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Autore: Lux_daisy    15/03/2014    5 recensioni
Dal capitolo 3:
-- Sei fastidioso, feccia. Ti conosco a malapena e già mi verrebbe voglia di massacrarti fino a farti urlare pietà, perciò ti avverto: non continuare a provocarmi --. La sua voce si era ridotta a un sussurro: si insinuò nella pelle di Squalo, strisciando come un serpente e scavò fino a raggiungere la carne e i muscoli e le ossa per poi incidersi nell’anima e mozzargli il respiro. Squalo sgranò gli occhi e per la prima volta in vita sua si accorse di provare paura di fronte a un avversario.
In una prestigiosa Accademia si incrociano le vite di due ragazzi dal passato difficile. Xanxus e Squalo si odiano e si scontrano, si respingono e si attraggono, come le falena di fronte alle fiamme, senza capire quant'è grande il pericolo di bruciarsi.
Genere: Azione, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Dino Cavallone, Superbi Squalo, Xanxus
Note: AU, Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Semplice



<< Cosa provi per me? >>.
 
 
Per la prima volta da quando lo conosceva, Squalo lesse vera sorpresa sul volto di Xanxus e seppe con certezza che non si aspettava una simile domanda.
I suoi occhi erano sgranati e fissava l’altro con l’aria di uno che aveva appena visto un morto tornato in vita. Solo dopo un lungo secondo di immobilità e silenzio parlò. << Che cazzo hai detto? >>.
L’argenteo non mutò la sua espressione seria e determinata. << Ti ho chiesto cosa provi per me. Cos’è, sei sordo? >>.
<< Ci sento benissimo, feccia, ma non riesco a capire come tu possa chiedermi una cosa del genere >> replicò il moro, la voce chiaramente infastidita.
<< Mi hai dato la tua parola che avresti risposto sinceramente, quindi fallo >>.
Il Boss affilò lo sguardo. << Non pensavo che mi avresti fatto una domanda tanto stupida >>.
Un sorriso amaro curvò le labbra di Squalo. << A quanto pare la tua parola non vale un cazzo… dovevo immaginarlo >>.
Un lampo di rabbia attraversò il volto di Xanxus. << Ti avverto, feccia: mi stai facendo incazzare >>.
<< Come se me ne fregasse qualcosa >> replicò l’altro con tono brusco, << voglio solo sapere perché io. Perché, tra tutti quanti, continui a cercare me, a volere me. Come poco fa. Come quando siamo tornati dalle vacanze >>.
<< Cosa vorresti sentirti dire, feccia? Che sei speciale? >>.
<< Voglio sentire la verità >>.
<< Perché? >>.

Già… perché? Perché aveva un così disperato bisogno di sapere? Non riusciva a togliersi dalla testa questo pensiero. Forse era da stupidi, da ingenui e molto probabilmente non avrebbe mai dovuto iniziare quella discussione, ma non aveva potuto evitarlo.
Solo che non poteva dirgli quali erano i suoi veri sentimenti. Non poteva dirgli che quello che provava per lui era la cosa più simile all’amore che avesse mai provato per qualcuno né che era più forte e assurdo di quanto avrebbe mai immaginato.
Era… frustante. Tutta quella situazione lo era.
<< Non puoi semplicemente rispondere alla domanda? >> tentò alla fine, anche se era ormai vicino alla rassegnazione più totale.

Xanxus rimase di nuovo in silenzio, come se stesse riflettendo su come agire.
Perché diavolo la feccia se n’era uscita con una richiesta del genere? Dove voleva andare a parare con tutta quella storia?
La verità però era che non sapeva neanche lui cosa rispondere.

La sua parte più razionale si rendeva conto che il suo stesso comportamento nei confronti di Squalo non aveva mai avuto un precedente. Non si era mai interessato a qualcun altro come aveva fatto con lui né era mai andato a letto con la stessa persona più di una volta. Seppure avesse ancora diciassette anni, si era fatto più ragazze di qualsiasi altro suo coetaneo, ma nessuna di loro era valsa più di una scopata.
E mai nella sua mente gli era passata l’idea di farsi un ragazzo.
Non che avesse mai avuto pregiudizi contro i gay: era troppo pigro e strafottente per fregarsi di qualcosa che non lo riguardasse personalmente e le inclinazioni sessuali degli altri non erano certo affare suo.
Semplicemente non era mai stato attratto da uno del suo stesso sesso e non credeva sarebbe mai successo.

Poi però aveva incontrato Squalo e molte cose erano cambiate. Più di quante gli piacesse ammettere.
L’aveva odiato. Aveva desiderato farlo a pezzi e fargli sparire quell’aria arrogante dalla faccia.
Poi si erano avvicinati. Gli aveva rivelato cose del suo passato che nessuno sapeva; aveva abbassato la guardia e gli aveva permesso di guardargli dentro.
Nessuno l’aveva mai spinto a tanto e, a dirla tutta, lui ancora non se ne capacitava. Era stato facile aprirsi, mostrare un pezzo di sé e non era ancora sicuro che la cosa gli andasse a genio.
Dopo aveva capito di desiderarlo, in un modo quasi ossessivo. Aveva voluto sottometterlo, farlo suo, tenerlo in suo potere e il vederlo completamente in balia di lui e del piacere gli aveva dato un’enorme soddisfazione.
Per questo l’aveva cercato, l’aveva voluto ancora e ancora. Possederlo una sola volta non gli era bastato, anzi, non aveva fatto altro che accrescere la sua bramosia.
Non riusciva a trattenersi e in effetti non ci aveva mai provato davvero né aveva alcun interesse a farlo. Preferiva decisamente farsi lui.
Rendendosene conto a malapena, aveva anche smesso di andare con altri. Se poteva avere Squalo, tutto il resto contava ancor meno del solito: era ciò che continuava a ripetersi.
Tutto quello aveva forse un significato? E davvero lui, Xanxus, si stava ponendo simili questioni?
“C’è qualcosa che non va in me…”.
 
Alla fine parlò prima di capire cosa volesse dire.
<< Le cose sono più semplici con te >>.
 
Squalo sbarrò gli occhi, incredulo. << E-eh? >>. “Cos’ha appena detto?”.
<< Ti ho dato una risposta sincera, feccia e non intendo ripeterla >> precisò, fissandolo con intensità, << piuttosto, si può sapere perché hai iniziato questa stupida discussione? >>. Vide l’altro sospirare e scrollare le spalle.
<< Non importa… >>.
 
“Le cose sono più semplici con te”.
Che cavolo voleva dire quella frase?
È una cosa positiva, no? Squalo non era poi così sicuro, ma chiedere ulteriori spiegazioni al Boss non era affatto da prendere in considerazione.
Forse avrebbe davvero dovuto smettere di complicarsi la vita con inutili domande e problemi e accettare la situazione per quello che era. Del resto, erano stati la sua testardaggine e la sua presunzione a portarlo fin là e non poteva biasimare nessuno a parte se stesso se adesso provava qualcosa per uno stronzo come Xanxus.
Non sapeva se poteva chiamarlo “amore”, ma qualunque cosa fosse, era abbastanza forte da non permettergli di lasciar perdere tutto, nonostante la consapevolezza che, alla fine, l’unico a rimetterci sarebbe stato lui.
Tutto il suo orgoglio si era rivelato inutile e adesso doveva accettare la sconfitta.
Perché aveva accettato i propri sentimenti… e aveva perso.
Ormai non poteva più scappare: si era avvicinato troppo alle fiamme e non aveva potuto evitare di rimanere bruciato.
Perciò fanculo!
Una ferita in più o in meno, a quel punto, non faceva poi molta differenza.
 
 
Si alzò in piedi, deciso a rispettare la sua parte d’accordo, anche se profondamente imbarazzato e a disagio per quello che stava per fare.
Ma un patto era un patto: non ci si poteva tirare indietro. E Squalo era, come al solito, troppo orgoglioso per ammettere o anche solo mostrare il suo stato d’animo.
Fece qualche passo per poi inginocchiarsi a terra di fronte all’altro che, seduto sul divano, lo guardò inarcando un sopracciglio. Gli allargò le gambe e iniziò a sbottonargli i pantaloni, ringraziando il cielo che il moro non facesse qualche commento dei suoi, ma tanto per andare sul sicuro, decise di avvertirlo.
<< Se dici anche solo mezza parola a riguardo, te lo stacco a morsi >> gli disse serio, fissandolo con astio e determinazione.
Xanxus gli rispose con un ghigno, ma non disse niente, più perché desideroso di iniziare che non perché intimorito dalla minaccia dell’altro.
Aiutandosi con le mani, prese il suo membro in bocca e chiuse gli occhi nello stesso istante.
Dopo sì e no una decina di secondi, però, sentì una mano dell’altro afferrargli i capelli e tirargli la testa all’indietro. Si staccò e lo fissò con un’espressione confusa.
<< Feccia, la tua tecnica fa schifo >> gli disse con tono infastidito.
L’argenteo aggrottò le sopracciglia e affilò  lo sguardo. << E che cavolo pretendi, idiota? Non ho mai fatto una cosa del genere! >>.
E “ovviamente” avrebbe voluto aggiungere. Mica se n’era andato in giro a fare servizietti agli altri nei bagni pubblici o chissà dove. Al massimo gli era capitato di riceverli da qualche ragazza, ma, a rigor di logica, Xanxus era il primo ragazzo con cui aveva fatto sesso e non è che fosse ancora molto pratico in materia.
Per di più, anche se gli costava molto ammetterlo, l’altro era più dotato di lui e, a conti fatti, non era sicuramente d’aiuto in una tale circostanza.
 
<< C’è sempre una prima volta nella vita, no? >> replicò il Boss con un sorrisetto, << vedi di metterci un po’ d’impegno >>.
Squalo gli lanciò un’occhiataccia, ma non rispose e tornò a “lavoro”.
Provò a non pensare a niente e a lasciarsi andare al momento, anche se l’idea di mettere in atto la sua minaccia gli era balenata in mente per un istante.
Invece, riprese a leccare e succhiare, stando attento ai denti e molto presto sentì il respiro del moro accelerare e farsi più pesante.
A quanto pareva, la sua tecnica aveva appena smesso di fare schifo.
La mano dell’altro s’infilò nuovamente tra i suoi capelli, ma questa volta fu solo per assecondare il ritmo e spingere di più l’erezione nella sua bocca.
Poco dopo Squalo, spinto dalla curiosità, aprì gli occhi, puntandoli verso l’alto: l’immagine di Xanxus con la testa piegata all’indietro, le palpebre abbassate e le labbra dischiuse gli provocò un rapido aumento del battito cardiaco e un deflusso di sangue verso il basso ventre.
Il moro stava provando piacere grazie a lui e questo, in un certo qual modo, voleva dire che era Squalo ad avere il controllo.
Improvvisamente la consapevolezza di essere quello che stava facendo godere l’altro lo eccitò a sua volta e lo portò ad aumentare la velocità dei suoi movimenti, cosa che intensificò i gemiti del Boss.
A un certo punto Squalo sentì la sua testa venire strattonata e capì che l’altro stava per raggiungere l’orgasmo, ma non si spostò del tutto in tempo e un po’ di sperma gli finì in bocca. Fu costretto ad ingoiarlo e si ritrovò a tossire.
 
<< E che cazzo! >> sbottò subito dopo, mentre il moro si risistemava, << potevi avvertirmi un po’ prima invece di aspettare l’ultimo secondo! >>.
<< Non farne una tragedia, feccia >> replicò il Boss con il suo solito ghigno.
“Sì, beh, volevo vedere te al mio posto…”. Sbuffò, ma non avendo alcuna voglia di litigare, andò in bagno a darsi una ripulita e tornò sul divano.
 
All’improvviso una lattina di birra gli comparve davanti agli occhi e, sollevata la testa all’indietro, vide Xanxus alle sue spalle che gli allungava da bere. L’afferrò e l’aprì, mentre l’altro tornava a sedersi, la sua birra in mano.
<< Sai che sono solo le undici e mezza del mattino, vero? >> gli fece notare Squalo, guardandolo con un’occhiata scettica.
Il moro bevve e scrollò le spalle. << E allora? >>.
<< Niente >>. L’argenteo si portò la lattina alle labbra e mandò giù un lungo sorso. << E ora che facciamo? >> chiese poco dopo, posando la birra sul tavolinetto di fronte.
Il Boss fece lo stesso e si allungò verso di lui, afferrandogli il volto con una mano. << Continuiamo >> disse in un sensuale sussurro per poi fiondarsi sulla sua bocca.
Il bacio si fece subito vorace e lascivo, mentre Squalo si distendeva sotto di lui e gli passava le braccia attorno al collo. Xanxus gli accarezzò il petto e approfittò del momento di riprendere fiato per togliersi la camicia. Portò poi le labbra sul suo collo e prese a lasciare piccoli morsi, per poi continuare a scendere, segnando di rosso la pelle chiara dell’altro.
<< Adesso… non ti dà fastidio essere quello che prende l’iniziativa? >> scherzò Squalo, mentre sentiva la lingua del moro stuzzicargli un capezzolo.

Quello sollevò leggermente la testa e gli lanciò un’occhiata divertita. << Beh, feccia, ricorda che sono sempre io a condurre il gioco >>. A dimostrazione delle sue parole, tornò a tormentargli il petto, mentre le mani presero ad armeggiare con i pantaloni, che finirono sul pavimento alcuni istanti dopo.
Gli abbassò le mutande, afferrò la sua intimità e iniziò a massaggiarla, compiacendosi nell’osservare i primi segni del piacere che l’altro stava provando: occhi serrati, labbra dischiuse e respiro ansante. Lo masturbò lentamente, prolungandogli il godimento e nel mentre lo baciava sul volto, sulla bocca e sul collo.
Non sapeva perché, ma quel giorno non voleva essere come al suo solito, ovvero irruento e animalesco, anche se doveva ammettere che trattenersi era maledettamente difficile, vista la situazione.
Voleva bearsi di ogni secondo, ogni gemito, ogni sensazione.
Mentre la mano continuava la sua attività, con un leggero ghigno Xanxus avvicinò la bocca all’orecchio di Squalo. << Sei già tutto bagnato, feccia >>.
L’argenteo gli lanciò un’occhiataccia che stonava decisamente con il volto arrossato dal piacere. << Sta’… aah… zitto… >> disse, la voce spezzata dai gemiti.
Il moro ridacchiò, divertito da quelle reazioni, e portate le labbra a un capezzolo turgido, lo leccò e succhiò con studiata lentezza.
Avrebbe voluto baciare l’altro, affogare nella passione delle loro lingue che si cercano e lottano, ma, se l’avesse fatto, avrebbe dovuto privarsi degli ansiti sensuali che Squalo emetteva e sarebbe stato imperdonabile.
La sua pelle era così calda e morbida, i suoi muscoli si contraevano in spasmi, mentre il suo bacino si spingeva in avanti, assecondando il ritmo della mano del Boss, chiedendo di più.
<< … Xanxus… >> sospirò l’argenteo ad occhi chiusi. Non vide perciò il volto dell’altro farsi sorpreso per un istante: quella era la prima volta che Squalo lo chiamava per nome e a lui sembrò talmente erotico da rischiare di fargli perdere il controllo.

Capì che l’altro stava per raggiungere il limite e un’ondata di sadico desiderio lo invase: smise di masturbarlo e tolse la mano dal suo membro, costringendo l’altro a riaprire gli occhi e a puntarli su di lui.
La sua espressione era un concentrato di disappunto e confusione, tanto che il moro non poté impedirsi di ghignare.
<< Voglio che mi implori di farti venire >> gli disse con voce calma e sensuale, ben consapevole di quanto una cosa del genere fosse difficile e imbarazzante per uno come Squalo. Come era altrettanto consapevole che, a quello stadio, la sua erezione chiedeva solo di essere soddisfatta.
<< C-che?! >> esclamò quello, incredulo, sforzandosi di riacquistare un minimo di lucidità.
Il Boss gli sfiorò appena l’intimità con un dito e vide tutto il suo corpo tremare. << Mi hai capito bene, feccia: voglio sentirti implorare >> ripeté con un sorriso ancora più bastardo, deciso a provocarlo più che poteva.
Nonostante la situazione, Squalo affilò lo sguardo. << Scordatelo! >> replicò, cercando di portare una mano al suo basso ventre. Non gli importava un accidente di come avrebbe raggiunto l’orgasmo: rimanere con il suo “amichetto” là sotto in quelle condizioni era semplicemente insopportabile.
Ma Xanxus lo anticipò con la rapidità di cui più volte si era dimostrato capace: gli afferrò entrambi i polsi e glieli bloccò sopra la testa con una mano sola.
<< Bel tentativo, feccia, ma non te lo lascerò fare >> lo avvertì divertito e, a dimostrazione di ciò, rafforzò la presa sulle sue braccia. Usò poi la mano libera per sfiorargli nuovamente l’erezione, lasciando che un dito vi scivolasse per tutta la lunghezza.
L’altro fremette e provò a divincolarsi, ma le forze gli erano decisamente venute meno e si arrese dopo pochi secondi.
“Dannatissimo pezzo di merda!” imprecò dentro di sé.
Se c’era una cosa che odiava dal più profondo del cuore, quella era sicuramente implorare. Non solo non l’aveva mai fatto in vita sua, ma non l’aveva neanche mai preso in considerazione: supplicare, per lui, rappresentava la distruzione assoluta del suo orgoglio.

Eppure, in quelle circostanze, sapeva di non avere scelta e la sua mente era troppo instabile per riuscire a riflettere.
<< Ti prego, Boss, fammi venire >>.
Il suo tono però non dovette convincere Xanxus, perché questi scosse la testa, continuando però a sorridere diabolicamente. << Non ci siamo, feccia: devi chiedermelo con più passione >>.
Squalo lo fulminò con uno sguardo omicida e la sua parte combattiva desiderò ardentemente prenderlo a calci e pugni, ma alla fine fu costretto ad arrendersi.
Non ce la faceva più a resistere. Doveva liberarsi.
Fissò l’altro con intensità e parlò con la voce più sensuale possibile. << Ti prego, Boss voglio venire >>.
Questa volta il moro sembrò soddisfatto e riportò la sua mano sul membro ancora pulsante di dell’altro. << Come desideri >> rispose con tono volutamente lascivo, mentre il ghigno derisorio continuava a fare bella mostra di sé sul suo volto.
Riprese a dargli piacere, compiacendosi egli stesso nel vedere come Squalo si lasciasse andare a lui.
Dopo altri pochi e rapidi movimenti, l’argenteo inarcò la schiena in un ultimo spasmo e un gemito più forte risuonò nella stanza, mentre il frutto del suo orgasmo sporcava il divano.
 
Per lunghi e inebrianti secondi si sentì completamente rilassato ed appagato e tutto ciò su cui si concentrò fu calmare il respiro e i battiti del suo cuore. Quando si mise seduto, la fastidiosa sensazione della pelle nera appiccicata al corpo lo distrasse abbastanza da fargli recuperare lucidità e coscienza di sé.
Subito dopo fu Xanxus a rompere quel breve silenzio che si era venuto a creare. << Sai, feccia, hai una voce davvero erotica quando supplichi >> lo provocò con tono divertito.
C’era poco da fare: punzecchiarlo gli veniva naturale come respirare.
 
Pur essendo nudo, Squalo si avventò sull’altro con il pugno pronto ad infrangersi sul quell’irritante sorrisetto, ma i suoi movimenti furono troppo deboli e lenti e il moro non ebbe alcuna difficoltà ad usare un braccio per bloccare il colpo e l’altro per circondargli le spalle e attirarlo a sé. Si lasciò cadere sul divano, trascinando giù l’argenteo e si ritrovarono così distesi uno sopra l’altro, i corpi appiccicati e i volti a una distanza irrisoria.
Rimasero a fissarsi per lunghi momenti, immobili, persi ognuno negli occhi dell’altro.
<< Quella cazzata di prima era proprio necessaria?! >> chiese retoricamente Squalo, anche se il tono risultò meno offeso di quanto avrebbe voluto.
Di nuovo il ghigno sul volto del moro. << È divertente vederti perdere il controllo >>.
L’altro affilò lo sguardo, irritato e provò a liberarsi da quella sorta di abbraccio, ma Xanxus lo trattenne e lo strinse di più a sé, per poi fiondarsi sulla sua bocca e divorarla con passione.

Come sempre, il loro bacio non aveva nulla di casto e delicato e le lingue presero subito a muoversi in una danza umida e sensuale, mentre le braccia del Boss continuavano a tenere stretto Squalo.
Quando, a corto di fiato, si separarono, il moro ne approfittò per parlare.
<< A quanto pare, hai ancora un sacco di energie, feccia >> lo stuzzicò, alludendo all’impeto con cui aveva risposto al bacio, << che ne dici se te le tolgo tutte? >>.
Lo vide accigliarsi per un istante, per poi distogliere lo sguardo, nonostante la posizione lo rendesse superfluo, dato che i loro visi erano a un paio di centimetri di distanza.
<< Prenderò il tuo silenzio come un “sì” >> dichiarò allora Xanxus con un leggero ghigno, prima di rimettere entrambi in piedi.

Tenendo Squalo per un braccio, lo trascinò in bagno e, visto che era già nudo, lo fece entrare nel box doccia; poi si spogliò del tutto a sua volta e lo raggiunse, chiudendosi la cabina alle spalle. Aprì il getto dell’acqua che subito scivolò sui loro corpi già abbracciati, mentre il suono dello scroscio si mischiava a quello dei baci e dei respiri, riempiendo rapidamente il piccolo spazio.
 
La sensazione della loro pelle bagnata a contatto riportò alla mente di entrambi quello che era accaduto in piscina durante la festa del Nono e, in qualche modo, ciò li eccitò ancora di più.
Travolto dalla situazione e persa ogni lucidità, Squalo circondò con le braccia il collo dell’altro, che rispose al gesto stringendolo a sua volta più forte e lasciando che i bacini sfregassero tra loro, stimolandosi a vicenda.
In tutto questo le loro bocche si alternavano con avidità e l’argenteo non fu l’unico a ricevere morsi e succhiotti e a sospirare di piacere.
Molto presto le loro erezioni presero a pulsare quasi dolorosamente, segno che nessuno dei due avrebbe resistito a lungo.
Xanxus avrebbe voluto prenderlo per i fianchi ed entrargli dentro senza tanti complimenti, fregandosene di tutto, ma qualcosa nel subconscio lo frenò.
Un pensiero, unemozione forse… non era qualcosa facile da definire, perché mai l’aveva provata.
Voleva che l’altro desiderasse solo lui, che gemesse solo a causa sua, che cercasse solo lui.
Doveva essere suo, senza se e senza ma.
Così, per una volta, decise di essere gentile, di assicurarsi che Squalo non provasse dolore, con tutta l’intenzione di legarlo a sé attraverso il piacere.
 
Dopo averlo baciato con lenta sensualità, gli infilò due dita della mano in bocca.
<< Leccale bene >> ordinò con voce calda, lo sguardo intenso.
Squalo, il volto arrossato, chiuse gli occhi lucidi e fece come gli era stato detto, mentre l’acqua continuava a scivolare sui loro corpi accaldati.
Il moro sentì la lingua dell’altro avvolgergli le dita e succhiarle con foga: non poté evitare di pensare a quanto quella vista fosse erotica, tanto che dovette fare appello a tutta la sua forza di volontà, per mantenere i buoni propositi.
Quando le ritenne lubrificate a sufficienza, tolse le dita dalla bocca di Squalo e le portò alla sua apertura, penetrandola piano con uno e dando all’altro il tempo di abituarsi, prima di inserire il secondo.

L’argenteo tremò e, gemendo, si aggrappò più forte a Xanxus, che prese a baciarlo ovunque le sue labbra riuscissero ad arrivare, usando intanto la mano libera per stuzzicargli i capezzoli e riempiendosi le orecchie dei suoi ansiti.
Deciso a prepararlo al meglio, stava per inserire un terzo dito, quando Squalo sollevò la testa dalla sua spalla e cercò il suo sguardo.
<< … basta… aah… non ce la faccio più… >>.
Per un attimo il Boss pensò di aver male interpretato quelle parole, ma l’espressione e la voce imploranti e cariche di desiderio dell’altro fugarono ogni dubbio.
Un ghignò curvò le sue labbra.
Tolte le dita, lo fece voltare verso il muro e gli afferrò i fianchi. Si chinò poi su di lui per potergli sussurrare all’orecchio.
<< Lascia che qualcun altro ti tocchi in questo modo e ti uccido >>.
Squalo sgranò gli occhi, sorpreso di sentire una frase del genere dalla bocca di Xanxus: anche se agli occhi di  chiunque altro sarebbe sembrata un’inquietante minaccia, lui non poté impedirsi di provare un senso di sollievo e appagamento di fronte a una tale possessività.
Forse anche il moro provava qualcosa di profondo…
Forse neanche per lui era solo sesso…
Forse
 
Avrebbe voluto rispondergli a tono, ma appena il Boss gli entrò dentro, la sua mente si svuotò del tutto e non gli fu più possibile pensare ad altro.
Strinse gli occhi e l’intero suo corpo fu attraversato da spasmi e tremori, mentre l’ambiente circostante diventava sfocato fino a scomparire.
Restarono solo le sensazioni: dell’acqua su di sé, del freddo delle mattonelle su cui premevano le braccia, delle mani del moro che lo toccavano dappertutto e di un calore quasi infernale che, partendo dal basso ventre, si espandeva in ogni angolo del suo essere.
Perse la concezione del tempo, consapevole soltanto delle spinte di Xanxus che si facevano sempre più intense e che lo avvicinavano pericolosamente al limite.

Gemette più volte, incapace di trattenersi, per quanto la sua parte orgogliosa cercasse ancora di fargli arginare la voce.
Intanto il moro aveva ripreso a massaggiargli l’erezione, assecondando il ritmo delle mani con quello del bacino. Il piacere crebbe rapido per entrambi: scuoteva i loro corpi, faceva ringhiare i cuori e spegneva le menti, rendendoli schiavi di quel momento.
Quando, d’un tratto, il Boss riuscì a toccargli la prostata, Squalo quasi gridò e sentì come se una potente scarica elettrica lo attraversasse dalla testa ai piedi, annullandolo nel piacere.
Venne poco dopo, riversandosi nella mano dell’altro e fu seguito a breve distanza da Xanxus, che gli arpionò i fianchi con violenza, lasciandogli dei segni rossi sulla pelle nivea.
I gemiti cessarono e furono sostituiti dai loro respiri pesanti, mentre lo scroscio dell’acqua era appena divenuto il suono più forte in quella cabina.
 
 
 
“Le cose sono più semplici con te”.
 
Forse per Xanxus era davvero così, ma più quella cosa tra loro andava avanti, più per Squalo diventava difficile.
Difficile non dirgli cosa provava davvero.
Difficile fingere che non gli importasse.
Difficile accettare il fatto che l’altro non sarebbe mai stato completamente suo.
 

Ma lo amava abbastanza da accettare tutto questo, da volergli stare accanto comunque e da sperare che forse, prima o poi, le cose sarebbero cambiate.
 
 
 
 
***EXTRA***
 
Accademia poco dopo il ritorno dalle vacanze di Natale
 
 
<< Ehi, principino psicopatico! >>.
“Chi osa chiamarmi in questo modo?”.
Belphegor si fermò in mezzo al corridoio e si voltò irritato verso la persona che aveva osato rivolgersi a lui con una tale mancanza di rispetto.
Viper. Come al solito i suoi capelli viola ricadevano lunghi sulle spalle e il suo volto era impassibile, una poker face degna, appunto, dell’ottima giocatrice di poker che era.
<< Che cavolo vuoi? >> sbottò lui, fissandola da dietro la lunga frangia bionda.
Lei si avvicinò a passo tranquillo e gli si parò davanti. << Ho bisogno di te >>.
Bel schiuse la bocca, ma non gli uscì alcun suono. “Che ha detto?!”.
<< Che hai? Il gatto ti ha mangiato la lingua? >> continuò lei, la voce atona.
Lui storse la bocca, infastidito. << Ti sembra il modo di chiedere qualcosa? Dovresti essere più gentile verso un principe come me >>.
Viper fece un piccolo movimento con gli occhi e sbuffò piano. << Sì, certo, come no. Senti, mi serve il tuo aiuto, quindi seguimi >>.
Il biondo fece un piccolo ghigno. << Il mio aiuto? >>. “Allora dovrà implorarmi”.
<< Beh, non sei certo la prima scelta, quindi non ti montare la testa. Volevo chiedere a Squalo, ma aveva da fare e così mi devo accontentare di te. Tu e lui però avete più o meno la stessa corporatura, perciò dovrebbe andar bene comunque >>.
Se la frangia di Bel non gli avesse nascosto gli occhi, Viper li avrebbe visti sgranarsi, irritati e increduli. “Accontentarsi? Stessa corporatura?”. << Di che cavolo stai parlando? >>.
<< Devo preparare alcuni vestiti per lo spettacolo del gruppo di teatro e mi serve un modello maschile >>.
<< E da quando in qua tu aiuti gli altri? >>.
La ragazza scrollò le spalle. << Non sto aiutando nessuno, infatti. È un lavoro che mi è stato commissionato con un adeguata retribuzione >>.

“Ah, ecco”. Ora era tutto più chiaro: non era da Viper fare qualcosa senza ricevere in cambio qualcos’altro, di solito soldi o oggetti costosi.
La sua avidità e il suo attaccamento al denaro sapevano essere davvero spaventosi a volte; per questo non era mai consigliabile scommettere con lei o giocarci a carte. Tendeva a ripulire il suo avversario e Belphegor l’aveva sperimentato di persona, nonostante anche lui fosse un abile giocatore.
<< E io ci guadagno in tutta questa storia? >>. Viper non era di certo l’unica a fare niente per niente.
Lei gli si avvicinò, sicura e minacciosa, e si fermò a un passo da lui. << Se non mi aiuti, io racconterò al Boss di quando ti sei intrufolato in camera sua, hai letto i suoi fumetti senza permesso e ne hai rovinato uno, strappandone una pagina. Sarà sicuramente felice di sapere chi è stato a fargli sparire quel volume: lui è ancora convinto di averlo perso. Pensa alla sua gioia quando potrà punirti… >>.
Il principino deglutì a vuoto e sentì un brivido di paura scendergli lungo la schiena.
Come faceva Viper ad essere a conoscenza di una cosa del genere? Se l’avesse detto al Boss, Bel poteva considerarsi spacciato: il moro gliel’avrebbe fatta pagare cara.
“Merda!” imprecò nella sua mente, “brutta stronza subdola e manipolatrice!”.
<< Tsk! E va bene >> sputò fuori rassegnato, << non mi sembra di avere scelta >>.
Lei affilò lo sguardo e gli angoli delle sue labbra si piegarono all’insù. << Infatti non ce l’hai >>, poi lo superò, iniziando a camminare, << ora muoviti: non ho tutto il giorno >>.
 
 
Arrivati in camera di Viper, la ragazza si legò i capelli con un fermaglio e lanciò un’occhiata a Bel, prima di recuperare gli oggetti che le servivano.
<< Spogliati >> gli ordinò con voce piatta.
<< C-che? >> fece di rimando lui. “Ma davvero vuole che la aiuti? Non è che mi ha invitato qua per fare sesso?”.
Lei sollevò un pezzo di stoffa color azzurro tenue senza forma. << Devi metterti questo: è il costume del protagonista >>.
Chiarito il dubbio, il biondino si tolse maglione e maglietta e rimase a torso nudo.
Viper tirò fuori un altro pezzo di stoffa con due lunghe protuberanze. << Anche i pantaloni >>.
Da dietro la frangia, Belphegor aggrottò le sopracciglia, ma obbedì e si liberò di jeans e scarpe. Subito dopo dovette afferrare i costumi ancora incompleti che lei gli lanciò senza alcuna delicatezza e li indossò con attenzione, soprattutto perché non capiva bene come andassero messi.

Poi Viper gli si avvicinò e prese a lavorare agli abiti, misurando, controllando, cucendo e scucendo.
<< Non sapevo che sapessi cucire >> disse all’improvviso Bel, mentre se ne stava immobile, in piedi al centro della stanza.
Lei, accovacciata per controllare la lunghezza del pantalone, sollevò lo sguardo per un momento. << Ci sono tante cose che non sai di me, principino >>.
Lui sbuffò, irritato. Odiava essere chiamato “principino”. Anzi odiava tutti i diminutivi, i suffissi e i nomignoli di ogni genere e lei lo sapeva benissimo.
<< Già… beh, non credere che mi interessi sapere qualcosa di te! Solo… non me l’aspettavo, tutto qua >>.
<< Non c’è bisogno di scaldarsi: non penserò certo che tu sia interessato a me >> replicò lei, alzandosi e spostandosi dietro di lui.
<< Tsk! Come se potesse interessarmi una come te! >> sbottò lui con foga. Nel farlo si mosse e venne punto da un ago. << Ahia! >>.
<< All’inizio ti avevo detto di fare attenzione e di non muoverti >> lo anticipò lei, desiderosa di evitare qualsiasi capriccio e lamentela, << quindi non lamentarti >>.
Belphegor s’ingoiò la risposta e rimase in silenzio. Dato che lei era “armata”, provocarla non era forse l’idea migliore.
Dopo qualche minuto di silenzio, però, si sentì toccare il fondoschiena e parlò senza pensare. << Ehi! Giù le mani dal mio sedere! >>.
Viper, ancora dietro di lui, ridacchiò. << Sedere? Quale sedere? Qui non c’è niente >> lo prese in giro, dandogli una pacca proprio in quel punto, << dovresti mettere su peso: sei troppo magro >>.
<< Hai detto che la mia corporatura andava bene >> gli fece notare lui, piccato.
<< Questo perché il protagonista è come te e infatti, siete tutti e due troppo magri >>.
<< E che mi dici di Squalo? Non volevi che fosse lui a farti da modello? >>.
Lei si spostò e gli si mise davanti. << Lui ha un fisico simile, ma ha sicuramente più muscoli di te >>.
L’altro digrignò i denti, sempre più irritato. Come osava metterlo a confronto con un idiota come Squalo? Lui era Belphegor! Un nobile di sangue blu con il quoziente intellettivo più alto di tutti!
<< Io sono molto più intelligente di lui! >> replicò arrogante, << non ho bisogno di muscoli, a differenza di un buono a nulla come quello >>.

Viper sistemò un bottone del costume e sollevò poi lo sguardo sul ragazzo. << Ooh, non dirmi che il principino è geloso >>.
Bel spalancò la bocca e sgranò gli occhi: anche se lei non poteva vederli a causa dei capelli, poteva ben immaginare la sua espressione.
Gli passò una mano sul volto e gli sollevò la frangia, scoprendo un paio di occhi grandi e azzurri che la fissavano con un misto tra irritazione, imbarazzo e un leggero istinto omicida.
<< Tranquillo, principino, giocare con te è molto più divertente che passare del tempo con Squalo >>. Dopo di che avvicinò le labbra alle sue e le sfiorò in un bacio talmente leggero che sarebbe potuto sembrare un’illusione.
Quando Bel, sempre più confuso e sorpreso, la guardò, vide la sua bocca piegarsi in un ghigno che niente aveva da invidiare ai suoi e a quelli del Boss.
A quanto pareva, trascorrere gran parte delle sue giornate con i Varia aveva trasformato Viper in una ragazza ancora più furba e manipolatrice di quanto non lo fosse già.
Del resto, se c’era qualcosa che lei trovava soddisfacente e appagante quanto fare soldi, quella era di sicuro far penare Bel.
“Ora capisco perché il Boss si diverte tanto a tormentare Squalo” pensò, osservando la maschera di incredulità e imbarazzo che era il volto del biondino in quel momento. “Ci sarà da divertirsi”.







Oh, Viper, hai imparato bene dal Boss XD beh, che dire, siamo arrivati al capitolo numero 16 e finalmente (si fa per dire) Squalo ha ottenuto una pseudo risposta da Xanxus.... probabilmente tutti voi avete pensato al peggio dopo la conlusione del cap precedente u.u ma non vi posso biasimare... del resto il Boss è imprevedible quando si tratta di certe cose e sarebbe potuta finire male, ma l'amore (?) ha prevalso >.< ormai neanche Xanxus può più fingere di non tenere a Squalo, anche se ovviamente non gli avrebbe mai  potuto dire qualcosa di sdolcinato: sarebbe stato troppo OOC...  e devo dire che non è stato facile trovare la frase giusta da fargli dire: spero che vi sia piaciuta la mia soluzione ^^ infine l'extra: è stata un'ideuzza venuta così, soprattutto xkè gli altri personaggi non si vedevano da un po' e ho pensato di metterci dell'het (la prima volta che scrivo qualcosa di non yaoi u.u), spero che anche qst sia stato di vostro gradimento <3
ringrazio come sempre tutti quelli che commentano e seguono la storia e ricordo che un commento è sempre gradito: anke solo 2 righe x far felice una povera scrittrice ^^
baci e alla prossima!

 
  
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