Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: valth_    12/03/2014    1 recensioni
«Magari... ti amo» Si pentì amaramente di aver rischiato così tanto quando osservò Harry sbiancare al suo fianco, fino a sfiorare un bianco cadaverico, e per lo meno si maledisse per aver lasciato la frase in sospeso.
_____________________________________________________________________________
Stupido, cosa ti è preso prima?
Ed ora dove si poteva trovare un Louis con il cuore frantumato?
____________________________________________________________________________
Si stava ricordando di un espisodio, successo il giorno stesso in cui aveva visitato quel museo, quando ci era andato con Louis, e il pomeriggio erano andati al solito parco con le giostrine, ma i ricordi non erano per niente nitidi.
|| LARRY STYLINSON ||
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
«Magari» osservò Louis, guardando come il riccio portò i denti a circondare le proprie labbra, e il castano quasi pensò che gli avesse letto nella mente, prima di esalare l'ultimo sospiro contenente la parte finale di quella frase che aveva continuato a tenere per sè, ormai da troppo tempo «..ti amo».

Si pentì amaramente di aver rischiato così tanto quando osservò Harry sbiancare al suo fianco, fino a sfiorare un bianco cadaverico, e per lo meno si maledisse per aver lasciato la frase in sospeso.
Il tono, la situazione, il posto, era tutto diverso da ciò che Louis aveva immaginato ogni giorno per mesi, nel suo letto, quando pensava alla prima volta che gli avrebbe detto ciò che provava.

Harry era ancora bianco, le sue guance però, notò l'altro, erano leggermente rosse, quasi come l'unico segno che Harry non fosse divetato un fantasma tutto d'un tratto e «ed ora, magari, è meglio se vada» continuò Louis con lo stesso tono desolato, quello che si ha mentre si propone l'ultimo tentativo per vincere, ma si è quasi del tutto convinti che la battaglia sia persa.

Louis ci era rimasto così male per quella reazione che nemmeno cercava di farsi forza per coprire gli occhi lucidi o il labbro tremante con una mano, aveva sempre pensato che il riccio si sarebbe buttato tra le sue braccia dopo una confessione del genere, ed era così spaventoso ciò che stava succedendo. Perchè Harry era rimasto muto al suo fianco?
Aveva i suoi occhi fissi su di lui, ma non se ne importò quando, in tutta fretta, si alzò e passandosi una mano sugli occhi si avvicinò, per poco non correndo, alla porta con grandi falcate.

Ormai la soglia era sorpassata, nel momento in cui Harry riprese a ragionare e chiamò con un quasi udible mormorio il nome di Louis.

Passò poco tempo, affinchè il ragazzo rimasto seduto a gambe incrociate sul letto, capisse tutto quello che era appena accaduto e ricordasse dove fosse e cosa fosse successo prima di quel «ti amo».

«Louis torna qui!» Urlò subito a gran voce, alzandosi in piedi e prendendo la sua giacca dai piedi del letto prima di correre dietro Louis. Chissà dove si sarebbe andato a cacciare, impaurito com'era l'ultima volta che gli occhi di Harry avevano inconsapevolmente fotografato la sua immagine tremante e distrutta. Harry in quegli attimi fermi nella sua mente poteva ben distinguere il momento in cui il cuore di Louis si era definitivamente spezzato.
Ed ora dove si poteva trovare un Louis con il cuore frantumato?



***


Stupido, cosa ti è preso prima?
Harry si portò teatralmente una mano sulla fronte, per poi schiaffeggiarsi, e facendosi male da solo pensò che quello non fosse stato solo un gesto teatrale, più che altro un altro modo per sfogare la sua disperazione e la sua ansia, anche se su sè stesso.
Avrebbe benissimo preso a pugni chiunque fosse parlato davanti a lui in quel frangente, o chiunque l'avesse infastidito.
Stupido.
Aveva solo bisogno di capire dove si fosse andato a cacciare il suo ragazzo per chiarire tutta la questione.

Perchè non mi sono buttato al suo collo urlandogli che anche io l'amavo e che non vedevo l'ora di dirglielo da tempo?
Magari perchè non avrebbe mai pensato che sarebbe stato Louis il primo tra i due a dire «ti amo» e che lui lo potesse amare veramente, nel vero senso della parola 'amare'.
Louis era troppo per lui, e glielo ripeteva ogni santo giorno.

Era passato da tutti i parchi della città, facendo un giro in ognuno di essi, aveva provato a chiedere a Lottie se lo avesse visto per casa, era andato nello stadio dove usava giocare a calcio, nella piccola oasi verde doveva passava la maggior parte del suo tempo a leggere, aveva quasi girato almeno una volta nel pomeriggio tutte le strade della piccola cittadina, e ora si ritrovava con la testa tra le mani, seduto ad un muretto vicino ad uno dei pochi negozzietti aperti quella domenica.

Tentò la fortuna, avvicinandosi alla porta d'ingresso per dare un'occhiata a chiunque ci fosse lì dentro, sperando ci fosse anche Louis, e quando vide sua sorella lavorare tra le pagnotte e i pezzi di focaccia realizzò che si trovava davanti alla panetteria Hamilton, ed entrò senza pensarci due volte.

Possibile che non si fosse nemmeno reso conto di aver fatto due volte il corso principale della città, e di ritrovarsi a poche decine di metri da casa sua? Era proprio stanco.

«Gegy, sono stremato» mormorò, passandosi una mano tra i ricci, che ormai non si potevano più definire tali, vista la massa intricata e ingarbugliata che formavano, «ti prego, un biscotto e vado via.»

Sua sorella alzò lo sguardo dal cellulare interdetta, di solito suo fratello era quel rompipalle simpatico e iperattivo, senza problemi, con un accento insopportabile, un migliore amico-ragazzo a dir poco fantastico, e che riusciva a conquistare tutto con quella sua faccina sempre sorridente. Perennemente, le persone si ritrovavano ai suoi piedi senza nemmeno volerlo.

«Ha-Harry» mormorò lei, leccandosi le labbra per poi uscire da dietro il bancone.

«Ti prego» il riccio fece un passo indietro «non è il momento per nulla, tranne che un biscotto.»

«Ti devo-»

«No.» La fermò lui, precipitoso «qualunque cosa sia può aspettare. Io non ce la faccio più, da questa mattina.»

«Cos'è il tuo scopamico ti ha mollato? E' da questa mattina che non vedi più Louis?» Gemma riprese la sua aria insopportabile e presuntuosa, non appena notò come suo fratello fosse freddo quel pomeriggio, quando invece lei, dall'inizio, aveva avuto le migliori intenzioni.
Solo quando sentì gli occhi di Harry su di sè, rialzando i propri dalla tastiera del cellulare su cui li aveva abbassati pochi secondi prima, boccheggiò un «cosa è successo?» pieno di susseguenti «scusami» alla vista degli occhi già bagnati e luccicanti per le lacrime di suo fratello. Harry non piangeva mai davanti a Gemma.

 ***

«Ma io non mi sbaglio mica quando ti dico che sei uno scemo, eh?!» Sbottò Gemma alzandosi in piedi in un nanosecondo, per poi muovere le mani convulsamente verso suo fratello «Ma tu sei uno stupido!» continuò, guardandolo come se fosse un extraterrestre «Io.. tu sei impossibile, Harry!» Urlò.

Il riccio tirò un sospiro, prima di annuire tristemente.

«E che cazzo ci fai ancora qui, coglione?» Harry alzò lo sguardo sconvolto su di lei. Due parolacce in una frase, bingo. Era proprio quello che ci voleva, visto che lui le parolacce non le sopportava.

«Gemma..» sibilò, e avrebbe continuato la frase se lei non avesse subito preso parola «Vedi la mamma in giro?» si guardò alla sua destra e alla sua sinistra teatralmente, per poi riportare lo sguardo su riccio, scuotendo la testa, come se avesse veramente cercato Anne nella stanza e non l'avesse trovata «Salta la paternale, Styles. Almeno risparmi tempo per cercarlo, visto che sei così coglione da rimanere qui, quando hai quel ben di Dio ai tuoi piedi.» dichiarò con nochalance.

«S-solo..» sussurrò Harry, mordendosi il labbro per cercare di calmare i suoi bollenti spiriti, che lo avrebbero portato ad essere soggetto di prese in giro da parte di sua sorella - ne era certo - che poi non voleva nemmeno immaginare, per quanto le avrebbe portate avanti. Eppure non ci riuscì, infatti «Che non è l'unico a stare ai piedi di qualcun altro.» ridacchiò, cercando di sdrammatizzare il tutto. La risata ben poco credibile quando la sua voce era un misto tra preoccupazione e paura.

«Cosa vorr- sei innamorato di lui, Haz?» domandò scioccata Gemma, che si era ri-seduta, sul letto davanti a quello su cui era sdraiato il riccio, con una mano che le copriva la bocca aperta dalla sorpresa.

Harry annuì, senza nemmeno cercare di dire un «sì», sapeva che il primo a cui lo doveva confessare ad alta voce sarebbe stato Louis.

Certo, come dimenticarsi di Louis e del suo momento di disperazione!

Il ragazzo si alzò di colpo, e salutando con un veloce gesto della mano la sorella, corse fuori dalla stanza. Immaginava che non se la sarebbe presa per non aver ricevuto un saluto come quelli di cui era degna una sorella, perchè infondo era da quando Harry le aveva raccontato per filo e per segno tutta la storia che continuava a dirgli di andar via a cercare il suo ragazzo.

Ovviamente, le chiacchiere che aveva speso con Gemma non erano servite a dargli qualche idea in più dei posti in cui Louis poteva essersi rifugiato, poichè io suo LouLou e sua sorella si conoscevano solo di vista, ma sfogarsi gli era servito eccome.

Fissò le sue mani mentre camminava, finchè i suoi occhi non furono catturati dalle scarpe di uomo, si trovò ad alzare lo sguardo e ritrovarsi la faccia di un quarantenne a pochi centimetri dalla sua. Si scansò subito con svelti passi indietro, prima di mormorare uno «scusi» e fissare l'insegna che non aveva notato in precedenza - ovvio, guardava in basso.

«Ragazzino» lo riprese la voce dura e più grave di quanto avesse mai immaginato del signore davanti a lui e «hai intenzione di entrare in questo museo o no? Ci vuole il biglietto, o hai un accompagnatore?» continuò, Harry si scansò pensieroso e, dopo essersi voltato, cominciò a camminare verso la prima panchina che c'era in strada.

Si stava ricordando di un espisodio, successo il giorno stesso in cui aveva visitato quel museo, quando ci era andato con Louis, e il pomeriggio erano andati al solito parco con le giostrine, ma i ricordi non erano per niente nitidi.


«Sì, piccoletto» -cavolo, usava già quegli imbarazzanti nomignoli- «proprio in quel posto. Riesci anche ad immaginarti come potrebbe sentirsi una persona quando qualcuno le dice che le vuole così bene davanti a Dio?» dopo essersi morso forte il labbro, portò gli occhi sognanti in quelli di Harry.
Avevano dieci e dodici anni, ma il riccio non era per niente piccolo rispetto all'evoluta mentalità dell'altro, perciò capiva perfettamente i suoi discorsi e «I-io penso...» cercò di dare vita ai suoi pensieri, ma Louis lo anticipò «Io scoppierei a piangere come un bambino» commentò, arrossendo impercettibilmente.


Harry sorrise intenerito e «Ma tu sei un bambino, LouLou!» esclamò ridendo, spostandosi su quella panchina malandata del parco con le giostrine -davanti alla quale Harry ci era passato più volte quel giorno, ricordandosi del debole del suo ragazzo per quest'ultime- .

«Io sono grande, invece tu sei ancora un bambino.» Fu la risposta di quel presuntuoso del ragazzino che ogni pomeriggio giocava con lui su quelle giostrine, ma che a lui stava simpatico.



Spalancò le braccia al cielo, come a ringraziare Dio, alzandosi in fretta e furia per recarsi nell'unica, bellissima ed intramontabile, chiesa cristiana della sua città.


Ogni passo era un battito in più e ogni secondo che passava la sua mente sembrava poter scoppiare per tutti i pensieri che la affollavano, ma appena giunto davanti alla porta della chiesa, controllò bene il fremito delle sue mani, che se avessero avuto vita propria la avrebbero aperta già tempo prima, e si morse il labbro inferiore, mentre inconsapevolmente abbassavo lo sguardo.

Cosa gli avrebbe detto?

Magari Louis nemmeno si ricordava di quell'episodio e, sempre magari, avrebbe fatto la figura dello scemo. Ma non potè continuare a pensare, quando lo strusciare della porta d'uscita dalla chiesa alle sue spalle lo riportava alla realtà.
Cercò di regolarizzare il suo respiro, per non spaventare chiunque fosse uscito prima di girarsi, ma non si riusciva sul serio a calmare, ed il suo cuore stava battendo all'impazzata, quando un singhiozzo lo stoppò.

Di colpo la mente di Harry lo portò a voltarsi lentamente, quasi sicuro su ciò che avrebbe visto, ed infatti Louis era immobile dietro di lui, con gli occhi quasi fuori dalle orbite fissi all'altezza del torace del riccio , e i denti a scavare il suo labbro inferiore, tanto che Harry si preoccupò se alla fine ne sarebbe rimasto anche un pochino per lui, di quel labbro perfetto che si ritrovava, da mordere.

Il riccio alzò lo sguardo verso i suoi occhi e osservò quanto velocemente essi si fecero lucidi, ma prima che Louis potesse fare qualcunque cosa mormorò un «Dove cavolo eri finito?» che era tutto dire in quel momento.

Il castano chiuse le palpebre rosse, evitando di portarsi le mani a sfiorare gli occhi, poichè, immaginò il riccio, dovevano essere abbastanza irritati dato il tanto rossore che li caratterizzava, e fece scivolare delle lacrime lungo le guance mentre uno «Scusami Harry, scusami per tutto» lasciava le sue labbra.

«Tu non sei cristiano» osservò l'altro, sentendo il proprio cuore cedere ad un Louis così sottomesso e sconfitto, ma aveva deciso che gliel'avrebbe fatta pagare per non aver nemmeno sentito cosa Harry avesse da dire, prendendo in considerazione solo la sua sconvolgente reazione ad una frase di per sè sconvolgente.

«L-lo so» tremò Louis, nella sua giacca, abbassando gli occhi, in una microrisposta alla domanda "cosa ci fai qui" che Harry non gli aveva ancora posto direttamente. Quest'ultimo serrò la mascella, quasi soffrendo quanto stava soffrendo il suo ragazzo, «ma era- era una prom-, i-io lo avevo- promesso ai mi-miei nonni.»

«Cosa?» Harry aggrottò le ciglia, attirato dall'argomento "nonni" che Louis preferiva non toccare.

«Ma tanto non succederà!» Urlò Louis, aprendo le braccia come se fosse ormai rassegnato e buttandosi tra quelle di Harry senza troppi convenevoli.
Ed al riccio cadde il mondo addosso al pensiero che aveva accettato di mettere in atto il suggerimento meschino della sua mente, che comprendeva il far soffrire Louis ancora un altro tantino, giusto per dargli una lezione, quando invece si era appena reso conto che Louis era allo stremo.

Accoccolò il viso del suo amato sul  petto, fregandosene di tutte le commare che li vedevano abbracciarsi in una tacita promessa d'amore eterno davanti ad una chiesa. E magari quelle che proprio non ne volevano sapere di omosessuali, portavano le loro menti a pensare che ad uno dei due fosse morto un parente, genitore, o fidanzata. E se lo auguravano, giustamente, perchè "l'amore non va contro natura".

«Ti amo, ti amo, ti amo» sussurrò al suo orecchio, subito prima che un singhiozzo più forte degli altri coprisse tutti i rumori che provenivano dalla strada. Harry ebbe quasi paura di aver fatto uno sforzo invano nel pronunciare quella frase che poi era stata coperta da un singhiulto, ma nel momento in cui Louis si allontanò dal suo viso, per guardarlo con occhi pieni di un misto tra paura e amore, capì che il suo ragazzo avrebbe sempre sentito ogni richiesta e frase anche solo mimata con le labbra.

«Ho-ho sentito male o..» mormorò il castano interdetto, prima di sentirsi rispondere un «Ti amo più di quanto tu possa mai immaginare, e smettila di piangere.»

Louis stava per controbattere, quando Harry iniziò una spiegazione breve che si sarebbe, sicuramente, dilungata in un monologo pieno di ti amo detti sono perchè ora era palese che il moro amasse il castano, e non riusciva a fermarsi del ripeterglielo, nemmeno un secondo.



«Alla fine il coglione sono io, amore mio.» concluse affannato per le parole spese, ma non sprecate.

«Non so se essere più contento per la prima parolaccia nella storia della tua vita o per quel nomignolo. Magari tutte e due.» rise Louis, aprendo uno spiraglio del Paradiso con quella risata, ad un Harry che lo guardava sognante da ormai una mezz'oretta.

Louis aveva pianto subito dopo il ti amoe a volte durante il monologo durato intorno ai dieci minuti di Harry, il quale non aveva permesso interruzzioni o altro, ma adesso gli occhi del castano erano diventati meno irritati e sulla sua faccia c'era stampato un sorriso ebete, per via di quella che era sicuramente stata la peggior e miglior giornata della sua vita.

«Io che pensavo che fossi un caso perso, tu, con le parolacce.» ridacchiò ancora Louis, veramente fiero del suo ragazzo, mentre Harry annuiva ancora impallato nel suo piccolo mondo fatto da Louis, e solo esclusivamente Louis.

Louis era ciò che faceva andare avanti Harry.

Harry era ciò per cui Louis avrebbe lottato contro tutto.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: valth_