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Autore: nightmaresandstars    15/03/2014    2 recensioni
[SPOILER! Se non avete letto la trilogia, sbrigatevi e poi tornate qui!]
Helene Snow è la nipote dell'ormai ex Presidente di Panem. Questa è la storia degli ultimi Hunger Games.
Che i Settantaseiesimi Hunger Games abbiano inizio. E possa la fortuna essere sempre a vostro favore!
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 9 – ALLENAMENTI PARTICOLARI

«Allora... tu sei piccolina, quindi non avrai molte possibilità in un corpo a corpo, ma ci alleneremo lo stesso. Per adesso, però vorrei concentrarmi sulla caccia e il tiro con l'arco. Va bene?» ha iniziato Gale.
«Sappi che non ho la più pallida idea di quello che hai detto, ma se lo dici tu, va bene!» ho risposto.
Ha impiegato più di un’ora a spiegarmi come si costruiva una trappola per conigli, e, dopo vari tentativi, sono riuscita a riprodurre qualcosa di simile a quello che aveva fatto lui.
Poi siamo passati alla postazione del fuoco. L'unica cosa che sono riuscita a fare é stato un filo di fumo e parecchi graffi sulle mani. Abbiamo rinunciato quando un graffio sul palmo ha iniziato a sanguinare.
E con questa scusa siamo passati alla postazione delle erbe. Mi ha insegnato a riconoscere le erbe medicinali più comuni. Quando abbiamo iniziato ad usarle, nonostante sia stata attenta alla spiegazione, ne ho scambiata una buona con una velenosa. A Gale è preso un colpo!
In quel preciso istante stava guardando Jale e Haymitch che si allenavano nella lotta libera. Ero convintissima d'aver preso quella giusta, ma quando si é girato e ha visto con cosa mi stavo bendando il graffio ha urlato e mi ha dato uno schiaffo sulla mano per evitare il tutto!
Mi ha spaventato a morte, continuava a ripetere “Quella era velenosa! Stavi per ucciderti!", poi si é fermato e mi ha abbracciato.
«Non farlo mai più.» mi ha detto.
«Scusa... la prossima volta aspetterò un tuo sguardo, per capire cosa fare.»
Poi mi ha allontanato, mi ha fatto mettere seduta per terra, si é inginocchiato davanti a me e ha fasciato la mia ferita con le sue mani grandi e ruvide, spiegandomi la leggera differenza che c'era tra la pianta giusta e quella che invece avevo quasi usato io: una fogliolina di troppo tra l'inizio della foglia vera e propria e il “gambo".
Ho notato lo sguardo di Jale fisso su di noi. Io l'avevo baciato, ma non ero più sicura d'aver fatto la cosa giusta.
A quel punto é suonata la pausa pranzo.
In meno di mezzo secondo Jale m'è piombato addosso, posando una mano sul mio fianco.
Non ho badato molto al pranzo, non avevo molta fame, e con Jale vicino concentrarsi era impossibile.
Prima ha tenuto una mano attorno alle mie spalle, poi é sceso sul fianco, poi sul ginocchio vicino a lui, poi mi ha scostato i capelli da davanti agli occhi... un misto di tortura piacevole e spiacevole.
«Jale... Jale, per favore, non é che potresti smetterla?» gli ho sussurrato.
«Perché? Che male c'è? Dopotutto stiamo insieme, no?»
«Sì, cioè no... Cioè, non lo so... Te l'ho detto come la penso, non dovremmo affezionarci uno all'altra.»
«Lo so... E me ne infischio!» ha risposto subito prima di baciarmi.
Oh no! Non davanti a tutti!
«Ehi, ehi, voi! Scollatevi un attimo!» ha detto Volumnia.
Io mi sono allontanata arrossendo.
«Dobbiamo parlarti» ha aggiunto Fannia.
«Sì, arrivo. Jale, fammi passare...»
«E se non volessi?» ha detto con uno sguardo furbo dipinto sul volto.
«Se non mi fai passare subito ti picchio!»
«Con quelle mani?» ha chiesto afferrandole. «Non riusciresti a farmi neanche il solletico!»
«Smettila!» ho aggiunto scostandolo in malo modo. «Scusatelo, é solo un povero pirla!»
Mi hanno guardato sorridendo, mi sono alzata, e ci siamo allontanate, andandoci a sedere ad un tavolo appartato.
«Ti allei con noi?» ha chiesto Volumnia senza girarci intorno.
«Cosa?»
«Ti allei con noi?» ha ripetuto Fannia.
«Ma voi sapete che se vi alleate con me vi uccideranno, vero?»
«Perché pensi che se non lo facciamo riusciremo a sopravvivere? » mi ha chiesto Volumnia.
«Forse sì...» ho risposto triste. «Comunque sappiate che non sono sola... Con me ci sono sicuramente White, che é la mia migliore amica, e Jale, che ha già promesso di tirarmi fuori di qui “per vivere la nostra fantastica vita insieme”, ancora non l'ha capito che non uscirò da lì...»
C'è stato un po' di silenzio, probabilmente le avevo sconvolte con la mia consapevolezza della realtà, ma era una delle poche cose che sapevo per certo.
«Senti, mi dispiace per quello che dici, e probabilmente non possiamo farci niente, ma ti vogliamo in squadra, ci stai simpatica, e vogliamo passare i nostri ultimi giorni con gente simpatica, anche se dovesse significare avere in squadra la tua migliore amica e il pirla!» ha detto Volumnia, mi piaceva quella piccoletta (sì, era più piccola di me, sia fisicamente che d'età!): diceva le cose come le pensava, senza mentire.
«Se volete rischiare così tanto, ed avere nella vostra squadra una mina vagante, la sua migliore amica e un pirla... fate pure, a me va bene...»
«Perfetto!» mi ha risposto Fannia, sprizzante di gioia. «Vado a dirlo alla mia mentore, così potrà parlare con i vostri! Andiamo Vol! Ciao Helene!» e poi é scappata via, trascinando l'amica con lei.
Sono tornata al tavolo e ho trovato White seduta davanti a Jale.
«Ehi Hel!» ha detto quando mi ha visto. «Come sono andati i tuoi allenamenti?»
«Bene, grazie, mi sono quasi uccisa e ho praticamente distrutto le mie mani, ma bene, i tuoi?»
«Noiosi... io non mi sono distrutta niente! E tu devi ancora spiegarmi qualcosa!» ha detto alludendo a Jale.
«Ci sarà tempo per spiegare tut-...»
«Ah!» mi ha interrotto Jale. «Che volevano quelle due?»
«Ah, già! Belli miei, vi ho appena fatto guadagnare un'alleanza!»
Sono rimasti a bocca aperta. Poi White ha detto che aveva stretto amicizia con Fir, il ragazzo del Sette, che per questo avrebbe seguito gli altri allenamenti con lui e la sua mentore pazza, Johanna Mason, e che quindi si sentiva in dovere di far entrare anche lui.
«Per me non ci sono problemi, ma devi parlare con Fannia e Volumnia, guarda, sono laggiù!»
Si é alzata ed è andata da loro, tornando poco dopo per dirci che per loro andava bene.
«Abbiamo chiacchierato un altro po’, poi é suonata la campana che segnava l'inizio degli allenamenti.
Nel pomeriggio ci siamo dedicati ad attività più pratiche, per vedere se potevo approfondire qualche attività particolare.
Siamo partiti dalle cose più improbabili.
Il lancio di cose pesanti non fa per me.
L’ascia riuscivo appena a tenerla in mano, idem con la mazza.
La spada riuscivo quasi a maneggiarla, ma mi rallentava molto.
Con i pugnali andavo meglio, ma dovevo migliorare la mira.
La lancia facevo fatica ad usarla, era più alta di me, e non faceva altro che essermi d’intralcio.
Con l’arco me la cavavo bene, c’era il problema della mira, ma rispetto alle altre armi andava molto molto meglio.
L’ultima cosa che abbiamo provato alla fine del pomeriggio è stata la lotta libera.
La cosa più imbarazzante del mondo.
Ci siamo messi in posizione: le mani di uno poggiate sulle spalle dell’altra e viceversa.
«Come abbiamo già detto, tu sei piccolina, significa che devi sfruttare la forza del tuo avversario. Quando ti verranno addosso, e finirai per terra, punta un piede sulla sua pancia, e calcia. In questo modo dovresti riuscire a buttarlo via. Capito?»
Ho annuito, ma non ero molto convinta.
«Se invece ti ritrovi così, cerca di sfuggire dalla sua presa. Tenterà di buttarti a terra, tu cerca comunque di sfuggire. Proviamo?»
«Ehm... okay, proviamo...»
Pochi secondi ed ero con la schiena sul pavimento. Eravamo su dei tappetoni, quindi la botta doveva essere leggera, non per me...
«Ahi.» ho borbottato.
Avevo gli occhi chiusi, sentivo Gale che mi chiamava, non era allarmato... era divertito...
Ho alzato un sopracciglio tenendo gli occhi ancora chiusi.
È scoppiato a ridere.
«Mi stai prendendo in giro?» ho chiesto quasi arrabbiata.
«No, ma hai un’espressione bellissima!» ha risposto continuando a ridere.
Ho aperto gli occhi lentamente. Mi teneva le mani bloccate all’altezza della testa, e si poggiava sulle ginocchia, che i trovavano ai lati dei miei fianchi.
Le nostre facce erano a meno di venti centimetri.
I muscoli delle braccia erano tesi.
È così dannatamente sexy!
«Ehm... ma dobbiamo rimanere così per sempre?» ho chiesto un po’ in imbarazzo. «Non che mi dispiaccia, eh... cioè, sì, no... mi stai confondendo!» ho aggiunto alla fine.
«Stai facendo tutto da sola... e se io invece mi avvicinassi ancora?» ha chiesto piegando le braccia.
«Gale, ci stanno guardando tutti...» ho risposto. «Jale darà di matto...» ho sussurrato poi, più a me stessa che a lui.
«Se proprio non vuoi, liberati dalla presa!»
«Odio quando fai così, ma devo salvare le apparenze!»
Tentavo di liberarmi, mi dimenavo, ma più mi muovevo, più la sua presa diventava ferrea.
«Smettila!» ho bisbigliato.
«Di fare cosa? Di allenarti? E se ti capitasse un corpo a corpo contro quello dell’Undici? E se finissi così nell’Arena?»
«Nessuno qui è forte come te. Nessuno ha il tuo fisico. Non capiterà.»
«Non puoi saperlo!»
Ho riprovato a dimenarmi e ho sentito la sua presa allentarsi. Sicuramente lo stava facendo apposta!
Ho dato una botta al gomito destro che si è piegato verso l’esterno, sbilanciandolo. Quasi contemporaneamente ho fatto pressione sulla spalla sinistra, nella speranza di ribaltarlo.
Non ci sono riuscita, ma l’ho spostato abbastanza da permettermi di sgusciare via dalla sua presa.
Ci stavano guardando tutti.
Ci siamo alzati e abbiamo iniziato a girare in tondo.
Gale ha fatto un paio di finte, nel tentativo di spaventarmi, senza però riuscirci: avevo due fratelli e due cugini più piccoli, sapevo riconoscere una finta.
Poi si è scagliato contro di me. Ho provato ad usare quella tecnica che mi aveva spiegato all’inizio, ma non ho dato abbastanza slancio, quindi ci siamo ritrovati proprio come stavamo cinque minuti prima, con l’unica differenza che, questa volta, ho reagito subito.
Gli ho dato una botta con il gomito destro, sollevando la stessa spalla. L’ho colpito sulla mascella e avevo paura d’avergli fatto male, ma è spuntato un sorriso sul suo volto.
Il divertimento era appena cominciato.
La mia gamba destra era ancora piegata, puntata sulla sua pancia, ho fatto forza e ho sollevato l’altra gamba. Con un gesto fluido ho abbassato la gamba destra, con la mano ho afferrato la sua spalla destra, tirandolo giù.
Sono riuscita ad invertire le posizioni.
«Atterrato!» ho detto con aria trionfante.
«Non ci giurerei.» mi ha risposto poco prima di buttarmi a terra e tornare sopra di me.
Mi bloccava le gambe con le sue ginocchia.
«Hel.» ha sussurrato. «Ho aspettato, ho visto come andavano le cose, ma non posso più aspettare. Non ce la faccio. Devo provarlo... almeno una volta.» ha aggiunto subito prima di baciarmi.
 
*Angolino autrice*
Allora, per prima cosa vorrei ringraziare chiunque abbia continuato a leggere la storia,
nonostante la mia discontinuità, alcuni continuano a leggere.
Vi ringrazio con tutto il cuore,
significa molto per me!
Questo capitolo è un pochiiiiiino più corto degli altri,
ma mi volete bene lo stesso, vero?!
VERO?!
Anyway, vorrei chiedervi di esprimere un parere sulla storia,
e soprattutto su chi dei due preferite con Helene!

  
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