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Autore: Dokichan    12/03/2014    1 recensioni
..“So bene non sia una bella stanza.. In principio doveva essere usata per una persona speciale, ma non ne ho mai avuto l’occasione.. Se deciderai di fermarti per un po’, posso renderla un po’ più accogliente.” spiegò la rossiccia un po’ impacciata.
“Una persona speciale?” pensò curioso Sherlock. Era la prima volta che sentiva parlare di una persona speciale, che non fosse lui.
E se Sherlock non fosse l'unica persona davvero speciale per Molly? Se vi fosse qualcun'altro? O meglio, qualcun'altra? Magari una bambina piccina e timida dai folti ricci rossi. Ad un mese dalla finta morte di Sherlock, la vita vuota di Molly si riempirà tutto d'un tratto, lasciandola senza fiato.
Genere: Comico, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10
 
“Questa cosa mi preoccupa parecchio, Sherlock..”
Il soldato si trovava fuori dell’ospedale, in incognito con l’ispettore Lestrade e i suoi uomini. Stava tenendo in braccio la piccola Alice, tentando in tutto e per tutto di non farla spaventare.
La bambina era stata messa al corrente dallo stesso Sherlock del piano di cattura dell’uomo che cercavano da tempo.
“Non preoccuparti.. Molly sa il fatto suo!” mormorò di rimando il riccioluto, evitando di fare qualsiasi altro rumore.
Sherlock si era appostato nel piccolo ripostiglio dell’obitorio dove la patologa stava lavorando apparentemente tranquilla.
Apparentemente perché in realtà non riusciva a contenere l’agitazione..
Sherlock quella mattina le spiegò in breve che Moran l’avrebbe attaccata quella sera, poiché sola all’ospedale.
Avrebbe attaccato la sua Molly.. Aveva scoperto bene chi l’avesse aiutato fino in fondo. Chi non smise per un secondo di credere in lui, per un motivo o per l’altro.
Il detective pensò di essere stato abbastanza furbo da fregare Moriarty ma non aveva contato il suo braccio destro. Quella sua svista quasi fece rischiare la vita alla rossiccia.
Il detective si strinse un po’ più all’interno del suo cappotto, rabbrividendo a quel nefasto pensiero. Tese poi le orecchie, sentendo la finestra aprirsi piano.
Stavano per dare inizio ai giochi.
 
Molly continuò a lavorare imperterrita, non facendo finta di non sentire il rumore minimo della finestra. La piccola siringa si muoveva con lei all’interno della tasca del camice.
Aveva con sé una piccola dose di potentissimo anestetico da riuscire a piantare nella gamba del serial killer.
 
“Io sarò di là.. Solo che vorrei evitare di ucciderlo.. Ci serve vivo per testimoniare..” spiegò riluttante il detective alla donna, prima di lasciarla andare a lavorare più o meno tranquilla. “Va bene.. Pianterò nella sua gamba l’anestetico e poi vengo a chiamarti!” rispose la donna un fascio di nervi. Sherlock posò le sue possenti mani sulle spalle di Molly e non distolse lo sguardo dal suo. Doveva calmarsi in qualche modo.. “Molly.. Ti chiedo nuovamente di fidarti di me. Non ti accadrà nulla..” scandì poi l’uomo più sincero che mai. Le stava nuovamente chiedendo la luna nel pozzo e anche quella volta vi era molto in gioco.. Vi era forse la vita della persona più importante della sua esistenza in gioco e lui se ne accorse fin troppo tardi. Avrebbe dovuto rimediare al più presto, non appena finito questo caso!
 
La patologa sentì alcuni passi avvicinarsi a sé ma fece come se nulla fosse. Era ancora troppo presto per voltarsi e contrattaccare. Il cuore le batteva all’impazzata e le mani lavoravano frenetiche sul tavolo del laboratorio per cercare di trovare la concentrazione.
Sherlock da parte sua stava facendo avanti e indietro nello stanzino pronto ad attaccare il serial killer. Tutti e cinque i suoi sensi erano concentrati sulla situazione all’esterno. Avere così le mani legate lo mandava in bestia. Dovette però mettersi in difesa per non rischiare la vita della rossiccia. Non se lo sarebbe mai perdonato!
Quando Molly sentì il malvivente fermarsi qualche passo dietro di lei, fece un bel respiro e aspettò che Moran la attaccasse. Cosa che non tardò ad arrivare. Il braccio destro di Moriarty l’afferrò per una spalla e le premette con forza un fazzoletto imbevuto di qualche sostanza narcotica. La patologa si dimenò furiosamente così da poter liberare il braccio e tirare fuori la siringa dalla tasca.
“No, signorina.. Niente siringhe qui!” sussurrò l’uomo, precedendo le mosse di Molly ed afferrando la siringa. La buttò lontana e Molly iniziò ad andare in panico. Come si sarebbe liberata? Sherlock sarebbe riuscita a sentirla?

In quel momento uno sparo vibrò nell’aria ed una pallottola si conficcò nell’arteria femorale di Sebastian Moran, il quale ricadde all’indietro lasciando andare Molly ormai un po’ stordita da quel sonnifero pesante.
Sherlock afferrò la patologa prima che cadesse a terra e la fece sedere tranquilla, mentre una serie di poliziotti e di dottori invase il laboratorio.
Tutto intorno a loro sembrò andare a doppia velocità, ma sia Sherlock che Molly non ci badarono. In quel momento vi erano solamente loro due, una fra le braccia dell’altro.
Molly iniziò a singhiozzare sommessamente, finalmente libera da tutta quell’adrenalina e paura. Sherlock non osò lasciarla andare neanche per un istante, finché non si fosse calmata. Le accarezzò la testa cercando di confortarla.
Non riusciva a pensare razionalmente. Il suo dannato cuore batteva troppo velocemente e l’adrenalina offuscava la sua mente. Tutto quello che sapeva era di aver salvato la vita a Molly e la cosa lo tranquillizzava un poco. “Non posso permettermi che questo accada di nuovo.. Non posso permettermi di perderla. Non posso!” pensò il riccioluto, non notando nemmeno Greg arrivare con John ed Alice alle spalle.
“Zia!” urlò la bambina immensamente felice, correndo verso la propria zia. Molly, come risvegliatasi da quello stato catatonico, si scostò leggermente dal detective e si buttò a terra in ginocchio, accogliendo a braccia aperte la nipote ed abbracciandola forte.
“Bravo Sherlock.. Ce l’hai fatta!” esclamò John, avvicinandosi ai tre e tentando di ridestare il proprio migliore amico da quello stato decisamente confusionale.
“Io ho solamente sparato nel punto giusto. Essendo già tutti alle loro postazioni, Moran non ha perso troppo sangue e non morirà. Lestrade potrà interrogarlo fra qualche settimana.” rispose pragmatico il detective, riprendendosi e dirigendosi a grandi passi fuori da quel luogo infernale. Aveva bisogno di tempo per riflettere solo e lontano da tutti.. Molly ed Alice erano in mani sicure.
La patologa lo notò andarsene ma non ebbe i riflessi abbastanza scattanti per fermarlo. Si sarebbero parlati la sera a casa.
 
Dopo qualche ora in centrale per le varie dichiarazioni e testimonianze, la bambina e la donna furono accompagnate a casa dal dottore gentile e premuroso.
Alice si addormentò sul taxi a causa della grande stanchezza e spavento accumulati durante la giornata. “Povera piccola.. Deve essersela vista brutta..” mormorò Molly, accarezzando amorevolmente la testolina della piccina.
“E’ stata in ansia ma non ha perso per un momento la fiducia in Sherlock, sai? Continuava a ripetere ‘Sherlock la salverà! Me lo ha promesso!’..” spiegò il soldato. Essendo stato tutto il tempo con la ricciola, ebbe l’occasione di conoscerla un po’ di più.. Ironia della situazione!
“Siamo in due..” rispose la patologa, sorridendo leggermente. Il suo pensiero volò a Sherlock. Era ormai notte fonda! Chissà che fine aveva fatto e perché era sparito così!
 
Dopo aver declinato gentilmente l’offerta di John di accompagnarla in casa, la donna prese in braccio Alice ancora mezza addormentata e la portò su fino a casa da sola.
Aprì la porta fra mille peripezie, tentando di non svegliare la nipote e tutto il condominio.
Entrando nel buio della casa, notò una figura scura seduta sul divano malandato.
Sherlock era tornato a casa! Chissà da quanto tempo!
Senza dire una parola, il detective si alzò in piedi e prese la piccola fra le braccia, aiutando così la patologa.
“Sherlock.. Da quanto sei qui?” domandò Molly, togliendosi la borsa e la giacca. Riprese così poi la bambina fra le braccia, dirigendosi verso camera sua.
L’uomo sembrò aver perso l’uso della voce fino a che lei non si ripresentò nel salotto. Socchiuse la porta di camera alle sue spalle e si piazzò davanti al detective.
“Sono qui da quando ho abbandonato il Bart’s..” iniziò Sherlock, non sapendo dove guardare. Si sentì uno stupido poiché aveva sì salvato la donna ma era arrivato vicinissimo a perderla. Aveva rischiato troppo e questo non sarebbe più dovuto succedere. Doveva sparire dalla vita di Molly così da non metterla più in pericolo. Non vi era posto per i sentimenti nella vita e nella mente del detective. Sarebbe stato troppo rischioso, per entrambi.. Anzi, per tutti e tre!
Come captando tutti quei pensieri funesti, Molly, senza esitare un secondo, lo abbracciò di slancio e non lo lasciò andare via. Non glielo avrebbe più permesso. Non poteva pensare di presentarsi a casa sua, farle vivere due settimane all’insegna delle cose più strambe, farle credere di poter essere una famiglia e poi sparire. No, no e poi no!
“Dove credi di andare?” mormorò la donna, non muovendosi di un centimetro. Sherlock rimase paralizzato. Non riuscì nemmeno a ricambiare quell’abbraccio! Un turbinio di sensazioni nuove lo investì e lui non seppe come reagire, all’inizio.
Riuscì dopo qualche istante a riprendere l’uso della parola. “Molly.. Credo sia il caso che io me ne torni a Baker Street.. Ti ho causato fin troppi problemi..” iniziò il detective, tentando di risultare il più distaccato possibile. Non gli riuscì granché.
Molly alzò lo sguardo verso Sherlock, scrutandolo nel profondo. Di fronte ai suoi occhi, ogni maschera indossata dal riccioluto cadeva inesorabile. In quel momento la patologa si rese conto di quanto l’uomo stesse combattendo contro i propri sentimenti.
“Sherlock.. Devo dire che queste due settimane non siano state proprio tranquille.. Ma non mi pento di averti aiutato.. Non mi pento di tutto ciò che è accaduto.. E non mi pento di aver quasi rischiato la vita.” spiegò Molly, non capendo da dove stesse traendo tutto quel coraggio. Forse l’oscurità era dalla sua parte! Molly sentì distintamente l’accelerazione del respirazione dell’uomo. “Molly.. Io..” balbettò Sherlock, non riuscendo a trovare le parole per spiegare tutto quelle che stesse accadendo all’interno della propria mente.. Sentì distintamente il proprio cuore aumentare i battiti e dedusse che le sue pupille fossero più dilatate di Dray.
Molly tentò di tranquillizzarlo, portando le sue mani sul volto dell’uomo e sorridendogli appena.
Sherlock in quel momento perse ogni cognizione del tempo e dello spazio.. Il pensiero di un’azione avventata attraversò il suo cervello, come quasi per pungolarlo. Senza riflettere sulle conseguenze s’impadronì in fretta delle piccole ma morbide labbra della patologa.
Quello che provò fu un fiume di emozione in piena che lo portò a scollarsi dalla patologa un po’ troppo in fretta, stordito. Non era abituato ad una scarica di emozioni del genere. Non era da lui lasciarsi andare!
Molly, par contro, rimase piacevolmente colpita da quel bacio e quasi le gambe cedettero dall’emozione.
Entrambi aspettarono qualche istante prima di rompere quel silenzio carico di significato. Dovettero frugare bene le loro menti annebbiate per trovare le parole giuste!
“Molly Hooper..” “Sherlock Holmes.. Non dire niente per adesso!” lo interruppe la donna, avvicinandosi nuovamente alle sue labbra e baciandolo delicatamente. Sherlock, quasi rincuorato, issò leggermente la donna e fece fare una piroetta ad entrambi dalla felicità.
Non avevano bisogno di parole. Non in quel momento.
La loro relazione non sarebbe di certo stata una delle più semplici, ma non importava né al detective né alla patologa. Avrebbero vissuto a pieno la loro relazione! Ormai non vi erano più muri da abbattere!
E fra tutte quelle parole non dette ma sentite ugualmente con il cuore, i due adulti non si resero conto di un paio di occhi vispi e felici spiarli leggermente dalla porta della camera lasciata aperta.
Senza rischiare oltre e con un sorriso enorme sul volto, Alice tornò nel letto.
“Benvenuto nella nostra stramba famiglia, Zio Sherlock!”





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Scusate l'immenso ritardo ma in questo periodo sono stata molto indaffarata! Spero vi sia piaciuto come finale!! Non so se tornerò con un seguito, ma aspettatevi degli spin-off e one shots inerenti a questa storia!!^.- A presto!
  
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