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Autore: Aven90    14/03/2014    1 recensioni
A come Aven, naturalmente! Questo conclude la super long che avevo in cantiere, ma niente sarà più imprevedibile di così: tutta da leggere e da commentare, conclude in bellezza questo viaggi che mi ha colpito molto anche come autore!
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dragon Ball A'
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Piccolo non riusciva ancora a crederci, tale era stato l’incubo.

Osservò a lungo il cielo terso, che ancora conteneva alcune scintille di quello che era stato il Ryuken.

“Vegeta… hai deciso tutto tu” pensò fra sé. Era davvero contento di quella crescita.

Per la prima, avrebbe dovuto metterlo in statistica, era riuscito a sconfiggere un nemico di grossa portata. Senza quel colpo di testa, Goku non sarebbe mai riuscito a sopraffare il terribile mostro.

Senza di lui, Goku non sarebbe nemmeno mai arrivato al Super Saiyan di Quarto Livello.

Senza Vegeta, Goku si sarebbe fermato massimo al Kaiohken.

Se solo Crilin avesse avuto il coraggio quella volta di abbassare la lama di Yajirobei e tagliare la testa al Principe, adesso nessuno sarebbe uscito vivo da nessuno scontro.

Vegeta era sempre andato incontro a Goku, credendo che dipendesse da lui il sorpasso e l’eventuale scontro che avrebbe deciso il numero uno fra i due.

E se invece era Goku che in realtà aveva paura di Vegeta e continuava ad allenarsi per non essere superato, temendo un nuovo attacco di cattiveria da parte sua e cominciasse a dominarli tutti?

A quella nuova visione delle cose, Piccolo non aveva mai pensato.

E continuò a riflettere su quel fatto curioso per i minuti successivi, nei quali Goku e Vegeta avevano pensato bene di prendere con loro i cadaveri invece di seppellirli per verificare se ci fosse stata ancora una possibilità di farli tornare in vita.

Nessuno dei due prese l’argomento “aiuto di Vegeta”, non ce n’era bisogno.

Goku sapeva che il suo caro amico e rivale non aveva bisogno di ringraziamenti, e anzi lo avrebbe picchiato se lo avesse fatto.

Vegeta sapeva che Kakaroth gli era grato, e quindi non necessitava di sentirsi dire un “grazie”, e poi non lo aveva fatto per fargli un favore, ma combatteva solo per amore dei suoi figli. Se poi Kakaroth aveva tratto vantaggio da quello che aveva fatto, era solo un effetto collaterale.

“Bene, mi sembra ora di andare… mi sono ripreso del tutto e adesso possiamo tornare sulla Terra col Teletrasporto” annunciò Goku a Piccolo.

Il Namecciano chiese “Sei sicuro che vada tutto bene? ci sono poche probabilità che Shenron chiuda un occhio”

Goku stava pensando invece di chiedere un favore ai namecciani.

“So quello che pensi” continuò Piccolo, “e ti posso assicurare che se potessero, i Namecciani ti permetterebbero di usare le Sfere cento volte, perché hai salvato loro la vita. Ma la minaccia universale che ora abbiamo sconfitto, ha interessato sì anche loro, ma non posso permettere sempre che solo i tuoi amici tornino in vita, se non è per un bene più grande. L’altra volta, contro Majin Bu, siamo tornati in vita tutti perché così serviva a Vegeta, contro Kolom abbiamo avuto bisogno del Sommo… e ora? Come farai a far tornare in vita i nostri amici?”

Goku rispose “Non credere che non ci ho pensato... parlerò direttamente con Shenron”

Piccolo pensò fra sé che forse un po’ di Acqua Sacra gli era rimasta nel corpo, ma adesso gli stava dando alla testa.

Comunque mise una mano sulla sua spalla e si fece trasportare al Palazzo di Dio, dove Dende, Popo e Bulma li stavano aspettando.

“Bulma! Che ci fai qua?” chiese Vegeta, sempre stupito dall’amore infinito che provava quella donna per il marito.

“Oh, Vegeta! Ero così preoccupata! Però… Trunks e Bra… non dirmi che…”

Vegeta non disse nulla e sua moglie proruppe in lacrime.

Goku ricordò una cosa. “Dovrò dirlo anch’io a Chichi… e poi c’è da informare anche Marron”

Dende sospirò. “Chichi è svenuta, ti attende in una delle stanze all’interno.”

“Come sarebbe, svenuta? Non dirmi che ha sospettato di qualcosa!” esclamò Goku.

Dende rispose. “Era già svenuta non appena ha saputo della morte di Pan, e così anche Videl. Non sono donne forti come Bulma, purtroppo”

A Goku venne voglia di far tornare in vita tutti. Era una grande incognita, quella di Shenron, ma non poteva chiedere ancora una volta il favore ai Namecciani. Si maledisse per non averlo fatto quando c’era da creare la Genkidama, così perlomeno avrebbero contribuito anche loro.

“Sei sicuro, Dende, che Shenron si rifiuti?” chiese Goku.

Il dio della Terra annuì. “Puoi sempre provare, anche perché ci sono dei morti anche fra i civili”

Goku così raccolse personalmente le Sfere del Drago prelevate da Popo e le mise a terra con una particolare cura.

Ogni palla arancione era per lui motivo di particolare affetto, soprattutto la Shunchinchu, la Sfera dalle Quattro Stelle, quella che Son Gohan trovò tanto tempo prima e che conservò a lungo dedicandole addirittura un posto d’onore sulla mensola  della casa ai Monti Paoz.

Al piccolo Goku sembrava chissà che cosa, tanto da farla impersonare personalmente il nonno adottivo non appena egli venne brutalmente assassinato dal “mostro della Luna Piena”.

Fu quella che Goku toccò quasi accarezzandola.

Se c’era anche solo un modo per farlo tornare in vita... lui l’avrebbe usato di sicuro.

Ma non era sicuro allo stesso tempo che Gohan avrebbe apprezzato: l’ineluttabilità della morte era una delle cose delle quali era stato messo in guardia, anche se aveva aggirato più e più volte il problema grazie a Shenron e Polunga.

Era vero quando si diceva che gli dei erano stati buoni con Son Goku.

E adesso, c’era un ultimo ostacolo da superare. Aveva bisogno del dio drago un’ultima volta.

Chissà cosa sarebbe successo, non appena avesse osato chiedere il proibito.

Vegeta invece era curioso: non aveva mai visto il drago Shenron esaudire un desiderio già espresso, e quindi voleva capire come Kakaroth avrebbe aggirato la regola.

Anche Piccolo si trovò ad osservare il Saiyan: non era da lui ingannare qualcuno, ma di fronte ai molteplici lutti, si sentiva solidale.

“È incredibile… Majin Freecell è stato sconfitto, no? e guardiamoci: siamo tutti tristi e sconvolti come se avesse vinto lui” disse Dende, cercando di interrompere l’inquietante silenzio.

Goku disse, senza guardarlo: “Finché una sola delle sue vittime resta nell’Aldilà, avrà vinto lui”

Aveva anche pensato di offrirsi lui al posto degli altri, ma non vedeva a cosa poteva servire.

Bulma invece faceva da portavoce alle altre mogli che non erano riuscite a reggere allo stress.

“Vegeta…” esordì, aggrappata a lui come se fosse l’ultimo ramo prima di un burrone senza fine di disperazione.

“Dimmi” disse lui, pronto a risponderle.

“Goku ce la farà, non è vero?”

Bulma guardò Vegeta dritto negli occhi, esattamente come faceva Bra quando aveva capito di averla fatta grossa coi suoi “esperimenti da quattro soldi”, come soleva chiamarli lui.

Oddio, quanto le mancava adesso! Avrebbe dato qualunque cosa per vederla distruggere mezza casa con le sue provette e abbracciarla per quello!

“Certo, donna” rispose secco. “Lo conosci meglio di me, per lui non esiste la parola impossibile”

Si costrinse a dirlo, ma era la verità. Anche Bulma lo sapeva e si fidava di Goku, ma aveva bisogno di sentirlo dire anche dal marito.

Goku sentiva lo sguardo dei due su di lui e cominciò a sentire un po’ di caldo.

Più guardava le Sfere lampeggiare, più aveva la sensazione che esse guardavano lui, o forse era solo una sensazione dovuta dall’emozione di stare per commettere un peccato.

Più che altro, doveva farlo per Bulma e Chichi, che non erano abituate a sopportare il lutto, e poi sarebbe stato davvero ingiusto che un bastardo già morto avesse decretato la fine definitiva dei propri figli.

Così, trasse un sospiro per Gohan, uno per Goten.

Un sospiro per Pan, la sua adorata nipotina almeno quanto per Satan.

Un altro per Trunks e Bra, i figli di Vegeta che non meritavano la fine orribile che hanno patito.

Avrebbe resuscitato loro per primi, proprio per compensare la loro morte, delle quali Trunks era ancora un esempio costante là davanti.

“Cosa stai aspettando, Goku?” chiese Piccolo.

Goku provò dell’astio per il namecciano: lo stava mettendo sotto pressione e quello non andava bene!

“Sto solo cercando la formula giusta per chiederlo a Shenron… insomma, volgiamo che tutti tornino in vita o no?”

Dende tornò a dire: “Beh, se questa è la fine di un incubo… allora vi prego, svegliatemi!”

Goku dovette ammettere che Dende non aveva tutti i torti. Era così difficile chiamare il Drago e spiegargli la situazione?

 “E se provassimo a contattare i Namecciani per Polunga?” tornò a chiedere Goku, riconoscendo a sé stesso che gli mancava il coraggio.

“Ti ho già spiegato che è impossibile, per questione etica. Sembra che la mia gente serva solo per i nostri porci comodi, e non va bene! I nostri problemi devono essere risolti da soli!” osservò Piccolo, che rifiutava sopra ogni cosa un altro aiuto dai Namecciani, che in realtà non ce’entravano niente con le beghe terrestri.

Non potevano sempre e ogni volta accorrere solo perché loro non riuscivano a sopportare un mezzo lutto! E loro, allora, che avevano perso il loro pianeta?

Avrebbero fatto un tentativo con Shenron e come sarebbe andata, sarebbe andata.

   
 
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