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Autore: xSabryx    15/03/2014    1 recensioni
Jade Thirwall è una ragazza di 16 anni che ama la musica e gli amici e spera, un giorno, di poter diventare una cantante famosa. Affianco a lei le amiche Perrie Edwards, Jesy Nelson, e Leigh-Anne Pinnock, anche loro appassionate di musica, con le quali formerà una girl band destinata ad avere un successo fantastico! Ma un ragazzo le cambierà la vita, in modo positivo o negativo? Per scoprirlo leggete...
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Dalla trama: "Non potevo credere a tutto ciò, io lo avevo sempre odiato ed ora ero la sua ragazza! È quasi come la canzone di Pink… LO ODIAVO COSI TANTO CHE ME NE SONO INNAMORATA!"
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TRAILER DELLA FF: http://www.youtube.com/watch?v=qp_AxgfOLMY
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jade Thirlwall, Jesy Nelson, Leigh-Anne Pinnock, One Direction, Perrie Edwards
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Harry’s POV
I miei occhi non volevano credere a ciò che avevano visto, una scena orribile, il tuo migliore amico abbracciato alla tua ragazza era una coltellata, ma di quelle dolorose. Non so dove stavo andando, avevo bisogno di prendere aria e non mi importava di perdermi in quella città a me sconosciuta. Camminavo con il cappuccio alzato sulla mia testa, per proteggermi dalla pioggia non eccessivamente forte che si scagliava su di me e sul marciapiede, quando all’improvviso sentii chiamare il mio nome. Riconobbi subito la voce dolce e sottile di Jade.
 
Jade: “Harry, aspetta!” – urlò e mi fermai senza girarmi. – “so cosa stai pensando ma non è come credi!” – avrei voluto crederle ma avevo visto la scena e non riuscivo a cancellarla dalla mia mente. Mi voltai guardandola mentre la pioggia le bagnava i capelli. Era dannatamente bella anche bagnata.
Io: “Vorrei poterti credere ma…”
Jade: “Fallo!” – mi disse afferrando con leggerezza il mio braccio ma proprio non potevo…
Io: “No…” – e con quella risposta ripresi la mia camminata mentre Jade mi inseguiva chiamandomi.
 
Avevo una voglia matta di girarmi, prenderla e baciarla. Perché l’amavo e non potevo farne a meno, ma la mia testa e i miei sentimenti erano confusi. Il mio cuore voleva dimenticare tutto ma la mia mente non ci riusciva. Jade intanto non mollava e proseguì dietro di me per un’altra ventina di metri, le dissi di tornare indietro perché avevo bisogno di pensare e stare da solo ma lei era testarda, e quanto le sarebbe costata quella maledetta testardaggine. Attraversai velocemente la strada senza badare che passassero auto anche perché era tardi e non pensavo potessero essercene ancora in giro. Ma forse sbagliavo, mentre io guardavo ancora dritto, sentii un tonfo alle mie spalle, preceduto da una sgommata. Quando girai lo sguardo, vidi la povera Jade stesa a terra, l’auto aveva fatto inversione ed era scappata. Percepii il mio cuore che si rompeva in mille pezzi, se solo non l’avessi ignorata, se avessi parlato e se mi fossi girato prima. Il panico si era impossessato di me ma ritrovai un po’ di lucidità per chiamare l’ambulanza. Presi Jade in braccio con gli occhi lucidi di lacrime che non tardarono molto a scendere giù, cadendo poi sui suoi vestiti. Le sue pallide guance e quegli occhi chiusi mi facevano pensare al peggio.
 
Per fortuna l’ambulanza fece presto e, salito su di essa insieme a lei, ci catapultammo verso l’ospedale. Non parlai con l’infermiera che si stava occupando di soccorrere Jade nell’ambulanza. Avevo la testa impegnata a pensare ad altro, mi chiedevo cosa sarebbe successo e sentivo gravare su di me un peso enorme, mi attribuivo tutte le colpe, era stata solo colpa mia. Tra i pensieri ricordai però di mandare un messaggio agli altri perché dovevano sapere dell’accaduto. Una volta giunti all’ospedale i medici portarono dentro Jade senza lasciarmi passare. C’erano delle sedie in quella sala d’attesa, ma sedermi sarebbe servito solo a rendermi più nervoso. Camminavo avanti in dietro dando qualche pugno contro i muri che incontravo sulla mia strada, la mia mano era rossa di lividi. Arrivarono tutti gli altri con facce che chiedevano spiegazioni, volevano sapere cosa era successo a Jade e io con le lacrime agli occhi cominciai a raccontare l’accaduto. Mentre parlavo pensavo contemporaneamente agli insulti e alle polemiche che si sarebbero accese, maledizione a quella dannata gelosia! Quando conclusi il triste racconto dissi: “Bene, ora fate di me quello che volete. Insultatemi, prendetemi a calci, non m’importa della mia salute. Voglio solo che Jade guarisca perché le devo dire ancora una volta quanto la amo.” Nessuno parlava quando dal silenzio tombale si sollevò una voce.
 
Perrie: “Harry, non è colpa tua, sappiamo tutti quanto ami Jade e non far pesare queste colpe su di te…” – le sue parole mi colsero di sorpresa.
Louis: “Credo che la colpa sia in parte mia, ci tengo a precisare che quello che hai visto era solo un abbraccio di conforto, Jade ha un cuore e un’anima speciale.” – non avevo voglia di litigare ma qualche spiegazione me la doveva.
Io: “Ma io sono geloso e tu lo sai, e poi di quale conforto avevi bisogno?” – chiesi in lacrime.
Louis: “Mi vergogno a dirlo in presenza di tutti voi ma credo di avere il dovere di parlare: mi sento di troppo fra di voi, siete delle coppie stupende ed io sono solo… scusate se non ve ne ho mai parlato ma lo trovo imbarazzante.”
Io: “Jade ha un cuore d’oro, ti ha capito e consolato prima di noi, è una delle tante cose che amo di lei.” – sorrisi a Louis mentre si guardava attorno cercando un’ulteriore risposta.
Jesy: “Louis tu non sei solo! Tu sei l’anima del gruppo, non devi sentirti escluso!” – insieme a Jesy si unirono altre voci che dicevano più o meno le medesime cose.
 
Nel vocio però una voce sconosciuta attirò la nostra attenzione: si trattava di una dottoressa, magra, abbastanza alta e dalla pelle chiarissima. Portava i capelli scuri legati dietro e un paio di occhiali bordò appoggiati sulla punta del naso, in mano aveva una cartellina blu con dei fogli. La sua figura mi rimase impressa nella mente perché qualcosa già mi diceva che era venuta per dare notizie di Jade.
 
Dott.ssa: “Chi sono i parenti di Jade Thirlwall?”
Io: “Siamo noi!” – ci avvicinammo tutti formando una calca attorno alla signora – “siamo gli amici perché i parenti non sono di queste parti.”
Dott.ssa: “Dunque, le situazioni della vostra amica sono abbastanza gravi.”
Perrie: “Cosa significa abbastanza gravi? Che cos’ha? Me lo dica!” – Perrie scoppiò a piangere peggio di me, era presa dal panico ma per fortuna Zayn intervenne calmandola con un abbraccio e qualche bacio sulla fronte.
Dott.ssa: “La ragazza è…” – ci fu una pausa in cui non tirai né cacciai aria – “…è in coma.” – alla notizia, Perrie allagò la maglia di Zayn, le altre ragazze non fecero meno aggrappandosi alle spalle di Liam e Niall mentre Louis si tirava i capelli mentre i suoi occhi azzurri si facevano man mano più lucidi. Io in tutta quella situazione? Semplicemente sentivo che il mio cuore non batteva più, il mio corpo non rispondeva agli stimoli perché il mio cervello era completamente occupato a mettere a fuoco quella situazione.
Louis: “Cosa significa in coma? Quanto è grave?” – chiese coraggiosamente Louis.
Dott.ssa: “Non è un coma irreversibile, il risveglio è previsto per il cinquanta per cento, se non aspettiamo qualche giorno non c’è modo di sapere quanto la gravità. Speriamo in miglioramenti perché è giovane ed in buona salute.”
Io: “Posso vederla?” – chiesi io con un sottile suono.
Dott.ssa: “Per ora può entrarne solo uno, è tardi e l’orario di visite è finito ma farò un’eccezione per una sola persona…”
Io: “Vi prego fate entrare me, so quanto ci teniate a Jade ma io ho bisogno di guardare il suo viso e pensare…”
Leigh: “Vai e non ti preoccupare…” – disse Leigh che era probabilmente la più stabile in quel momento.
 
La dottoressa mi accompagnò nella stanza dove si trovava Jade. Attraversammo un corridoio dalle pareti blu e bianche ai cui lati vi erano diverse stanze numerate. La dottoressa rallentò il passo e capii che eravamo arrivati, guardai il numero sopra e lessi diciannove, non avrei dimenticato quel numero tanto facilmente.
Era distesa lì, ferma nel suo letto. Gli occhi chiusi ancora truccati e quelle labbra carnose che non accennavano alcuna espressione. I capelli boccolosi scendevano liberi sulle sue spalle e il suo corpo era ricoperto da una sottile coperta. Mi avvicinai ad occhi lucidi al letto e mi sedetti su una sedia che si trovava proprio lì vicino. La guardai per tutto il tempo, cercando di capire se potevo fare qualcosa. Le accarezzai più volte il viso, cercando di incoraggiarla a svegliarsi ma sembrava tutto inutile, lei era impassibile a ogni mia azione. Dopo una mezz’oretta circa, tornò la dottoressa dicendomi di andare. Nonostante la supplicai di farmi rimanere ancora un po’, non riuscii a convincerla. Tornato a testa bassa dagli altri, tutti mi chiesero informazioni ma quello che arrivai a fare fu solo piangere di nuovo. Louis mi abbracciò e non potei fare a meno di ricambiare il gesto. Avevo il cuore infranto.
 
Zayn: “Ascoltate, domani le visite sono aperte dalle dieci di mattina, stare qui non ha senso…”
Liam: “Sono d’accordo con Zayn, dovremmo trovare il modo di riposarci un po’ , per quello che riusciremo ovviamente…”
Perrie: “Sono d’accordo anch’io.”
Io: “Non lo so ragazzi, non voglio allontanarmi…”
Louis: “Ascolta Harry, Jade qui è protetta e non corre alcun pericolo..”
Niall: “Ha ragione, dai torniamo al camper e domani mattina torneremo di nuovo qui…”
 
Per quanto non volessi allontanarmi dalla mia Jade, i ragazzi furono abbastanza convincenti e così andammo via. Perrie, Jesy e Leigh vennero invitate dai rispettivi fidanzati a dormire con loro per non stare sole. Io mi stesi sul mio letto sul secondo piano, misi le mani dietro le nuca e guardai il soffitto tutto il resto della nottata. Non potevo crederci a quanti pensieri potevano accavallarsi durante la notte, almeno mille invasero la mia mente non permettendomi di dormire. Pensavo a lei, stesa su quel letto d’ospedale, priva di sensi e sola. Non so perché ma pensai a tutte le cose brutte che potevano accaderle e dei brividi di freddo si impossessarono del mio corpo. Avevo paura, per la prima volta mi sentivo impotente proprio quando il mio essere forte avrebbe dovuto aiutarmi. Non potevo pensare di non rivedere più i suoi splendidi occhi, di non poter più sentire le sue carezze, di non potere più baciarla appassionatamente. Subire le sue gelosie, e le sue tenere ramanzine sui miei modi di fare, perché adoravo anche quelle. Lei era qualcosa di unico, era la luce che finalmente era arrivata nel cuore buio di un ragazzo sbruffone e orgoglioso, era la cosa più bella che mi era capitata, non poteva andarsene, NON DOVEVA. Chi mi avrebbe donato tanto amore, chi mi avrebbe svegliato ogni mattina e chi avrei chiamato ‘principessa’ se lei se ne fosse andata? Non avrei mai incontrato una ragazza da amare quanto lei, Jade era speciale, era dolce, era stupenda, era meravigliosa in ogni suo aspetto. Nessuno avrebbe potuto sostituirla.
 
Un raggio di sole proveniente da dietro la tendina della piccola finestra irradiò il mio cuscino, annunciandomi finalmente la nuova mattina. Strizzai un po’ gli occhi ormai abituati al buio, e poi scesi dal letto per recarmi silenziosamente nel piccolo bagno del camper. Guardai allo specchio il mio viso stanco: avevo i capelli disordinati, gli occhi gonfi per il sonno perso e due borse sotto ad essi. Non ero esattamente al meglio e mi pareva anche ovvio dopo un concerto, un terribile incidente ed una nottata insonne. Lavai il viso per cercare di riprendermi ma non ottenni un ottimo risultato. Uscii fuori per farmi una passeggiata, gli altri ancora dormivano e data la scarsità di gente, ne approfittai per starmene un po’ da solo. I miei passi erano lenti e rilassati anche se il mio cuore e la mia mente erano ancora in tempesta, ma volevo essere lucido o almeno volevo cercare di esserlo. Una catena infinita di ricordi percorsero i miei pensieri. La prima volta che avevo visto Jade, i nostri litigi che amavo fare per stuzzicarla, la prima volta che riuscimmo a parlare da amici, il primo bacio, la volta al lago, quella maledetta incomprensione che ci aveva allontanati, il ballo a scuola, quando ci fummo finalmente ritrovati, le sue labbra sulle mie, le sue mani sul mio corpo, la sua presenza…
Era tutto scritto, tutto raccolto come un enorme libro nelle pagine del mio cuore. Avevamo scritto una storia meravigliosa, non volevo cancellarla ma continuarla a scrivere.
 
Guardai l’orologio e mi accorsi che erano già le otto del mattino, così tornai di corsa al camper dove trovai già tutti in piedi, giustificai la mia uscita e chiamammo un taxi per dirigersi all’ospedale.
 


*SPAZIO AUTRICE*
Ciao cari lettori, mi scuso come sempre per la mia assenza, vorrei davvero collegarmi più spesso ma sono sempre impegnata. Forse non ve lo aspettavate tutto ciò ed era proprio il mio scopo :P non voglio scrivere molto per non rivelarvi tutto. Prometto di aggiornare presto!
Baci xx
Sabry
  
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