Massimo si trovava in un periodo difficile della sua vita. Era diventato da qualche mese un ragazzo incredibilmente taciturno. Questo aspetto gli aveva creato non pochi problemi: la famiglia lo interpretava come segno di ingratitudine; gli amici non esitavano a ritenerlo, spesso, noioso; la sua fidanzata si era dimostrata poco disposta a comprenderlo, rinfacciandogli solo l’assenza di complimenti e di continue effusioni. Nessuno aveva mai tenuto in considerazione che la sua mente era come travolta da un tale uragano di pensieri, preoccupazioni, insoddisfazioni che lo spingevano a isolarsi, forse per non far pesare agli altri i suoi problemi, forse per paura di non essere capito. Il tutto contornato da un perenne complesso: l’aver sempre fatto qualcosa che potesse procurargli l’astio degli amici. Andava in panico quando gli amici non rispondevano ai suoi messaggi su WhatsApp (spesso mandati semplicemente per avere un po’ di compagnia virtuale nei grigi pomeriggi passati in casa). Massimo aveva un’ambizione: diventare medico. Lui, che aveva sempre fatto della scuola una delle sue prerogative, l’aveva messa da parte per prepararsi, nella speranza di riuscire a coronare almeno quel sogno. Non era raro che si catapultasse in uno studio matto per non pensare. Ma la stanchezza mentale si faceva sentire anche per lui ed era costretto a demordere. Aveva quasi orrore della doccia, perché persino in quei dieci minuti spesi sotto l’acqua, non riusciva a fare a meno di pensare quanto fosse infelice e insoddisfatto. Fino a quando non decise di affrontare la sua mente. Una sera, o meglio, una notte, decise di pensare, di pensare a cosa lo turbasse. L’amore?  Certo-pensava Massimo-non sono per niente contento di questa relazione. L’ho davvero voluta?-si chiedeva. Ma arrivò al nocciolo della questione, per quanto avesse provato ad evitare il problema. Non sono realmente di lei. Balenava, intanto, nella sua mente, un volto. A lui ben conosciuto… Era il suo amico Tom. Uno strano brivido lo pervase. Era da alcuni mesi che provava un’ ‘infatuazione’ per lui. All’inizio non ci aveva dato importanza. Ma col passare del tempo la sensazione si era fatta insistente, quasi un chiodo fisso. Con lui aveva ricominciato a sentirsi libero di esprimersi, senza paura che un ‘no’ oppure un ‘no oggi mi annoio’ rischiassero di provocare una catastrofe sentimentale di proporzioni bibliche. Con lui condivideva riflessioni, perplessità o semplicemente una battuta. La cosa che più lo angosciava era il non sapere lui cosa provasse. Insomma, c’erano dei giorni, maledettamente belli, in cui gli sembrava che provasse lo stesso, e altri in cui sembrava potessero essere amici, e basta. Non poche volte aveva pensato di dirglielo.  ‘Se anche non ricambiasse, so per certo che non mi giudicherebbe e nulla cambierebbe’. Ma la sua mente, subdola bestia, provvedeva a sfaldare le sue convinzioni con atroci dubbi. “E se reagisse male?” “Se la nostra amicizia finisse?” “Se, peggio ancora, mi deridesse e lo andasse a dire in giro?” Ed ecco che Massimo, così vicino ad una soluzione, si ritrovava al punto di partenza, succube dell’incertezza. In questi momenti gli piaceva trovare conforto in quella canzone che l’aveva reso schiavo della musica di Madonna, Forbidden Love. “Are we supposed to be together? Forbidden love, we seal the destiny forever…” Quei quattro minuti erano di puro piacere. Madonna era da sempre stata per lui una maestra di vista, ma anche un semplice modo per evadere dalla realtà, rifugiandosi in quel candido ed etereo mondo che era la sua musica.
Passarono i giorni. “Qualcosa deve cambiare”. Questo fu il proposito con cui si svegliò una domenica mattina. “E qualcosa cambierà”.