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Autore: Dalhia_Gwen    12/03/2014    9 recensioni
La vita è così complicata da capire: ci mette di fronte a tanti ostacoli, impegnandoci a superarli tutti e per il meglio. Ma cosa accade se si perde ogni speranza? Cosa succede se la vita, che ti ha regalato una cattiva stella, continua ad ostacolare la tua felicità? Sembra che ti stia facendo sprofondare nel buio più totale. E se ti facesse ritornare a sognare, magari proprio quando sembra che non ci siano vie d'uscita?
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Courtney, Duncan, Geoff, Gwen | Coppie: Bridgette/Geoff, Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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You're my dream come true

Chapter 5





In quella giornata illuminata da un sole alquanto pallido, tiepidi raggi penetravano nella camera da letto,  infilandosi tra le tapparelle che la sera precedente Gwen abbassò accuratamente, al fine di evitare un brusco e fastidioso risveglio.
Non si poteva negare che la camera fosse decisamente sottosopra, colpevoli gli avvenimenti che scombussolarono non poco la vita di entrambi i ragazzi, in un modo o nell’altro.
Quella che passò fu a tutti gli effetti una giornata davvero indimenticabile sotto ogni punto di vista, e Gwen prima di addormentarsi non poté fare a meno di pregare affinchè situazioni come quella appena vissuta non le sarebbero mai più capitate.
 
O almeno così si augurava.
 
In quel momento la quiete regnava sovrana in quel piccolo appartamento, tanto quanto bastava per regalare un attimo di tranquillità a quella che, da parte di occhi estranei, sembrava a tutti gli effetti una coppia innamorata.
I loro visi erano finalmente sereni, ed era difficile decifrare se anche mentre dormivano i loro cuori tornarono a battere normalmente. Lo spavento fu enorme, ma si meritavano quell’attimo di pace.
 
Allora la domanda nasceva spontanea:
fino a quando sarebbe durato?
 
Ad un tratto piccolo spiraglio di luce colpì il candido viso della ragazza, che aveva sul volto un sereno ed inspiegabile sorriso, a lungo sofferto.
Dopo un paio di minuti cominciò ad aprire gli occhi, seppur svogliatamente, elevando istintivamente poi la mano per portarsela davanti gli occhi, ma subito venne attraversata da uno strano presentimento, che diventò realtà quando fece tornare la mano poggiata su ciò che quella notte divenne un comodo cuscino.
Evidentemente in quelle poche ore che precedevano l’alba, la gotica fece terribili incubi che la costrinsero inconsciamente a stringersi allo sconosciuto che giaceva ancora inerme accanto a lei, ritrovandosi così al mattino successivo col capo sul suo petto ed un braccio intorno al suo busto.
Ad un tratto capì tutto, e si immobilizzò avvertendo il suo respiro che le scompigliava i capelli, ma che allo stesso tempo le provocava una piacevole sensazione.
Non se lo spiegava neanche lei, ma essere in compagnia di quel ragazzo la faceva sentire incredibilmente al sicuro.
Quella testimonianza di preoccupazione nei suoi confronti la scosse non poco, e pensare che in quel momento non era più sola le riempiva di gioia l’animo. Da quando la madre la lasciò sola per seguire il fratellino all’ospedale, Gwen visse, almeno all’inizio, la mancanza di quello che le rimaneva della sua famiglia con profondo dolore, ma il suo carattere forte e combattivo le permise un poco alla volta di superare quel momento, motivata più che mai dalla speranza di sopravvivenza di Christian, che dipendeva anche da lei. Tuttavia però, molto spesso, la giovane cadeva nelle proprie debolezze, e improvvisamente quella solitudine che pensava avesse imparato a domare, prendeva prepotente il sopravvento sul suo animo, e lì cominciava ad avere paura di non potercela fare con tutto quelle preoccupazioni, familiari e scolastiche.
Ma quel tentato stupro, indubbiamente avvenimento da dimenticare, infondo ebbe un risvolto positivo, che le si trovava proprio accanto. L’arrivo di quel giovane nella sua vita le risvegliò la forza che stava man mano perdendo, ma soprattutto le fece provare la bella sensazione di avere qualcuno vicino.
Sì, perché Gwen non ebbe mai avuto il piacere di instaurare una qualsiasi forma di relazione con nessuno.
Nessun amico, nessun fidanzato, nessun conoscente.
Niente di niente.
Ma non perché la colpa fosse sua, affatto, semplicemente era considerata una ragazza da evitare, in tutti i sensi.
Considerata strana, dunque, sia per il suo “strambo” modo di vestire, non compreso dalle persone e indice di qualche forma di chissà quale ribellione, e sia per la brutta situazione familiare che inevitabilmente si portava dietro e che costantemente emergeva.
Non accettava mai di uscire, di andare a farsi una pizza fuori o anche di prendersi un gelato, solo perché si sentiva in colpa a spendere quei pochi soldi che, se sommati poi ai costi successivi simili ed inutili come quello, avrebbero contribuito alla grande spesa dell’intervento del fratellino.
Inutili le parole della madre che, preoccupata, la incitava ad allentare la presa e a lasciarsi andare qualche volta, facendo in modo di vivere meglio la propria vita, essendo una ragazza così bella e giovanissima. Provata e addolorata per i sacrifici non indifferenti della sua insostituibile figlia, la donna a volte tentava pure di arrabbiarsi, sperando che Gwen si decidesse una buona volta ad ascoltarla, ma puntualmente la ragazza non ce la faceva, ed era costretta a rifiutare i vari inviti che le si presentavano davanti.
Crebbe così sempre sola, senza amici, arrivando all’età di diciotto anni ancora non sapendo cosa significasse avere un amico.
O meglio, cominciò ad averne un assaggio proprio in quella delicata fascia d’età.
Infatti, proprio grazie a quel maledetto lavoro, conobbe le sue colleghe di bancone, con cui instaurò un legame forte, accomunate probabilmente da quei problemi più grandi di loro, che le rendevano vulnerabili e terribilmente desiderose l’una dell’altra.
Nonostante tutto, la gotica si legò particolarmente a Bridgette, considerata da tutte come il “sole” del quadretto di cameriere. Dotata di una forza davvero enorme, capace di farle affrontare i problemi della sua vita con costante e invidioso sorriso, era una ragazza dolce e socievole a cui Gwen si affezionò immediatamente: andavano molto d’accordo, e la gotica constatò presto di potersi fidare e di essere sicura di lei, considerandola così sua “prima e vera” amica.
E la conosceva da un bel po’.
Ma allora perché provava le stesse sensazioni con quell’ignoto ragazzo, capultatosi nella sua vita senza nessuna presunzione?
Non lo poteva certamente considerare un amico subito, ovvio, ma avvertiva una certa attrazione verso di lui che la confondeva ogni volta che ci pensava.
La sicurezza che le trasmetteva, era in realtà ben diversa da quella che l’amica le avrebbe potuto dare.
 
Era strana.
Era coinvolgente.
Era paradisiaca.
Era…speciale.
 
E non l’aveva mai provata prima.
 
Percorse con una mano mezzo busto del ragazzo, per poi osservare piacevolmente il suo torace muoversi al ritmo del suo respiro, divenuto leggero e regolare, così come sperava.
Continuò a regalargli sorrisi, come se si fosse ipnotizzata nel guardarlo, ma non appena si rese conto di essersi persa di nuovo nei suoi pensieri, gli rimboccò velocemente le coperte, per poi alzarsi dal letto e dirigersi in cucina, vogliosa di prepararsi una tazza di latte caldo con una punta di caffè, la sua colazione preferita.
 
Guardò l’orologio, che segnava le 10.43, ma non le importò più di tanto, in quanto quella sarebbe dovuta essere la sua giornata libera che avrebbe piacevolmente passato a casa, lontana da quel mondo che non le piacque mai.
Diede un’occhiata nel piccolo frigorifero, per constatare di avere abbastanza ingredienti per preparare un’eventuale pranzo per due persone, qualora fosse stato necessario.
Poi la sua attenzione venne distolta dall’allarme del microonde, ed immediatamente si avvicinò ad esso prendendo la tazza, riscaldandosi e cominciando a bere, il tutto mentre lasciava poggiare il suo corpo su un mobile, perdendosi infine a pensare a ciò che avrebbe dovuto fare quel giorno.
 
 
La luce solare oramai era divenuta forte e accecante, arrivando ad illuminare buona parte della stanza e ad accendere quei colori di cui era coperta.
Lievi movimenti interruppero la silenziosa atmosfera all’interno della camera, mentre bisbigli lamentosi echeggiarono nell’aria.
Colpito in pieno volto da un raggio fin troppo luminoso, Duncan provò ad aprire gli occhi, trovandoli all’inizio pesanti e offuscati. Provò ad aguzzare la vista, ma fece una smorfia non appena girò il viso verso la luce, che mai come in quel momento trovò dannatamente fastidiosa.  La testa gli pulsava, ma si meravigliò nel rendersi conto di essere in un luogo a lui sconosciuto: steso su un letto matrimoniale, aveva di fronte pareti colorate di un viola scuro, coperte in parte da una scrivania piena di libri accostata poi ad un armadio di legno, con molta probabilità di ciliegio. Alla sua destra vi era un’ampia finestra semi-aperta, giusto quel poco per far passare un pochino di luce necessaria.
-E adesso dove cavolo mi trovo?- si chiese sempre più perplesso il punk, grattandosi la nuca per poi trovarla sorprendentemente avvolta in una garza, che gli copriva così l’intera fronte. Istintivamente deglutì a vuoto, non appena constatò anche lo stato del resto del corpo, anch’esso in parte fasciato. A quel punto non ce la fece più, e spinto da troppi dubbi che si stavano sommando sempre più, poggiò entrambe le mani sul morbido materasso provando a sollevarsi.
-Ahi!Oh merda!- imprecò Duncan non appena si rese conto di essere sprovvisto di forza necessaria per reggersi da solo. Cadde così, a peso morto, sul letto, poggiando la schiena sulla ringhiera del letto.
Ad un tratto udì dei piccoli passi veloci, farsi sempre più insistenti, ed una figura che mai si sarebbe immaginato di vedere si presentò ai suoi occhi.
 
Sulla soglia della porta della stanza vi era Gwen che, non appena avvertì dei suoni anomali provenienti dalla sua camera da letto, si fiondò immediatamente in essa, per poi paralizzarsi di fronte la sua vista.
Spaventata e con un respiro fattosi più accentuato, aveva lo sguardo incatenato a quello del ragazzo, che la guardava sorpreso quanto lei. Finalmente lo vide sveglio, ma cosa ancor più importante lo vide vivo di fronte a lei.
I suoi occhi, di un colore chiaro ed incredibilmente cristallino, spossarono la gotica, ritrovandosi disarmata da quel vortice di emozioni che le fece perdere il controllo.
D’altra parte Duncan rimase senza parole, o meglio estasiato, incapace di formulare un pensiero o una parola sensata, non potendo credere di avere a pochi metri distante la ragazza che da giorni era diventata la protagonista dei suoi pensieri.
 
Stava sognando o cosa?
 
Passarono un paio di minuti, al cui scadere Gwen prese a parlare, trovandosi imbarazzata per l’espressione sempre più da ebete che si era ormai dipinta sul volto del punk.
-C-Ciao…ben svegliato...- soffiò lei sorridendogli, per poi avvicinarsi lentamente.
Duncan l’osservava farsi sempre più vicina, ma soprattutto con indosso una corta camicia perla da notte che le arrivava sulle ginocchia, avente dei ricami in pizzo neri. Deglutì sforzandosi di non farsi prendere troppo dalla meravigliosa vista che aveva davanti a sé.
-Dormito bene?- gli domandò lei premurosa, che nel frattempo si era seduta accanto a lui, vedendo che il ragazzo continuava a non parlare.
-S-sì..credo. Ma sto sognando?- Duncan riuscì a parlare, e le fece quella domanda con una certa malizia innocente. A quelle parole la ragazza rise scuotendo lievemente il capo, per poi accavallare le gambe senza accorgersene, gesto che però non sfuggì al punk.
-N-no, perché me lo chiedi?- continuò lei curiosa. Il ragazzo fece spallucce, mostrando i suoi splendidi denti bianchi.
-Beh allora è chiaro: sono morto.- disse con molta naturalezza, non smettendo però di sorridere.
Nel frattempo che lo ascoltava Gwen si faceva sempre più seria, cominciando a preoccuparsi dello stato mentale del suo interlocutore.
-C-cosa? No, ma che dici! Sei vivo, per fortuna! Perché sostieni questo?- oramai lei perse il sorriso che le illuminava il volto, e quasi adirata si rivolse a lui, che non smetteva di sorriderle.
-Non può essere! Una ragazza di così tanta bellezza può essere solo un angelo, e gli angeli si trovano solo in Cielo!- confessò lui come se avesse detto una cosa normalissima.
A quelle parole la ragazza si sentì improvvisamente travolta da uno strano calore, il tutto mentre sbarrò gli occhioni neri che il punk notò brillare ancor di più, subito dopo la sua affermazione.
In quel momento di sentì impacciata più che mai, e non sapendo se trattenere o sfoggiare quel sorriso che stava nascendo su quelle labbra carnose, si alzò di scatto dal letto in procinto di andarsene.
-Oh ci rinuncio! Pensala come vuoi.- gli disse esasperata, per poi avvicinarsi alla porta.
Duncan la seguì con lo sguardo, ma non appena udì la sua risposta, scoppiò a ridere, guadagnando uno sguardo perplesso della fanciulla. Si guardarono negli occhi tanto quanto bastava per far diventare serio il punk.
-Cosa..cosa mi è successo? Intendo..dopo che ho tentato di allontanare da te quei maiali? Non ricordo nulla…- disse il ragazzo con una sincerità disarmante, passandosi a toccare il capo e il torace sulle zone fasciate, per poi guardarla intensamente.
La domanda arrivò dritta e rumorosa alle orecchie della gotica, consapevole che prima o poi avrebbe dovuto rievocare in qualche modo quei spiacevoli ricordi. Abbassò lo sguardo, per poi cominciare a torturare un lembo della vestaglia.
- Hai subito una violenza. S-Sei stato picchiato, con forza, da quel branco di idioti. Eri in fin di vita, ma io mi sentivo troppo in colpa per lasciarti in quello stato, così ti portai qui, a casa mia, promettendo a me stessa che mi sarei presa cura di te. Era il minimo che avrei potuto fare..- spiegò ingenuamente la ragazza, avvertendo gli occhi pizzicarle sempre più. Mentre raccontava, si avvicinò di nuovo al letto, per poi sedersi accanto al punk, bisognosa più che mai di sentirlo ancora vicino. Duncan udì il racconto non lasciandosi sfuggire nessun particolare, rimanendone alquanto sorpreso sia dalla dinamicità con cui gli eventi presero piega la sera precedente, sia per il gesto così gentile da parte della fanciulla. Le sorrise dolcemente, avvertendo una piacevolissima felicità riscaldargli il cuore che riprese a battere più velocemente.
- Oltre ad essere un bellissimo angelo, sei anche un bellissimo medico? - gli domandò lui con un ghigno malizioso, con l’intento di strapparle un sorriso.
- Oh no, non sono un bellissimo medico, sono solo una semplice ragazza. Mi piace aiutare gli altri nel momento del bisogno, tutto qui.- ammise lei sorridendo, non potendo fare a meno di arrossire.
-Ti pare poco? Chissà quale brutta fine avrei potuto fare se non ci fossi stata tu. Grazie, davvero.  -  confessò lui stavolta serio, ipnotizzando nelle sue iridi quelle di Gwen, che portò le proprie mani sul grembo, facendole giocherellare tra loro per l’imbarazzo.
-Non sei tu che devi ringraziarmi, piuttosto io. Ti sei sacrificato per salvarmi, evitando così che quell’uomo..quell’uomo..- la gotica non riusciva a terminare la frase, presa improvvisamente da quel sentimento di paura che la dominò durante le ore di terrore. Una fitta al petto colpì in pieno il punk, vedendo le prime lacrime scorrere sulle guance candide e delicate della fanciulla, ed istintivamente allungò un braccio in direzione delle mani raccolte di lei, stringendole ed invadendole del suo calore. Erano fredde e tremanti, così cominciò ad accarezzarle dolcemente, per poi riprendere a parlare.
- Stai tranquilla, adesso è tutto passato, non devi preoccuparti. – la cullò con un tono di voce caldo e rassicurante, che Gwen non poté fare a meno di adorare.
Quel ragazzo aveva un non so ché di speciale, capace di farla sentire meglio e al sicuro, sensazioni che non provò mai con uno sconosciuto. Gwen posò lo sguardo sulle loro mani intrecciate, notando che il ragazzo non aveva smesso di accarezzare le sue, e sorrise dolcemente.
-Grazie, sul serio.- sussurrò lei guardandolo negli occhi, piena di gratitudine.
-Oh di nulla dolcezza, questo e molto altro! Comunque, io sono Duncan, piacere!- disse tornando a sorridere radioso il punk, facendole l’occhiolino.
-Piacere, Gwen...- disse lei, ma venne improvvisamente fermata dal suono del campanello, al quale la gotica non fece attendere la sua risposta, sapendo in realtà chi la stesse aspettando al di là della porta.

-Signora Cooper! Entri pure..la ringrazio di essere venuta..- Gwen vide infatti la dottoressa sulla soglia, e felice più che mai nel vederla aver mantenuto la promessa le fece strada fino alla camera da letto, là dove si trovava il paziente.
-Figurati mia cara, dovere di un medico..e preoccupazione di un’ansiosa ragazza.- rispose la donna, lasciandole interpretare la frase a suo piacimento, sorridente, mentre di fronte a sé trovò il malcapitato vivo e per fortuna sveglio.
-Bene bene, vedo che si è svegliato. Buongiorno caro.- salutò cordialmente la dottoressa, facendosi largo nella stanza mentre il suo camice bianco ondeggiava a ritmo dell’andamento sinuoso dovuto ai tacchi.
Duncan, che fino a quel momento aveva un’espressione curiosa ed interessata, assunse improvvisamente un colore pallido non appena vide la donna appoggiare una macchina dotata di display e fionde sul letto, proprio accanto a lui, preparando da subito tutto l’occorrente.
Il ragazzo, infatti, aveva da sempre una certa “avversione” verso i medici, soprattutto verso quelli dalle poche parole e dalle azioni dirette, come quella dottoressa di fronte a lui.
-E quello….?- domandò quasi spaventato il giovane, mentre con lo sguardo slittava posandosi prima sul volto della Cooper e poi su quello di Gwen, la cui espressione corrugata di certo non aiutava la stato d’animo di Duncan.
Incurante della voce tremante del ragazzo, la Cooper indossò dei guanti bianchi sterilizzati, e con fare professionale fece per strappare le garze che coprivano le ferite di Duncan, ma quest’ultimo la fermò bruscamente.
-Ehi si fermi! Non sono una cavia! Voglio spiegazioni!- si rivolse alla donna con tono abbastanza alterato ma tremante, probabilmente dovuto alla paura che lo stava divorando pian piano. A quelle parole la dottoressa lo guardò negli occhi, per poi alzare un sopraciglio divertita.
-Per caso ho di fronte a me un fifone? Sta tranquillo, voglio solo sollevare dalla paura quella ragazza lì. Ha il timore che tu possa avere qualche ossa rotta, quindi smettila di piagnucolare come un bambino e fammi fare il mio lavoro. Grazie.- disse schietta la donna, non smettendo però di sorridere, considerando troppo buffa l’espressione del punk, per poi procedere.
Sentendosi chiamare in causa, Gwen alzò lo sguardo, prima concentrato sul pavimento, incontrando gli occhi limpidi di Duncan, trovandoli tremanti e decisamente più luminosi.
A quel contatto, seppur non tattile, Gwen sentì un leggero calore pervaderle il corpo, e non poté fare a meno di sorridergli timidamente, gesto che lui ricambiò ben volentieri.
 Nel frattempo la dottoressa Cooper aveva eliminato le garze dal corpo del ragazzo, passandoci poi uno strano gel, evitando le zone ancora fresche per poi prendere un laser e muovendolo sopra, molto lentamente.
Buon medico qual’era, analizzò la lastra che le si presentò sul display, controllando la presenza di qualche possibile anomalia. Stava per parlare, quando reputò meglio dare prima un’occhiatina veloce ai due ragazzi, che per tutta la durata del controllo non fiatarono, constatando la strana affinità di quella che, da parte di Gwen, veniva chiamata solo pura “conoscenza”. Osservò lo sguardo incantato del punk, che non perse tempo a deliziarsi della vista di quella ragazza così bella e ingenua. Poi si concentrò su Gwen, che stranamente aveva le gote color porpora, il tutto mentre anche lei regalava sorrisi ad un Duncan che oramai aveva attivato la sua frenetica fantasia istintiva, deducendone chissà quali oscuri risultati.
-Qui gatta ci cova..- pensò la donna sorridendo maliziosamente.
-Ehi piccioncini..- li esortò guardando il display di fronte a sé, ottenendo finalmente la loro attenzione.
-Il ragazzo qui presente è sano come un pesce. L’unica cosa che ti raccomando però, mio caro, è di rimanere al riposo per un bel po’, almeno fino a quando tu non riesca a provvedere da solo autonomamente.- continuò poi la donna, volgendo uno sguardo prima su Duncan e poi sulla ragazza, che si tranquillizzarono udendo quelle parole.
 
***
 
-La ringrazio tanto, signora Cooper. E’ stata gentilissima a passare di qui per visitarlo.- Gwen era sulla soglia della porta d’ingresso, e con un sincero sorriso stava congedando la dottoressa che ricevette una chiamata d’emergenza dall’ospedale.
-Non ti preoccupare, l’importante è che stia bene. T’ho vista abbastanza scioccata,avevi un gran timore, eh?- guardò negli occhi la ragazza, e per un attimo le parve di vedere il suo sguardo cedere per l’imbarazzo.
-N-No..è solo che mi sentivo continuamente colpevole. Lui è solo una vittima di tutto ciò che accadde..- sussurrò addolorata Gwen, abbassando lo sguardo.
-Poi mi racconterai, okay? Fammi scappare, hanno urgentemente bisogno di me.-  e dopo aver ottenuto un sorriso di approvazione, la Cooper lasciò l’appartamento.
 
La gotica tornò da Duncan, trovandolo intento ad aggiustarsi sotto le coperte.
Si poggiò allo stipite della porta, per poi guardarlo divertita.
-Visto? Non è stato poi così terribile essere una cavia della Cooper.- lo prese in giro lei, ricordando di aver letto il terrore sul volto del punk.
-Non eri tu quella preoccupata per me?- Duncan non si perse d’animo, e con un colpo solo la incastrò in una scomoda verità. Gwen si trovò così impacciata, e per evitare il suo sguardo fin troppo furbo cercò di non guardarlo.
-Volevo semplicemente essere sicura..Comunque non devi sforzarti, hai bisogno di riposo.- la ragazzo tentò di sembrargli indifferente, per poi cambiare discorso. A quelle parole Duncan tornò serio.
-Già, hai ragione. Oggi pomeriggio torno a casa, non voglio recarti altri problemi.- le confessò lui regalandole un dolce sorriso, seppur malinconico.
Gwen sgranò gli occhi, mentre il suo respiro le si strozzò in gola.
Andarsene? Così presto?
Mai come in quel momento avvertì quella sensazione di smarrimento che attanaglia il petto, stordendo la persona colpita.
 
Perché? Perché doveva andarsene?
 
Doveva essere sincera con sé stessa: trovò la compagnia di quel ragazzo molto piacevole, nonostante le taglienti battute e il poco tempo trascorso insieme. Si sentiva stranamente bene con lui; anche se non lo conosceva ancora bene aveva capito che poteva approfondire la loro conoscenza e far nascere una grande amicizia. Certo, prima o poi sarebbe dovuto tornare a casa sua, ma allora perché non voleva?
Perché non voleva lasciarlo andare via, da lei?
 
-C-Cosa? Oh…se devi proprio andare vai, l’importante è che tu ti senta meglio… ma a me non dai fastidio se rimani qui…- sussurrò l’ultima parte della frase con tono sempre più basso, mentre le gote diventarono calde e rosee, per poi specchiarsi di nuovo nelle iridi chiare del ragazzo.
D’altra parte lui, udendo quelle parole, si sorprese non poco, rimanendone spiazzato.
Ebbe una strana sensazione, pensando che dietro quelle parole vi era un significato ben diverso dall’apparenza, e sicuramente più profondo.
Provò ad alzarsi dal letto, giusto per testare il suo stato di salute attuale, deducendone solo una cosa.
Un’osservazione che gli fece nascere un sorriso furbo e radioso.
-Credo che ancora non posso dire di sentirmi già meglio…posso continuare a disturbarti con la mia presenza in casa tua? Prometto di fare il bravo.- pronunciò quelle parole con fare sensuale, dopo essere caduto goffamente di nuovo sul materasso, rendendosi conto di non essere del tutto in perfetta forma.
Gwen scoppiò a ridere come non mai, pensando che della lontananza di quello strambo ragazzo ne avrebbe subito risentito. Ricambiò lo sguardo vispo e, avvicinandosi a lui con le braccia conserte, gli rispose dolcemente.
-Certo, se proprio ne hai ancora bisogno…-
 






Angolino autrice:

Macciaooo carissimi lettori!!

Mi siete mancati tantissimo, sapete? :3
Ed io? Vi sono mancata? :'D
*passa una palla di fieno mentre un canto delle cicale trionfa nella sua stanza*
Ma da quando in qua ci sono cicale e palle di fieno a casa mia?!?!?
Cooomunque: ecco a voi il nuovo capitolo! ❤
Come al solito mi scuso per l'enorme ritardo, sperando che abbiate apprezzato lo stesso l'aggiornamento *-*
Stavolta è molto più lungo del precedente, ve ne siete accorti? Dovevo assolutamente tornare alla normalità! ❤ ^-^
Che ne pensate di questa prima dose DxG? ❤
Ho bisogno che voi vi esprimiate con sincerità: è molto importante per me :'3
Ringrazio TUTTI, ma proprio TUTTI i lettori-recensori e i lettori-silenziosi: siete fantastici!!!! :'3 ❤
Ma prima di concludere, non potevo non citare le persone alle quali ho dedicato il capitolo, ovvero:


ூ gwuncan99
ூ TeenSpiritWho_
ூ Lillykawaii
ூ Gwen del duo zoey_gwen
ூ _stella_2000
ூ clif
ூ Nadynana
ூ Gwuncan_love
ூ GwellaTDNews
ூ TheCodyFan
ூ SaraRocker
ூ Lexy Angels

I miei recensori number-one, anche loro autori di storie meravigliose, consiglio vivamente di farci un salto, non ve ne pentirete!!! ❤
Amici miei, vi adoro tutti!! ❤❤

Se qualcuno non lo sapesse, mi diletto pure a disegnare i personaggi di TD: se sei curioso/a clicca qui!
Grazie mille per tutto, aspetto con ansia le vostre recensioni!
Bacioni! ❤

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Storia in collaborazione con Clif:
A TUTTO REALITY: EFP

Siete pronti per un nuovo reality? Ancora di più se questa volta si svolgerà su una nave? Alcuni dei nostri concorrenti + altri 4 nuovi concorrenti si affronteranno in un reality mai visto prima d'ora! Da una nazione all'altra, pronti sempre a fare le peggiori sfide! Divisi in "Squali" e "Delfini" i nostri amici saranno pronti a passare sconvolgenti settimane nell'Oceano, costretti a stare con i loro peggior nemici! Poi, per chi si è perso qualcosa, non preoccupatevi: Ci sarà il dopo show di Dalhia_Gwen, condotto da Bleinley e Josh a tenervi informati su tutto e sempre pronti alla risata!
In questo fantastico reality voi e ripeto voi potrete scegliere infine il vincitore! "
Cosa manca per renderlo perfetto? Ah, è vero! Mancate voi! Cosa aspettate?
"Clif's story" vi augura: Buona lettura


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Dalhia_Gwen
  
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