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Autore: thedgeofbreakingdown    13/03/2014    10 recensioni
Cercò di alleggerire il peso che aveva al petto e che sembrava quasi opprimente mentre si spogliava rimanendo in boxer e infilandosi sotto le coperte.
Grover non era nella sua stanza ma a lui andava bene così. Voleva stare da solo anche se non sapeva bene il perché.
Voleva stare da solo, il cuore impregnato del sorriso che lui considerava il più bello del mondo, la testa carica di una risata che avrebbe ascoltato ventiquattro ore su ventiquattro.
Non pensare a lei -si diceva- non è la cosa giusta, non ci pensare.
Ma come non puoi pensare a una persona che ti è entrata sotto la pelle?
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Luke Castellan, Percy Jackson, Talia Grace
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Beating Heart'
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And then the cold came
 

Era mercoledì e Annabeth non sapeva neanche bene per quale motivo, lei odiava i mercoledì, con tutta sé stessa. Le davano fastidio e non ci stavano a fare nulla nella settimana, ma forse tutto era dovuto al fatto che avesse il ciclo e quando aveva il ciclo le dava fastidio qualsiasi cosa, più del normale. Talia lo aveva in sincrono con il suo e avere due ragazze irritabili e col ciclo nella stessa stanza era il prologo per lo scatenamento della terza guerra mondiale.

Non uscirono neanche da sotto le coperte, i Green Day che ci davano dentro nello stereo di Talia, mentre entrambe avevano il piumone tirato fin sopra la testa e la pioggia batteva con insistenza sulle finestre.

- Dio, non ce la faccio più – protestò Annabeth, mettendosi a pancia in su nel letto e tenendosi lo stomaco con le mani.

- Stai zitta! – esclamò Talia, la voce attutita dal cuscino dove aveva seppellito la faccia.

- Vaffanculo, stronza – e poi bussarono dolcemente alla porta.

- CHI E'? – tuonarono le due ragazze voltandosi di scatto verso l'entrata della loro camera, i nervi tesi a mille.

 

Luke si passò una mano dietro al collo mentre Percy saltellava e respirava forte.

- ok, amico – fece Luke mettendo una mano sulla spalla del moro, fermando i suoi saltelli, – ce la possiamo fare, dobbiamo solo credere in noi e non farci prendere dal panico –

Percy respirò forte, – ma se ci faremo del male? –

Il biondo strinse le labbra, – noi siamo più forti di così. Sei pronto? –

Il più piccolo si sfregò le mani, come a darsi ulteriore carica, – pronto –

E Luke aprì la porta, – ciao ragazze! – fece all'unisono con Percy.

- ANDATE FUORI! – strillarono Annabeth e Talia lanciando la prima cosa che gli capitava in mano, ai malcapitati ragazzi che si abbassarono appena in tempo perché una spazzola viola e una bottiglietta d'acqua finissero nel corridoio.

- Siamo ancora in tempo per scappare – disse Percy mettendo una mano sulla spalla di Luke.

- Dobbiamo essere più forti di così, forza e ce la faremo –

Entrambi i ragazzi camminarono cauti verso i letti mentre Annabeth e Talia li guardavano con circospezione e nervosismo crescente.

- Si può sapere che volete? – domandò Talia mentre Percy si sedeva cauto sul letto della bionda, che si limitò a guardarlo male senza però dirgli nulla.

- Portarvi fuori dai letti e saltare le lezioni per un giorno – disse Luke con un sorriso mentre Talia si voltava verso di lui e lo guardava con la fronte corrugata, – lo sai che si possono saltare le lezioni anche nel letto? –

- che tra parentesi, è molto più comodo di quanto si pensi – continuò Annabeth cercando di tirarsi le coperte sul viso, lottando contro la mano di Percy che gliele teneva ferme.

Luke rise e si scambiò un'occhiata di trionfo con l'amico. Le ragazze si stavano calmando, le speranze di sopravvivere erano aumentate, – Ma andare in giro con noi è più divertente –

Percy scostò le coperte dal letto di Annabeth e ci si infilò sotto anche se era interamente vestito. Poggiò la schiena per metà alla testiera del letto ed Annabeth, forse presa da una necessità di coccole-come tutte le ragazze col ciclo-, si sistemò dolcemente sul petto di Percy, mentre lui si premurava di coprirla nuovamente col piumone scivolato quando si era mossa, e di abbracciarle dolcemente la schiena.

Sarebbe rimasto così in eterno, in quella posizione per molto, molto tempo. Era così bello, così bello sentire il corpo di Annabeth sul suo, il suo respiro regolare sul petto e il suo profumo che la contraddistingueva, rendendola semplicemente unica.

Lo stomaco gli si attorcigliò su sé stesso e si maledisse per quelle emozioni che non voleva assolutamente provare.

Aveva già sofferto troppo per amore, ma con Annabeth, anche se non era ancora nato nulla, gli sembrava di poter ricominciare, di poter star bene, almeno per un po'.

Scacciò quei pensieri mentre Annabeth si sistemava un po' meglio, poggiando la guancia sul petto di Percy e raccogliendo le braccia in modo da stare più al caldo e più vicina a lui.

- E dato che con noi è più divertente, adesso voi belle ragazze uscite, vi date una ripulita e poi andiamo a farci un bel giro che durerà tutto il giorno – fece Percy muovendo quasi per istinto le dita lungo la bassa schiena di Annabeth.

- Ci dobbiamo alzare per forza? Perché io in questo esatto momento starei benissimo – mugolò la bionda, la guancia premuta contro il petto di Percy che si mosse impercettibilmente mentre rideva.

- Quanto sei porca – berciò Talia che era riuscita a voltarsi a pancia in su e spingersi le coperte alla vita. Lo sguardo di Luke cadde sulla sua canottiera nera che le lasciava scoperta una piccola parte di pancia e che seguiva dolcemente i contorni del suo seno. Mosse il collo e strinse i pugni mentre Annabeth rispondeva simpaticamente all'amica, nel tentativo di calmarsi.

- Dai, Tals, inizia a prepararti – sorrise Luke e Talia borbottò qualcosa di incomprensibile, allungando una mano per far si che il biondo la afferrasse e la potesse tirare su.

La mano di Talia era piccola e un po' chiara rispetto a quella di Luke, che la fece sedere dolcemente mentre lei ricadeva con il busto in avanti poggiando la testa sulla spalla del biondo. Rizzò la schiena due secondi dopo e sorrise, scendendo con una certa difficoltà dal letto mentre Luke deglutiva e pensava a tutto tranne al corpo di Talia. Era in mutande nere e canottiera che le lasciava scoperta la pancia e le curve morbide dei fianchi.

Talia era già sexi con dei pantaloni a vita alta e una maglietta aderente, figurarsi semi nuda.

Percy incontrò lo sguardo di Luke e abbozzò una risata mentre Talia andava in bagno, assolutamente a suo agio nonostante non fosse granché vestita.

- Smettila di guardarmi il culo, razza di pervertito – disse con un sorriso e chiudendosi la porta alle spalle, senza guardarsi dietro.

- Se tu me lo metti così in bella vista non è colpa mia – si difese lui mentre Talia rideva dal bagno ed Annabeth e Percy con lei.

Luke si voltò verso loro due e li osservò stare abbracciati per un attimo, – sul serio, voi due mi fate venire il diabete –

- Luke, non metterti mai contro una ragazza col ciclo – lo avvisò Annabeth continuando a dargli le spalle per com'era abbracciata con Percy.

Il moro rise, mentre Luke alzava le mani e si poggiava alla testiera del letto di Talia con un sorriso.

***

Circa una mezz'ora dopo, i quattro ragazzi sgattaiolarono fuori dal college e salirono sul pick-up di Percy mentre il vento gli spazzava via i capelli e sbatteva violentemente sui loro corpi. Appena furono in macchina, Percy fu rapido ad accendere il riscaldamento e avvicinarci le mani prima di partire.

- Benissimo, andiamo a Boston e ci fiondiamo nel primo Starbucks, che ne dite? – propose Percy voltandosi a guardare Luke e Talia seduti dietro, particolarmente infreddoliti.

- Ottima idea – rabbrividì Annabeth portando le mani davanti getto dell'aria condizionata prima che Percy partisse sotto un cielo nuvoloso e grigio, carico e denso di pioggia.

Quando arrivarono in città stava piovendo talmente tanto che fu quasi difficile guidare e il moro parcheggiò davanti al primo Starbucks, fiondandocisi dentro e tenendo aperta la porta agli amici che si strinsero nei giubbotti nonostante il calore del piccolo bar.

Trovare un tavolo libero fu praticamente un miracolo, ma la fortuna almeno per quel giorno, era abbastanza dalla loro parte perché un tavolino all'angolo, vicino alla vetrata che dava sulla strada, fosse loro.

Ordinarono cioccolata calda per tutti, tranne Annabeth che prese il thè nonostante le proteste di Percy nel farle prendere qualcosa di più sostanzioso e le simpatiche prese in giro di Talia.

- Sapete che tra un mese quelli Sigma Tau organizzano una festa? – fece Luke rubando la panna dalla tazza di Talia mentre lei lo guardava in cagnesco.

- Sul serio? Dove? – domandò Percy portando alle labbra il cucchiaio pieno di cioccolata.

- Nella loro casa, è enorme e si da il caso che noi quattro siamo stati invitati – sorrise furbo il biondo mentre gli amici sbarravano gli occhi.

Annabeth corrugò la fronte prima di posare la tazza del thé caldo sul piattino bianco, – sul serio? Ma noi tre siamo matricole – disse, un po' restia nel credere che fossero stati invitati con così tanta facilità a una festa come quelle che organizzavano i ragazzi della Sigma Tau.

Erano conosciute praticamente in tutta la città, l'alcool non mancava mai, come la musica a palla e la polizia a fine nottata, ma quello non era mai stato un problema per nessuno. Quelle feste erano conosciute per il numero di ragazzi che ci andavano e al numero decisamente inferiore di ragazzi che poi potevano entrare. Le liste venivano spillate il mese prima e solo i veterani di quella confraternita potevano decidere chi portare e chi no. E si sapeva, lo sapevano tutti che alle matricole non era assolutamente permesso di andare, per nessun motivo al mondo.

- Lo so che siete matricole, Annie bella – cominciò Luke.

- Piantala – borbottò la bionda mentre il ragazzo sorrideva, prima di continuare.

- Siete matricole ma siete anche i migliori nel combattere e questo non passa inosservato, senza escludere il fatto che almeno la metà di quegli affamati hanno messo gli occhi su voi due – e indicò Annabeth e Talia, – e vogliono conoscere te – e poi indicò Percy che sbarrò gli occhi, assolutamente incredulo.

- Me? – domandò affondando il cucchiaio nella cioccolata, quasi a realizzare ciò che il suo amico gli aveva detto.

Luke rise, – certo che ti vogliono conoscere, Testa d'Alghe –

- è una mia esclusiva – scherzò Annabeth mentre il biondo alzava le mani davanti al petto e sorridere.

- Pardon. Comunque, certo che ti vogliono conoscere. La maggior parte di quei gorilla tutto muscoli e niente cervello fanno football e gli allenamenti si svolgono esattamente davanti alla palestra dove ci alleniamo noi – spiegò Luke mentre Percy ancora non capiva.

- ok.. e quindi? Perché mi vogliono conoscere e perché vogliono noi, tre matricole, alla loro festa di fine novembre? – domandò il moro mentre Luke lo guardava un po' esasperato, passandosi la mano tra i capelli biondi.

- Ma andiamo, non ci sei ancora arrivato? – Percy scosse la testa mentre un barlume di consapevolezza passava negli occhi grigi di Annabeth che intercettò lo sguardo di Luke che annuì, capendo in pieno ciò che gli aveva appena detto con gli occhi. – Forse voi non lo sapete, ma siete più popolari di quanto credete, andiamo ragazzi! Le occhiate in mensa, il fatto che tutti si vogliano sedere e parlare con voi, il perché ci sono così tante matricole agli allenamenti.. vogliono tutti essere come voi, vogliono conoscervi! Andiamo gente, non ditemi che ci siete arrivati solo adesso! Siamo i più chiacchierati a scuola e voi non ve ne siete mai accorti? –

- Ovvio – fece Annabeth immergendo un biscotto nel thé, – la squadra di football che si siede con noi, le loro ragazze che vogliono essere nostre amiche.. –

- che forza! – trillò Talia con un sorriso che le andava da orecchio a orecchio, – siamo stati invitati a una festa di ragazzi dell'ultimo anno, è davvero davvero pazzesco! –

 

Avevano saltato le lezioni ma questo non sembrava un problema per nessuno, tranne che per Annabeth, che si stava mangiando le unghie, combattuta tra il senso del dovere, i dolori del ciclo e il caldo dell'abbraccio di Percy. Erano seduti sui divanetti del bar e lui la stringeva delicatamente a sé mentre chiacchieravano con Luke e Talia.

Era assurda la calma e la tranquillità che c'era in quel momento, quasi surreale, un calma che nessuno dei quattro ragazzi erano abituati a vivere. Non era abituata Talia, costretta tutti i giorni a litigare con il padre, non era abituata Annabeth picchiata per la maggior parte del tempo in orfanotrofio o intimorita dalla sua stessa casa, non c'era abituato Luke costretto a nascondere i furti del padre e la schizofrenia della madre, prima che decidesse di andarsene, e non c'era abituato Percy che preferiva andare in strada o immergersi nella vasca da bagno, pur di non sentire i rumori dei colpi di Gabe alla mamma.

Era così strano essere tranquilli almeno una volta, tutti i muscoli rilassati, cullati dal torpore e dalle chiacchiere del bar.. sarebbero stati così per sempre se solo gli fosse stato possibile.

Avevano saltato le lezioni ed Annabeth si sentiva un po' in colpa per questo, ma era anche stato uno dei giorni più belli che Annabeth avesse mai vissuto. Era strano, ma tutto sembrava migliore assieme a quei tre idioti che riuscivano a capirla senza farle domande, che riuscivano a farla ridere ogni tre secondi.

Tutto stava cambiando ad Harvard, dalla prima all'ultima cosa.

Era diventata popolare e lei, la popolarità non l'aveva neanche mai capita. In collegio si picchiava con chiunque ed era “la sfigata senza padre”, nella sua famiglia era sempre stata messa in secondo piano, persino dalla madre che vedeva la costruzione di ponti e case più importante della sua unica figlia.

Annabeth non si era mai sentita amata o apprezzata, non si era mai sentita giusta, non si era mai sentita parte di un qualcosa, ma con Percy, Talia e Luke, finalmente sentiva di non essere più sola, finalmente sentiva di aver un motivo per sorridere la mattina, per studiare qualcosa che già sapeva solo perché lo faceva con loro.

Annabeth stava ricominciando a vivere, e dio, non c'era niente di più bello.

***

Aveva iniziato a piovere e per Percy fu più difficile riuscire a raggiungere la piscina per il consueto bagno notturno.

L'acqua batteva forte sulla cupola che proteggeva la piscina ma a lui non interessava, a lui interessava solo farsi quel bagno che l'avrebbe fatto pensare e riflettere, rilassare, anche se quella giornata era andata talmente bene che sembrava quasi surreale.

Si tolse la felpa azzurra e si fece scivolare i pantaloni lungo le gambe rimanendo in boxer, li scavalcò e poi si tuffò nell'acqua fredda della piscina mentre i capelli venivano spinti indietro e la pelle chiara si ricopriva di brividi.

Si sdraiò sul fondo, senza preoccuparsi del peso al petto per la mancanza di ossigeno. Era facile per lui, dopo un po' ci avrebbe fatto facilmente l'abitudine, lo sapeva bene. Incrociò le braccia dietro al capo mentre guardava la superficie dell'acqua.

Sorrise al ricordo di quella giornata.

Sorrise al ricordo di tutti i negozi in cui l'avevano portato Annabeth e Talia, tenendoli fissi da una parte per più di un'ora mentre si provavano magliette, jeans e vestiti che non gli sarebbe mai stati male.

Sorrise al ricordo della piccola lotta che aveva avuto con Annabeth per pagare un vestito. Alla fine, aveva vinto lui e aveva mentalmente ringraziato quell'idiota del padre che, nonostante fosse partito per una crociera sull'Atlantico senza mai tornare, gli aveva lasciato abbastanza soldi per pagarsi l'università e soddisfare qualche suo piccolo vizio.

Sorrise al ricordo di come avessero giocato con la panna della seconda cioccolata di quella giornata, del modo in cui, senza malizia, il dito di Annabeth era andato a prendere della panna per mettergliela sul naso.

Sorrise al ricordo degli abbracci che si erano scambiati.

Sorrise anche al ricordo di come Luke avesse baciato Talia sulla fronte dopo averla stretta a sé, quando erano passati davanti un cartellone pubblicitario che mostrava il padre in tutto il suo splendore. Luke non aveva fatto domande, si era limitato a portarla via e abbracciarla dopo che ebbe notato i suoi pugni chiusi e lo sguardo furioso.

E poi, quasi inaspettatamente, i ricordi tornarono a mangiare Percy.

 

Percy, possiamo parlare per favore?” domandò la ragazzina, i capelli neri tagliati corti con le forbici per le unghie solo per fare un dispetto al padre, il trucco pesante nonostante i dodici anni di età, il giubbotto in pelle e gli scarponi scuri.

Certo” rispose lui con un sorriso, che scemò lentamente appena vide l'espressione seria dell'amica. Si sedettero sotto il loro albero, a Central Park, quello più vicino al laghetto, con le fronde sempre rigogliose anche d'inverno, e il tronco ampio abbastanza perché i due dodicenni lo potessero usare come spalliera.

“ Che mi devi dire?” domandò Percy improvvisamente preoccupato, le gambe incrociate e chiuse in un paio di jeans un po' logori.

Talia si torse le dita, lo sguardo basso e gli occhi blu elettrico colmi di lacrime che Percy non poteva notare, “papà mi vuole portare via” disse quasi in un sussurro.

Il moro voltò lo sguardo verso di lei, sorridendo, “dai Talia, che mi devi dire?”

E fu a quel punto che la bambina sollevò lo sguardo, mostrando al suo migliore amico gli occhi pieni di lacrime, talmente tanto colmi che appena sbatté le palpebre due le scivolarono silenziose sulle guance lentigginose, “papà mi porta via, prima a Pittsburg e poi nel Mid-West”

E in quel momento, anche a maggio, Percy fu certo di sentire freddo.

La giornata era soleggiata, i bambini passeggiavano con i loro genitori, magari stringendo un cono gelato nella mano, le oche starnazzavano, ignare dell'inverno che aveva appena colpito il petto di Percy. Faceva freddo, un freddo che gli provocò le lacrime e gli fece tremare le mani più che mai.

Un freddo che arrivò all'improvviso, congelandolo dall'interno, il cuore prima di qualunque altra cosa.

Si voltò del tutto verso la migliore amica, imponendosi di scacciare le lacrime che minacciavano di uscire, “non è vero, dimmi.. dimmi che è uno scherzo” implorò, quasi cercando di convincere sé stesso che ciò che gli aveva detto Talia fosse solo una bugia e non una terribile verità.

La bambina scosse la testa, le lacrime che ormai le rigavano le guance mentre cercava comunque di parlare tra i singhiozzi, “Dice che non posso stare con una mamma alcolizzata, dice che mi deve portare via per forza. Partiamo tra una settimana, Percy”

Il cuore del bambino ebbe un tuffo e poi, fu impossibile trattenere ancora le lacrime, ma si limitò ad accogliere Talia nel piccolo petto, stringendola anche troppo forte per un ragazzino al quale stavano portando via tutto. Stringendola tanto, nel tentativo di dirle che lei era sempre stata il suo tutto, dicendole che aveva bisogno di lei, dicendole che non ce l'avrebbe fatta senza di lei.

I due bambini piansero assieme, consapevoli di ciò che avrebbero dovuto vivere di lì a breve, ma decisi di viversi quella settimana a pieno, e con un patto silenzioso, dopo che si furono asciugati le lacrime, decisero che sarebbero andati nel Bronx. Era l'unico modo che conoscevano per sfuggire a quella realtà che gli stava facendo fin troppo male.

 

Percy respirò forte appena uscì dall'acqua, il petto che si alzava ed abbassava velocemente prima che si issasse sul bordo della vasca mettendosi l'asciugamano sulle spalle e correndo velocemente fuori dalla piscina. Inviò il più veloce possibile un messaggio, certo che lei fosse ancora sveglia. Attraversò i corridoio senza che la velocità diminuisse, i vestiti che minacciavano di cadergli dalle braccia e il corpo che si stava freddamente asciugando a causa della sua corsa.

- Percy, ma che.. – fece Talia socchiudendosi la porta della sua camera alla spalle e passandosi una mano tra i capelli neri legati disordinatamente in una treccia. I vestiti caddero di mano a Percy mentre attirava Talia a sé, stringendola in un abbraccio e cercava di annullare quell'inverno che erano tornato nel suo petto, adesso più ampio e più allenato rispetto a quello dei suoi dodici anni.

Lei non fece domande, non parlò più ma si limitò a ricambiare l'abbraccio di Percy, respirando il suo profumo e la pelle ancora un po' umida per la piscina, seppellendo il viso nel suo petto.

Percy la strinse con delicatezza, affondando il viso nei capelli, consapevole che quell'inverno che sentiva, era finalmente scomparso.



Angolo Autrice:
Ehiiila<3
Probabilmente mi starete odiando perché non ho messo molta Percabeth in questo capitolo ma, che ci crediate o no, non è di passaggio. Come sapete, tutti i ragazzi hanno un passato con cui fare i conti e Percy, con quest'abbraccio con Talia, ha appena chiuso con una parte del suo.
Ha messo la parola fine a quella parte di passato che lo costringeva a pensare che Talia se ne sarebbe andata di nuovo.
Poi in questo capitolo si parla anche di una festa e non sottovalutatela perché succederanno talmente tante di quelle cosine che non vedo l'ora di arrivare a postare quel capitolo ahahahha
Comunque, hold on al capitolo dieci dove ci sarà un'importante svolta sia nella Thaluke che nella Percabeth mentre nel prossimo si vedrà un po' di più del passato di Talia e a quali fantastmi lei dovrà far fronte.
Il titolo è una canzone di Taylor Swift "Back to December" e si riferisce al freddo che sente Percy nel petto.
Sapete di cosa mi sono accorta? Che non vi ringrazio mai nello spazio autrice e be', vediamo di rimediare ahaha grazie a tutte quelle persone che hanno messo la storia nelle preferite, ricordate o seguite, grazie a chi si prende la briga di recensire (vi amo da morire) e grazie anche a chi legge silenziosamente perché, magari potrebbe non sembrare, ma quelle quasi trecento-quattrocento visite a capitolo mi fanno davvero tanto piacere.
Grazie mille a tutti perché senza di voi la storia non andrebbe mai avanti e grazie anche perché riuscite a farmi ridere in un periodo dove mi viene difficile anche solo sorridere.
Vi voglio davvero bene, gente e ci vedremo presto, lo prometto:**
Love yaa<3
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