro provenivano pianti soffocati e rantoli disperati di un uomo che non poteva urlare per via del suo DNA mutato. Con quelle grida, il Dottore avrebbe rotto i timpani a tutti nel giro di qualche miglia. Il Dottore. Il Dottore stava soffrendo! Ed era colpa sua! Vai, Anna, corri, per l'amor del cielo! Salvalo!, le disse il cervello. Ma le gambe non rispondevano ai comandi. Cosa poteva fare? Aveva già sentito le urla di una sirena e non voleva sentire quelle di un uomo non geneticamente adatto alla trasformazione: il suo corpo sarebbe stato fatto a pezzi. Nonostante lo scambio di DNA, il Dottore rimaneva pur sempre un Signore del Tempo. Avete mai visto o anche solo sentito parlare di un Signore del Tempo con la coda da pesce? Esatto.
Qualcosa, in Anna, la fece scattare in avanti. In pochi istanti raggiunse l'entrata del loro rifugio e vide quello che era successo. Taniche da sette litri erano cosparse a terra e abbandonate dalle guardie mandate dal re. Anna si chinò e col dito raccolse una goccia del liquido caduto a terra per poi portarlo alla bocca. Acqua. Abbandonò ogni pensiero, ogni speranza di uscire viva da lì. Doveva salvarlo, fosse stata l'ultima azione della sua breve seppur bellissima vita all'asciutto.
Le gambe le si mossero da sole, come una macchina azionata da un'altra persona. Lungo i fianchi, le braccia le caddero molli e pesanti, la scodella che roteava per terra con la velocità di una trottola.
Dopo che Anna ebbe varcato la soglia, Alphius, Vashòa e Lujas rimasero ammutoliti, lasciando spazio ai lamenti strazianti del Dottore che si contorceva, coperto di sudore. O forse era acqua.
Sì. Era acqua.
I tre Pikeyani, udendo le sirene di cessato allarme, chiusero la porta per rendere l'ambiente più tranquillo.
Non doveva morire. Non qui, non ora, pensò Anna con le lacrime già sulle gote perlacee che le assorbevano con avidità.
Non potevano parlare, prima doveva mettere fine a quella sofferenza. Nei suoi occhi, Anna lesse una domanda – anzi, una richiesta – ed il suo DNA le impediva di tirarsi indietro di fronte ad un grido d'aiuto.
Gli pose le mani una sulla fronte e l'altra sulla carotide. “Come sei debole” disse nella sua lingua. Senza perdere altro tempo, asciugò il volto del Dottore e si alzò barcollante, ma, allo stesso tempo, molto sicura di quanto stava per fare. In poche mosse mise il Dottore in piedi e fece cenno ai tre Pikeyani di sostenerlo per lei di fronte alla stessa macchina di prima, mentre Anna andava a posizionarsi dalla parte opposta.
Anna tirò fuori il cacciavite sonico e lo puntò sul marchingegno; lo azionò. Sapeva cosa stava per fare, a cosa andava in contro e le conseguenze la spaventavano. Ma lui si stava disidratando ed era colpa sua; doveva prendersi le sue responsabilità.
Il silenzio nella stanza fu interrotto dai raggi alfa provenienti da macchinario alieno e che tagliarono l'aria fermandosi sui petti dell'ex sirena e del dio solitario.
Ecco i raggi di rilancio. La fronte del Dottore era corrugata, i denti stretti, gli occhi serrati; Anna era felice di ritornare in sé e allargò ancor di più il suo sorriso perché stava salvando il suo eroe. Pensò che avrebbe voluto essere in tutt'altro luogo, un posto sereno, libera di correre nell'aria..
Entrambi, poi, caddero a peso morto sul freddo pavimento.

   
 
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