Fuggire
dal destino
Correvo,
correvo più forte che mai. Davanti ai miei occhi scorrevano
veloci
le immagini di quella maledetta mattina.
Perché era successo
tutto questo? Perché lei doveva morire? Perché io
non ero con
lei?
Domande a cui, per ora, non potevo dare una risposta. Sapevo
soltanto che dovevo fuggire da quel posto, loro mi stavano
inseguendo! Ma dove potevo andare? Avevo detto addio ai miei amici,
al mio amore, fuggendo come sempre.
Ero stanco di fuggire. Fin da
bambino mi è stato insegnato a scappare, nascondermi senza
lasciar
traccia, spostandomi di città in città per non
essere trovato, per
quale motivo poi? Non potevamo affrontare quei bastardi? Non potevamo
farlo prima che loro sterminassero tutta la mia famiglia?
Continuavo a correre senza una meta, non ne avevo mai
avuta una, mi bastava lei, la mia famiglia, ma ora ero rimasto solo,
senza un amico, senza l’amore a cui avevo mentito per
proteggerla,
senza nessuno.
Ripensai a quei giorni, quelle settimane, le più
belle di tutta la mia vita…
-ZOROOOO
ALZATIII SONO LE SETTE!!!!- urlava mia sorella Cristal mentre mi
smuoveva con forza
-Cristal solo altri cinque minuti!-
mugugnai con voce impastata dal sonno.
-I tuoi cinque minuti
corrispondono ad un'altra ora e mezza!!! ALZATI!!!- disse mentre il
mio corpo percepì un improvviso freddo. Maledetta! mi aveva
tirato
via le coperte!
Mi rannicchiai su me stesso ma faceva comunque
freddo e, per infierire, Cristal aveva aperto anche le finestre
così
che la luce accecante del mattino potesse completamente svegliarmi.
Agguantai il cuscino e me lo spalmai in faccia, così quei
maledetti
raggi solari non mi avrebbero dato fastidio.
Mentre pian piano
cercavo di svegliarmi e fare mente locale di dove mi trovavo e che
giorno era, sentii dei rumori provenire dalla nostra improvvisata
cucina, sicuramente Cristal stava preparando la colazione, anche
perché sentivo un profumino molto invitante…
Preso da un
improvvisa fame mi alzai, ero ancora con solo i boxer e gli occhi
ridotti a due fessure per il troppo sonno, mi sedetti al tavolo
aspettando di essere servito.
-Tieni il tuo caffè e un
croissant appena sfornato!- disse sedendosi anche lei a
tavola.
-Ahia! Scotta!!!- mi lamentai. Mi ero appena ustionato
la lingua, maledette brioches francesi!
-Secondo te la frase “
appena sfornato” cosa significa, che è freddo? Ah,
sei un caso
perso Zoro!- disse spiaccicandosi una mano in fronte.
L’
osservai mentre con cura soffiavo quel malefico cornetto.
Aveva i
capelli neri legati in una coda di cavallo, e portava un elegante
camicia blu con una gonna nera, senza parlare dei suoi soliti tacchi
vertiginosi, uhm… troppo elegante…
-Senti un po’, dove
dovresti andare vestita così?- gli chiesi geloso.
-Ti sei
dimenticato che oggi inizio il mio nuovo lavoro da segretaria in uno
studio legale? Come mi dovrei vestire secondo te?- disse guardandomi
con quei suoi occhi grigi penetranti.
-Ah! mi ero
dimenticato! Certo che non ti ci vedo proprio come una tranquilla
segretaria- risi di gusto, conoscevo mia sorella, era
tutt’altro
che tranquilla e tra tutti i lavori che aveva fatto, la segretaria
era la professione meno adatta a lei.
-Invece di ridere perché
non ti dai una mossa, ti sei anche dimenticato che oggi e il tuo
primo giorno nella nuova scuola? Su, su, muoviti o arriverai come
sempre in ritardo!!- disse picchiettando le sue lunghe unghie
smaltate sul tavolo, davvero snervante.
-Dannazione no!!! Non
voglio andare a scuola!! Uffa perché non posso cercarmi un
lavoro
anche io?- dissi allungando il muso ed incrociando le braccia al
petto, mi ero completamente dimenticato anche di questo! Odiavo
andare a scuola e soprattutto affrontare il primo giorno in una nuova
scuola con tutti che ti guardano e ti fanno mille domande, da dove
vieni? Perché ti sei trasferito qui? Che lavoro fanno i tuoi
genitori? Davvero detestante, anche perché non potevo
rispondere
sinceramente a tutte quelle domande e io odiavo dire le bugie, odiavo
mentire alle persone ma, purtroppo, la mia vita era piena di
menzogne, di certo non potevo dire che da quando avevo solo quattro
anni viaggio di città in città perché
qualcuno vuole morto sia me
che mia sorella e, che noi due siamo gli unici superstiti della
nostra famiglia, no troppo complicato, meglio mentire!
Mi
alzai e mi preparai per affrontare quella giornata.
Cristal mi
accompagnò in macchina fino all’entrata
dell’edificio
scolastico.
-Eccoci arrivati!- disse sorridente
-Cris
non posso…-
-Non se ne parla! Su muoviti, scendi che se no
faccio tardi a lavoro!- disse autorevole.
-Sei perfida!!-
dissi agguantando lo zaino e scendendo dalla macchina.
-Zoro…!-
mi chiamò
-Che vuoi?- dissi affacciandomi, scocciato, dal
finestrino.
-Stai attento!- disse con lo sguardo
improvvisamente serio. Sapevo a cosa si riferisse, come sapevo che
quando eravamo l’uno lontano dall’altra non stavamo
mai
tranquilli, la paura che potesse succedere qualcosa, che loro ci
scovassero, era troppa.
-Si, stai tranquilla!!- la rassicurai
abbozzando un sorriso.
-Ah Zoro! Aspettami qui all’uscita
della scuola ti vengo a prendere!-
-Non sono un poppante Cris!
Posso tornare a casa da solo!!- dissi ringhiando rabbioso, odiavo
quando mi trattava da moccioso.
-Si, così per trovare la via
giusta di casa ci metti due giorni! Aspettami qui, ciaoo!!- disse
sfrecciando via con la macchina. Bhé non aveva tutti i
torti,
diciamo che abitavamo in questa città solo da due giorni ed
era
difficile ricordarsi la strada giusta, il mio senso
dell’orientamento
non centrava niente!
Mi incamminai verso l’entrata e, mentre
aprivo il grande portone della scuola, un ragazzino dai capelli neri
sfrecciò davanti i miei occhi facendomi cadere lo
zaino.
-Dannazione!- imprecai, attirando l’attenzione del
ragazzino moro che immediatamente indietreggiò.
-Scusa! non
volevo!- disse affiancandomi.
-Tzè! Non fa niente!- dissi
raccogliendo lo zaino da terra.
-Sei nuovo? Non ti ho mai
visto qui!- ecco che iniziavano le prime domande.
-Si…-
magari se non gli davo troppa corda si arrendeva e proseguiva per la
sua strada, di solito funzionava ma, non questa volta.
-Wow!
Allora ti devo presentare i miei amici! Diventerai uno di noi! Noi
siamo i migliori!- disse iniziando a saltellarmi intorno, era un tipo
molto strano.
-No, adesso devo andare in classe!- cercai di
andarmene camminando con il mio passo lento e un po’
trascinato,
lungo il corridoio.
-In che classe sei?- disse una voce alle
mie spalle. Era ancora quel ragazzino che mi stava praticamente alle
calcagna. Mi voltai ad osservarlo. Dovevo stare attento, chiunque
poteva essere uno di loro, magari questo ragazzo, apparentemente
stupido e allegro, poteva rivelarsi un loro agente. Lo squadrai bene,
il volto era dipinto da un gigantesco sorriso, che sembrava sincero.
Il mio sguardo serio non lo impaurì, ma lo stupì.
-Perché
mi guardi in quel modo? Sembri arrabbiato!- disse tranquillo senza
affievolire mai il suo grande sorriso.
No, non poteva essere
uno di loro, i suoi occhi erano sinceri. Dopo anni che viaggi di
città in città, scappando e nascondendoti, riesci
a capire dagli
occhi delle persone, chi sono e cosa vogliono da te. Lui, voleva solo
la mia amicizia e, stranamente non avevo il coraggio di rifiutarmi,
infondo anche se un po’ fuori, era simpatico.
-4a- risposi
alla sua precedente domanda, continuando a camminare per la mia
strada.
-Fantastico! Siamo nella stessa classe! Vieni!- disse
afferrandomi da una mano e trascinandomi con lui, da
tutt’altra
direzione rispetto a quella che avevo intrapreso.
Quel ragazzo
era un vero pazzo, entrò nella classe spalancando la porta
con la
grazia di un elefante e mollando la mia mano solo dopo essere
arrivati alla meta, l’ultima fila di banchi. Lì
sedevano due
ragazzi e una ragazza che mi fissavano con aria confusa, ma allo
stesso tempo curiosa.
-Rufy ti sembra il modo di entrare in
classe!?- disse un ragazzo dai capelli biondi che sfruttava la
mancanza dell’insegnate per fumarsi una sigaretta.
-Hi hi!!
Lui è il nostro nuovo amico!- disse con un sorriso a
trentadue denti
ma, come faceva a dire questo, ci eravamo conosciuti solo due minuti
fa.
-Capisco e, come si chiama?- disse un ragazzo dai capelli
riccioluti ed un naso sproporzionato.
Il moro che, da quello
che avevo capito si chiamava Rufy, mi guardò mentre si
infilava un
dito nel naso per pensare, evidentemente si era accorto solo in quel
momento di non essersi mai presentato e di non avermi neanche chiesto
il nome.
-Ehm, in effetti non lo so!- disse facendo cascare
dalle sedie tutti i suoi compagni.
-IDIOTA!! COME FAI A DIRE
CHE E’ UN TUO AMICO SE NON SAI NEANCHE COME SI CHIAMA!!!-
urlò il
ragazzo biondo sbuffandogli il fumo precedentemente aspirato, in
faccia.
-Lo so e basta!- disse Rufy continuando a sorridere e
sedendosi vicino al ragazzo riccio.
-Allora sentiamo, come ti
chiami?- mi domandò una voce femminile alle mie spalle, mi
girai e
la vidi, la più bella ragazza che i miei occhi abbiano mai
visto.
Aveva dei lunghi capelli rosso fuoco che rispecchiavano sulla sua
candida pelle, i suoi occhi color caramello mi fissavano curiosi e
io, da vero ebete, non potevo far a meno di fissarla a mia volta, era
troppo bella, il suo sguardo mi aveva catturato, mi aveva rubato il
cuore.
-Credo che non abbia la lingua!- intervenì il
biondino, ridestandomi da quella visione. Lo fulminai e,
ricomponendomi mi presentai.
-Mi chiamo Zoro-
-Allora
ciao Zoro, noi siamo Usop, Sanji, Nami e questo pazzo e Rufy- disse
Usop, soprannominato da oggi, il nasone.
-Uhm, ciao- dissi
poco interessato. L’unico nome che mi sarei sicuramente ben
stampato in mente sarebbe stato quello della ragazza dai capelli
rossi, Nami, lei avrebbe rivoluzionato la mia vita.
Il
professore di musica, un tipo molto strano, scheletrico direi con una
strana acconciatura afro, entrò in classe, ridendo e facendo
domande
strane alle ragazze sedute nelle prime file. Mi guardai intorno
cercando un posto dove sedermi e vidi, Rufy indicarmi il posto libero
accanto al suo e alla ragazza dai capelli rossi, uhm perfetto!
-Yohohohoh miei cari studenti! Allora chi è riuscito a
svolgere l’arduo compito assegnatovi ieri?- disse il
professore
sedendosi sulla cattedra, accavallando le gambe mentre con le dita
scheletriche faceva volteggiare un antico bastone.
-Io
professor Brook!- disse Sanji il ragazzo biondo,amico di Rufy, mentre
si sfiorava la cicatrice ancora pulsante che aveva sulla fronte,
sembrava che qualcuno gli avesse lanciato un tacco!
-Oh mio
caro Sanji sapevo che non mi avresti deluso!- disse
l’insegnate
mentre improvvisamente iniziava a sbavare.
-Sono rosse!- disse
lo studente mentre sanguinava dal naso, certo che in quella scuola
sembrava non esserci nessuno di normale e poi non avevo ancora capito
qual’era questo importantissimo compito!
-Rosse…-
continuava a sbavare l’insegnante.
-Con del delicato pizzo
nero!- continuò Sanji.
Pizzo? Che centrava il pizzo? Mi
decisi a chiedere spiegazioni a Rufy, forse mi poteva aiutare a
capire di che diavolo stessero parlando quei due.
-Ehi, Rufy!
Ma che centra il pizzo nero? Cos’è questo speciale
compito?-
chiesi incuriosito.
Rufy, con il dito ancora ben conficcato
nel setto nasale, mi guardò con una faccia che diceva tutto,
non
sapeva assolutamente di che cosa stessi parlando e di cosa fosse
questo compito di musica!
-E' il colore dell’intimo
dell’insegnante Kalifa!- sussurrò il ragazzo dal
naso lungo.
Mi
rassegnai, ero davvero capitato in una gabbia di matti! Mi stravaccai
sulla sedia con le gambe ben tese, i piedi incrociati e le braccia
conserte, quasi, quasi mi potevo fare un bel sonnellino, tanto il
professore non si era accorto neanche di avere un nuovo alunno!
Figuriamoci se si sarebbe accorto che mi ero addormentato.
Chiusi
gli occhi solo un istante quando, senza neanche accorgermene, mi
ritrovai disteso al suolo con un bernoccolo pulsante in
testa.
-Ahia! Ma che diavolo…!- dissi guardandomi
intorno.
Tutti mi stavano fissando e, lei, aveva ancora la
mano chiusa a pugno.
-Sei un vero buzzurro! Non si dorme in
classe!- disse Nami guardandomi con aria di sfida.
-Ma sei
impazzita! Brutta mocciosa impertinente come ti permetti!- dissi
rialzandomi di scatto e fronteggiandola con la mia mole.
-Mocciosa
a chi? Abbiamo la stessa età se non te ne sei accorto! Ho
sei così
rincretinito da non averlo notato? Certo per te sarebbe meglio
l’asilo a questo punto!- disse con tono saccente. Certo che
aveva
davvero una lingua molto affilata quella.
L’intera
giornata scolastica continuò a suon di pugni ed insulti da
parte di
quella mocciosa. Litigavamo per ogni cosa, finché finalmente
quell’interminabile giornata scolastica non finì.
Uscimmo
dalla scuola tutti insieme, Rufy zampettava qua e la ridendo delle
storie che Usop gli raccontava. Sanji continuava ad elogiare la
mocciosa accanto a me, e la cosa mi dava letteralmente sui nervi,
odiavo i ragazzi che si comportavano in quel modo! Arrivati al
cancello scolastico mi guardai intorno per vedere dove fosse Cristal.
Circospezionai con lo sguardo ogni angolo lì intorno, ma
niente, lei
non c’era. Il mio cuore si raggelò! Sentii il
sangue fermarsi in
tutto il corpo e la mente annebbiarsi in mille pensieri, tutti
orribili.
-Ehi Zoro, tutto ok?- disse Rufy affiancandomi.
Non
gli risposi, ero in preda al panico. E se le era successo qualcosa,
se l’avevano trovata, se lei fosse… no! Non era
possibile, Cris
non era morta, l’avrei percepito!
Sentii un tocco fresco e
delicato posarsi sul mio braccio. Mi girai e vidi Nami guardarmi con
quei suoi grandi occhi preoccupati.
-Tutto bene, stavo
cercando la macchina di mia sorella…- dissi guardandola
negli
occhi. Sollevata dalla mia risposta, sorrise, era ancora più
bella
quando sorrideva.
Improvvisamente sentii una macchina arrivare
a gran velocità, sgommare alla curva prima
dell’entrata nel
cortile scolastico per poi frenare bruscamente e fermarsi proprio
davanti a noi. Dalla macchina nera e lucida proveniva una musica rock
assordante che riconobbi subito, i Nickelback! Cris era arrivata!
Il
finestrino scuro dalla parte del passeggero si abbassò
insieme alla
musica dentro la vettura. Cristal mi guardò e sorrise
felice,
sembrava sollevata, e io mi ritrovai a respirare di nuovo ed a
rilassarmi appena vidi i suoi occhi grigi guardami felice.
-Che
incantoooo!- ululò improvvisamente Sanji, affacciandosi,
anzi
buttandosi a capofitto dal finestrino aperto.
-Creatura
meravigliosa, mia deaaaaa, io sono Sanji, ai tuoi servigi!- disse il
biondo sbavando sul mio sedile, che schifo!
Presi il biondo
dalla maglia della felpa blu e lo tirai con forza fuori dal
finestrino buttandolo a terra.
-Vedo che finalmente ti sei
deciso a farti degli amici!- disse Cristal ridendo di gusto.
-Io
sono Rufy e loro sono Nami, Usop e Sanji!- si butto nel finestrino
Rufy per salutare mia sorella –Tu sei la sorella di Zoro? Che
bello!- disse sorridendo come suo solito.
Buttai fuori dalla
macchina anche Rufy ed aprii la portiera per entrare in macchina
prima che qualcun altro si fiondasse dentro.
-Sei in ritardo!-
dissi fulminando Cris.
-Sì, ehm, ho confuso le vie un paio di
volte!- disse voltando lo sguardo da un'altra parte. E poi ero io
quello senza orientamento!
Salutai con un alzata di viso i
miei “amici” se così potevo definirli
guardando un'ultima volta
la bella rossa, e poi Cristal sgommò verso casa. Era stata
una
giornata veramente strana, avevo per la prima volta nella mia vita
fatto amicizia con delle persone della mia stessa età. Ma
sapevo che
non potevo affezionarmi a loro, perché come sempre appena mi
abituavo a stare in una città, dovevamo ripartire, ero
destinato a
non avere amici, quindi per il loro bene, era meglio evitarli il
giorno dopo, ma sarei riuscito ad evitare anche lei?
ANGOLO
AUTRICE:
Salveeee genteee!
Eccomi con una nuova fic! Bè
per me è anche vecchia visto che vaga nel mio computer da
circa un
anno! Non so cosa abbiate capito da questo cap, ma vi posso solo dire
per adesso che sarà una fic molto avventurosa, e come sempre
piena
di colpi di scena, almeno dovrebbe essere così! Per quanto
riguarda
il personaggio di Cristal, la sorella di Zoro, diciamo che è
un mio
vecchio personaggio che ho usato tempo or sono in altre fic, sempre
con questo ruolo. Comunque spero di avervi incuriosito almeno un
po’!
Spero di ricevere le vostre opinioni su questa fic per
decidere se continuarla a scrivere o no!
Alla prossima, baci
kiko90