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Autore: Zick    15/03/2014    1 recensioni
Raccolta di one shot varie. Il rating e gli avvertimenti potrebbero variare, così come i personaggi.
1: Dolore...
2: Io ti disintegro!
3: Por ti mi amor...
4: 8664...?
5: Al contrario.
6: "...Grazie."
7: Lullaby.
8: And then he came.
9: Forse, invece...
10: To breathe.
Genere: Demenziale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sud Italia/Lovino Vargas, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Manga: Axis Powers Hetalia.
Coppia: Spamano.
Personaggi: Italia Romano, Spagna, America, Gran Bretagna, Seyshelles, Italia Veneziano (Menzionato).
Genere: Cold Case AU, Dolore/Conforto.

 
 
 
“Sei pronto?”
“No... solo un momento.”
Lovino rilasciò un respiro, un respiro che tramava di freddo, di paura, di lacrime e tutto quello per cui il ragazzo poteva tremare in quel momento.
“Ci sono tante cose che avrei dovuto fare... che avrei dovuto dire... avrei dovuto rifare quella domanda ad Antonio...” Mormorò, cercando di non scoppiare a piangere come una donnicciola. Dopotutto sapeva che sarebbe andata a finire così. L’aveva sempre saputo che sarebbe morto giovane. Lentamente. E da solo.
“Quale domanda?”
 
 
“Antonio?” Antonio alzò lo sguardo, trovandosi davanti gli occhi azzurri di un biondo con gli occhiali, piuttosto corpulento.
“Sì?” Chiese con fare sostenuto, arricciando le labbra. Forse non sarebbe stata una giornata così pessima, dopotutto.
“Alfred Jones, Polizia di New York, conosci per caso Lovino Vargas?” Uno sbuffo divertito, un divertimento sarcastico, fu la prima reazione di Antonio. Prima le fantasie e la proposta di Lovino, che gli avevano mandato in tilt tutti i neuroni, poi la serata di magra e infine un dannato poliziotto che veniva a fargli domande sulla persona che non riusciva a togliersi dalla testa. Perfetto.
“Io e Lovi ogni tanto ci facciamo... niente di più.”
Vennero improvvisamente raggiunti da un altro biondino, questo dagli occhi verdi e delle sopracciglia assurde, e da una ragazzina che sembrava perfino troppo giovane per essere della polizia, i lunghi capelli neri legati in due treccine che le ricadevano ai lati del viso scuro.
“Anche lui lavora qui?” Chiese sempre Alfred.
Antonio ghignò.
“Vuoi sapere se batte? Indovina, chico.
“Sta sera l’hai visto?” Adesso era stato il sopracciglione a parlare, scrutandolo con gli occhi.
“Poche ore fa, per poco.”
La ragazzina attirò la sua attenzione, tirando fuori dal cappotto un foglio piegato parecchie volte, raffigurante un uomo sulla mezza età.
“Era con lui?”
Antonio riconobbe immediatamente l’uomo con cui era salito Lovino quella sera, ma scosse la testa.
“Sentite, io non faccio la spia, andate a chiederlo a lui...”
“Temiamo che il tuo amico sia stato rapito, quindi vedi di darci una mano!” Esclamò il secondo biondino, a cui l’altro uomo posò una mano sulla spalla per farlo calmare.
“Poliziotti. Sempre così arroganti...” Sibilò Antonio, allontanandosi dal muro con una spinta di bacino per tentare di andarsene.
“Cosa sai dei cavalli in un campo?” Quello ebbe il potere di bloccare i suoi passi e farlo voltare ad occhi leggermente sgranati. Era stata la ragazzina a parlare e ora lo osservava con aspettativa.
“Dove l’ha sentito?” Borbottò. La ragazza prese un altro foglio, questa volta contenuto in una busta trasparente plastificata.
“C’è scritto qui.”
I suoi occhi scorsero le lettere tremolanti.
 
Testamento di Lovino Vargas.
 
Ciao bastardo, lascio tutto ciò che mi appartiene a te, anche se non è molto.
Ti ricordi il campo con i cavalli? Un giorno ci rivedremo là.
 
Antonio deglutì, alzando gli occhi sui poliziotti.
“Quest’uomo fa scrivere il testamento alle proprie vittime prima di ucciderle. L’ha già fatto una volta. Stiamo cercando di impedirgli di uccidere il tuo amico.”
Antonio si morse il labbro e sospirò.
“Non so cosa volesse dire. Eravamo qua. Lovino era lì.” Disse, indicando con il capo il punto accanto a sé. “E parlava di cavalli in un campo...”
 
 
“Certo che potevano anche accenderlo il riscaldamento in macchina...”
“Già...” Borbottò Lovino in risposta, regalando occhiatacce gratuite a tutto ciò che li circondava, dalle macchine che si fermavano, a tutte le persone che gli passavano davanti.
“La prossima volta rubo una di queste fottute auto e me ne vado.”
“Tu? Da solo?” Ridacchiò Antonio. “Non riusciresti ad andare da nessuna parte.”
“Se prendessi le vie secondarie riuscirei a scappare. L’ho visto in ‘Thelma e Louise’.”
Antonio prese una boccata di fumo dalla sigaretta che teneva fra le dita, un sorriso in volto.“Ma quelle due non vanno a schiantarsi insieme in fondo ad un burrone? Vuoi fare la stessa fine?”
L’occhiataccia, questa volta, fu tutta per lui.
“Che mi frega...” Borbottò il minore ancora una volta, chiaramente preso alla sprovvista, sottraendogli la sigaretta e prendendo una boccata a sua volta.
“Almeno io ho un piano.”
“Andartene? E sentiamo, dove andresti?” Questa volta nel tono di Antonio non c’era niente di divertito, mentre osservava il ragazzo accanto a sé con cipiglio severo.
“Casa tua è questa, non dimenticarlo.” Lovino lanciò via il mozzicone, sbuffando.
“C’è un posto...” Iniziò il ramato, lo sguardo perso in lontananza. “Mi ci ha portato il nonno, una volta. Ero piccolo. Mi ricordo dei cavalli... e un campo... è lì che voglio andare.”
E allora Antonio sentì ciò che non pensava avrebbe mai sentito.
“Vieni con me?”
Si voltò verso Lovino ad occhi sgranati, poi ridacchiando ancora una volta.
“Cosa?”
Lovino spostò lo sguardo di fronte a sé, deglutendo. “Niente, dimenticalo. E ridammi l’accendino che mi serve!”
“Non ci faccio niente con il tuo accendino di plastica.” Lo prese in giro Antonio, poi spostando l’accendino di fronte all’italo-americano, accendendolo. Lovino spostò la propria mano, appoggiandola alla sua per proteggere la fiamma. Le sue dita... erano così fredde. Eppure gli scottavano la pelle.
“Chiedimelo ancora.” Non riuscì a fermare la richiesta. Lovino alzò lo sguardo su di lui, incatenando i loro sguardo, labbra lievemente separate, dalle quali pendeva una sigaretta appena accesa. Dio, quanto avrebbe voluto baciarle quelle labbra... ogni possibile risposta venne interrotta dal clacson di una macchina che si fermò di fronte a loro.
“Questo lo prendo io.” Borbottò Lovino e Antonio annuì, scrutando l’uomo sulla cinquantina che aspettava.
“Ci vediamo dopo.”
 
“Vieni con me?”
 
“Non so altro.”
“Sai dove viveva? Se aveva una famiglia?”
“No, il nonno ha abbandonato lui e il fratello. Vivono in una struttura per i senzatetto.”
I tre poliziotti annuirono e i biondi si allontanarono. La donna lo osservò per un secondo in più, facendo per andarsene anche lei, ma Antonio la trattenne per un braccio.
“Trovatelo... vi prego...” Si ritrovò quasi a supplicare, deglutendo per mandare giù il nodo che gli si era formato in gola. La mora lo guardò per un istante prima di sorridere.
“Ma certo. Devi ancora dargli la tua risposta, no?”
Era esattamente tutto quello a cui riusciva a pensare lo spagnolo.
 
Se solo avesse potuto parlarci un’ultima volta...
 
Lovino fremette, respirando a fondo e cercando di bloccare gli spasmi che gli percuotevano il corpo. Faceva freddo. Così tanto freddo, ed era così buia ed opprimente quella cassa. Il panico si stava impossessando di lui, lentamente ed inesorabilmente.
Quanto tempo aveva passato là sotto?
Quanto tempo gli restava da vivere?
Chiuse gli occhi, cercando di annullare tutti i pensieri che gli affollavano la mente. Tanto, che cosa gli restava da vivere? Il nonno lo aveva piantato in asso quando aveva dieci anni, e lui e suo fratello erano finiti in un dannatissimo orfanotrofio. Per guadagnare qualcosa si era pure messo a fare la puttana di vecchiacci pervertiti che a volte parevano non aver visto carne fresca da mesi.
Ma era stato così che lo aveva conosciuto. Sul marciapiede di una strada, in attesa che qualcuno, chiunque, chiedesse di loro. E avevano parlato. E si erano capiti. Ed erano finiti a letto.
E avrebbe solo voluto chiederglielo ancora una volta, di andare con lui. Per ricevere il rifiuto che si aspettava, invece di quell’espressione da ‘io-con-te-andrei-in-capo-al-mondo’ che aveva quel cretino quando gli aveva quasi ordinato di chiederglielo di nuovo.
Perché quello avrebbe significato che Antonio avrebbe detto sì.
E se Antonio avesse detto sì, Lovino avrebbe avuto ancora qualcosa per cui lottare. E lui non voleva più lottare. Non ora che si era messo il cuore in pace e aveva accettato la sua prematura dipartita. Avrebbe solo voluto chiudere gli occhi e dormire, come lui gli aveva detto sarebbe stato. Aveva tanto bisogno... di quiete...
Ma perché la quiete non arrivava?
La risposta era il frastuono che sentiva provenire da sopra di sé. Qualcuno stava scavando sopra di lui.
Non osò sperare. Non osò aprire gli occhi, nemmeno quando percepì l’ondeggiamento della cassa che veniva sollevata, nemmeno quando udì il clangore del lucchetto che veniva spaccato.
Grugnì quando le torce della squadra di polizia vennero puntate sul suo volto.
“È vivo.” Sentì qualcuno parlare, seguito dal gracchiare di una ricetrasmittente, mentre due uomini lo afferravano da sotto le ascelle per aiutarlo a rimettersi seduto. Gli venne un capogiro quasi immediatamente mentre lo spostavano sul tavolo di legno poco lontano e gli posavano una maschera ad ossigeno a coprirgli naso e bocca. Notando i suoi brividi di freddo lo avvolsero in delle coperte. Piccole, lievi lacrime iniziarono a scendere dai suoi occhi color miele.
Era ancora vivo.
 
Avrebbe potuto avere la sua risposta.
 
“Antonio.” Quando venne richiamato dalla voce che aveva sentito solo un'altra volta, ma che aveva atteso di sentire per tutta la notte, lo spagnolo si voltò di scatto lasciando cadere la sigaretta che teneva fra le dita, osservando la poliziotta avvicinarsi velocemente. Sorrideva.
Antonio sentì le gambe tremare e si appoggiò al muro, sospirando.
“Lo abbiamo trovato. Sta bene.”
Respirava di nuovo.
 
Avrebbe potuto rispondergli.
 
Lovino deglutì, alzando lo sguardo sui poliziotti che stavano scendendo in quel momento dalle volanti appena arrivate.
“È grazie a loro se ti abbiamo trovato, sai?” Fece uno dei membri della squadra di soccorso, indicando con il capo una coppia di biondi appena scesi da una delle automobili. Uno stava parlando al telefono, sorridendo ampiamente mentre gli occhi azzurri brillavano di felicità.
L’altro, invece lo osservava, i suoi occhi verdi scrutavano per intero la sua figura. Non si sarebbe avvicinato, lo intuì dal suo atteggiamento, ma nello sguardo che si scambiarono, tentò di mettervi tutta l’immensa gratitudine che provava per loro.
Il biondo annuì, per poi voltare il capo, osservando due figure in avvicinamento. Lo stesso fece Lovino e gli occhi gli si inumidirono impercettibilmente quando vide Antonio avanzare verso di lui, scortato da una giovane poliziotta. Lo spagnolo si avvicinò a lui, un espressione quasi lacrimosa in volto, mentre gli avvolgeva il torso con le braccia e posava la fronte sulla sua. Normalmente Lovino avrebbe protestato. Ma non questa volta. Questa volta Lovino si beò del tocco dell’altro, del suo calore sulla pelle congelata.
“Chiedimelo ancora.” Bisbigliò Antonio, il suo fiato caldo che solleticava la pelle dell’italo-americano
“Ci vieni con me?” Riuscì faticosamente a pronunciare le fatidiche parole, voce che vibrava di pianto trattenuto, mentre le lacrime si accatastavano nei suoi occhi chiari.
Antonio sorrise, labbra tremanti e occhi lucidi.
“Sì.” Annuì lo spagnolo, le mani salirono a circondare le guance gelide dell’altro, ormai in lacrime. “Sì che vengo con te!”
E Lovino pianse, singhiozzando e affondando il volto tra la spalla e il collo di lui, afferrando la sua maglietta e tenendosi più vicino possibile al suo calore. Antonio gli accarezzava i capelli, baciava il capo e fronte per consolarlo.
Erano insieme. Di nuovo.
Respiravano.

 
 
Zi: Ta daaa!
A.E: Ma non avevi detto che ci avresti messo secoli ad aggiornare.
Zi: Sì, ma di questa storia mi ero dimenticata...
A.E: ...Dovrei farti impiccare.
 
 
E dopo le tre righe dell’ultima volta, ecco a voi qualcosa di più consistente, spero che sia gradito.
È vero, me n’ero dimenticata di questa storia. Ma fatto sta che non era previsto che la pubblicassi in questa raccolta. È uno stile totalmente diverso. Stona abbastanza, e non me la sono sentita di cambiare formato. Ma era nel mio computer, bella e finita, e mi son detta: Meglio pubblicata che lasciata a marcire nel database. Quindi eccola.
I personaggi non mi appartengono e stavolta neanche la trama. È la revisione in chiave Hetaliana di un episodio di Cold Case. I diritti sono di chi sono, purtroppo non miei.
Grazie ancora a chi ha recensito i capitoli fino ad ora ed ha seguito o preferito questa mia raccolta.
Bye bye.
Zick.
  
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