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Autore: martin miggs    14/03/2014    1 recensioni
Perché i figli di Ron e Hermione si chiamano Rose e Hugo? Un'ipotesi semiseria sulla genesi di due nomi non presenti nel grande clan Weasley... Avvertenza: per alcuni personaggi si sono usati i nomi in originale.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Hermione Granger, Ron Weasley, Rose Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Hermione Granger aveva insistito,  spalleggiata dai genitori, perché la figlia nascesse nella migliore  clinica Babbana di Londra. Tutto eccitato all'idea di vedere i genii ecologici Babbani  in azione coi loro meravigliosi macchinari, Arthur Weasley si era  subito accodato al desiderio della nuora, e anche per convincere Ron ci  era voluto poco. L'ultima a rassegnarsi era stata Molly (“Cos'ha la  vecchia levatrice Glenna che non va bene? Pensa, Ronald, è lei che ti ha  fatto nascere. Ha fatto nascere anche James Sirius, e Ginny non ha  avuto nulla da obiettare ...”). Ma Hermione era stata irremovibile,  e ora che la piccola era nata, e tutto era andato bene, ogni polemica  era dimenticata. L'unico inconveniente era che non più di sette maghi  alla volta potevano stazionare nella camera della puerpera, altrimenti  l'eccesso di energia magica disturbava il funzionamento delle  apparecchiature elettroniche e informatiche. Il numeroso e rumoroso clan  Weasley (con le appendici Potter, Delacour, Johnson eccetera) era così  costretto ad alternarsi nell'entrare ad ammirare la neonata e a elogiare  la madre.
Verso le sei di sera  del secondo giorno di vita di Rose Weasley, fecero il loro ingresso  nella stanza, due presenze femminili non invitate e non previste.  Parvati Patil e Lavender Brown. Alla vista della sua ex, Ron diventò  tutto rosso, e Hermione si irrigidì. Ginny, già incinta del proprio  secondo figlio, era impegnata ad allattare al biberon James Sirius, il  suo primogenito, e si limitò ad un distratto cenno di saluto.
Con un  sorriso a trentadue denti sulla faccia cosparsa di cicatrici di guerra,  Lavender si avvicinò all'ancora informe esserino, sulla cui testolina  cominciavano a spuntare timidi peluzzi rossi, e pronunciò la più  scontata delle frasi di circostanza:”Oh, ma che bella bimba! E come  l'avete chiamata?”

Hermione rispose tutta orgogliosa: “Rose”.
Lavender s'illuminò:”Che bello! Lo sai che è il mio secondo nome?”.
Il  gelo pervase di colpo la camera. Hermione prese a tremare  convulsamente. Rose cacciò un urlo disperato e Ron la prese in braccio.  James Sirius fece eco alla cuginetta. Parvati disse in gran fretta “E'  stato bello rivedervi, ma ora siamo in ritardo e dobbiamo andare”. Ed  uscì, trascinandosi dietro una stupita Lavender.
Hermione si riprese la figlia e gridò:”Fuori tutti! Ronald Bilius, dopo uno scherzo così, tra noi due è finita!”.
Ron si allontanò con la coda tra le gambe, ma Ginny rifiutò di muoversi.

“Avevo detto fuori tutti”, sibilò Hermione alla cognata.
“Ho una poppata da finire”, ribatté Ginny, “e un'amica da far ragionare”.
“Ragionare?”  strillò Hermione, “non voglio ragionare! Voglio solo cacciare via quel  verme dalla mia vita! E non difenderlo solo perché sei sua sorella!”.
“Mai  difeso quel mammalucco di Ron, e non comincerò ora. Ma dimmi solo una  cosa. Tu sei stata sei anni nello stesso dormitorio di Lavender a  Hogwarts, vero?”
“Sì, e con ciò?”.
“Tra ragazze nel dormitorio ci si dice tutto. Hai mai avuto sentore del fatto che Lavender avesse un secondo nome?”
“Devo  ammettere … no. Eppure mi ha fatto una testa così raccontandomi di suo  padre, di sua madre, del suo bracchetto, del suo povero coniglietto  morto, di quella scombinata di sua zia Sally ...ma niente su un secondo  nome”.
“E se non l'ha detto a te  in sei anni di dormitorio, come avrebbe potuto dirlo a Ron in pochi mesi  di pomiciate? Ti assicuro che di queste cose coi ragazzi non si parla.  Me la sono spassata con Michael e con Dean, ma figurati se si è mai  parlato di secondi nomi ...”.
Hermione si morse un labbro. “Forse hai ragione. Ma allora perché Ron ha scelto proprio quel nome? Cosa c'è sotto?”
“Racconta  tu, piuttosto: l'ha scelto lui quel nome? Ma come siete arrivati a  decidere? Pensa che avevo scommesso dieci Galeoni con George che  l'avreste chiamata Muriel."
“Infatti, quando l'ecografia ci ha detto che era una femmina, Ron voleva proprio chiamarla così”
“Scusa, cos'è l'eccografia?”.
“Uffa,  qualche volta sei come tuo padre! E' il metodo Babbano per determinare  il sesso del nascituro. Tra i maghi che si fa, si attende l'ultimo  momento?”.
“Per nulla. Al secondo giorno della luna nuova del quarto mese bisogna pronunciare l'incantesimo Mentulam revelo. Funziona quasi sempre, con James è andata così”.
Ginny  tacque, per pudore, che quando era nata lei l'incantesimo aveva dato il  responso sbagliato, e per anni aveva dovuto indossare gli abitini dei  fratelli maggiori.
“Insomma”,  proseguì Hermione un po' più tranquilla, “sono stata proprio io a dirgli  che non era una buona idea. Avevo appena letto un libro di un Babbano,  un tale Jodorowsky, che dice che se diamo ad un figlio un nome di una  persona di famiglia, o di un amico, è come caricare questo povero  esserino di un peso enorme. Tutte le aspettative, i ricordi, le  recriminazioni, i rimpianti legati a quell'altra persona … proiettati su  un neonato? Mi sarei sentita come se tenessi dentro di me una fotocopia  della zia Muriel ...”.
“Che non è precisamente un mostro di simpatia”, ridacchiò Ginny.
“Ho  spiegato tutto questo a Ron, e lui si è convinto. Allora (ricordo come  fosse oggi, era quasi mezzanotte, eravamo a letto), si è alzato, ha  guardato quei suoi stupidi poster di Quidditch (lo fa sempre, quando  cerca ispirazione), e ha detto semplicemente 'La chiameremo Rose''. E a  me andava bene, perché era un bel nome, e chi andava a pensare che fosse  il nome di quella ...”.
“Sappiamo già che Lavender non c'entra. Oltretutto, lei ha chiuso con gli uomini. Ora vive con Parvati”.
“Sul serio?”.
“Si  sono messe insieme qualche mese dopo la Baattaglia. Lavender era  rimasta sfregiata, ti ricordi, dopo un incontro ravvicinato e  indesiderato con Greyback. Tutti i maschi che le facevano la corte si  sono dileguati. solo Parvati le è rimasta vicina, ho la sensazione che  fosse innamorata di lei da sempre ..”.
“Ma  se non è Lavender, chi può essere? Niente mi leva dalla testa che c'è  di mezzo un'altra donna. Magari una collega d'ufficio, non puoi chiedere  a Harry?”.
“Glielo chiederò, ma  ti avverto: Harry non ha il minimo fiuto per queste cose. Se avesse  dovuto uccidere Voldemort a colpi di pettegolezzi, saremmo ancora sotto  il tallone dell'Ordine Oscuro”.

 

Le  due amiche risero insieme, prima in sordina, poi sempre più  sguaiatamente. Una risata liberatoria, soprattutto per Hermione che,  sopraffatta dall'accumulo di emozioni, fece capire alla cognata che  voleva dormire. Almeno quelle pochissime ore che restavano alla poppata  successiva.

 

La mattina dopo, Hermione trovò un biglietto sul comodino.
Nessuna  Rose al Ministero. Chiesto per sicurezza anche a Percy (qualche volta è  utile avere un fratello odiosamente pignolo). Baci, Gin.

 

Hermione  era disorientata. Nessuna storia in ufficio, possibile? Ripercorse con  la memoria i pochi anni della convivenza e del matrimonio con Ron. Non  era mai stato l'uomo che s'inventa riunioni fino a tarda notte, o  trasferte di lavoro (lavorava nello stesso ufficio di Harry, ed erano  inseparabili come ai tempi di Hogwarts). Era stato più volte, con Harry,  in missione per dare la caccia a qualche Mangiamorte latitante, e ne  era tornato con ferite e cicatrici, ma nessuna traccia di rossetto  altrui. Non l'aveva mai sorpreso a inviare gufi a chissà chi, a  biascicare scuse penose, a profumarsi più del solito. Non aveva mai  riscontrato un calo di desiderio a letto, né gli aveva mai sentito  addosso un odore estraneo (tranne quella volta, ricordò con un sorriso,  che per stanare Rabastan Lestrange lui e Harry si erano calati nelle  fogne di Londra). Consultò febbrilmente un vecchio numero di Witches' Weekly, dove c'era il servizio Dieci infallibili indizi per capire se il vostro uomo vi fa le corna. Nulla:  zero su dieci. Possibile che quell'imbranato di Ron Weasley avesse  compiuto il Delitto Perfetto, e poi si fosse tradito così banalmente?
Sentì  bussare alla porta. Non era ancora l'ora della poppata. Non aveva  voglia di vedere nessuno, ma malvolentieri disse “Avanti”.
Era Ron.  Aveva le occhiaie, la barba non fatta, l'aria da cane bastonato. Le  ricordò la volta che si era ripresentato davanti a lei, nella Foresta di  Dean, dopo avere abbandonato lei e Harry. Aveva un grande tubo in mano,  come quelli in cui gli studenti Babbani di arte o architettura tengono i  loro fogli di lavoro.

“Hai  cominciato il trasloco?” gli chiese Hermione con freddezza. “Perché, a  meno che tu non abbia una spiegazione convincente, stasera dormi da tua  madre”.
Ron aprì il tubo dicendo  “Volevo solo farti vedere questo. Lo riconosci?”. Srotolò il foglio che  vi era contenuto. “E' il poster che c'è sopra il nostro letto, a casa”.
“Lo so benissimo, se vuoi portatelo pure dietro”.
“Guardalo bene, ti prego”.
Hermione  aguzzò la vista. Era abituata, fin dal primo giorno della loro  convivenza, ad avere quel poster in camera, tanto che non l'aveva mai  guardato se non distrattamente. Era vecchio, avrà avuto almeno un  secolo. Era in bianco e nero e la magia funzionava a intermittenza.  Mostrava una scena di Quidditch (ci mancherebbe altro, con uno come  Ron!). Una donna robusta, quasi in piedi sulla scopa, dai lineamenti  severi e concentrati nel massimo sforzo atletico, allungava la mano  destra per acchiappare un Boccino, mentre con la sinistra respingeva gli  spintoni di un uomo mingherlino e barbuto.
“Embè,  è solo una tizia che prende un Boccino, no? Quante volte l'abbiamo  visto fare a Harry, o a Ginny. Perché non hai preso un poster con uno di  loro?”.
“Leggi la didascalia”.
La didascalia era scritta in caratteri gotici e un po' sbiadita, ma con un piccolo sforzo Hermione riuscì a decifrarla.
Campionato  di Quidditch del 1892. Rose Milliband, Cacciatrice dei Cannoni di  Chudley, conquista il Boccino nell'ultima, decisiva partita contro il  Puddlemere United.

Ron  cominciò a biascicare:”Sai, è l'ultima volta che i Cannoni hanno vinto  il campionato, e ho pensato che poteva essere un buon esempio a cui  ispirarsi per la piccola .."
Non  riuscì a finire la frase. Hermione lo attirò a sé e lo baciò  teneramente, non senza avergli tirato dolorosamente le orecchie.
Mezz'ora dopo, l'infermiera che portava Rose per la poppata li trovò ancora così, abbracciati e piangenti.


“Così tutto a posto, Hermione? Lo stupidone si è fatto perdonare?” le chiese Ginny quel pomeriggio.
“Sì,  ma mi devo vendicare. Se me l'avesse detto prima, che c'entrava il  Quidditch, mi sarei risparmiata mezza giornata di sangue amaro”.
“Cosa pensi di fare?”.
“Se mai avremo un maschietto, gliela farò vedere io”.

 

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E infatti, due anni dopo …
“Stavolta è un maschio, Hermione!”, disse tutto emozionato Ron, con in mano il risultato dell'ecografia.
“Quindi tocca a me scegliere il nome, vero?”, chiese lei, con aria furbetta.
“So  cosa stai pensando, Mione. Sono stato stupido a non spiegarti la  faccenda di Rose, e me lo merito. Se vorrai chiamarlo Viktor, non mi  opporrò”.
“Viktor? Ma no, abbiamo già una Victoire in famiglia. Pensavo di chiamarlo … Hugo”.
“Hugo?  Perché no? Mi piace, io sono per i nomi brevi. Non quelle sciroppate  lunghe che piacciono a Harry e a mia sorella. Pensa “Al-bus-se-ve-rus”!  Prima di aver finito di chiamarlo, quello chissà dove è andato, in che  guai si è cacciato. Invece “Hu-go!”. Quello, come fa per muoversi,  neanche un passo, e subito “Hu-go!”. Sì, è proprio un'ottima scelta,  amore”.
Hermione sorrise. “A proposito, Ron, hai mai sentito parlare del libro Notre Dame de Paris?”.
“Dovrei leggerlo?”.
“Lascia stare, è uno di quei polpettoni francesi, non ti piacerebbe”.


Ron si concentrò per evocare il suo Patronus, il modo più veloce per comunicare la bella notizia alla sua enorme famiglia.
Hermione si concesse un sorrisetto. Lei non  era come Ginny, non dimenticava un nome, neanche un secondo nome. Amava  Ron e l'avrebbe sempre amato, ma il suo secondogenito le avrebbe sempre  ricordato uno dei più bei momenti del suo passato: il primo bacio con  Viktor Hugo Krum.
 

  
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