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Autore: Nemainn    14/03/2014    3 recensioni
[Storia ispirata alla long soprannaturale di Baldr "Questo amore è un calcio nei c..."]
Selene, Susan e Mike guardano alla televisione la distruzione di New York.
-Storia per il miniconcorso indetto da Baldr-
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non Può Essere

 

“Mamma! Presto! Guarda la tele!”
Da quella frase di Susan era iniziato il calvario.
La donna stropicciò il foglietto che era rimasto abbandonato nei suoi jeans, dimenticato fino a quel momento.
Poche righe, vergate con la grafia di Lucas, ma tracciate di fretta, qualcosa che parlava di paura emergeva da quelle poche parole e lei non aveva potuto ignorarle, piccole e stanamente disordinate.

- Da retta a Lyra. Vattene da NY, in fretta. L. -
Vergato circa una settimana prima era rimasto lì, abbandonato, e lei lo aveva recuperato dopo le prime immagini che aveva visto passare sullo schermo, mentre l’angoscia cominciava a stringerle il petto.
Deglutì, la sua mente sembrava non accettare quello che i suoi occhi vedevano: un enorme mostro, un leviatano, un animale che non credeva esistesse, stava devastando la città.
Il cuore le si gelò nel petto... Lucas sapeva, quando le aveva lasciato quel biglietto?
Lo aveva trovato sulla sua scrivania, non sapeva come ci era arrivato ma, nel vederlo, un brivido le era corso lungo la schiena. Che
qualcosa non andava lo aveva capito da giorni, guardando JeanLuc, osservando il rettore e pensando a quel poco che sapeva aveva deciso di dare retta al suo istinto, a quell’avviso scritto di fretta.
Il carcere in cui era stato rinchiuso Kamar era stato distrutto, lei si chiese se il ragazzo stesse bene, con la paura per la sua sorte che le rendeva difficile respirare.
Susan, accanto a lei sul divano, le strinse la mano, pallida, con gli occhi sgranati puntati sul notiziario straordinario. Sentiva la mano della figlia stringerla spasmodicamente, poteva leggerle sul viso il pensiero che la mente della giovane aveva fatto…

- mia mamma fino all’altro giorno era lì…-
Strinse a sé la figlia, baciandole il capo e cullandola, mentre il nodo nel cuore della ragazza si scioglieva al protettivo conforto delle braccia della materne.
Le lacrime scesero lungo il volto della giovane, un fiume in piena, ma Selene non poteva ancora lasciarsi andare.
I ragazzi della Hanyo erano lì, in prima linea.
Nella sua mente passarono i volti dei suoi studenti, uno per uno, fino a che solo i volti di Lucas, Gary, Felicia  e Kamar rimasero.
Quel gruppo era quello ‘sfigato’, eppure aveva imparato ad amare ognuno di quei ragazzi in modo speciale, erano sorprendenti, unici e meravigliosi.
Aveva consolato Felicia, quando aveva lasciato Akatsuki, consigliandola di amare prima di tutto se stessa, di rispettarsi, così da trovare qualcuno che potesse contraccambiare sullo stesso piano.
Aveva ascoltato Gary, mandato lì a forza dal rettore, ma che alla fine si era lasciato andare, sbottonandosi più di quello che, probabilmente, aveva mai fatto, comuovendola.
Lucas, il ragazzo che amava con tutta quella forza Kamar, tanto da essere disposto a sacrificare il suo cuore nel silenzio e per il bene del tritone.
Infine il suo pensiero si focalizzò su Kamar…
il suo bambino
Era vivo? Stava bene? Erano tutti sani e salvi? Erano al sicuro?
Il suo cuore batteva all’impazzata, mentre distogliere gli occhi da quelle immagini era semplicemente impossibile.
Mike entrò in casa, precipitandosi da sua moglie, abbracciandola, baciandola, stringendo a sé le due ragioni per cui la vita era degna di essere vissuta.
“Sele, tu… non mi hai mai detto perché sei tornata… non perché avevi voglia di vederci e basta, vero?” La donna porse il foglietto stropicciato a Mike, l’uomo lo guardò per lunghi minuti, stringendo le labbra mentre rifletteva. “Dobbiamo a Lucas la tua vita. Siamo in debito.”
“Sì. Si è ricordato di me, mi ha voluto mandare al sicuro…”
Susan singhiozzò, affondando il viso nel seno della donna, sentendola più che mai, cercando il suo cuore, il suo respiro, il suo profumo.
Le immagini scorrevano, un’epica battaglia di dei, una carneficina di uomini e esseri soprannaturali, una battaglia che combattevano per difenderli da quel mostro.
Il leviatano era lungo quattrocento metri, dicevano i cronisti, e lei non stentava a crederlo: era la bestia più spaventosa la donna avesse mai visto.
Pregava che i suoi ragazzi stessero bene, che nessuno di loro perisse, che Kamar fosse salvo.
Lo aveva visto così debole e vuoto, l’ultima volta. L’ombra del suo Kamar. Sconfitto, addolorato, segnato dalla prigionia.
Una lacrima scese lungo il viso pallido di Selene, era incapace di bloccarla e presto un’altra la seguì, mentre la paura l’attanagliava.
“I miei ragazzi, Mike… sono lì, combattono... moriranno…” strozzata la voce uscì colma di un dolore impossibile da esprimere. I suoi ragazzi, non erano studenti, erano i suoi ragazzi. Li amava, erano importanti, ognuno in modo unico, per lei.
Non erano mostri, non erano stranezze, non erano nulla di ciò, non lo erano mai stati, per lei.
Chiuse gli occhi, pregando che stessero tutti bene. Che Lucas stesse bene, che Kamar stesse bene…
Il volto rigato di lacrime, la vista annebbiata da esse, tornò a guardare lo schermo. Erano tutti e tre silenziosi, seduti vicini, Susan tra lei e Mike che le stringeva, protettivo.
Lentamente, la cacofonia di parole prese una vera forma nella sua mente appannata dall’angoscia, vide Crono trapassare il leviatano osannato dal cronista, lo vide cadere…. vide Kamar.
Atlantide nemica… Il principe Kamar un’arma di distruzione...
“No!” quasi urlato, quel diniego uscì pieno di dolore e incredulità. “No! Kamar… non era lui! Qualcuno, qualcosa… no! Lui è stato usato, manipolato, non farebbe mai nulla del genere! Crono mente!” L’angoscia che le imprigionava l’anima le strinse la gola, mentre Mike la guardava con i chiari occhi seri puntati in quelli di lei.
Susan annuì, guardando la madre piangere disperatamente mentre il dio tagliava la testa al ragazzo, gemendo un diniego doloroso e disperato.
Singhiozzando, mentre il ricordo delle loro risate si faceva tagliente nel giovane cuore di Susan, mentre ogni ricordo del giovane diventava una lama dolorosa conficcata nel cuore, la ragazza abbracciò la madre, sentendola tremare.
Mike strinse le labbra, di nuovo, cercando di trattenere il dolore.
Era stato inizialmente geloso di quel ragazzo, ma poi… poi Selene lo aveva contagiato con il suo amore e quel giovane era entrato anche nel suo cuore. Chinò il capo, non poteva lasciare che il dolore fluisse, non in quel momento, Selene e Susan avevano bisogno di lui.
Kamar, il suo Kamar…
Un gemito uscì dalle labbra della donna mentre il corpo bruciava, mentre la testa spariva nell’acqua.
Il suo ragazzo, il suo secondo figlio, il suo Kamar.

Singhiozzi accorati salirono alle sue labbra, incontrollabili, un gemito sempre più alto si levò dalla sua sua gola, straziando la sua anima, spargendo al vento i frammenti del suo cuore fatto a pezzi dal dolore.

 



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