Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
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Autore: LittleEevee    14/03/2014    1 recensioni
Flavia è una ragazza di 15 anni che all'improvviso, una notte, vede un misterioso luccichio provenire dal suo specchio. Scopre che in realtà lo specchio nasconde un portale, e si ritrova sena accorgersene, nella dimensione di Hetalia. Al suo risveglio si ritrova su un prato circondato da tulipani, ed un misterioso ragazzo le si avvicina. E' Olanda/Netherlands che si avvicina a lei e le chiede cosa ci faccia là.
La ragazza non troverà una risposta abbastanza precisa, ma vivrà diverse vicende a contatto con il ragazzo, la sua sorellina Belgio e gli altri membri della "Tomato gang".
Flavia riuscirà infine a tornare alla sua realtà? Oppure deciderà di rimanere per sempre in quella dimensione?
Una storia con suspense e vicende tra di esse collegate che avranno pure flashback sulla vita di Flavia.
Che dire... se volete sapere come finirà seguite la storia.
Genere: Commedia, Fantasy, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Belgio, Paesi Bassi, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ed ecco l'ultimo capitolo, la fanfiction è arrivata al termine, ad un finale. Devo dire che è stato più complicato scegliere come finire la storia che scrivere gli altri capitoli, forse perché mi sono affezionata molto alla ff, ma vabbé.
Spero che quest'ultimo capitolo possa piacervi
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- Ciao amore, non temere... tornerò presto-
La svegliò così l'olandese, dandole un dolce bacetto sul collo; salutandola poco prima di tornare in Olanda. Le accarezzò la nuca con delicatezza, svariate volte, indugiando nell'allontanarsi, cercando qualche pretesto per tardare almeno di poco la partenza. In quanto a nazione non poteva tirarsi indietro, non poteva ignorare le sue responsabilità.
Potevano essere si e no le cinque del mattino, Flavia era mezza stordita, fatto sta che quasi non si accorse delle attenzioni di Jan.


- Mh...- emise un piccolo mugugno, come se non volesse svegliarsi.
Jan pensò che forse la ragazza stava ancora sognando, ma fraintese; quel mugugno stava a significare che lei non voleva separarsi da lui, neanche per un piccolo giorno. Stava facendo un po' i capricci come una bambina piccola a cui vietano i dolciumi.
- Coniglietta, apri gli occhi..- le sussurrò ad un orecchio, successivamente le diede un prolungato bacio sul collo, quasi vicino alla nuca.
Il fiato caldo di Jan le giunse all'orecchio, un profondo brivido percorse il suo corpo. Quel bacio prolungato le fece provare un'enorme sensazione di tepore che gradì.
Aprì dolcemente gli occhi, poi fissò in volto Olanda.
- Piccola... devo salutarti- le diede un appassionato bacio con tanto di lingua - Tranquilla... si tratterà massimo di dieci giorni, poi tornerò- la ribaciò sul collo mentre con una mano la accarezzava
- Si, ma... - abbassò lo sguardo, sul suo volto comparve un'espressione un po' triste – Mi mancherai tanto tanto...- una lacrima le scese poi dal viso
- Su amore, non fare così...- le accarezzò il viso e le asciugò il volto là dove la lacrima lo aveva bagnato – Ho le mie responsabilità-
- Mh... si, vero.. scusami- rispose cercando di mascherare la tristezza
- Ehi... me la fai una promessa? Anzi, due!- tentò di farle tornare il sorriso
- Quali?- chiese incuriosita, finendo poi con la mente alla prima volte in cui le chiese di mantenere una promessa, quando ancora era di carattere gelido più di un iceberg.


- La prima è che farai di tutto per star bene, invece la seconda..- aspettò qualche istante, poi rispose - ti occuperai di Kirby e Lex? Io sarò assente, tu sei la persona più adatta a sostituirmi-
- Va bene!- ridacchiò un pochino e si rasserenerò, non avrebbe voluto deludere Jan.
L'olandese le diede degli ultimi baci: uno sul collo, l'altro sulle labbra. - Tornerò presto, tranquilla- le accarezzò la testa mentre la salutava, poi partì per l'Olanda.
Flavia appoggiò la testa sul cuscino, riaddormentandosi data l'ora a cui l'aveva svegliata.



Erano già passati cinque giorni dalla partenza di Jan, e più i giorni passavano più Flavia aveva nostalgia di lui. Le giornate passavano lentamente per lei, con immensa monotonia. Coccolare i coniglietti, scherzare con Emma, Vladimir e gli altri, dondolarsi sull'altalena... niente di ciò riusciva a distrarla dai suoi pensieri, niente riusciva a farla smettere di pensare a Jan.
Accudiva con immensa cura i coniglietti: li nutriva, li coccolava... fece tutto il possibile per non far sentire anche a loro la mancanza di Jan.
Da quando egli era partito Flavia passava il tempo a dondolarsi sull'altalena con lo sguardo perso nel vuoto, rischiando svariate volte di cadere e farsi male; l'appetito era minore, e cercava di rimanere da sola più che potesse.
Emma si preoccupò per lei, molte furono le volte in cui le chiese cosa avesse, ma Flavia non voleva dar preoccupazioni, ogni volta si giustificava dicendo che aveva sonno, oppure che semplicemente voleva starsene sola a pensare. Persino Vladimir non riuscì a rasserenarla con la sua vivace personalità, con i suoi giochini un po' infantili.


Una sera Flavia si stava dondolando sull'altalena, lo sguardo quasi perso nel vuoto, rimanendo indifferente al vento che le scompigliava i capelli. All'improvviso Vladimir si avvicinò a lei con passo lento, e fermò la sua altalena.
- Vorrei non essere ferma...- disse Flavia al ragazzo che le si era avvicinato – Per favore... lascia l'altalena...-
- Non se ne parla! - esclamò lui guardandola con quei suoi occhi vispi – Sarebbe una follia!-
- Perché? Io ci vado quasi sempre sull'altalena... che c'è di diverso nel dondolarmi ora?-
- Che cadresti di sicuro! Hai lo sguardo assente...- i suoi occhi si rattristarono un po' nel vedere lo stato in cui era Flavia – Sai, Emma è preoccupatissima per te..-
- Non preoccupatevi... è solo sonno, tutto qui- fece un sorriso forzato
- No... a te manca quel disgraziato- disse lui prendendo il suo volto tra le mani – Mancano solo due giorni, tranquilla. Tornerà presto! - la rassicurò lui
- Si, lo so... ma mi manca lo stesso..- portò lo sguardo verso il basso
- Daiii, oggi e domani! E' poco!-
Romania iniziò a farle qualche dispettuccio, cercando di risollevarle il morale, cercando di farla ridere. Dopo una buona mezzora di tentativi ci riuscì finalmente, mentre Emma li raggiunse.
Passarono la serata, quel che ne rimaneva, a rincorrersi, a giocare allegramente.



Anche Jan aveva sofferto assai in quei giorni, l'idea di star lontano da Flavia per così ''tanto'' tempo lo faceva quasi impazzire. E non perché alla villa ci fosse ancora Romania; piuttosto perché non sopportava l'idea di starle lontano e basta.
Per troppi giorni era tornato freddo, più di quanto non fosse mai stato, il tutto perché il suo cuore chiedeva d'essere graziato, chiedeva di poter stare accanto al cuore della sua innamorata.
Lui non era abituato a quei forti sentimenti melensi, eppure quella volta si sentì come impazzire. Si sentiva vuoto, se aveva deciso di disattivare la sua ''barriera'' lo aveva deciso per Flavia, e non per sé stesso, senza Flavia accanto a sé gli era inutile mostrarsi meno indifferente, mostrare un lato più ''umano''.
Mancava poco al suo ritorno, solamente mezzora di macchina, presto avrebbe riabbracciato la sua cucciolotta, presto avrebbe potuto riabbracciare Flavia.


Al suo ritorno si diresse freneticamente verso le altalene, era scontato che Flavia fosse stata là; Emma lo vide, ma intuendo la situazione decise di ignorare il comportamento sgarbato del fratello, di ignorare il fatto che egli non l'avesse neanche salutata.
Già da lontano intravedeva la figura di Flavia che si dondolava rapidamente, ed il vento che le scompigliava i capelli; ciò che non poteva immaginare è ciò che sarebbe poi accaduto. Flavia si dondolava con sguardo assente, era assorta nei suoi pensieri, era impaziente all'idea di riabbracciare Jan, di abbracciarlo... di sentirsi coccolata.
Si distrasse troppo e le sue mani scivolarono via dalle catene dell'altalena.
Fu un'istante.


Jan, che notò il lento scivolare delle sue mani, corse rapido da lei e si gettò a terra per parare la sua caduta, per impedire che lei si facesse male.
Rimasero a terra per svariati secondi, Flavia ci mise un po' per tornare alla realtà, per capire cosa fosse accaduto.
- Jan... non dovevi buttarti a terra per me!- disse lei iniziando a piangere, dispiaciuta per l'accaduto
- Si che dovevo.. mi sei mancata troppo – le baciò una guancia – Non voglio correre il rischio di perderti, per fortuna ho fatto in tempo-
- Si... ma sono io ad essermi distratta... non avrei dovuto.. oh.. Jan!- lo abbracciò con grande affetto – Scusami... mi sei mancato troppo, e...- non fece in tempo a finire che lui la baciò sulle labbra
-Sh.. anche tu sei mancata a me- la ribaciò.




Quella notte la passarono insieme, in camera dell'olandese, finalmente a contatto dopo svariati giorni in cui non si vedevano. La porta era chiusa a chiave, e loro erano già in intimo.
Nella stanza regnava il silenzio, mentre se ne stavano amorevolmente accoccolati, mentre lui le carezzava i capelli mentre le baciava il collo, e lei lo abbracciava con una forte presa.


Le diede dei rapidi baci sul collo, non esitando ad appoggiare lievemente i denti, a far passare la propria lingua sulla pelle di lei che ogni tanto sussultava. Gradiva le attenzioni di lui, ma ancora non era abituata a tutto quell'affetto, tutto quel tepore.
Si allontanò dal collo ed iniziò a baciarle le spalle con impeto, mentre lei socchiudeva gli occhi per godere al meglio di quegli istanti. Affondò poi la propria testa sul petto di lui, che fece un profondo respiri sulla sua pelle. Si accarezzarono a vicenda, sperando che quegli attimi potessero durare per sempre, ma così non poteva essere: dovevano proseguire, portare a termine ciò che avevano iniziato.
Il loro rapporto durò a lungo nella notte, poiché indugiavano ad arrivare ai ''fatti'', ma alla fine si denudarono del tutto ed avvenne ciò che doveva avvenire.
Infine si rivestirono, e si infilarono sotto le coperte.


Riabbracciarsi e coccolarsi dopo tutto quel tempo era una cosa sublime, ma sarebbe stato meglio se non avessero dovuto separarsi mai più per così tanto tempo, se mai si sarebbero dovuti allontanare così, l'uno dall'altra.



Jan la baciò sulle labbra, attirato dal suo bel faccino; avvicinò la sua bocca ad un orecchio di lei, e con dolcezza iniziò a sussurrarle qualcosa.
- La vuoi sapere una novità? - chiese lui con tono malizioso
- Si.. di che si tratta?- chiese lei con curiosità
- D'ora in poi non dovremo più separarci, tu verrai a stare con me in Olanda, a casa mia- la baciò di nuovo, poi riprese a parlare – Che dici?-
- Che... non vedo l'ora, non voglio stare lontana da te- disse appoggiando poi la nuca al petto di lui.


Si addormentarono insieme, una sensazione di tepore che li coccolava, lei con la testa appoggiata al petto di lui, lui che la teneva stretta a sé.
Passarono dei giorni ed i due avrebbero ben presto iniziato a vivere insieme ad Amsterdam, a casa dell'olandese. Non sarebbero stati più tanto distanti, non avrebbero avuto altre nostalgia del partner.
Fu così che la loro relazione diventò più seria, più profonda.

_______________
Ok, scusate se dopo la storia io prenda altro spazio per degli ''extra'' (poco interessanti), ma ho qualcosina da aggiungere.

Innanzitutto voglio fare dei alcuni ringraziamenti: ringrazio particolarmente l'autrice Minori Chan e le sue meravigliose recensioni, oltre alle piccole e gradevoli chiacchierate via messagio.

Ringrazio poi alcuni amici del roleplaying, in particolare Mikel. Un ultimo ringraziamento (non meno importante) va a tutti voi che avete letto questa fanfiction, che abbiate letto ogni capitolo oppure no, che l'abbiate apprezzata oppure no; ringrazio perché avete voluto usare un pò del vostro tempo per leggere uno o più capitoli. Grazie ^^

Ed infine un'ultima cosa:
Avete notato il finale, no? E' molto generico, bene... non voglio dare illusioni, ma forse in futuro potrei farne un seguito.
Ma ne passerà di tempo probabilmente.
Ciaoo a tutti!
  
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