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Autore: theonlyocean    13/03/2014    4 recensioni
"Non riuscivo quasi a crederci; in pochi minuti era passata dall'essere dolce e carina all'essere fottutamente bella e attraente. Ipnotizzava chiunque la guardasse per più di venti secondi e ricambiava sempre lo sguardo come a dire che ci stava.
Compreso me, incapace di capire cosa dirle o cosa fare, rimanendo li imbambolato a guardarla. Si girò e mi fece segno di uscire.
Ero innamorato e fottuto, oh quanto lo ero."
Genere: Horror, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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24 Giugno 2013, Hyde Park, Londra. 6.30 pm.

La casa di Simon distava ancora molto ed ero già a metà parco. Nonostante il vento e le continue ombre provocate dagli alberi, camminavo tranquillo. Mi accesi una sigaretta per distrarmi e appena espirai un’ombra si mosse tra la sponda del laghetto e un gruppo di alberi facendomi sussultare.
Sarà stato uno scoiattolo. L’ombra squittì. Decisamente uno scoiattolo
Uscendo dal parco camminai per il viale alberato dei condomini superlusso di Knightsbridge e trovai la porta di Simon tra tante. Suonando al citofono mi rispose una donna, probabilmente sua madre, e mi disse che in cinque minuti sarebbe sceso. Dopo dieci minuti buoni lo vidi sul pianerottolo, mi salutò, seguito dalle sue solite battuttacce sullo stato dei miei capelli dopo il vento di quel pomeriggio e andammo in centro.

- Cosa prendiamo per cena? -
- Già pensi a mangiare? È ancora lunga la serata cazzo! - dissi alzando la voce.
- Non ti scaldare tanto Al, pago io - disse Simon facendo un cenno con la mano.
- Va bene, dove andiamo stasera? -
- Imbuchiamoci a qualche festa, non ci facciamo notare, e paghiamo solo da bere. Si può fare -
Sembrava plausibile. – Potrei chiamare qualcuno? -
- Tipo chi? - mi chiese Simon mentre entravamo in un take away. Feci scorrere la rubrica del telefono: due mie ex ragazze, mia sorella, mia madre, uno che mi sta sul cazzo, due a cui sto sul cazzo, Simon, Matt, compagni di corso e qualche vecchio amico.
- Tipo Dave, Keaton o Adam -
- Non ci pensare nemmeno! - gli caddero gli spiccioli di mano. – Ce li hai 50 pence? -
Roteai gli occhi e gli diedi i soldi. – Pretendo almeno qualche patatina, è il minimo -
- Comunque non chiamarli, poi ci ritroviamo in casa di uno di loro a bere birra scadente e non ne usciamo più, mi sono dovuto addirittura far venire a prendere da mio padre di nascosto una volta dicendo loro che il guardiano del dormitorio chiudeva il portone presto -
- Ma tu non hai la camera al college - puntualizzai.
- Ti pare? Chissà quanto spenderei solo durante l’estate, e poi in casa sto meglio e per ora non devo pagare niente. Perché tu piuttosto non fai come me? - mi chiese.
- Abito troppo fuori e vicino passa solo la Northern, dovrei fare il cambio al King’s Cross, e lo sai che odio i treni -

Appena usciti, guardai in su e in quel momento una goccia di pioggia mi cadde sulla fronte. Tirai su velocemente il cappuccio e ci riparammo vicino ad un negozio. Per la gioia di Simon eravamo capitati in un sexy shop. Nel momento in cui si girò, si tolse la giacca ed entrò dentro, con me a seguirlo come un cagnolino sperando che non avessimo incontrato nessuno di nostra conoscenza. Dopo mezz'ora buona vittime dei continui sguardi assassini da parte di ogni commesso perché Simon toccava e riusciva a far cadere tutto, ridendo come un dodicenne ad ogni aggeggio che vedeva, uscimmo e prendemmo l’autobus, diretti verso un locale vicino al college.
Alla fine ci imbucammo alla festa di una ragazza del nostro corso e ne uscimmo ubriachi. Simon rimorchiò una bionda strafiga, cugina di non so chi del college, e ci passò la notte.
Io, rimasto solo, chiamai Adam e gli chiesi di andare al solito pub di Soho.
Già ubriaco com'ero, non ne sarei uscito bene, ma era sabato sera, e mai in vita mia avevo passato il sabato sera completamente sobrio. Adam, rendendo onore alle sue origini irlandesi, tracannò quattro birre come fosse acqua, mentre io ero così ubriaco da rischiare di rovinarmi la serata dando spallate ad energumeni irascibili, a ragazze con fidanzati energumeni irascibili, o a ragazze energumene irascibili; ero comunque troppo ubriaco per rendermene conto.

Quando dovevano essere probabilmente le due, farfugliai ad Adam che dovevo tornare in camera. Lui mi accompagnò alla fermata della metro e tornò nel pub. In un momento di lucidità mi ricordai di aver lasciato la Oyster a Simon e andai verso la biglietteria. C’erano due ragazze, una bionda e una mora. La prima passò avanti alla seconda, continuando a parlare con la ragazza con cui stava insieme. Quando ebbe finito e se ne andò, la mora si girò e le fece il dito medio. Prese un biglietto per la mia stessa fermata e si avviò, con me a ruota dopo qualche secondo. Alla fermata di Covent Garden la persi di vista tra un gruppone di sedicenni.
Quando arrivai alla stazione di Russel Square uscii, mi incamminai verso il college e costeggiai il parco della piazza. Era totalmente vuoto tranne che per una figura che fumava guardandomi, quasi immobile. Si girò dall'altro lato e andò via. Forse ero così messo male da spaventare la gente.
Continuando a camminare, girai l’angolo e, quasi arrivato davanti al college, iniziò a piovere a dirotto. Sentendomi osservato mi girai verso destra e all’altro lato della strada vidi di nuovo quella figura, una ragazza a vista d’occhio. In quel momento passò un autobus e lei sparì. Che avessi delle allucinazioni?
Mi passai la mano sulla faccia, grondante d’acqua, ed entrai nel college. Salutai Mike il guardiano, presi la chiave elettronica passepartout, dato che quella normale non c'era, probabilmente persa dal sottoscritto in qualche tasca di un giacchetto, ed arrivai al mio piano. Sfortunatamente Simon doveva aver avuto la mia stessa idea e appena sentì lo schiocco della chiave nella serratura si buttò contro la porta mentre provavo ad aprirla. Sentii una voce femminile iniziare a ridere in un modo odioso e dire a Simon di non farmi entrare perchè avevo fermato il "grande affare", accennando un doppio senso. Stronza, è la mia stanza!.
Scesi di nuovo da Mike e gli chiesi se poteva farmi un the, e poi preso dall'ubriacatura mi sfogai sul fatto di Sim e della ragazza, rischiando di farli cacciare in quel momento, ma fortunatamente, venendo entrambi dallo Yorkshire, chiuse un occhio, abituato a cose ben peggiori.
Il mattino dopo mi svegliai con una coperta e il telefono in carica con tremila messaggi da Simon. Ne aprii uno e gli risposi che se mi cercava ero nella stanza del guardiano. Circa cinque minuti dopo arrivò tranquillo con due caffè.

- Certo che quelle così le trovi tutte tu! -
- Maddai, potevi aspettare un po’? -
- Per colpa di quella adesso ho il raffreddore - dissi tirando su con il naso.
- Non prendertela, potrò mai divertirmi? -
- Lo fai troppo spesso - dissi iniziando a bere il caffè. – Che ore sono?-
- Undici. Di mattina. Come mai sei arrivato qui così tardi? -
- Sono andato al pub con Adam; comunque avevi ragione, sul fatto che non te ne vai mai via -
- Mai fidarsi del buon vecchio Sime, eh? -
- Comunque ieri sera, o mattina, vabbè, ho visto una ragazza bellissima sulla metro -
Guardando altrove disse: - E Quindi? -
- Dopo averla persa di vista credo di averla rivista in Russel Square e dopo che è passato un autobus è sparita -
- Mh, sicuro di non aver bevuto un po’ troppo? - disse sorridendo.
- Vaffanculo, almeno qui ci sono arrivato vivo - gli dissi dandogli uno spintone. Ma che voleva, che ricordassi tutto? Era un miracolo che fossi tornato intero, forse dovevo anche aver immaginato la ragazza alla metro. No, quella era troppo reale, aveva anche mandato a fanculo la bionda. Solo io non riesco a reggere l'alcohol, che merda.



3 Febbraio 2014, Russel Square, Londra. 7.48 am

Simon e il ritardo sono la coppia perfetta, mai che arrivi in tempo o prima di me, mai. A sua discolpa bisogna dire che perde sempre tempo inutilmente, perdendo la metro almeno quattro volte, chiacchierando con il giornalaio della sua stazione sugli ultimi risultati del Chelsea in campionato. Avevo aspettato fin troppo. Bevetti velocemente il caffè amaro che gli avevo preso in un atto di generosità raro, quasi bruciandomi la gola, e gli mandai un messaggio per dirgli che se non si sbrigava non l’avrei aspettato. Lui rispose che si era stirato il muscolo della gamba giocando a calcio e che non sarebbe venuto né quel giorno né quello seguente. Meraviglioso. Mi incamminai verso il college canticchiando Cough Syrup, rendendomi conto solo dopo un po' che quel caffè amaro ancora non scendeva, proprio come lo sciroppo della canzone.
Quel giorno avrei avuto lezioni di letteratura spagnola e comunicazioni, niente di più noioso. In aula almeno metà dei presenti erano in fibrillazione, forse per una di quelle foto o video che girano spesso dopo il weekend. Come di consueto il professore entrò in aula sbraitando e tutti si sedettero. Circa cinque minuti dopo qualcuno bussò alla porta, una ragazza sbucò e chiese se quello fosse il corso del professor Tomphson. Lui le rispose di si e la invitò a sedersi in una delle file centrali. Si avvicinò alla mia fila e si sedette vicino a me.
Simon mi avrebbe ucciso per questo.

Appena il professore riprese a parafrasare la solita poesia di Bécquer, pretendendo silenzio, lei si girò, mi chiese come mi chiamassi e dopo qualche secondo aggiunse sorridendo:
- Posso chiamarti Alex? Alexander è troppo lungo -
- Si, come posso chiamare te invece? - pessimo flirt Al.
Probabilmente non capì il mio doppio senso. - Yulia Kearson, piacere - Avevo già visto la sua faccia in qualche modo: aveva dei lineamenti delicati, la pelle leggermente olivastra, i capelli corti e scuri, e gli occhi neri, molto belli. Portava un maglione verde scuro, una giacca di jeans bizzarramente larga, dei pantaloni neri e delle sneaker dello stesso colore. Era carina, non ai livelli di quelle pseudo "modelle" di Shoreditch, ma pur sempre una di quelle che noti tra tante.

- Tu hai la stanza qui al college per caso? - si girò di colpo quando mancava un quarto d'ora alla fine della lezione.
- Si, perché? -
- Mi serviva sapere quanto costava al mese, dato che ho casa un po’ lontano e non vorrei fare tardi troppo spesso come oggi -
- Ah ok, non costa molto, circa 260 pound alla settimana - le risposi.
- Buono, allora ci si vede in giro - disse sorridendomi, tornando poi ai suoi appunti.

Finita la lezione mi alzai per andare nell'aula dove avrebbero finalmente tenuto comunicazioni dopo mesi di aule claustrofobiche, e salutai Yulia. Lei mi fece un cenno con la mano e andò verso l’ala del college dove tenevano storia e arte classica. La guardai andare via e improvvisamente il suo modo di camminare mi ricordò quello dei due fratelli MacSaint, gli scozzesi di Hoyland. Quelli finiti in carcere per rapina a mano armata a 16 anni ciascuno. Lei non sembrava decisamente quel tipo.
Appena sparì dietro l’angolo mandai un messaggio a Simon dicendogli che era arrivata una nuova ragazza e che si sarebbe probabilmente seduta vicino a me almeno fino alla fine della settimana o fino a quando non avesse conosciuto altri disperati solitari appassionati di letteratura. Lui protestò per sedercisi vicino in caso fosse una strafiga, giustificandosi con: "mi sono fatto male alla gamba e non sono venuto a lezione" e "ne ho diritto perché ancora non ci siamo presentati".
Gli risposi molto velocemente: "Sti Cazzi".
  
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