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Autore: Oceans_216    15/03/2014    4 recensioni
Blaine è gay ed è costretto a trasferirsi in una scuola pubblica, il Mc Kingley High School. Qui incontrerà nuovi amici e un possibile nuovo amore. Tra litigi, scommesse e fraintendimenti, Blaine e Kurt si conosceranno. Ma non tutto è come appare. Kurt è impegnato e gli Warblers dovranno intervenire per aiutare Blaine a conquistarlo.
Dal capitolo 5:
“E come si chiama?” mi chiese Sebastian, pensieroso.
“Beh in realtà... oddio. E’ lui” dissi, sbiancando.
“Lui chi?” mi chiesero tutti e sette in coro.
“Lui” dissi, fissando uno stand di crepes. Tutti i Warblers si girarono per guardarlo.
“Ahh però Blaine, punti in alto” mi disse Wes, sorridendo e annuendo contemporaneamente.
“Che figo!” disse Richard, guardandolo intensamente.
Ero così intento a fissarlo, che non notai lo sguardo di Sebastian passare da sorpreso a immensamente soddisfatto.
“50 dollari e ci vado a parlare, portandotelo qui” mi propose il ragazzo, porgendomi la mano.
“Te ne do anche 100 – risposi scettico, stringendogliela- ma non credo che si farà ammaliare dal tuo charme.”
“Oh, vedremo”
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“RICHARD! DOVE SEI STATO? Hai la minima idea di quanto io mi sia preoccupato? La macchina sparita, nessuna chiamata, nessun biglietto! E' da venerdì che sono in ansia, disgraziato!”

“Jeff, tranquillo! Sto bene” cercò di calmarlo Richard, sorridendogli nonostante la stanchezza.

“Non stai bene, Richard. Guarda le occhiaie che hai... hai litigato con Sebastian” dedusse Sterling, sospirando.

“Non è niente di che”

“Io invece credo proprio di sì dato che tu sei sparito e Sebastian è stato chiuso in camera tutto sabato, uscendo solo per cena!”

“Immagino che ieri sia uscito a divertirsi” sorrise ironico, scuotendo la testa.

“E' andato da Kurt” disse semplicemente Jeff.

“Ah. Mh... bene” sussurrò James.

“Non finisce qui. Adesso andiamo in aula magna per la riunione speciale degli Warblers”

“Riunione speciale degli Warblers? Alle 8:30 di lunedì? Che diamine può essere successo di tanto grave?”

“Non lo so... Io non ho fatto niente, GIURO!” alzò le mani Jeff, difendendosi da eventuali accuse.

“Sei sicuro? Perché hai dei precedenti: il lassativo nel caffè di Thad, il bucato rosa shocking di David, il cemento al posto del gel di Blaine, il mio-”

“HO CAPITO! E sì, sono sicurissimo! Ho trascorso il week-end a studiare”

Richard lo guardò, alzando un sopracciglio.

“...okay, ho letto un libro”

Richard incrociò le braccia al petto.

“...okay, ho letto un fumetto.... va bene, ho giocato a GTA, contento?”

“Molto” ridacchiò Richard, incamminandosi verso l'aula magna, seguito da Jeff.

“ORDINE, WARBLERS, ORDINE” disse Wes battendo con il martelletto mentre i due entravano nell'aula.

“Cosa sta succedendo?” sussurrò Richard a Nick, sedendosi il più lontano possibile da Sebastian, il quale non degnò nemmeno di un'occhiata.

Nick si volse e con uno sguardo misto di tristezza e sofferenza, gli disse “Mi dispiace tanto, Richard”

“Perché?” chiese confuso il biondo, mentre Wes continuava a richiamare all'ordine tutto il gruppo.

Sebastian, intanto, appoggiato ad un muro e con le braccia incrociate, fissava il suo ragazzo, sperando che questi lo guardasse.

“Bene, possiamo cominciare” disse serio David, quando finalmente il silenzio cadde nell'aula.

“Per prima cosa... ci dispiace. Non abbiamo potuto evitarlo in nessun modo, Warblers” continuò.

Tutti i componenti del gruppo si guardarono l'un l'altro, confusi.

“Che cosa non avete potuto evitare?” chiese un ragazzo castano seduto in fondo alla stanza.

“...Lo scambio con il 'The Angel's Choir'” affermò Thad, deciso.

“CHE COSA?” urlò Jeff, spaventato.

Le emozioni sui volti dei Warblers erano differenti: la gran parte del gruppo era ancora confusa ma i più grandi, cioè quelli del terzo e del quarto anno erano indignati e sconvolti.

“No, no, no, no, non esiste” disse shockato Richard, scuotendo velocemente la testa.

“ORDINE! Sono istruzioni del preside e non possiamo che accettare. Lo so che non volete. Nemmeno noi del consiglio vogliamo e abbiamo fatto davvero di tutto per evitarlo, ma non ci siamo riusciti” dichiarò Wes.

“Ditemi almeno che non c'è più quel pazzo gattaro!” quasi urlò Nick, spaventato.

“No, c'è ancora lui a quanto ne sappiamo” disse David.

“Ma si può sapere di cosa diavolo state parlando?” chiese Sebastian, stanco di sentirsi estraniato dai quel discorso.

“Noi e un altro...mh, coro, dobbiamo rispettare la tradizione biennale dello scambio dei leader”

“LEADER? QUELLI SONO DEI PAZZI MANIACI” urlò agitato Jeff.

“Jeff, adesso basta! Ti abbiamo già detto che lo dobbiamo fare per forza”

“David, quando dovrebbe accadere questo scambio?” chiese Richard, quasi disperato.

“E' questo il problema. Hanno scelto questa settimana per lo scambio e il loro leader arriverà fra poco, perciò dobbiamo scegliere chi tra di noi andrà nella scuola-”

“Scuola? Mi sembra che tu stia omettendo il particolare più importante: è una accademia militare”

“Beh, sì. È una accademia militare...” ammise Wes.

“Comunque c'è stata una modifica. Il 'leader provvisorio' che andrà, dovrà essere del terzo o del quarto anno” pronunciò Thad.

Metà del gruppo poté tirare un sospiro di sollievo.

“Io non vado”

“Oh, nemmeno io”

“Jeff, Nick, non sarà così semplice anche questa volta. Due anni fa Blaine si è proposto perché...beh, è Blaine, quindi non pensa. Ma quest'anno non c'è e trovare un volontario da obbligare sarà complicato”

“Io voto per... Thaduccio, perché non vai tu?”
“Sterling, vuoi il martelletto di Wesley in un occhio?”

“Nick, amico! Compare! Fratello mio-”

“Ma non ci pensare nemmeno, Jeff”

“Rich-”

“Non. Osare.”

“Okay... SEBASTIAN! Amico” sorrise in modo inquietante al francese.

Smythe, in silenzio, fissò negli occhi tutti gli Warblers, uno per uno.

Capì subito che nessuno si sarebbe offerto.

E forse una settimana lontano da Richard gli avrebbe fatto bene, dato che il suo stramaledetto fidanzato non voleva nemmeno guardarlo...

Il motivo, poi, ancora non riusciva a capirlo. Aveva detto a Blaine che non voleva lasciarlo, eppure rimanevano in quella situazione di stallo.

Non si parlavano, Richard non lo guardava nemmeno… che cosa doveva fare?

Andare via per sette giorni, in quel momento, sembrò la soluzione più semplice.

“Ci sto” disse, perciò.

“...ci stai?” sussurrò Richard, rivolgendogli la parola dopo giorni di silenzio.

Sebastian, sorpreso, lo guardò negli occhi e ripeté 'ci sto'.

Scoppiò il finimondo.

Ci furono grida di gioia, lacrime di sollievo e, da parte di Jeff, anche un mezzo svenimento.

“Sebastian, tesoro mio, fatti abbraccia-”

“Sterling, stammi lontano” disse il castano, sprezzante, allontanandosi da Jeff e avvicinandosi al fidanzato, seduto sul divano.

Gli si fermò di fronte e, fissandolo negli occhi con le braccia incrociate, gli disse “Sappi che lo faccio per te, Richie”, uscendo poi dalla stanza, senza aspettare una risposta.

“Sia lodato il cielo!” cantò David, mimando il gesto del segno della croce.

“Dove sta andando Sebastian?” chiese Nick, dubbioso.

“Credo che sia andato a preparare la valigia” disse Thad, tirando ad indovinare.

Gli Warblers scherzarono, rilassati, per circa dieci minuti... finché Jeff ebbe un'illuminazione.

“OH. DIO. SANTO. AIUTACI.” urlò.

“Jeff, cosa c'è' adesso?” gli domandò Wes, alzando gli occhi al cielo.

“Richard...”

“Dimmi...”

“Il gattaro è il leader...”

“Sì, lo so”

“Il gattaro viene alla Dalton”

“Lo so”

“Qui, da noi”

“Ho capito”

“No, intendo da noi

Ho capito

“Due anni fa ti ha ossessionato per tutta la settimana e anche dopo”

“Me lo ricordo fin troppo bene”

“E ti chiamava la notte, e ti mandava messaggi inquietanti, e ti seguiva per le vie di Westerville, e-”

“JEFF! Puoi dirmi qualcosa che non so?”

“E' stato in camera con te...”

“Sì, certo, perché Blaine era il leader e dato che si sono 'scambiati' e Blaine era il mio compagno di stanz- Oh Dio. No” spalancò la bocca, incredulo.

“Hunter è di nuovo in stanza con te” dedusse David, con una nota di tristezza nella voce.

“NONONONO! Vi prego, che qualcuno se lo prenda! Io con quel maniaco non ci sto di nuovo in camera! Vi scongiuro” disse disperato il biondo.

“...qualcuno che si offre?” chiese Thad, anche se poco fiducioso.

Un silenzio agghiacciante cadde nella stanza.

“...voglio morire” sussurrò James.

“Scusa, Richard... ma sei un armadio, praticamente! Sei altissimo e muscoloso, che cosa potrà mai farti quel tipo?” chiese un warbler del secondo anno.

“Jonathan, non hai la minima idea di cosa può fare quel tipo”.

“Destino crudele, perchè proprio quel gattaro maledetto! Perché a noi? Siamo Warblers, uccelli... L’ironia della sorte” si disperò Jeff.

“Jeff, calmati su. E ricordati di non chiamarlo in quel modo o ti ucciderà di piegamenti” gli consigliò Nick.

Sterling sbiancò.

“Beh... sappiamo a che ora arriverà?” ruppe il silenzio Richard.

“In realtà dovrebbe già essere q-” stava dicendo Wes, quando la porta dell'aula si aprì.

A tutti mancò il fiato per un secondo.

La prima cosa che videro fu una chioma castana e, poco dopo, il suo proprietario.

“SEBASTIAN! Mi hai fatto quasi venire un infarto” disse Jeff, portandosi una mano sul cuore, evitando per la seconda volta lo svenimento.

“E perchè mai?” chiese confuso Smythe, non capendo il motivo di tale agitazione.

“Perché? Perché pensavo fossi il gat-”

“Ohhhh ma salve miei piccoli uccellini! Vi sono mancato?” entrò in tutta la sua magnificenza il gattaro.

“Hunter, ma che piacere” sorrise falsamente David.

“Oh, per voi sono Clarington” affermò deciso il militare, lanciando uno sguardo glaciale a Thompson.

“Sì… mh, bene arrivato, Clarington. Stavamo appunto discutendo sulle regole imposte quest’anno dai presidi delle nostre scuole” disse Wes, con calma.

“Regole? E quali sarebbero?” chiese annoiato il leader.

“Per prima cosa, dovete consegnare i vostri cellulari, computer e tablet. Ogni interazione con il proprio gruppo è severamente vietata. Come di consuetudine, alla fine della ‘convivenza’, i due gruppi si esibiranno in una canzone scelta dal leader, ma la competizione dovrà rimanere comunque a livello canoro e non trasformarsi in odio e/o risentimento” lesse David da una circolare.

“Sìsì, certo, come no. Che belle parole” disse annoiato Hunter, fissando Sebastian.

Quando notò che l’uccellino non lo stava guardando ma stava rivolgendo la sua attenzione a qualcun altro, seguì la linea del suo sguardo e lo vide.

Richard.

L’unico ragazzo che Hunter Clarington voleva e l’unico che l’avesse mai rifiutato.

L’unico ragazzo che gli fosse mai interessato tanto da farlo scomodare fino ad arrivare in quella scuola di deficienti.

Il suo Richard James.

Hunter sorrise malizioso, già pregustando i modi con cui avrebbe conquistato il biondino.

Perchè quella volta, era sicuro, ce l'avrebbe fatta.

A qualunque costo.

 


Una pausa.

Una sola, fottutissima pausa.

Questi qua non sanno nemmeno cosa significa... e poi non sono nemmeno sicuro di conoscere una parola adeguata per definirli. Matti, pazzi, idioti... sono semplici degenerazioni della stupidità.

Il problema di questi ragazzoni è che non sanno minimamente pensare con la loro testa. Fanno ogni cosa io ordini loro, senza battere ciglio. E mi seguono solo perché sono il leader.

Neanche fossi in un branco di lupi.

Sicuramente sarei il più figo, ma questi sono abbastanza inquietanti.

Di sicuro vanno sempre d’amore e d’accordo, ma non hanno la minima idea della parola libertà. Libertà di decidere, di obiettare, di scegliere, di proporre...

Sono come dei bambini in un corpo adulto.

Non appena ho detto “facciamo una pausa, ragazzi” questi si sono fermati a fissarmi come degli stoccafissi. All’inizio pensavo non avessero sentito, poi ho capito.

Non sanno prendersi una pausa perché il loro precedente leader non gliel’aveva mai concessa.

Ho quasi paura di scoprire cos’altro non sanno.

Mi fanno talmente pena che non riesco nemmeno a insultarli. Sarebbe come prendere per il culo un bambino di cinque anni... ah no, il bambino ti pesta i piedi per vendetta.

Loro neanche questo.

Perchè?! Perchè il loro leader non permetteva dissensi.

Ah, ma quegli stronzi di Canarini me la pagheranno per questo, o non mi chiamo Sebastian Stephan Smythe!

Non appena alcuni di questi ammassi di muscoli si sono presentati a scuola e quei bastardi mi hanno gettato immediatamente tra le loro braccia, trattandomi come se fossi il salvatore dell’intero genere umano, ho capito subito che ci doveva essere qualcosa sotto.

Ma santo cielo, questi sono totalmente irrecuperabili!

No sul serio Richard, mi sembra di stare in un manicomio.

 

Lanciai la penna contro il muro, rompendola.

Era la cosa più patetica che mi potesse mai venire in mente.

Tenere un diario?! E chiamarlo Richard?!

Ma per favore!

Da quando ero diventato così sdolcinato?

Mi tirai i capelli, frustrato, e appoggiai i gomiti sul quel fottutissimo quaderno.

Che avevo rubato al tizio che sostituivo.

Dopotutto, queste vendette da quattro soldi erano il mio pane quotidiano, dovevo tenermi in allenamento. Soprattutto perché dovevo ancora decidere cosa far passare a Jeff al mio ritorno.

Guardai attraverso le sbarre, nella speranza che le stelle mi suggerissero qualcosa, qualunque cosa che mi sarebbe potuta essere utile in quella situazione.

In quel posto dimenticato da Dio, ogni stanza era dotata di una piccola finestra, protetta da sbarre, e una lampadina al neon appesa al soffitto tramite un filo.

Era più triste di vedere Finn che balla.

Non potevo insultare gli Warblers, non potevo parlare con i miei amici, non potevo comunicare con la mia famiglia o gli insegnanti. Il mio compito era quello di entrare in contatto con i miei avversari e condurli alla vittoria a scapito della mia squadra originaria, attraverso un’esibizione che si sarebbe tenuta alla Dalton alla fine della settimana.

E non dovevo avere nessun tipo di aiuto da nessuno, se non da me stesso e i miei nuovi compagni.

Che scazzo.

Almeno fossero dei tipi divertenti.

Gli allenamenti stile marines non mi erano dispiaciuti, ma quelli vivevano alla strenua di militari al fronte sette giorni su sette.

Mi dondolai sulla sedia, pensieroso.

Forse era bello limitarsi a seguire gli ordini, non fermarsi a pensare, semplicemente agire.

Destra, sinistra, destra, salto, appenditi alla corda, sali, esegui il percorso, scendi.

Almeno non avrei potuto rovinare niente... alt, campo minato” mi dissi.

Così per tutto il giorno, escluse le lezioni mattutine.

Questo era il riassunto della vita di quegli ammassi di muscoli là fuori.

Io invece ero il leader, dovevo decidere, e per decidere avevo bisogno di riflettere, valutare le situazioni, i punti di forza e di debolezza di ognuno. Io dovevo pensare.

Mi venne da ridere.

Io, Sebastian Smythe, la persona più impulsiva del secolo, costretto a fare da babysitter a una banda di bambinoni bionici.

A casa le decisioni si prendevano sempre in gruppo, ed era proprio questa una delle caratteristiche che più piacevano di quel Glee club. Persino i membri del consiglio erano tre.

Anche se per prendere una decisione servivano ore di discussioni inutili, per tornare sempre al punto di partenza. Decisi che avrei dato la colpa a Jeff anche per questo.

Ora invece mi toccava fare la parte del maestrino responsabile, decidere la coreografia, il pezzo... “non appena becco Jeff lo gonfio” pensai.

Gettai di nuovo un occhio al quaderno, sbuffando. Era davvero triste non avere nessuno con cui poter fare un discorso decente, a parte uno stupido pezzo di carta.

“Richie...” sussurrai.

Mi alzai dalla sedia e mi posizionai di fronte allo specchio parietale che il maniaco che sostituivo, un certo Hunter mi pare, aveva fatto montare. Probabilmente era l’unico oggetto di questo schifoso buco che aveva un minimo sentore di personalità.

Non che mi facesse piacere dormire nella stanza di un narcisista fallito.

Mi guardai.

Ero obiettivamente un bellissimo ragazzo, la canottiera nera mi faceva risaltare i muscoli delle spalle e delle braccia, mentre i pantaloni mimetici mi fasciavano le gambe alla perfezione.

Il mio viso, poi, non aveva nessun tipo di difetto.

Non potevo lamentarmi di nessuna parte del mio fisico, sarebbe stata una bestemmia, eppure continuavo a chiedermi che cosa avesse spinto Richard da me.

Sarebbe stato più logico che si fosse messo con l’hobbit perché, bisognava dirlo, nemmeno quel tonto era messo male, in quanto a spalle e lato B. Inoltre, era anche una bella persona. Era riflessivo, calmo, diceva sempre la cosa giusta al momento giusto, almeno nelle occasioni importanti e bla bla bla...

Se Richard si fosse messo con Blaine non avrebbe mai sofferto.

Forse era quello il motivo per cui Anderson mi stava così tanto sul culo, soprattutto da quando si era messo con Kurt.

“Diciamocelo chiaramente, Smythe –dissi al mio riflesso- quella del 'ho paura che Kurt stia male come è successo con Adam-passione-mele' ormai non tiene più. Speravi che Blaine fosse uno stronzo, idiota, narcisista, gay represso troppo egocentrico, così Kurt non si sarebbe affezionato a lui e tu non avresti avuto nessun fidanzato potenzialmente migliore di te con cui doverti confrontare. Non che fino a qualche mese fa tu avessi mai preso in considerazione la parola fidanzato. Il problema di fondo è che Blaine è una persona molto migliore di te e tu hai una paura fottuta che un giorno Richard te lo faccia notare, perchè tu non avresti nulla con cui controbattere e finiresti per venire mollato. Considerando poi il casino che hai combinato venerdì scorso non penso ci manchi poi molto”

Parlare a me stesso in terza persona faceva tutto un altro effetto. Rendeva le cose giusto un pochettino più catastrofiche.

Proprio quello che mi ci voleva per concludere questa giornata di merda.

“Oh santo cielo Richard, avevi l’hobbit tonto lì apposta per te e invece hai preferito fare la corte a me, razza di coglione” dissi allo specchio, appoggiandomi ad esso. Sembrava che non avessi più la forza nemmeno per stare in piedi, ma sicuramente che non era colpa degli assurdi allenamenti del pomeriggio.

Quel che era più contraddittorio, però, era la soddisfazione che provavo nell’essere stato preferito a “Mr. Perfezione Anderson”. Sicuramente mi serviva il consulto di uno psicologo.

Scossi la testa, non ne potevo più di quella situazione.

“E’ veramente terribile non poter parlare con la persona che ti fa battere il cuore, ma è ancora peggio non sapere cosa dirgli. O non saperlo dire. Almeno potevi scegliertene uno non analfabeta, Richard, tesoro mio” sussurrai, vedendomi sorridere, senza sentire nemmeno una punta di allegria pervadere il mio cuore.

Un soffio di vento mosse le pagine di quel fottuto quaderno.

Ero sul punto di fare a pezzi quella facciata di debolezza, bruciarla e gettarne le ceneri dalla finestra, eppure mi ricordai di aver chiesto un segno poco prima, alle stelle.

Riguardando il cielo, in quel momento, mi pareva che fossero persino più luminose, ma non ero ancora così rincoglionito da non sapere che era solo suggestione. E poi magari avrei potuto trovare le parole per dire a Richard quello che provavo.

O almeno lo speravo.

Presi un’altra penna.

 

Sai Richard, dicono che il primo passo per riconoscere una qualunque malattia sia ammettere di averla. Spero solo di non essere impazzito davvero.

Comunque, devo raccontarti di questa giornata, che ha del surreale.

La pausa di cui ti parlavo riguarda il dopo pranzo, ma credo mi convenga andare in ordine.

Riprendendo il discorso di prima... questo è davvero un manicomio.

No, peggio. E’ un incrocio tra un’accademia militare e una scuola per disadattati sociali.

Disadattati che a tempo perso si divertono a strillare accompagnati da una base sincopata (no sul serio, sono uno scempio a cantare).

Così ‘sti scemi sfogano il loro animo di ribelli repressi negli allenamenti, cercano di inculcarsi in quella zucca vuota che si ritrovano che '2+2= un pesce' è una menzogna e sfogano la loro frustrazione nelle sopracitate canzoni a ritmo sincopato, facendo ri-morire un morto.

Salvami.

Se poi ci aggiungi che questi non hanno un minimo di spina dorsale e mi suscitano sentimenti quali compassione e rabbia contemporaneamente, puoi immaginare il mio stato mentale. Sto scoprendo di possedere dei sentimenti quasi umani.

No, forse è la tipica condizione delle dodicenni con le mestruazioni.

Poverette.

Vedi?! MI STANNO CONTAGIANDO.

SALVAMI!

In ogni caso, appena arrivato, mi hanno servito il pranzo. Essendo io il leader, potevo scegliere se mangiare quello che passava per il convento quel giorno o quello del giorno dopo.

Erano, rispettivamente, un frullato proteico senza grassi al cetriolo o al finocchio.

Io non ho niente contro i biberoni vegani, Richie, lo sai, ma sono un carnivoro convinto.

Puoi immaginarti la mia faccia di fronte a quella merda.

Quando poi l’ho assaggiata e mi sono accorto che sapeva di un qualcosa non meglio identificato andato a male, ho rischiato di spaccare tutto. Se poi ci aggiungi che i bamboccioni sanno solo dire: ”Vuole il sale, signore?”, “Vuole dell’acqua, signore?”, “Vuole delle pasticchie vitaminiche, signore?”, “Vuole fare il giro del campo, signore?”

VOGLIO SOLO FARMI UN BEL PACCO DI CAZZI MIEI, SIGNORI!

Ma ovviamente mi sono limitato a sorridere e annuire, come avresti fatto tu.

Quando tornerò commetterò uno Sterlingcidio, stanne certo.

Subito dopo pranzo sono andato a visitare il “campo”, che non consiste solo nella pista di atletica con ostacoli annessi, ma anche un piccolo circuito tipico delle accademie militari.

Ci sono i copertoni da saltare, le assi di legno da scalare e quelle scale orizzontali a cui appendersi.

Una figata.

Anzi, mi correggo. SAREBBE STATA una figata se quelli NON MI AVESSERO TORMENTATO ogni santo secondo per chiedermi che cosa dovevano fare.

E’ stato a quel punto che, esasperato, ho chiesto loro la suddetta pausa.

Un delirio.

Mi sono arreso poco dopo, comunque, e gli ho detto di ripetere le mie mosse.

In realtà mi sono limitato a saltellare di qua e di là per il campo, senza una meta precisa, e questi mi sono stati dietro come i pulcini con le chiocce.

Senza mai fermarsi o avere il fiatone.

Per me questi prendono qualcosa... penso di indagare, in fondo non ho un tubo da fare qui.

Dopo il frullatino alla carne di manzo per cena, che ho rigettato nella turca (una turca! Ma siamo nel Medioevo?!) che dovrebbe essere il mio bagno personale, mi sono gettato sul letto con la testa fra le nuvole.

Sto mentendo.

Non ridere, so che l’avevi capito.

In realtà ti pensavo.

Hai presente quando sei così abituato ad avere qualcosa sempre intorno, che dopo un po’ non noti più la sua importanza?

Ecco, mi sa che mi è successo proprio questo, con te.

Sei stato tu a dichiararti a me, sei stato tu a corteggiarmi, sei stato tu ad incazzarti e a picchiarmi, giustamente tra l’altro, perchè avevo fatto una cazzata.

Io sono sempre stato lì, fermo, a guardare te.

Forse perchè sei così bello.

E intelligente.

E intrigante.

E malizioso.

E dolce.

E decisamente sexy.

Kurt e Blaine dicono che mi sono innamorato di te. Anzi, ne sono sicurissimi.

Non nego di esserci rimasto male quando l’hobbit mi ha rinfacciato la mia stronzaggine quando sono andato da lui, ma in un certo senso me lo meritavo. Anzi, in tutti i sensi.

Però non mi ha fatto piacere sentirlo.

Il problema è che non so cosa provo, Richie.

Non ho la più pallida idea di cosa voglia dire amare un’altra persona, ma vedo che mio cugino e Anderson sono sulla buona strada per innamorarsi davvero.

Non chiedermi perchè, lo sento e basta.

Ma non posso aspettare loro per capire l’amore, nè chiedere a qualcuno perchè per ognuno è diverso, quindi sono punto a capo.

Come si fa a capire quando ami qualcuno?

Cos’è che ti fa dire, una mattina, “mi sono innamorato di te”?

In fondo tu sei lo stesso di sempre, il mondo è la solita palla e il sotto e il sopra sono ancora al loro posto. Quindi su che base puoi dire una cosa del genere?

E’ il tuo cuore che è cambiato”, mi dirai. Ma per quanto questo possa essere vero, io continuo a non saper dire se ti amo o no. E questo mi distrugge, Richie.

Perchè lo vedo che tu sei sul punto di dirmi quelle due paroline magiche, non sono stupido, ma sono semplicemente terrorizzato di conoscere i tuoi sentimenti.

E comunque non ti permetterò mai di dirmi che mi ami se io non sarò pronto a fare lo stesso. Soffriresti troppo, tesoro, a non ricevere una risposta adeguata.

Io, Sebastian Smythe, che mette al primo posto i sentimenti del suo ragazzo rispetto ai suoi interessi. Se me l’avessero detto a settembre, avrei riso per giorni.

Non ho mai voluto una relazione, l’ho sempre considerata un qualcosa di superato, da adulti. Invece ora, tutto ciò che desidero è essere tra le tue braccia e addormentarmi sul tuo petto cullato dal battito del tuo cuore.

Eppure mi rifiuto di credere che l’amore sia semplicemente questo. Deve esserci per forza un elemento distintivo, una scintilla, un criterio che mi permetta di dire con sicurezza “ti amo”.

Perchè mi addormento anche sopra mio cugino, ma non lo amo di quell’amore che non so se provo per te.

Come faccio a capire se ti amo? La domanda del secolo.

Mai che me ne capiti una facile, cazzo.

 

Appoggiai la penna, sfinito.

Mi ci vollero meno di cinque minuti per rileggere quel delirio, e meno di tre secondi per far fuori la seconda penna.

Sporcandomi i pantaloni.

Fanculo, erano del narcisista fallito.

Se mia madre avesse scoperto che per una settimana della mia vita avevo tenuto un diario e avevo analizzato i miei sentimenti come un giovane ragazzo responsabile, avrebbe pianto per giorni dalla felicità e mi avrebbe pure fatto un monumento.

Meglio non dire nulla nemmeno a Kurt, in caso Big Finn sentisse e riferisse alla genitrice.

Decisi che era ormai tempo di dormire, erano quasi le undici.
Dio, avevo passato così tanto tempo a fare riflessioni filosofiche sul significato dell'amore e sulla mia ormai agli sgoccioli storia adolescenziale?!
Da quando ero diventato così smielato? Sembravo Kurt!
Dov'è finito lo stronzo Smythe, quello che ogni sera aveva una compagnia diversa e per il quale esisteva solo il piacere, senza sentimenti di mezzo?
Chiusi di scatto quel quaderno maledetto.
"Domani mi divertirò ad approfittare della mia posizione di leader con quei tonti, giusto per tenermi la mente occupata" pensai.
Mi alzai dalla sedia per buttarmi sul letto, quando sentii un'asse del pavimento cigolare.
Ricordai che uno di quei rincoglioniti a cui dovevo fare da balia mi aveva detto che in quel buco in cui mi trovavo ogni meccanismo era perfettamente oliato, perchè il matto che sostituivo era un fanatico dell'ordine.
Era quindi impossibile che un'asse del pavimento della sua camera fosse difettosa.

E che lui non se ne fosse mai accorto.
Mi abbassai.
Non solo quella stronza cigolava, ma era pure leggermente rialzata sul lato sinistro.
Sospetto.
Troppo sospetto.
Mi bastò trovare il punto giusto in cui premere per sollevarla del tutto e scoprire quello che quel tizio ci nascondeva.
C'erano una quantità industriale di buste.
Molte erano vuote, ma furono quelle piene a spaventarmi.
su una era scritto “BLAINE ANDERSON: CAPO WARBLERS”, su un’altra “STERLING = OMICIDO”.

“Ok, questa è inquietante” mi dissi.

La aprii. All’interno c’era la foto dell’annuario di Jeff, ma non era recente, si capiva dal diverso taglio di capelli e dal fatto che non ci fosse nemmeno un principio di barba sul suo viso. Il fattore che più mi preoccupò, però, fu la presenza di numerosi buchi sull’immagine e la freccetta che cadde dalla busta non mi fece rallegrare.

“Cioè ‘sto stronzo vuole far fuori Jeff al posto mio? Ma non ha mica capito come va il mondo eh, ma glielo spiegherò appena ci vediamo –esclamai- ora che ci penso, mi sembra che Sterling lo avesse chiamato gattaro... beh, non molto fantasioso, visto che qui sotto non mancano nemmeno le foto di gatti”.

Stavo per passare alla busta riferita all’hobbit, quando altre due attirarono la mia attenzione.

“MEZZI DI SOSTENTAMENTO” e “OBIETTIVO”.

Decisi di dedicarmi prima al sostentamento, mi sarei tenuto per ultimo il gran finale.

“Assassino represso” sussurrai, scuotendo la testa.

In realtà, tutto mi sarei aspettato tranne quello che trovai.

Siringhe. Una quantità esorbitante di siringhe usate con numerosi flaconcini di stimolanti ed eccitanti per il fisico, vuoti.

Sbiancai.

Mi era sembrato stano che i bamboccioni fossero così insensibili allo sforzo fisico, ma mai avrei pensato che fossero dei drogati. Voglio dire, quando l’avevo scritto sul quaderno... beh, scherzavo!

Mi sembrava un comportamento così infimo, così codardo, soprattutto perchè quei cosi erano pericolosi anche a livello psicologico, e gli effetti si vedevano.

E poi si trovavano in una scuola, mica dovevano andare alle Olimpiadi!

“Non ho un cellulare per mandare le prove a tutti, merda” urlai. Se avessi potuto diffondere quel che avevo trovato avrei immediatamente squalificato i dopati e sarei tornato alla Dalton, dal mio ragazzo, per cercare di salvare la nostra relazione.

Invece avevo l’Universo contro di me e dovevo starmene in questo buco del cazzo.

Nascosi le siringhe nella valigia, almeno avrei ottenuto lo stesso la vittoria degli Warblers.

“A questo punto cosa potrà mai avere come obiettivo, quel coglione? La diffusione mondiale di quei suoi schifosissimi pasti sostitutivi con steroidi in omaggio? Magari disponibili anche in vari gusti?” riflettei.

La busta “OBIETTIVO” era la più pesante di tutte, per cui dedussi che svuotarla sul letto sarebbe stata la scelta migliore.

Anche in questa trovai delle fotografie. Un mucchio di fotografie.

La prima che mi saltò all’occhio mi fece gelare il sangue nelle vene.

Non perchè ritraesse un tizio mezzo nudo, intento ad avvolgersi un asciugamano intorno alla vita, con un’espressione sconvolta in viso, perchè molto probabilmente non si aspettava di essere fotografato.

Quello che mi sconvolse fu il fatto che il suddetto tizio somigliasse in maniera incredibile a Richard.

Il mio Richard.

Che cazzo ci faceva una foto di Richard in quelle condizioni nella camera del narcisista fallito, alias assassino represso, alias drogato da internare, alias puttaniere rubafidanzati del cazzo?

“Che qualcuno me lo spieghi, maledizione!” urlai all’aria, visto che ero solo.

Presi in mano un’altra immagine, poi un’altra, poi una terza e così via.

Le guardai tutte.

Il soggetto era sempre e solo uno.

Richard.

Tutte erano ambientate alla Dalton. Riconoscevo la sala comune, la sala da pranzo, la palestra, l’aula canto e la mia stanza. Quella che dividevo col mio ragazzo.

Un’altra costante era la data impressa su di esse. Erano state tutte scattate due anni prima.

Quindi al tempo del primo scambio.

Quindi, in quel momento, Richard divideva la stanza con Blaine. Che si trasferì qui per una settimana, e lo stronzo puttaniere prese il suo posto alla Dalton.

Ora la situazione era esattamente la stessa, solo che c’ero io al posto dell’hobbit.

Cacciai un urlo infernale, pieno di rabbia e odio, gettando la testa all’indietro.

Il drogato puttaniere, due anni fa, aveva deciso che il suo obiettivo sarebbe stato il mio Richard e ora quello psicopatico si trovava in stanza con lui?!

Ma dico, quei coglioni di Nick, Jeff, Thad, David e Wes si erano fatti di qualcosa quando mi hanno spedito qua a calci in culo?! Non avevano minimamente pensato a cosa avrebbe subito Richard?!

Perchè loro lo sapevano, oh, eccome se lo sapevano, che il bastardo narcisista era cotto del mio ragazzo, ne ero strasicuro! Ma sicuramente non gli sarà passato nemmeno per l’anticamera del cervello, presi com’erano a cercare di salvarsi il culo!

Soprattutto Jeff.

“Sterling, non ti salvi più. Poco ma sicuro. Comincia a correre. I tuoi dovranno venire a raccogliere le tue ceneri” sillabai, stropicciando quante più foto possibili.

Ribaltai il comodino di quel fottutissimo stronzo per trovare l’ennesima penna.

 

Richard, tu sei mio. MIO!

TU SEI SOLO MIO!

Suona troppo geloso e possessivo?!

BEH, LO E’!

Non permetterò a quel fottuto bastardo drogato del cazzo di mettersi in mezzo a noi due, poco ma sicuro. O non mi chiamo Sebastian Stephan Smythe.

Ti riconquisterò, Richard.

E asfalterò i coglioni di quel puttaniere narcisista appena lo vedrò, tanto per stare sicuri.

Fottuto bastardo.

Richard è mio, stronzo. E lo capirai molto presto.

 

Smythe.

 

 

 


 

Mi ricordo di quella volta in cui io e Sebastian guardammo ‘Salvate il soldato Ryan’, la sera del giorno in cui ci siamo messi insieme. Era un film davvero interessante che parlava…beh, di un soldato che si chiamava Ryan…e la guerra…mh.

Okay, forse avevamo trascorso tutta la durata del film (e dei titoli di coda) a pomiciare, quindi non mi ricordo esattamente lo svolgimento della trama, ma il titolo mi era rimasto ben impresso.

Per questo motivo quando lunedì sera, il gattaro era entrato con un sorriso malizioso nella mia camera e mi aveva detto ‘Ciao, soldato Richard’, la mia mente mi aveva subito ricordato il film.

Che ironia, vero?

No.

Non c’era niente di ironico in tutta quella faccenda, perchè io dovevo essere salvato.

Chi dovesse salvarmi, non era importante: la cosa fondamentale era che qualcuno lo facesse.

Guardai impaziente l’orologio che proiettava l’ora in una luce rossa accesa sul soffitto: 22.45.

Il pazzo sarebbe arrivato da lì a momenti in camera e, come la notte precedente, non mi avrebbe lasciato stare un secondo.

Per evitare le sue troppo spinte avances, lunedì sera avevo finto un malore e mi ero chiuso in bagno, dove avevo dormito su un letto fatto di accappatoi e asciugamani.

Ma il mio collo non avrebbe retto un’altra nottata del genere, perciò il giorno seguente mi ero preparato: avevo fatto gli occhioni dolci a Jeff, che aveva cominciato a blaterare su quanto la mancanza di Sebastian mi rendesse un ‘piccolo grande cucciolo abbandonato in cerca di coccole’ e aveva accettato di farmi dormire con lui e Nick.

Duvall all’inizio era sembrato restio, ma quando gli avevo fatto notare con totale nonchalance che se Clarington mi avesse fatto qualcosa, Sebastian lo sarebbe venuto a sapere e che, accidentalmente, forse mi sarebbe potuto scappare il dettaglio che lui si era rifiutato, nonostante la mia sofferenza, di ospitarmi da lui e Jeff… beh, si sarebbe arrabbiato.

Si sarebbe infuriato.

Quella poco velata minaccia sembrava averlo scosso e così, alle 22.50, quando ricevetti il messaggio di Sterling che mi avvertiva del corridoio libero, afferrai il mio cuscino e la mia coperta e, quatto quatto, uscii dalla mia stanza.

Quando entrai in quella di Nick e Jeff, mi stesi sul loro divanetto e, tranquillo, tirai un sospiro di sollievo.

Ma era troppo presto festeggiare, lo sapevo… nonostante questo, decisi di addormentarmi, non senza aver chiuso la stanza a chiave. A doppia mandata.

 

“SVEGLIAAAA LURIDI TRADITORI SVEGLIAAAA UCCELLINIIII” urlò la voce di Hunter dal corridoio.

“Oh santo cielo, e questo cosa vuole?” sbuffò Nick, rigirandosi nel letto e coprendosi la testa con il cuscino.

“MUOVETEVI O VI FARO’ FARE IL BELLISSIMO ESERCIZIO CHE STO PREPARANDO NUDI, VI AVVERTO”

A quelle parole, in perfetta sincronia nonostante la stanchezza, io, Jeff e Nick ci catapultammo fuori dalla stanza.

“Siamo svegli!” sentii borbottare da un assonnato Thad mentre mi catapultavo fuori dalla stanza.

“Ah, Richard, ecco dove ti eri nascosto” sorrise in modo inquietante il gattaro, facendomi rabbrividire.

Jeff, stanco, guardò l'ora nel suo orologio e, stupidamente, osò lamentarsi.

“Ma sono solo le 4:30 di mattina” sbuffò, sbadigliando.

“Mi stai forse contraddicendo, biondo ossigenato?” disse a denti stretti Hunter, quasi ringhiando.

“Mh, no” rispose Jeff, spaventato.

“Bene. Ora, dato che ieri vi siete lamentati così tanto per aver saltato la cena, non solo oggi rimarrete a digiuno ma da questo momento in avanti inizierà il programma che ho ideato per voi. Avete esattamente quarantacinque secondi per mettervi delle scarpe da ginnastica e ritornare qui” ordinò.

“Ma-” provò David.

“Quarantatré”

“Aspetta un secondo-” si intromise Wes.

“Quarantadue”

Il silenzio piombò per qualche secondo, finchè Hunter non disse 'quaranta' e allora scoppiò il finimondo.

Cominciai a correre verso la mia stanza, ma sbattei contro Thad e cademmo l'un sull'altro.

“Trentacinque”

Ci rialzammo il più velocemente possibile e, dividendoci, arrivammo nelle nostre stanze.

La perlustrai da cima a fondo ma non riuscivo a trovare quelle maledette scarpe.

“Trenta”

L'armadio era vuoto, in bagno non c'erano...

Cercai tra le cose di Sebastian ma niente.

“Venti”

Ah! Sotto il letto! Mi buttai di peso sul pavimento... ma delle scarpe nessuna traccia.

“Quindici”

Entrai nel panico totale e per la prima volta nella mia vita seguii un consiglio di Blaine Anderson: 'Quando sei agitato, comincia a cantare'.

E lo feci, cominciai a cantare una canzone di Christina Aguilera, prendendo respiri profondi e quasi non sentii l’ “Otto” di Hunter.

E poi, l'illuminazione! Aprii l'armadio di Sebastian e trovai sotto la sua immensa collezione di camicie -ne aveva almeno una trentina- il suo paio di Nike che gli aveva regalato Kurt l'anno precedente.

“Tre”

Sebastian, non immagini quanto ti amo in questo momento, pensai.

“Due”

Aprii di scatto la porta con in mano le scarpe.

“Uno”

Corsi per il corridoio e arrivai dagli altri.

“Zero” dicemmo io e Hunter in coro, mentre mi sedevo poco elegantemente sul tappeto, portandomi le scarpe al petto.

“In perfetto orario” annunciò Clarington, con il suo solito tono inquietante.

Io annuii e, cercando di riprendere fiato, mi infilai le Nike del mio fidanzato.

“Harwood, Thompson, Montgomery. Mentre io vado a svegliare quelli del terzo e del secondo anno, voi procuratevi delle tute per tutti gli uccellini. E che siano dello stesso colore, mi raccomando” ordinò, andandosene velocemente.

“...Mi ha fatto fare la maratona per poi lasciarci qui?” dissi, shockato.

“Quanto odio quello stronzo” borbottò Thad, avviandosi verso la palestra, seguito dagli altri due membri del consiglio, uno più sconsolato dell'altro.

 

***

 

“David, ti renderai conto che questi pantaloni non mi vanno bene” mi lamentai, indicando la tuta che stavo indossando.

“Senti, Richard, le tute rosse avevano finito i pantaloni della tua misura! Non ci possiamo fare niente” si scusò lui, alzando le spalle.

“E adesso?” chiesi, arreso.

“Mh, beh, puoi indossare i pantaloncini corti...”

“I pantaloncini corti? A gennaio? Alle cinque della mattina?” lo guardai con gli occhi fuori dalle orbite, alterandomi.

“Mi dispiace” rispose lui a bassa voce, indietreggiando e sparendo dalla mia visuale.

Perché tutte a me?!, mi chiesi, sconsolato.

Arrendendomi, mi infilai quei pantaloncini, che erano davvero troppo corti per i miei standard –arrivavano a malapena al ginocchio- e raggiunsi gli altri in giardino.

“Bene, ora che ci siete tutti, cinquanta giri attorno alla scuola” sorrise Hunter, incrociando le braccia.

“CINQUANTA GIRI DELLA SCUOLA? MA HAI ALMENO VISTO QUANTO E’ GRANDE LA DALTON?” urlò Jeff, shockato.

“ADESSO MI HAI STANCATO- tuonò il gattaro, arrabbiandosi- togliti i pantaloni”

“COSA?”

“Ho detto: togliti i pantaloni” ripeté il leader, ricomponendosi.

“Io… tu, non puoi-”

“Io non posso che cosa?”

“Ma-”

“Ma niente, Sterling. Hai cinque secondi per toglierti quella fottuta tutta o giuro su Dio che ti faccio correre senza boxer”

Il biondo, arrendendosi, lentamente si tolse i pantaloni –sfortunatamente troppo piccoli per me- e si strinse nella felpa, probabilmente congelando.

“Ora, ovviamente sapete tutti che prima di fare un qualunque esercizio fisico bisogna riscaldarsi perciò forza, due minuti di stretching” disse, muovendo in alto una mano che voleva farci capire di sbrigarci.

Sbuffando silenziosamente, cominciai a riscaldarmi, piegando la schiena e cercando di toccare il pavimento con le mani.

“Richard” mi sentii chiamare.

Alzai di poco la testa, senza cambiare posizione e vidi davanti a me Wes.

“Dimmi”

“Ti conviene cambiare esercizio o Clarington potrebbe aggredirti qui e subito” mi sussurrò, torcendo il busto e facendo finta di niente.

Io, di scatto, mi volsi e incrociai lo sguardo da maniaco del gattaro che, senza nessun pudore, mi stava fissando il sedere.

Arrossendo e essendo inquietato, mi sedetti e feci alcuni esercizi di allungamento, cercando di reprimere il riflesso faringeo che voleva farmi vomitare.

Non era possibile che uno dei pochi ragazzi che si fosse mai interessato a me dovesse per forza essere un pazzoide… era davvero ingiusto.

Se almeno ci fosse stato Sebastian.

Dio, mi mancava

Mi mancava davvero tanto.

Quando, di tutta fretta, avevo aperto il suo armadio e rovistato tra le sue camicie, ero stato completamente investito dal suo profumo.

Il suo profumo che amavo così tanto… o forse non era il suo profumo che amavo, giusto?

Sì, mi ero stramaledetto innamorato di Sebastian Smythe.

Wow, che bello…

No, era un fottuto schifo.

Ma ne avevo piene le palle di struggermi per lui e per tutto ciò che mi capitava.

Ero Richard James, per la miseria! Potevo farcela.

Con quella sotto specie di autoconvinzione e auto incitamento, cominciai a correre con i miei amici, vittime tutti della dittatura di un povero schizofrenico amante dei felini.

Dove avesse nascosto il suo gatto, poi, era un mistero.

 

***

“Io quello lo denuncio! Chiamo i servizi segreti, l’FBI, la SWAT, il-”

“Jeff, calmati, è inutile arrabbiarsi così”

“WES! Come puoi dirmi di calmarmi? A pranzo ci ha dato delle carote. C-A-R-O-T-E”

“Lo so, Jeff”

“E stamattina ci ha dato un bicchiere d’acqua”

“Lo sappiamo” disse David, alzando gli occhi.

“E ieri sera ci ha lasciato senza cena”

“Lo sappiamo” ripeterono i due.

“LO SO CHE LO SAPETE! Ho afferrato il concetto”

“E allora smetti di dirci cose che già sappiamo, deficiente!” urlò Harwood.

“Thad! Hei, su, siamo tutti nella stessa barca! Non facciamoci dividere da quel pazzoide o sarà davvero la fine” disse David, con il suo solito tono diplomatico.

“Ma… io ho famissima” piagnucolò Jeff, sedendosi stanco su un divanetto della sala prove.

“Su, su –lo consolò Wes, dandogli delle pacche su una spalla- ci sono persone che sono in situazioni peggiori”

“Tipo?” si asciugò una lacrima Jeff, mentre il suo stomaco brontolava.

“Richard” dissero in coro i tre membri del consiglio, indicandomi.

Io, sentendomi tirato in causa, aprii un occhio e, sbuffando, allungai di poco le gambe e mi coprii meglio con la coperta, girandomi nel divanetto e dando la schiena agli altri.

“R-Richie?” tirò su con il naso il biondino, facendomi probabilmente gli occhioni dolci.

“Lasciatemi qua a morire” borbottai, stanco.

Ero distrutto.

Non solo lunedì notte avevo dormito nel bagno ed avevo avuto il torcicollo per un giorno intero.

Non solo martedì sera mi ero infiltrato nella camera di Nick e Jeff, senza riuscire comunque a dormire più di cinque ore.

Non solo il gattaro mi mandava sguardi inquietanti e ammiccanti.

Non solo durante la corsa ero caduto perchè le mie gambe erano andate in una specie di ipotermia e mi ero sfracellato un ginocchio.

No, a tutta questa merda dovevo aggiungere anche il fatto che quello stronzo del mio fidanzato mi mancasse terribilmente.

Erano solo 55 ore, 27 minuti e 13 secondi che non lo vedevo –non che li avessi contati, ovviamente, non ero così disperato…- e mi sembrava di impazzire.

Volevo vederlo,volevo parlarci, volevo toccarlo e , soprattutto, volevo dannatamente baciarlo.

Ma no, quel deficiente si doveva per forza proporre per andare in quella scuola di deficienti e lasciarmi qui, in camera con il capo dei deficienti.

Ero stanco, affamato, ferito e depresso per la lontananza del mio moroso.

Bella roba, insomma.

Avevo bisogno qualcuno con cui sfogarmi… non nel senso sessuale, ovviamente –non che mi sarebbe dispiaciuto ma- BASTA! Dovevo smettere di pensare al mio fidanzato.

Comunque, avevo bisogno qualcuno con cui sfogarmi…ma chi potevo scegliere come vittima?

Clarington era fuori questione, mi avrebbe ucciso definitivamente.

Avevo bisogno di qualcuno che non potesse attentare alla mia vita e che avesse fatto qualcosa di male.

Ma chi?

Proprio mentre mi stavo domandando ciò, Thad disse qualcosa che mi riscosse dai miei pensieri.

“Quasi quasi vorrei che non avessi mandato via proprio Sebastian, Jeff. Penso che sarebbe l’unico con le palle di opporsi al gattaro malefico”.

“JEFF” urlai, alzandomi di scatto dal divanetto e quasi inciampando nella coperta.

“S-sì?” disse lui, sussurrando.

“SEI TU CHE HAI MANDATO VIA IL MIO FIDANZATO! E guarda in che condizioni sono! E’ tutta colpa tua” lo accusai.

“Ma-”

“Ma niente! Se lui fosse qua, io non avrei un ginocchio mezzo rotto, non sarei stato a digiuno per quasi due giorni e non soffrirei così tanto per, ugh, TUTTO” urlai, cercando di incanalare tutta la mia rabbia, portandola fuori.

In quell’esatto momento entrò Nick che vedendo Jeff seduto per terra in preda alle lacrime, si buttò al suo fianco e lo abbracciò.

“Hei, cosa sta succedendo?”

“Succede che tutto questo è colpa SUA” indicai Sterling che, impaurito, si attaccò al collo del compagno di stanza.

“Richard, adesso calmati-” si intromise David.

“Calmarmi? Come diavolo faccio a calmarmi! Ti rendi conto che sono in stanza con quel mostro? Di nuovo”

“Converrai che non è colpa di Jeff se tu e Sebastian siete compagni di stanza” continuò il ragazzo di colore.

“No,ma-”

“E converrai che non è colpa di Jeff se il preside ha deciso di fare questa stupida cosa dello scambio dei leader né il fatto che Sebastian abbia accettato. Non so se ti ricordi, ma Jeff l’hai chiesto a tutti, te compreso” continuò Wes.

“I-io…sì” ammisi, calmandomi.

“E vorrei farti notare che Jeff mi ha quasi implorato in ginocchio di farti dormire con noi ieri notte” disse Nick, guardandomi male e stingendo più forte Jeff a sé.

Sentendomi in colpa, sussurrai uno ‘scusa’ e me ne andai, correndo per i corridoi e fermandomi solo quando raggiunsi il giardino del retro della Dalton.

Lì mi fermai di colpo e strinsi i pugni.

Li strinsi al massimo delle mie possibilità, quasi ferendomi i palmi con le unghie.

Ero scoppiato contro la persona più buona – e tonta- dell’istituto.

Non ero più me stesso, stavo impazzendo.

Forse era questo quello che voleva il gattaro: farmi impazzire. Beh, ci stava riuscendo fin troppo bene.

Presi un respiro… e poi un altro, per calmarmi.

Potevo affrontare la situazione senza perdere il senno, almeno non totalmente.

Dovevo fare il punto della situazione:

  1. Un tipo inquietante detto ‘il gattaro’ voleva praticamente stuprarmi

  2. Il gattaro era in camera con me

  3. Era quasi un giorno che non toccavo cibo (le carote non valevano)

  4. Mi ero ferito ad un ginocchio inciampando durante una corsa mattutina voluta dal gattaro

  5. Avevo incolpato di tutti i miei mali Jeff, l’unico ragazzo che si fosse veramente mai preoccupato per me

  6. Avevo il fidanzato più idiota del mondo

  7. Il suddetto fidanzato mi aveva fatto infuriare e io stavo per lasciarlo

  8. Amavo quel deficiente, motivo per cui non l’avevo lasciato

  9. Non lo vedevo da tre giorni e mi mancava in un modo impressionante

  10. Questa cosa della ‘lista mentale’ stava diventando patetica

“Richard?” mi sentii chiamare da una voce familiare ed io, smettendo di delirare mentalmente, mi volsi nella sua direzione.

“Jeff, hei” gli mezzo sorrisi, sentendomi in colpa per come l’avevo trattato qualche minuto prima.

Un silenzio imbarazzante cadde per qualche minuto, cosa di per sé davvero incredibile poichè sembrava che Sterling non potesse non parlare per più di cinque secondi.

“Mh, fa freddino eh?” azzardò lui, evidentemente non sapendo cosa dirmi.

“Jeff, io-”

“No, ti prego! Fa parlare prima me! Hai ragione, è colpa mia se Sebastian ti ha lasciato solo qui… non avrei dovuto dividervi, non quando siete in questa brutta situazione ma io, davvero, non ci ho pensato e-” cominciò a dire velocemente, fissandomi negli occhi.

“No, hei, Jeff! –gli sorrisi- Sono io quello che si deve scusare, d’accordo? Non è colpa tua se Sebastian ha deciso di andare in quella scuola di pazzi… In realtà lo sappiamo entrambi che è colpa mia. Quando tu gli hai chiesto di andare, lui mi ha guardato. I nostri sguardi non si sono incrociati ma io lo so che mi stava guardando, quando mi fissa ho sempre un brivido che mi sale lungo la schiena perchè… beh, ancora devo abituarmi a lui che mi guarda –sorrisi triste-… ma io non l’ho degnato di uno sguardo perchè ero dannatamente arrabbiato con lui e il mio orgoglio ha avuto la meglio”

Quando finii di pronunciare quelle parole, finalmente capii che cos’era quella fitta che sentivo nel petto, quel peso che da giorni sembrava opprimere il mio cuore: senso di colpa.

Perché il mio fidanzato mi aveva chiesto un parere su una situazione a lui sconosciuta e parzialmente pericolosa, conoscendo Clarington- ed io cos’avevo fatto?

Nulla, niente di niente.

Ero rimasto nella mia ignoranza, nella mia dannatissima ignoranza. E quando lui si era fermato davanti a me e mi aveva detto “Sappi che lo faccio per te, Richie” io ero rimasto senza parole perchè solitamente io ero il più buono della coppia e lui era quello un po’ più egoista, ma la realtà -che io conoscevo benissimo- era che nella situazioni importanti, il vero eroe era Sebastian. Nelle questioni serie io tendevo a spaventarmi, a richiudermi in me stesso mentre lui, nonostante il suo carattere difficile, in quei momenti riusciva ad aprire il suo cuore e a mettere il bene degli altri davanti al suo.

E l’aveva fatto ancora una volta, ed io ancora una volta ero stato l’anello debole.

“Lo ami davvero tanto” sorrise radioso il biondino.

“Troppo” sbuffai io.

“Okay, diciamo che la colpa è di entrambi, okay? Mia perchè ho proposto a Smythe di andare via e tua perchè non l’hai fermato”

“Mi sembra giusto… ma ancora scusami per la scenata di prima”

“Tranquillo, sappiamo tutti che sei in una situazione, uhm, difficile

“Difficile è un eufemismo”

“Ohw, stupidone melodrammatico, dammi un abbraccio” disse Jeff, gettandosi tra le mie braccia.

Io, sorridendo, lo strinsi dolcemente a me, scombinandogli i capelli con una mano.

“Sei fortunato che io non sia Kurt o ti avrei strappato la mano a morsi” ridacchiò Sterling, allontanandosi di qualche centimetro.

“Sarà un problema di famiglia, Sebastian è uguale!- risi, unendomi a lui- tranne in determinate situazioni, ovviamente”

“Hei, cos'è quel tono malizioso -si finse shockato- dov'è il mio Richard dolce dolce?”

“E' stato traviato da un francesino con la puzza sotto il naso”

“...siamo perduti” dichiarò teatralmente, facendo il segno della croce.

Scoppiammo a ridere ancora un volta, ma appena il mio stomaco brontolò, cominciai a borbottare sul fatto che se non avessi mangiato qualcosa entro la fine della giornata, sarei morto.

“Richie, ritieniti fortunato” disse Jeff, incrociando le braccia al petto.

“E perchè dovrei?” chiesi, interessato.

“Perchè il mio compagno di stanza ha avuto un'idea geniale ed io ho pensato ad un piano ancora più geniale per realizzarla”

“Ti ascolto”

 

***

 

“Non sono sicuro di aver capito bene, potete ripetere?” dissi, sperando che quello che stavano consigliando non fosse davvero il loro piano.

“Richard! Abbiamo poco tempo per andare a recuperare tutto il necessario, quindi te lo ripeto un'ultima volta” sbuffò Thad, riavvicinandosi alla lavagna che solitamente Wes utilizzava per organizzare il suo studio settimanale”.

“Il piano si articola in quattro fasi. Fase uno: tu distrarrai Hunter grazie a movenze sensuali e lo condurrai lontano dalle nostre stanze. Nick ti aiuterà o, nel caso, proteggerà”

“Ho fatto karate” disse orgoglioso Duvall.

“Fase due: Wes e David, con la macchina di Wes andranno al McDrive a 45 minuti da qui, prendendo quanto più cibo possibile. Confido in Wes che non ci impiegheranno più di 20 minuti, andata e ritorno. Fase tre: io, Thad, sarò addetto al far uscire ed entrare Wes e David con la massima discrezione possibile. Fase quattro: Jeff, nel mentre, dovrà distrarre il custode con la sua stupida e a quanto pare inestimabile collezione di francobolli. Tutto chiaro?”

“Chiaro, sir!” disse tutto il gruppo in coro, me escluso.

“Lo potremmo chiamare il ‘McPiano’!” suggerì felice Jeff, ma fu ignorato da tutti.

“Io dovrei distrarre Hunter grazie a movenze sensuali?” chiesi, shockato.

“Esatto” ricevetti come risposta.

“N-non potremmo cambiare?”

“No. Al pazzo interessano tre cose: tu, il tuo culo e il suo gattaccio. A quanto pare il felino è in un centro di benessere per gatti –esistono davvero cose del genere?- perciò dobbiamo puntare sul secondo punto della lista… o almeno sul primo, perchè ho paura che se puntassimo sul secondo Smythe ce la farebbe pagare cara”

“M-ma n-non saprei nemmeno come fare” mi opposi.

“Questa è una buona obiezione” ammise David.

“Se improvvisasse uno spogliarello?” propose Wes.

“Dura troppo poco, Nick non potrebbe intervenire in situazioni pericolose e… beh, Richard sarebbe spacciato” rispose Thad.

“Mmmm e se andasse in palestra a fare i pesi?” disse Nick.

“In quel caso sarebbe il gattaro ad essere spacciato, perchè Richard gli tirerebbe un peso da 50kg in faccia. E poi non sappiamo se il sudore eccita il pazzoide”

“Dobbiamo farlo bagnare” ebbe un’idea Jeff.

“Ew, Che schifo… Oh Dio che brutta immagine ho in testa” mi lamentai.

“Ma no! Cosa hai capito! Dobbiamo bagnare te, non lui”

“Che cosa stai proponendo, warbler Jeff?” chiese Wes.

Il ghignetto malizioso che mi lanciò mi fece rabbrividire e capii quanto ero nella merda.

“Io propongo un bel bagno nella piscina riscaldata”

“LA PISCINA” dissero i ragazzi restanti nella stanza.

“Come ho fatto a non pensarci? La piscina!”

“E’ perfetto”

“Jeff, sei un genio”

“Quant’è che non ci facciamo un party lì dentro?”

“Beh, Thad, penso che ormai siano due anni, da quando Nick ha convinto i suoi a farne costruire una nella sua villa”

“Hai ragione! Ah, quasi mi ero dimenticato della piscina!”

“Considerando che siamo al quarto anno e che lo sport che devono praticare i diplomandi è il football, non mi stupisce che a nessuno sia venuta in mente la piscina”

“In effetti è dal secondo anno che non la usiamo ‘legalmente’”

“Come se questo ci avesse mai fermato”

“Yay!” battè le mani Jeff, felice.

Ero pietrificato.

Senza parole.

“Piscina? No no no no ve lo scordate!” mi opposi.

“Hai altre idee?” mi chiese Nick

“No, ma tutto tranne la piscina”

“Allora il sadomaso?” disse Wes.

“Il nudo artistico?” provò David.

“Il sesso per rabbia?” propose Thad.

“OKAY! Vada per la piscina. Siete degli stronzi”

“Lo sappiamo”

“Ohhhh quanto vorrei essere lì per vedere la faccia del gattaro davanti a te che indossi quel ridicolo slippino che la professoressa di ginnastica chiama costume” si lamentò Harwood.

“No, lo spil no” mi opposi.

“Slip sì” ribattè Jeff.

“Slip no. Costume a pantaloncino sì” dissi io.

“Pantaloncino no” rispose Sterling.

“Sì”

“No”

“Sì”

“No”

“No”

“Sì”

“Ah-ah, grazie per la concessione, Jeffy”

“Maledizione” imprecò lui.

 

***

 

“Sterling, Duvall! Ragazzine che non siete altro,se vi fermate ancora una volta vi faccio togliere anche quei ridicoli vestiti che state indossando”

Con il fiatone, mi nascosi dietro un albero, appoggiando la schiena ad esso.

La mia vita fa proprio schifo, pensai.

“Richard, ricomincia a correre, il pazzo sta arrivando ed ha tirato fuori una telecamera non si sa da dove” ansimò Wes.

“Oh Dio, aiutaci” sospirai, accostando(?) il ragazzo orientale, correndo.

“R-ragazzi, a-a-aspettatemi” ci chiamò David, raggiungendoci.

“Se qualcuno mi avesse detto che un giorno un pazzoide canterino con uno strano fetish per i gatti ci avrebbe fatto correre in boxer alle tre di mattina in giro per le strade di Westerville… ci avrei creduto, conoscendoci” ammise Wes.

“In effetti… però scommetto che Blaine e le sue chiappette d’oro avrebbero capitanato il gruppo a suon di Top10” puntualizzai.

“Almeno non siamo conciati come Nick e Jeff, sembrano la versione uomo delle spice girl… con quei tacchi, poi” sorrise David.

.

“E quando hanno indossato le parrucche e Clarington ci ha ordinato di truccarli? L’ombretto fuxia e il rossetto rosso sono state scelte da veri Stylist- risi, suscitando le risate anche degli altri due-Potremmo chiamarli Nicole e Jennifer”

“La situazione vi diverte? Volete un paio di tacchi anche voi?” urlò il pazzo.

Noi, spaventati, cominciammo a correre più velocemente.

“Bravi uccellini traditori, così vi voglio così. Magari la prossima volta non metterete in discussione i miei metodì né organizzerete stupidi piani per ingozzarvi alle mie spalle”

“Fanculo, abbiamo fatto una cazzata” alzai gli occhi al cielo.

“Beh, Richard, non so te ma io non avrei resistito un altro secondo senza cibo. Stavo per svenire”

“Wes ha ragione. Almeno adesso abbiamo gli stomaci pieni e ho paura che gli hamburger che abbiamo mangiato ci dovranno bastare fino a domenica….” Disse David.

“Ma come è successo questo casino?” chiesi, per la prima volta.

“Beh…”



 

“Wessss! Davidddd! Sbrigatevi” li chiamò Thad, sussurrando.

“Ci siamo ci siamo” risposero loro, entrando dalla portafinestra dietro al garage del custode, con in mano ben cinque buste di carta piene zeppe di cibo.

“Allora, Jeff mi ha detto che lui il custode stanno giocando a Yu-Gi-Oh mentre Nick dice che il piano di far bagnare Richard ha funzionato anche troppo bene” li informò Harwood, mentre attraversavano silenziosamente un corridoio.

“Cioè?” chiesero gli altri due membri del consiglio in coro.

“A quanto ho capito, Hunter non solo ha deciso di seguire Richard mentre entrava nello spogliatoio, ma si è infilato un costume e si è buttato nella piscina”

“Oh… povero Richard, per lui doppio Big-mac” disse David.

“E doppia porzione di patatine con la sala barbecue” aggiunse Wes.

“Se le merita tutte” annuì Thad.

Goku a aquila infuocata, mi ricevi?” si sentì dire dal walkietalkie.

“Jeff, smettila con questa storia di Goku e dell’aquila. David e Wes sono appena arrivati, devi andare da Nick e dirgli che in qualche modo deve riuscire a tirare fuori Richard da quella piscina”

Ricevuto, aquila infuocata” rispose Sterling.

***

“Signore, ora devo andare perchè , mmmm, i miei cani di Nintendogs stanno poco bene. Facciamo così, domani le concedo la rivincita a Yu-Gi-Oh, d’accordo?” disse felice Jeff, raccogliendo il suo mazzo di carte o, come amava chiamarlo lui, dek.

“Va bene, biondino. A domani” borbottò il custode, ancora un po’ arrabbiato a causa della sconfitta.

“Buona notte” sussurrò Jeff, aprendo la porta e correndo, silenziosamente, giù per le scale, verso la piscina.

Appena intravide Nick, nascosto dietro una porta, gli si avvicinò.

“Nick!”

“Hei Jeff, finalmente” disse il moro, sollevato.

“Thad dice che dobbiamo salvare Richard dal gattaro”

“…questo è un problema. Come possiamo fare?” chiese Duvall.

“Al momento ho solo un’idea… ma non so se va bene” disse pensieroso Jeff.

“Sarebbe?”

“Dobbiamo entrare lì dentro, ovviamente rimanendo ai bordi della piscina e non cadendoci dentro, e così Richie e Clarington dovranno andarsene”

“E con che scusa entriamo lì dentro? Non possiamo certo dire che stavamo facendo una passeggiata notturna”

“Non saprei…” ammise Jeff.

“Oh, forse ho un’idea, ma se ti mette a disagio possiamo sempre trovarne un’altra”

“Dimmi” disse curioso il biondo.

“Beh… possiamo fingere di baciarci e dì, mh, stare cercarando un luogo più appartato per farlo e beh, di aver scelto la piscina come posto ‘intimo’”

“E’ un’ottima idea, Nicky” sorrise felice Jeff, per nulla imbarazzato.

“Ovviamente non ci dobbiamo baciare sul serio”
“Ovviamente” annuì assorto Jeff.

“Però, mh, per renderlo più credibile dobbiamo fingere di farlo…magari possiamo darci qualche bacio sul collo e fingere di iniziare a spogliarci, così per non destare sospetti”

“Okay, capo! Ricevuto” fece il saluto militare Sterling, annuendo.

“Pronto? Al tre! Uno, due, tre” contò Nick e al ‘tre’, Jeff gli si buttò addosso ed essendo Duvall appoggiato alla porta, entrarono nella gigantesca stanza che conteneva la piscina.

I due, avvinghiati, finsero di non accorgesi del rumore causato da qualcuno che nuotava velocemente nell’acqua –probabilmente Richard che scappava- e si appoggiarono alla prima parete disponibile.

Nick cominciò a baciare il collo di Jeff e a tirare fuori la camicia dai suoi pantaloni, accarezzandogli sensualmente la schiena.

Jeff, intanto, fingeva di gemere rumorosamente.

Finalmente qualcuno li interruppe.

“Sterling, Duvall, non credevo aveste certe tendenze” urlò Hunter, avvicinandosi al bordo della piscina più vicino a loro.

“OH DIO!” si finse shockato Jeff, allontanando Nick da lui.

“N-n-n-non sono gay!” disse il moro, guardando verso il basso e non incrociando apposta lo sguardo di Clarington.

“Ah-ah, raccontatelo a qualcun altro. Oh, quando lo racconterò a tutti, domani, ci sarà da ridere” ghignò in modo inquietante.

Intanto Richard, potendo finalmente tirare un sospiro di sollievo, cominciò a nuotare verso le scalette e prima che Hunter potesse accorgersene, indossò l’accappatoio e corse via, non prima di aver urlato, ridendo: “E’ nata una nuova coppia! Come vi chiamate? Niff? Ma che carini”.

Clarington, vedendo il suo Richard scappare, assottigliò gli occhi, ma decise di uscire dalla piscina facendo forza sulle braccia muscolose e presto si mise davanti ai due sfortunati ‘amanti’.

“Quindi? Cosa ci fate così tardi fuori dalla vostra stanza?” chiese, incrociando le braccia.

“Mh, niente! Davvero!” si difese Nick.

“Sìsì, certo. Meglio che parliate o-“

Jeff! Dove cazzo sei? Muoviti” disse una voce proveniente dalla tasca del biondo.

Egli, shockato, stava quasi per afferrare il walkietalkie dal blazer quando la mano di Hunter lo precedette.

“Rispondi” ringhiò tra i denti, puntando l’apparecchio alla bocca di Jeff.

“Qui Naruto. Dimmi” disse, sperando che Thad avrebbe colto l’errore nelle sue parole.

A quanto abbiamo visto, Richard è appena rientrato nella vostra stanza, muovetevi o il cibo si fredda, lo sai che-

“SISI, arriviamo” cerco di dire Nick, ma Hunter non aveva spinto il pulsante per parlare, quindi i tre ragazzi dall’altra parte del walkietalkie non lo sentirono.

-e le patatine diventano plastica” borbottò.

Cadde un silenzio tombale.

JEFF! Mi senti? E comunque- David, chissene frega se era Goku! Goku, Naruto, l’orso Yogi, è uguale, tanto-

“Tanto non la passerete liscia, luridi uccellini traditori” disse Hunter, facendo gelare il sangue non solo di Nick e Jeff, ma anche quello di Wes, Thad e David.

Jeff, preso dal panico, spinse Hunter lontano da lui e cominciò a correre con Nick verso la stanza.

“THAD! Nascondetevi nel bagno del primo piano! Jeff ed io stiamo arrivando, recuperate Richard” urlò nel suo walkietalkie Nick

Cazzo! Arriviamo! Almeno prima di subire l’ira del pazzoide riusciremo a mangiare qualcosa

“Amen” sussurrò Jeff, correndo più velocemente.











:)))))))))))))))
Ah-Ah! 
Credevate fossimo morte? E invece no!
Scusateci davvero tanto, ma non abbiamo scusanti! 
Questo capitolo è 'particolare' ma speriamo che vi sia piaciuto lo stesso :) L'abbiamo diviso in due parti perchè era troppoo lungo (e avremmo aggiornato a giugno) e cercheremo di aggiornare il più presto possibile!
Come al solito, grazie a tutte le persone che ci sostengono e recensiscono :D
Poichè il capitolo è incentrato su Richard e Sebastian, fateci sapere se vi piacciono e se ne vorrete altri con loro come protagonisti in futuro ;)

Gay-bye! 

Ari&Chia, l'oceano.
 

Se volete trovare l'Arianna su twitter per offenderla o altro (no dai, siate buone/i), è @beingawarbler
  
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