Il giorno dopo, Andrea e Lele si
svegliarono nelle
rispettive case, accusando un forte mal di testa e una febbre
galoppante.
Ma Kiass e Zé, che li conoscevano troppo bene, decretarono
"Non è vero!
Non hai nemmeno gli occhi lucidi!!!".
"Come no?" piagnucolò Andrea, sbattendo le ciglia.
Poi fu la volta del mal di pancia.
"Ti è venuto il tuo ciclo mensile?" chiese Zé a
Lele.
"No" replicò lui, consultando la sua agendina.
"Allora non è vero".
Poi fu la volta del mal di schiena e del mal di collo, ma ormai la
decisione
era stata presa: dovevano andare dal dentista, e non c'erano scuse che
potessero reggere.
Così partirono tutti con l'utilitaria di Lele, la "Jaguar di
Barbie".
Alla guida c'era Zé, e accanto Kiass. Dietro, Andrea e Lele
piangevano
disperati.
"Ma cosa cazzo piangi, tu? Ti devi rimettere un solo dente, e io
tutti!!" urlava Lele.
"Ma io ho paura... Il dentista è brutto e cattivo e fa tanta
bua..."
singhiozzava Andrea.
"Ora gli do una pezza col crick della macchina e faccio stirare le
zampe a
tutti e due!" disse Kiass.
Per fortuna arrivarono presto nella piazza dell'ospedale.
Ma il parcheggio era pieno, l'appuntamento era stato fissato per le
dieci, e i
quattro presentavano già un quarto d'ora di ritardo sulla
tabella di marcia.
"Come facciamo?" chiese Kiass.
"Oh, guarda! Un posto vuoto!" canticchiò Zé. Il
posto non era vuoto,
ma lei, in quinta, spiaccicò una cinquecento bianca e spense
il motore sospirò
soddisfatta.
Il dentista era al primo piano, e lungo il corridoio Lé e
Andre non fecero
altro che litigare su chi dovesse andare per primo.
Se la giocarono a morra cinese, vinse
Lele.
Allora Andrea, tirando su il moccio verdastro che gli pendeva dal naso,
si
strinse il suo orsacchiotto al petto ed entrò
coraggiosamente nell'ambulatorio.
Ci volle poco: due ore dopo, durante le quali non provenne alcun suono
dall'ambulatorio se non le urla di Andrea, quest'ultimo uscì
tutto fiero
mostrando il suo dente nuovo di zeppa.
Per Lele occorsero all'incirca cinque ore, e quando uscì
neppure si reggeva in
piedi.
Ma mentre se ne andavano, lui fischiò ad un'infermiera e
Zéro, percependo un
certo peso in testa, gli sganciò un pugno abbattendogli i
due incisivi
costringendolo a tornare, ancora una volta, dal dentista.
Uscirono che si era fatta sera, e tra l'altro Kiass e Zé
dovevano presentarsi
in tempo per la finale di Sveline.
Nel parcheggio c'era un Fanculese che cercava una macchina, una certa
cinquecento bianca.
"Mai vista!" disse Zé.
Per arrivare a casa misero i razzi alla macchina, e in un batter
d'oppio
giunsero a destinazione.
"Ci vediamo stasera" disse Zé preparando Quattro Salti In
Padella (le
scarpe da footing di Lele).
"La vuoi fare la scarpetta?" chiese a Emanuele dopo aver cenato.
Kiass, troppo emozionata per la finale, non era riuscita a mangiare e
continuava a provare una coreografia che potesse competere con quella
delle
sfidanti.
Poi si mise il girofica color vomito e quando incontrò
Zé si stupì, perché lei
ne indossava uno identico color diarrea.
Inizialmente ci fu la sfida delle bionde.
Zé doveva vedersela con la Fata Bucchina, che per
l'occorrenza si era messa un
vestito trasparente, nel senso che proprio non si vedeva ma, a quanto
pare,
c'era.
Ballarono "Se si china la Fata Turchina".
La seconda sfida, tra le more, vide contrapposte Kiass e la Madonna che
ballarono sulle note di Lucio Dalla passandosi tutti gli spettatori.
Poi Mukka chiamò le quattro sul palco.
"La Svelina bionda di Striscia La Fanculizia
èèè... Zéroooo!"
urlò.
Zéro, dall'emozione, defecò sul palco diventando
un tutt'uno col suo abito
color diarrea.
Kiass era molto nervosa: le sue amiche Zé e Abla erano state
elette Sveline, e
voleva diventarlo anche lei.
"La Svelina mora èèè... Kiasss!!!"
urlò finalmente Mukka.
"Dio, grazie!" urlò Kiass, e Dio si mise a piangere per la
commozione.
Fu così che iniziò a piovere.
"Ci mancava solo questo, PRCD" brontolò la Madonna, e tutti
si
stupirono per averla sentita bestemmiare.