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Autore: Scarlet Jaeger    14/03/2014    1 recensioni
Ci fu un tempo in cui un Saint di Atena mi condannò al sonno eterno; ma non tutte le cose sono fatte per durare, e non si può sconfiggere né uccidere un Dio. Perché io sono un Dio.
Sono tornato dalla mia prigionia, ed adesso mi prenderò la mia vendetta.
Sarò di nuovo spettatore del mio siparietto, dietro le quinte di una nuova guerra. Sarò io a manovrare le mie marionette.
Preparati Saint dei Gemelli, verrò a reclamare la tua caduta, perché il mio nome è...
Yoma di Mephistopheles.
Genere: Generale, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Gemini Kanon, Gemini Saga, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9

 

 

 

Si scrutavano dall'alto al basso i due gemelli, mentre nell'arena ancora era in corso la loro guerra alla conquista della Cloth. Erano stanchi e feriti, ma motivati a concludere al meglio quella sfida.
Continuavano a sferrare attacchi diretti e mentre Kanon cercava di colpire Saga, quest'ultimo si parava per ripartire all'attacco, dopo che l'altro si era parato a sua volta. Era un vortice continuo di cazzotti e calci, alla quale nessuno dei due osava rinunciare. Nessuno dei due gemelli voleva venire meno alla promessa mantenuta a sé stesso ed al suo maestro; entrambi volevano quella Cloth a tutti i costi, ma...
«Ancora combatti fratello? Ancora resisti sotto i miei colpi?» Sbottò acido il più piccolo, nonostante si reggesse a malapena in piedi. Aveva il viso martoriato dai lividi e rivoli di sangue praticamente dappertutto. Si teneva dolorante una spalla, mentre cercava di issarsi in piedi sulle sue gambe, esattamente come stava facendo Saga, che cambiò l'espressione dolorante in un'espressione sprezzante e quasi di pena osservando colui che gli era speculare.
«Ti resisterò sempre Kanon! È quello che questa gente si aspetta da me; da noi! Non voglio favoritismi da te, come io non ne avrò per te! Voglio vincere, o perdere, non avendo rimpianti!» Disse tutto d'un fiato, nonostante il cieco dolore gli impedisse di scandire al meglio le parole. Aveva un labbro spaccato, dove il sangue gocciolava sul collo della sua maglietta, ma persisteva a rimanere fermo ed impassibile a pochi passi di distanza da suo fratello, che continuava a guardarlo con odio, espressione che non aveva mai visto fare a Kanon.
«Oh, è sicuramente degno di te, fratello! Questa gente ha sempre e solo voluto te!» Gli sputò ancora contro, contraendo la mascella. «Sono quasi propenso a dare loro ciò che vogliono...» Continuò, rilassando i muscoli e guardando oltre le spalle del fratello, dove il pubblico seduto ai padiglioni dell'arena avevano alzato brusii e chiacchiericci, nonostante non potessero sentire ciò che i due si stavano dicendo. Kanon parlava con la poca voce che ancora gli rimaneva, non alzandola per non sforzarsi troppo e per non far ascoltare i loro discorsi a nessuno, tanto meno a Grande Sacerdote che, dall'alto del suo trono, osservava l'andamento della sfida.
«Colpiscimi fratello!» Allargò le braccia in modo da essere un bersaglio perfetto, ma Saga ancora desisteva. «Allora? Che aspetti?» Lo incitò ancora, ma l'altro scosse la testa in un gesto puramente negativo.

 

Intanto, dalla postazione accanto al Sacerdote, Owl osservava la scena con le mani di fronte alla bocca. Sapeva che questo giorni sarebbe arrivato; aveva assistito a tutti i loro allenamenti, che facevano appositamente per prepararsi a questo inevitabile giorno, ma per lei era solamente una tortura. Vedere Saga in quelle condizioni non fece altro che aggiungere angoscia al suo cuore, così come lo era vedere Kanon, ma quel ragazzo la inquietava, e l'aveva inquietata ancora di più quando l'aveva raggiunto davanti all'albero del loro primo incontro.
Non sembrava quasi lui, doveva riconoscerlo, ed in quel momento, mentre parlottavano tra loro, avrebbe pagato oro pur di sentire quello che si stavano dicendo. Le sembrò che neanche Shion capisse i loro discorsi; se ne stava seduto composto al suo posto, non mostrando assolutamente cenni di ansia o quanto altro. Lui già sapeva chi avrebbe vinto, era solamente questione di tempo. Glielo leggeva in faccia, nonostante la maschera blu elettrico che portava in volto celasse tutti i suoi lineamenti.
«Stai tranquilla!» Iniziò quest’ultimo senza però voltarsi verso di lei.
Le bastò ascoltare la cristallina voce del padrino per riacquistare il sorriso. Se era tranquillo lui, allora non c'era motivo perché si preoccupasse lei. Eppure, quel senso di vuoto che le attanagliava lo stomaco non voleva proprio abbandonarla.
Si sedette di nuovo, continuando a pregare per la vita di entrambi. Se uno dei due avesse vinto, che almeno l'altro fosse sopravvissuto!

 

 

Dopo altri minuti che sembrarono ore, dove nessuno dei due sembrava intenzionato a demordere, Kanon parlò sprezzante.
«Se continuiamo così non arriveremo a nessuna conclusione! Ci stiamo annientando a vicenda, la nostra forza e la nostra resistenza si eguagliano!» Iniziò duramente, lasciando intendere al fratello le sue intenzioni.
«E quindi?» Continuò facendo finta di nulla e sul volto del gemello comparve un sorrisetto complice prima di riprendere fiato e parlare con la poca voce che gli era rimasta.
«Si potrebbe dire lo stesso del nostro Cosmo? Chi di noi ha più manualità nelle tecniche? Chi di noi supera l'altro nell'espansione del proprio potere, eh?»
«Credo che lo scoprirai presto, Kanon!»
Saga si mise in posizione, pronto a lanciare il colpo più potente appreso nei loro lunghi anni di addestramento. Sapeva che anche Kanon era in grado di eseguirlo alla perfezione, ma a decidere del loro destino sarebbe stata la resistenza che avrebbero dovuto mostrare. Se i loro colpi fossero andati a segno, con le poche forze che avevano ancora a disposizione non sarebbero comunque stati in grado di deviarlo o fermarlo. Non avrebbero potuto neanche scansarsi; avrebbero dovuto rialzarsi dopo averlo subito. Chi di loro sarebbe comunque rimasto in piedi, sarebbe stato degno di vestire quel sacro oro.
Anche l'altro, dopo aver visto lo spirito competitivo del maggiore, si mise in posizione ed attese il momento giusto per attaccare.
Presero tutto il fiato che poterono ed infine, richiamando a sé il loro immenso Cosmo, urlarono all'unisono:
«Galaxian Explosion!»
Due immense sfere di energia cosmica si abbatterono nel centro esatto della loro posizione. Si eguagliavano ed erano della stessa grandezza, così come l'onda d'urto che provarono. Tutti gli spettatori si abbassarono per non venire polverizzati da quel colpo, gridando spaventati fra loro.
Ci vollero alcuni minuti prima che tutto tornò alla normalità e che del colpo sferrato poco prima non ne restasse che il ricordo.
C'era un grande polverone, segno dei vari massi che avevano polverizzato, e mentre quello si diradava, un secondo colpo venne lanciato prima che tutto tornasse alla normalità, ma nessuno dei presenti, se non il Grande Sacerdote, riuscì a vederlo.
«Genro Mao Ken!» Bisbigliò fra sé e sé Kanon, mentre il fascio di luce partito dal suo dito indice si andava ad incagliare in mezzo gli occhi del gemello, che non aveva visto arrivare il colpo per via della nube di polvere di fronte a lui. Si reggeva in piedi a fatica e grazie a quel colpo cadde in ginocchio a testa bassa. Sembrava quasi svenuto, ma con le oramai pochissime forze che aveva riuscì a tenersi in equilibrio. Tuttavia non parlò. Gli occhi divennero vitrei ed i capelli persero un tono di lucentezza; sembrava quasi morto.
Kanon aveva concluso la sua missione e, complimentandosi sopra tutto con sé stesso, mostrando un sorriso puramente di scherno, si lasciò cadere all'indietro privo di forze. Rovinò a terra senza neanche sforzarsi di rimanere in piedi. A lui, vincere quella Cloth, oramai non gli importava più.
Chiuse gli occhi e con espressione seria, tornando lo stesso ragazzo di sempre, svenne.
Le urla che giunsero poco dopo, quando la visibilità divenne di nuovo ottimale, erano sia di spavento per il ragazzo steso a terra, sia di compiacimento per il vincitore, che tuttavia non si era minimamente mosso dalla sua posizione.
Respirava a fatica e forse non era ancora del tutto cosciente, ma era comunque rimasto in ginocchio. Non si era fatto vincere dalla stanchezza, dal dolore, dalle ferite e dalla mancanza del sangue che gli era colato dalle innumerevoli ferite.
«Abbiamo un vincitore. Saga, della costellazione di Gemini, futuro protettore della terza Casa!» Annunciò solenne il Sacerdote, alzandosi dalla sua postazione. Tuttavia tornò a parlare con voce roca. «Aiutate i feriti, scortateli in infermeria. Non ci sarà nessuna cerimonia di investitura quest'oggi; entrambi hanno bisogno di urgenti cure!» Continuò impassibile, nonostante fosse immensamente preoccupato per i due gemelli, che si erano battuti fino all'ultima stilla di energia.
«Owl!» La richiamò infine, voltandosi verso di lei che ancora teneva le mani davanti alla bocca, sforzandosi di non piangere di fronte a lui. Era comunque un essere umano e sapeva che tutto quello prima o poi sarebbe successo; era solo questione di anni e poi avrebbe dovuto dire addio ad uno dei due. Ma, se avesse dovuto dire addio ad entrambi? Avevano combattuto fino allo stremo delle forze e tutti e due si erano fatti quasi ammazzare dall'altro. Ma erano comunque forti, lo erano sempre stati. Tuttavia il richiamo triste del Sacerdote fece bruciare i suoi occhi ancora di più.
«Non c'è più nulla da vedere qua, vai in infermeria. Avranno bisogno di te.» Disse atono e dando le spalle alla ragazza, frusciando la veste sulla pietra bianca dell'arena, si diresse verso il tredicesimo Tempio.
I due ragazzi vennero trasportati nell'ala del Tempio adibita ad ospedale, per cure immediate ed Owl, senza pensarci due volte, corse a per di fiato verso la sua meta.

 

 

Terza casa, due giorni dopo.
Saga, d0po le urgenti cure da parte delle infermiere specializzate del Tempio, era stato trasferito nella casa che avrebbe dovuto proteggere. Non era ancora cosciente, il Grande Sacerdote gli aveva diagnosticato un solenne riposo, quindi lo portarono in quella casa vuota e silenziosa, abitata in quel momento solamente da lui e da Owl, che da quando era stato ricoverato non lo aveva abbandonato un attimo.
Il suo cuore perse un sacco di battiti in quei giorni, quando le infermiere le accennavano delle sue condizioni, ma per fortuna mai una volta era stato in pericolo di vita, nonostante non ostentava ad aprire gli occhi. Tuttavia era forte, lo era sempre stato e lo aveva sempre così ricordato, e se aveva fatto fronte ad uno scontro così duro riportando così tante ferite da non essere trapassato, allora non c’era più motivo di preoccuparsi. 
Aveva tirato un sospiro di sollievo dopo tutto il giorno con il fiato sospeso quando lui si era mosso dalla sua posizione, ancora addormentato e pieno di fasciature ma comunque cosciente. Aveva aperto la bocca come se avesse voluto dire qualcosa, ma la richiuse subito dopo con un respiro quasi affannato. 
Owl sapeva cosa stava sognando, o comunque pensò di aver capito. 
Infatti, dopo tre volte che ripeté quello strano movimento con le labbra riuscì a parlare, seppur lievemente e con voce roca.
«Ka…non…» Sospirò ed il cuore di Owl perse l’ennesimo battito.
Aveva pensato anche a lui in quei due giorni passati al capezzale del suo amato, nonostante era preoccupata delle sorti di entrambi. Non era riuscita a parlare con Shion per quanto riguardava le sue sorti. Era messo leggermente meglio del gemello e dopo che fu trasportato altrove in seguito alle dovute cure, di lui nessuno aveva più saputo nulla. Nemmeno Aiolos, che era giunto più volte per chiedere informazioni sullo stato di salute dell’amico, aveva saputo nulla.
Nel Tempio non si parlava altro che di quello scontro epico; tutti avevano tifato per Saga ed erano tutti contenti della sua vittoria. Nessuno aveva mai conosciuto intensamente Kanon come lo aveva fatto lei, seppur non era mai riuscita a sconfare le spesse barriere che lui aveva sempre creato attorno a sé. Si limitava a parlare di cose effimere e non inerenti alla sua persona, ma nonostante quello non le era mai passato per l’anticamera del cervello che lui potesse essere malvagio. Esprimeva i suoi sentimenti a modo suo, quando riusciva. In altri casi cercava di non mostrare mai le sue debolezze per non essere giudicato. A lei era sembrato comunque più sensibile degli altri; aveva un animo buono, altrimenti non sarebbe mai stato ammesso al Tempio.
Strinse di più la mano di Saga, che aveva preso nella sua per fargli capire che non era solo. Il contatto caldo della sua mano gli faceva capire che lui c’era e stava lottando contro sé stesso per riuscire a riprendersi del tutto. Dopo, una volta svegliato, sarebbe diventato uno dei più forti Gold Saint. Di quello ne era certa, anche se, sicuramente, la mancanza del fratello l’avrebbe sentita per tutta la vita. Erano sempre stati come una persona sola; sempre insieme e non solo come fratelli ma anche come amici. Saga aveva sempre avuto fiducia in lui, così come Owl ed Aiolos, e l’avevano sempre incoraggiato quando tutti gli altri abitanti dubitavano di lui e dicevano che fosse nato sotto una cattiva stella. Ma due persone nate lo stesso giorno, dalla stessa madre, sotto la stessa costellazione, potevano essere uno buono ed uno cattivo?
Di quelle dicerie sicuramente insensate, la ragazza non ne capiva il perché.
Tuttavia, in un angolino della sua mente, ripensò all’incontro con Kanon proprio prima della sfida con suo fratello. Era molto diverso, stranamente tranquillo e più acido del solito. Forse era perché sentiva l’ansia per quell’importante incontro? O forse, si disse, c’era qualcos’altro sotto? 
Purtroppo, fino a che fosse rimasta segregata nel Tempio, nessuna di quelle domande avrebbe avuto risposta.
Scosse la testa per mandar via quegli incessanti pensieri e concentrarsi sul ragazzo che era disteso davanti a lei. Lo osservò in volto, tirato per far fronte inconsapevolmente al dolore, e strinse ancora la sua mano nella sua per infondergli tutta la volontà necessaria per riprendersi. Era un gesto inutile, lo sapeva, ma per lei era davvero importante. Aspettava da due giorni che lui aprisse gli occhi su di lei e le parlasse finalmente con il sorriso che animava spesso il suo viso e che aveva sempre incessantemente amato. Era cresciuta amandolo silenziosamente. Non aveva mai avuto il coraggio di confessarglielo e forse non lo avrebbe mai avuto. Lui era un Saint e lei una semplice ancella, anche se secondo lei valeva molto di più di una semplice sottoposta di Shion. L’amore non era cosa per i guerrieri, che avrebbero dovuto donare la loro vita solamente ad Athena. Se avesse avuto l’ardire di accennare solo quello che provava, sicuramente avrebbe perduto anche la sua amicizia, come la fiducia che le aveva mostrato Shion, perché secondo lei il suo padrino si era ben accorto dei suoi sentimenti. 
E poi c’era Kanon. In qualche modo era riuscito a mandarla in confusione con quel gesto di fronte all’albero del loro primo incontro. Il calore di quella carezza ancora le sfiorava le gote ed ancora rivedeva la strana espressione che aveva mostrato.
No, sarebbe cresciuta portando dentro un grande macigno. E poi, sicuramente, tutti nel Tempio portavano dentro almeno un segreto. Tentò di rassicurarsi da sola come meglio poteva e riportò i suoi occhi tristi color nocciola su Saga, alzando una mano per sfiorargli le ferite quasi rimarginate sul suo volto, come se il suo tocco potesse alleviargli almeno il dolore che quelle, probabilmente insieme a tutte le altre, ancora gli procuravano.
«Quanto vorrei che tutto questo fosse solamente un sogno…» Si lasciò scappare dalle labbra. Parlare con lui l’aveva messa sempre di buon umore ed anche in quel momento, nonostante lui non potesse risponderle, era sicura che avrebbe sicuramente sentito e capito. Così continuò.
«Sono sicura che Kanon sta bene, anche se non è più tra noi.» Gli rispose alla presa di parole che aveva provato ad avere con semplicemente il nome di suo fratello. Era sicura che lui lo stava cercando anche nei sogni. Il legame che avevano quei gemelli forse sarebbe stato indissolubile negli anni, nonostante l’assenza dell’uno verso l’altro. 
Non poteva ancora sapere quanto la loro presenza sarebbe stata importante per la vita di loro stessi. Non poteva immaginare cosa, da lì a qualche anno, sarebbe successo.

 

Verso sera, quando anche lei si era addormentata di nuovo al capezzale del ragazzo, dei passi all’interno della stanza la svegliarono dal suo inquieto sonno. L’ansia e la voglia di stare cosciente a vegliarlo non la facevano dormire il giusto e nel migliore dei modi, seduta su uno sgabello con la testa poggiata sul braccio più sano di Saga, che dormiva adesso tranquillamente sotto le candide coperte bianche che gli avevano fatto trovare sul letto.
Si issò in piedi dopo aver scorto l’alta figura di fronte a lei, che la semioscurità della stanza non aveva fatto capire chi fosse. Stropicciò gli occhi impastati dal sonno e scrutò l’uomo dall’alto al basso quando il cuore le salì in gola un’altra volta per averlo riconosciuto. Quella notte non portava la maschera. Sul suo volto, illuminato flebilmente dalla luce della luna che filtrava attraverso l’unica finestra della stanza, si poteva intravedere un lieve e triste sorriso, mentre i suoi occhi erano puntati in quelli di Owl.
«Grande Sacerdote Shion!» Lo richiamò con reverenza, scendendo dallo sgabello ed accennando un piccolo inchino, chiedendosi cosa lo avesse portato ad uscire dal Tempio a quell’ora tarda della notte. Precisamente non sapeva che ore fossero, ma dalla finestra scorgeva il buio circostante ed il silenzio che si sentiva era quasi spettrale. 
«Ciao Owl…» Iniziò lui salutandola, alzando di nuovo gli angoli della bocca. «Non volevo svegliarti.» Precisò con tono di scusa. Era veramente un uomo da ammirare. Lui, la massima autorità del luogo, che si era preoccupato di aver svegliato una semplice ancella. Ed il bello era che lo faceva con tutti. 
«Non si preoccupi signore, stavo solo riposando.» Disse stancamente e con gli occhi ancora impastati di sonno. 
Prima di parlare di nuovo, Shion spostò la sua attenzione al ragazzo ancora non del tutto cosciente.
«Come sta?» Le chiese avvicinandosi a lui e portare una mano sulla sua fronte, dove la lunga frangia bionda gli ricadeva appiccicata per le sudate che aveva fatto in quei due giorni, agitandosi nel sonno. 
«Dorme tranquillo adesso, ma non accenna a svegliarsi.» Disse tristemente osservandolo per poi rispostare l’attenzione sull’uomo. 
«La febbre sembra essersi abbassata. Tra qualche ora una delle infermiere verrà a visitarlo e fargli prendere la medicina.» Comunicò guardandola in volto. «Non preoccuparti, si riprenderà.»  Cercò di tirarle su il morale, tuttavia l’espressione inquieta sul suo volto non accennò a svanire, e non era solo dovuta alle condizioni di Saga.
«Ma non era venuto qua per lui.» 
Incredibilmente l’espressione di Owl si mostrò meravigliata e quella di Shion si fece incredibilmente autoritaria. «C’è qualcosa che vuoi chiedermi?» Le chiese lasciandola di stucco. Evidentemente si era accorto dell’inquietudine che attanagliava il suo cuore. Lui, dallo Star Hill, poteva vedere e sentire tutto. Inutile chiedere come avesse fatto a sapere, com’era inutile mentire. E poi aveva sotto gli occhi la ragazza da quando era nata. Era cresciuta accanto a lui ed aveva imparato a capirla.
«Bè… in effetti una cosa ci sarebbe.» Iniziò titubante ma il sorriso luminoso che intravide sul volto di Shion le dette una speranza.
«Vuoi chiedermi di Kanon, non è vero?» La precedette lui, che oramai aveva capito le intenzioni della ragazza, che abbassò gli occhi colpita da tanta naturalezza e precisione.
Annuì.
«Sta bene, se è questo che vuoi sapere. Ma c’è altro, non è vero? Vuoi sapere che fine abbia fatto?» Parlò teneramente a quella che oramai era divenuta per lui quasi una figlia. Nonostante avesse già raggiunto i tredici anni, età in cui i Saint raggiungono la conquista di una Cloth, lei portava dentro lo spirito di questi ultimi. Lo aveva sempre avuto fin da bambina, nonostante crescendo quel desiderio si era affievolito con il rapporto di amicizia che si era creato fra lei, Saga, Kanon ed Aiolos. Ma quella bellissima armonia fra loro era destinata a spezzarsi, com’era successo dal momento in cui, uno dei due gemelli, venne messo al corrente del loro futuro. 
Solo uno dei due avrebbe continuato a vivere nel Tempio. E nonostante quel che era successo, con Saga vittorioso, Owl non riusciva ad essere in pace con sé stessa. 
Non era riuscita a parlare con Kanon prima che quest’ultimo fosse stato allontanato; come non era riuscita a parlargli seriamente prima dell’incontro. C’erano tante cose che voleva chiedergli, o anche solo sapere come stava tipo: come avesse preso la sconfitta e quello che avrebbe fatto da lì in poi. Voleva essere in pace con sé stessa e salutarlo forse per sempre. Non riusciva a vivere in quella maniera ed erano solamente passati due giorni.
Di tutto questo Shion sembrava essere al corrente.
Annuì di nuovo abbassando la testa, vergognandosi di quel comportamento. Era stata tanto istruita dall’uomo in quegli anni e nonostante quello, da sempre aveva infranto le sue millenarie regole ed i suoi intimi voleri. Era sicura di voler continuare a mancargli di rispetto?
Tuttavia, aspettandosi tutt’altro che un sorriso sincero, Owl alzò lo sguardo speranzoso sull’uomo, che annuì prima di parlare.
«Lo trovi nella baracca nel bosco adiacente ai piedi del Tempio.» * Disse solamente, frusciando la veste sulle mattonelle di pietra bianca della stanza, avvicinandosi alla porta e dando le spalle ai due. «Ti do il permesso di vederlo un ultima volta. Questo è tutto quello che posso fare per te, ma promettimi che non cercherai di raggiungerlo mai più. Siamo intesi?» Parlò tranquillamente, nonostante l’autorità che trasportava scosse Owl fino a farle ingoiare una quantità di saliva che, durante il discorso, le era rimasta incastonata in gola.
«Glielo…glielo prometto Grande Sacerdote!» Assentì nonostante quelle parole ancora rimbombassero nella sua mente.
“Ultima volta.” “Un ultima volta…”
Scacciò il pensiero chiudendo gli occhi e salutò Shion mentre faceva ritorno al tredicesimo Tempio.
Sospirò quando fu di nuovo sola, in compagnia del ragazzo che ancora dormiva senza essersi mosso. Spostò l’attenzione proprio su di lui, ributtandosi stancamente sullo sgabello con adesso un sorriso di speranza sul volto.
«Sentito Saga? Kanon sta bene…» Disse con uno sbadiglio, addormentandosi di nuovo sul braccio del nuovo Saint dei Gemelli.
Fine capitolo 9

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Colei che scrive:

Eccomi qua! Chiede terribilmente perdono per il ritardo! Purtroppo il blocco apparente dello scrittore, misto alle varie cose da fare, mi ha colpita! Spero comunque, nonostante tutto, di essere riuscita a scrivere un capitolo decente :3 Come al solito spero mi facciate sapere cosa ne pensate, sia del capitolo che della storia in sé per sé! Come vi sembra fino a questo momento?  E spero non mi linciate per i vari errori T.T

Inoltre ho tirato fuori un capitolo un po' fluff alla fine, però Owl è una ragazza tredicenne e non ancora una guerriera (sì, non ancora u.u piccolo spoiler muahahah)  per cui alcuni attimi di debolezza, nonostante il carattere forte che cerca di mostrare, ci stanno tutti. No? La voglio comunque rendere molto umana, non è mica un robot :3

Bene bene, per quanto riguarda l'asterisco -e cioè la baracca dove hanno mandato Kanon- inutile che vi scervelliate per capire se c'è veramente o no xD me la sono inventata di sana piante (e se poi c'è davvero? mmmh) . Mi serviva un posto facilmente raggiungibile per Owl, visto che Shion le ha dato l'apparente permesso di vederlo, e che non fosse comunque sotto il dominio di Athena. Diciamo che è più ai vertici del vecchio Rodorio eheheh

Detto questo, non mi resta che ringraziare i lettori, i recensori e le persone che seguono con interesse questa storia!

Un grazie a tutti voi :3
Un bacione!

  
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