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Autore: ale93    13/03/2014    3 recensioni
E la consapevolezza continua, pesante, insistente, che la luce s’è spenta ormai.
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Note: La narrazione è confusa e caotica perché è collegata al modo in cui riaffiorano i ricordi nella mente un po' schizzata di Sirius. Per il resto, spero sia abbastanza comprensibile. Avevo bisogno di scriverla, tutto qui.




A DracoLikesHamsters,
perché è troppo, troppo cara.
Spero ti piaccia.





English Fine Rain
 
 
 
 
 
Un bacio e un altro, un altro e un altro. E al di là della finestra forse Londra si sta sgretolando in fretta, ma Sirius non lo sa, non ne ha idea. C’è un Remus diciottenne che lo sfiora con la punta delle dita e segue scie trasparenti e invisibili con la bocca. La luce fioca di quella casa piccola, minuscola, inarrivabile, che si accende per qualche attimo, solo un brillio veloce, prima del buio.
E Remus geme; «Sirius», singhiozza, piange il suo nome, gli sembra, ma forse sta solo ridendo.
Sarà sempre così, sempre, sempre, sempre si ripete Sirius e la pelle calda di Remus sotto la sua gli dice ch’è la verità, sacra, benedetta verità.
«Amore, amore», è la litania continua di Sirius, poi fa una pausa distratta, si corregge, «...Remus».
Ma Moony sorride con la stessa bocca che una manciata di secondi fa si chiudeva sull’uccello di Sirius e questa sembra la cosa più bella, perversa e dolciastra che abbiano mai sentito sotto la pelle.
«Amore», ripete Remus ed è un bisbiglio nuovo, sottilissimo, caldo.
 
.
 
 
Si risveglia da un sonno lungo dodici anni, Sirius, all’improvviso, davanti a quella casetta ch’è più piccola ancora di come la ricordava –la ricordava davvero? Non dovrebbe essere là, non dovrebbe, ma c’è andato, perché ha sentito che c’era qualcosa da poter recuperare, qualcosa, qualcosa. Ed è vero.
Ci sono Remus e Sirius, da quelle parti, quelli di un’altra vita. I ricordi piovono nella testa e sono leggeri e confusi, quasi Sirius non li sente, come la pioggia fine di Londra, che lo lava piano, è lenta, inesorabile.
Si sforza ancora un secondo, un’ ultima goccia gli bagna la bocca ed è la più dolce. Un Remus ventenne, allampanato, culla un fagotto azzurro vicino alla finestra, una testolina scura contro il suo petto. «Harry», gli sta sussurrando con le labbra su quella fronte piccola, bianchissima, «con questi genitori e con questi zii, sei nato sfigato, fattelo dire».
 
E la consapevolezza continua, pesante, insistente, che la luce s’è affievolita ormai, che il buio è tutto ciò che gli resta. Ma in quel nero sconfinato e troppo scuro, in quella notte spenta, in tutte quelle notti che non s’accenderanno mai più
 
Sirius corre verso casa.
   
 
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