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Autore: ladylucrezia    12/03/2014    8 recensioni
Il trito e ritrito episodio 28, con un colpo di scena diverso ed uno svolgimento un pò strampalato. E se...
Fatemi sapere come vi sembra il mio primo racconto.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Oscar François de Jarjayes
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: tutti i personaggi di questo racconto appartengono a R. Ikeda.
 
‘’ Vivimi senza paura
Che sia una vita o che sia un’ora
Non lasciare libero o disperso
Questo mio spazio adesso aperto, ti prego
Vivimi senza vergogna
Anche se hai tutto il mondo contro
Lascia l’apparenza e prendi il senso
E ascolta quello che ho qui dentro.’’
“VIVIMI-BIAGIO ANTONACCI”
 
                                                                                                                                                                                                Palazzo Jarjayes(stanza di Andrè Grandier)
A :” Diventerò cieco? Ditemi la verità dottore.”*
D :”Non possiamo saperlo con certezza, ultimamente anche l’altro occhio si è affaticato molto”.*

                                                                                                                             ****
 
IL BUIO E IL NULLA,
LA PIETRA TAGLIENTE SU CUI SIEDO,
L’ODORE ACRE DELLA PIOGGIA,
IL FRACASSO SPENTO DEL VENTO,
LE BRACCIA STANCHE LUNGO IL CORPO,
LA TESTA VUOTA BUTTATA DÌ LATO,
IL CIELO OSCURO CON CUI M’INTRATTENGO…
 
Lo sento, lo percepisco sulla mia pelle, si avvicina l’ora del tuo addio.
I miei sensi in allerta, le mie gambe braccate dalla paura e l’animo mio posseduto dall’inquietudine.
 Vorrei solo un sorriso, solo un ascolto, solo una carezza, solo dei capelli sciolti da guardare …
Perché vuoi proibirmi la pace a cui l’animo mio anela?
Perché vuoi consegnarmi allo sconosciuto domani?
VORREI VIVERE SOLO UN GIORNO OLTRE IL MAI VISSUTO.  SONO DISPERATO.
 
N :”Andrè che fai qui fuori? Sta per arrivare una tempesta!”
A :”…, hai ragione nonna! Adesso rientro:”
N :” muoviti! Devi portare il the a madamigella Oscar.”

Eccolo è giunto il giorno della resa dei conti ...  resterai sorda al richiamo che mi urla in petto?
N :” Dai caro, prendi il vassoio, madamigella ha espressamente richiesto te per questa incombenza.
 Fai attenzione è di pessimo umore.”

E mentre lo dici mi carezzi una guancia e mi spii negli occhi. Non farlo nonna, ti prego, non guardarmi con devota commiserazione.
Patisco l’imbroglio tuo e suo, ma sopra ogni cosa quello del fato.
VORREI NON ESSERE NATO.
***
TUTUMB, TUTUMB
Il cuore mio si accorda con i colpi che infliggo alla tua porta.
O :” Avanti!...”
Lo dici senza calore, con gli occhi chiusi, in piedi, accanto alla finestra.
Poggio il vassoio, sistemo il liquido bollente nella fredda tazza. Compio gesti conosciuti, meccanicamente, senza pensarci. Ho la mente offuscata, non respiro. Voglio solo andare via da questa stanza prima che inizi a piovere. Non saprei dove riparare.
A:”Bene Oscar ,buona notte”*.  Un passo, un altro, un altro ancora. Scappa! Scappa! Mi ripeto …
O:”Aspetta Andrè devo parlarti.”*
TU…TUMB
Le tue parole mi paralizzano come la puntura di uno scorpione. Avverto il sangue schizzare verso il basso, come se volesse uscire per cercare un corpo con più vita, per preservarsi.
O:”Dal momento che ho deciso di vivere come un uomo, volevo dirti che non intendo più continuare ad avere il tuo aiuto Andrè, devo imparare a vivere senza appoggiarmi a nessuno. Buona notte Andrè!”.*
Con un ronzio irato nelle orecchie, un respiro inesistente nei polmoni, ti raggiungo nella tua camera e oltrepasso il varco dell’etichetta, del pudore, del rispetto.
A:”Anche io devo dirti una cosa”. E sono pronto a sfidarti.
Sobbalzi e ti volti verso di me, mi osservi irritata.
Siamo l’uno di fronte all’altra, hai le gambe divaricate, il petto gonfio, mi fissi negli occhi con quell’espressione di chi non concederà  mai l’indulgenza …
Ma io non abbasso lo sguardo, non ti servo la mia resa integrale.
A:”Una rosa è una rosa anche se essa sia bianca o rossa. Una rosa non sarà mai un lillà”*
Lesta mi colpisce la tua mano in pieno viso, come il fulmine che ha appena attraversato le mura, rischiarandole.
O:”Vorresti dire che una donna resta sempre una donna in ogni caso, questo mi vuoi dire?”
Per un attimo, che dura solo un battito di ciglia, abbasso lo sguardo,pentito per la mia stilettata e ferito per la tua punizione.
Un tuono infrange il silenzio, calato su di noi dopo la tua supplica furiosa.
Ora l’oscurità ci avvolge dentro e fuori.
E tu, ispirata da questo rumore che fa vibrare la terra , il fuoco e l’aria, mi fai tremare anche l’anima.
Scarichi con pugni tutta la tua rabbia cieca sul mio petto. Mi costringi ad indietreggiare, tanto è la foga che metti nelle spinte con cui m’investi. Vuoi delle risposte, vuoi sentir dire, da me, che non sei solo un fiore di serra che, per capriccio, vuole scoprire il mondo *.
La mia bocca non si apre, la mia lingua non si muove, la mia ombra non ti ammansisce.
Resto preda della tua collera.
O:”Vorresti dire che la mia vita è stata solo una farsa?”
Smarrisci del tutto il senno, ti scagli ancora su di me, prima con pugni serrati, poi afferrandomi per il bavero della camicia, e, strattonandomi insisti con il tuo delirio.
O:”... che sono solo un ambiguo burattino in divisa, che si diverte a sventolare spade, una bambola di pezza in balia di suo padre?”
Ad ogni tua parola, la convinzione ostinata, che ha sempre sorretto la tua vita, si scardina sempre più, ed io ricevo spinte sempre meno violente.
Poi arresti, di colpo, la tua ira, respiri rumorosamente, assottigli lo sguardo e dai l’affondo più umiliante.
O:”Dimmi Andrè, sono solo una donnetta che ha messo una sottana per conquistare un talamo già scarlatto d’amore?ì
L’ultima frase la vomiti fuori a denti stretti, con il fiato calmo eppure amareggiato.
Mi fai intendere che più che a me, stai ricordando a te stessa il rimorso per la tua debolezza.
O:” … un uomo non si sarebbe mai infatuato dell’amante della prima donna di Francia …
Poi sussurri la tua pena più grande.
O:”…e tu , tu non ci vedi più da un occhio solo perché io sono una stolta, un’incapace …
Come fai a non odiarmi?”
A:”Oscar io …”ìì

Guardi oltre le mie spalle, sei stanca, senza più equilibrio, vorresti arrenderti ma non lo fai.
O:”Dio, cosa c’è di sbagliato in me? Rispondimi, mi devi rispondere Andrè.”
Le tue percosse mi straziano, ma è il tuo pianto che mi fa perdere la ragione, e allora apro gli occhi e ti rispondo, ma lo faccio a modo mio …
Ti afferro per i polsi e ti scuoto, ti strapazzo avanti e indietro, come a intimarti di smetterla di farmi male, di farti male.
Ma tu continui a dimenarti e a piangere, non ti sei neppure accorta che ti sto sollevando da terra, anzi, cerchi di tirarmi dei calci, ma finisci solo per intrecciare le tue gambe con le mie, ed inciampando, ricadiamo entrambi sul letto.
 
STTRRAPP
Il rumore della camicia che si lacera è l’ultima cosa che sento prima che il mio fiato si faccia corto, che il mio cuore perda un battito, che la mia mente si senta sottomessa e perda in lucidità.
A:”Oscar…”ììì
Lo dico senza respirare, trapassato dalla tua spada, sospeso ad aspettare un fiotto di sangue gettarsi fuori, un dolore acuto devastarmi il petto.
Eppure, il fuoco che m’investe non brucia, ma mi consuma ugualmente …
Le braccia perse lungo i fianchi, il sangue che sussulta nelle vene, la testa che non  smette di girare.
Sento le tue forme posarsi sul mio corpo,il tuo respiro caldo solleticarmi il collo, i tuoi fili di grano avvolgermi completamente e, la tua mano gentile ma tremante, farsi strada tra la veste distrutta per catturare il mo cuore.
Cosa vuoi fare Oscar, vuoi conoscere la mia anima biblicamente?
O:”Vorresti dire che io sono solo la padrona e tu il suo servo?”
Mi parli senza più forze, abbandonata sul mio petto,piangendo in silenzio. La furia cede il passo alla rassegnazione.
O:”Lo voglio sapere, è importante per me”.
RABBRIVIDISCO.
Ti stingo a me. Porto la mia mano da uomo sulla tua, che ancora marchia il mio cuore, e le intreccio.
Non la ritrai,  e allora, fiducioso, poso un bacio su quelle dita affusolate, che timidamente sono risalite fino alle mie labbra.
A:”Ti prego perdonami Oscar, non volevo farti piangere. Ascoltami Oscar, una rosa non potrà mai essere un lillà! Non potrai mai cancellare di essere nata donna. Per vent’anni, ho vissuto con te, ho provato dell’affetto per te …solo per te! Ti amo Oscar! Credo di averti sempre amato!* .E non m’importa se indossi una divisa oppure una sottana. Se sei la padrona ed io il tuo umile servo, io sarò sempre libero qui!”
…riaccompagno l’intreccio sul  cuore…E tu sarai sempre l’amore della mia vita!”
Lo sussurro piangendo,  tanta è la sofferenza mia per l’ennesimo amore non corrisposto.
Alzi la testa e mi fissi negli occhi, sei stravolta, e forse è per questo che non ti allontani immediatamente quando deposito, sulle tue labbra, un piccolo bacio che sa di intimo, di passione, di desiderio.  Anzi mi cerchi anche tu, mi accogli,non è possibile, mi folgori, con quella stessa smania che poco fa ha disfatto la mia tunica, e allora ubriaco di te, perdo ogni controllo.
Poi però, ti risvegli dall’ipnosi, rotoli sul letto, ti metti supina accanto a me, volti la testa di lato e ti fai cullare dal tuo pianto, tanto silenzioso, quanto disperato.
A:”Perdonami Oscar se ti ho spaventata, giuro su Dio che non ti farò mai più una cosa come questa! Puoi uccidermi se vuoi.”*
O:”Vattene, va via!...non ce l’ho con te!”

 
Non è con te che sono arrabbiata…è solo mia la colpa di tutto…
sono solo un’egoista che non ha saputo riconoscere l’amore più puro,
una vigliacca che si nasconde dietro la differenza di rango,
una sciocca che elude il tuo sguardo trincerandosi in una divisa,
una  semplice donna che ti desidera, ma che non può prenderti.
Tu sei troppo buono, mi ami da sempre,
mi hai già donato un occhio, finiresti col morire per me,
ed io ho paura della potenza del tuo amore… sono arida dentro!
Cosa credi , pensi davvero che non sappia quanto mi ami?
Sono stata sul punto di morire ,ed era accanto a te che volevo farlo,
ma poi tu mi hai salvato da quella stretta soffocanteìììì ,
ed io sono morta veramente….
Come si può vivere ogni giorno desiderando, con ogni fibra del proprio essere, ciò che per altri è contro natura,  ciò che ti fa sentire viva pur sapendo che è sbagliato. È tutto un’aberrazione.
Non posso Andrè, proprio non posso farti questo, saresti solo lo stalliere con cui la padrona si diverte…mio Andrè vai via da questa casa e non tornare più!
 

Stanco ,distrutto, sconfitto, con gli occhi arsi di lacrime, mi alzo dal letto, intorno buio e devastazione.
A:”Oscar,ti prego credimi, è inutile fuggire! Se questa fosse stata la soluzione giusta, anch’io sarei andato a combattere una guerra non mia.”*
 
***
“Cade la pioggia e tutto lava
Cancella le mie stesse ossa
Cade la pioggia e tutto casca
E scivolo sull’acqua sporca
Si ,ma a te che importa poi…
Dimmi a che serve restare
Lontano in silenzio a guardare
La nostar passione che muore in un angolo
 e non sa di noi…
Dimmi a che serve sperare se piove e non senti dolore…
Dimmi che senso ha ora piangere…”
 
Sto andando via da te, per sempre, non mi vuoi e io non posso costringerti ad amarmi.
Infilo un passo dietro l’altro
SOSPIRO, VACILLO, VORREI DISSOLVERMI.
 
Un attimo, solo uno,
Un fruscio di profumo,
Ora baci di fuoco sulla pelle esposta, sul cuore indifeso.
Là dove prima colpiva il pugno.
O: ”Ti amo, non lasciarmi mai!e mi spoglio di ogni maschera.
Nella penombra riconosco il tuo sguardo, i miei gemiti rispondono ai tuoi richiami, sono preda del tuo volere e dei tuoi desideri!
Un brivido di fuoco mi squassa il fiato.
Il mio corpo sussulta, abbandona ogni tristezza quando mi avvolgi e mi guidi nella discesa verso il paradiso. La pelle s’increspa nel soffio che conosce. Gli sguardi afferrano l’aria, che ci tiene lontani, con un colpo di ciglia, ora siamo crocefissi su questo letto.
O:” Andrè sono tua! Lo sono sempre stata! Il mio amore non è mai rimasto sordo alla passione del tuo richiamo:”
A:” Amore mio, io questo l’ho sempre saputo!”
ti urlo nel cuore.
Carne contro carne, bisogno ancestrale di baci a lungo agognati,
Mani nelle mani, senza speranza alcuna di rimane orfane,
Corpi che si arrendono, nudi ,aggrovigliati tra lenzuola,
 impregnate di sudore dolce amaro,
gemiti e respiri perfetti trattengono le urla,
che ardono del fuoco della passione.
Cade il velo, giungo a te…
Siamo l’accordo perfetto,
due corpi plasmati per divenire uno solo…finalmente!
 
“Amore,amore mio
Il nostro amore è polvere da sparo
Il tuono è solo un battito di cuore
E il lampo illumina senza rumore
E la mia pelle è carta bianca per il tuo racconto
Ma scrivi tu la fine
Io sono pronto.”
Tratto da “ Cade la pioggia-Negramaro”
NOTE
Questo racconto è una personale rivisitazione del famosissimo episodio. Non è mia intenzione scatenare polemiche…
Nella mia storia Oscar è già consapevole dei sentimenti che prova per Andrè, ma crede che la differenza di rango non si possa superare e allora decide di mandarlo via, perché si rende conto che questo loro amore è anche carnale. E poi ovviamente ha paura…
 
Ì:Oscar,vestendosi a festa per il conte, a mio avviso,non si comporta come la migliore delle amiche nei confronti della regina…insomma M.Antonietta le affida la sua corrispondenza privata e lei cerca di conquistare lo stesso uomo…mah!!
ìì:questa volta è Andrè che non riesce a parlare.
ììì:qualora non si fosse capito, in questo racconto,è  Oscar che strappa la camicia ad Andrè.
Ìììì: l’episodio è quello di Saverne.
*frasi tratte dall’anime o manga(in alcuni casi sono rivisitate)

Signore (ed eventualmente signori)spero che il racconto sia di vostro gradimento e, se volete, fatemi sapere se è troppo strampalato!
  
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