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Autore: FrancyF    15/03/2014    1 recensioni
Lui e Lea ne’ avevano passate così tante assieme, ma assieme avevano anche resistito.
Non avevano dato retta ne' ai paparazzi ne’ alle critiche.
Ma, soprattutto, non avevano mai smesso di credere in loro.
Nel loro Amore.
Cory sorrise tra se’, ripensando a come era iniziato tutto.
Con una semplice frase di una canzone dei Journey: Don’t stop believin.
_Basata sulla mia precedente one-shot: "You're my life".
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cory Monteith, Lea Michele, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Ehi ragazzi grazie per l’aiuto. Lo apprezzo molto davvero-
Cory sorrise ai suoi amici: Justin, Josh e Seth erano venuti a dargli una mano per arredare la nursery e, soprattutto, per montare i mobili. Le prove dei Bonnie Dune era state sospese per un po’ di tempo, per non disturbare Lea, così i quattro amici cercavano ogni occasione per passare un po’ di tempo assieme.
-Dovere di futuri zii amico- Justin e Cory erano chinati per montare la culla, era più complicato del previsto.
-Ehi Cor di che colore devo dipingerle le pareti?- Seth prese in mano il pennello.
-Dio non so… forse è meglio chiederlo a Lea-
I tre amici si scambiarono uno sguardo complice, scuotendo la testa divertiti.
-Che c’è?- il canadese li fissò in tralice.
-E’ che ti sei rincoglionito Cor- rispose Josh con un sorriso furbo sulle labbra –pensi troppo a Lea. Non la contraddici mai cavolo! Dove sono finte le tue palle?-
-Nah fa bene a non contraddirla- Justin riuscì finalmente a incastrare un’anta della culla- mi ricordo quando la ragazza di mio fratello era incinta era meglio accontentarla su tutto o era capace di fare delle scenate colossali-
Tutti risero.
-Sarà difficile vedersi quando nascerà il bambino- Josh era indaffarato a montare il fasciatoio.
-Be’ potrai sempre contare su di noi però- si affrettò a ribadire Justin, dando a Cory una sonora pacca sulla spalla –se sarà una femmina daremo la caccia a tutti i ragazzi che proveranno a uscirci assieme e se sarà un maschio potrà benissimo suonare con noi… diavolo andremo in giro con il bambino nel passeggino a rimorchiare-.
Cory rise: erano degli idioti, ma li adorava per questo. Aprì la bocca per parlare, ma la vibrazione del cellulare lo costrinse a distogliere lo sguardo.
Il suo cuore fece un tuffo: numero sconosciuto. Cory sapeva benissimo di chi si trattava perché quel numero continuava a chiamarlo da un paio di giorni. Era come rivivere tutte le sue sofferenze. Rifiutò la chiamata e cercò di concertarsi nuovamente sulla nursery e sui suoi amici, ma invano.
 
-Amore ci sei?-
-Cosa?-
Quel pensiero era rimasto fisso nella mente di Cory per l’intera giornata e non aveva alcuna intenzione di andarsene: lo stava uccidendo perché non sapeva cosa fare.
Lui e Lea erano immersi nella vasca da bagno; la pancia era decisamente troppo grossa, ma anche senza sesso la coppia non rinunciava a coccolarsi o a scambiarsi effusioni.
-Che hai? E’ un po’ di giorni che sei distante…-
-No…no- Cory cercò di riconnettere la mente, baciò il collo di Lea e la strinse a se’: era così fortunato ad averla. Doveva proteggerla e per farlo doveva risolvere quella faccenda.
-Credo…- balbettò –credo che domani vedrò una persona-.
-Ah si? Chi?-
-No nessuno di importante, tranquilla- rispose uscendo dalla vasca e avvolgendosi un asciugamano intorno alla vita.
Andò in camera e digitò sul cellulare un messaggio al volo: “Vediamoci domani dove vuoi tu. Nessuno deve vederci però”.
Poi si coricò a letto e dopo pochi minuti fu raggiunto da Lea che si strinse a lui. Cory non chiuse neanche gli occhi: sapeva benissimo che quella notte non avrebbe dormito.
 
La mattina dopo Lea fu delusa di non trovare Cory accanto a lei. C’era solo un biglietto: “Torno presto”.
Cory respirò profondamente per calmarsi: ora o mai più. Era arrivato davanti ad un modesto hotel nel centro di Los Angeles. Doveva entrare, voleva entrare per farla finita, una volta per tutte.
La stanza era ordinata, ma Cory poteva sentire chiaramente l’odore degli alcolici; l’uomo era seduto al tavolo della sala da pranzo e lo fissava.
-Ciao ragazzo, ti aspettavo-
Cory chiuse la porta dietro di se’ e si fermò a pochi metri di distanza da suo padre.
Non lo vedeva da tre anni; era invecchiato e, per quanto gli costasse ammetterlo, in parte, vedeva dentro di lui il suo riflesso: stessi capelli, stesso volto, persino il mezzo sorriso era uguale.
-Perché mi hai continuato a chiamare?-
-Perché volevo vederti-
Cory fece una smorfia: in passato aveva voluto bene a suo padre, non poteva di certo mentire; provava ancora per lui sentimenti contrastanti e anche una punta d’affetto, però in quegli anni l’aveva solo cercato una volta, dopo che era diventato famoso, senza fare un minimo accenno ad altri argomenti.
-Perché non hai chiamato anche Shaun allora?- chiese Cory, voleva provocarlo.
Joe Monteith tacque e mise sotto gli occhi del figlio una rivista: c’erano varie foto di Cory e Lea che uscivano dalla studio del dottor Sherman accompagnati dai genitori di lei e da Ann.
-Devo sapere dalle riviste che sto per diventare nonno?-
-Ti è mai importato esserlo?- Cory si sedette: gli scoppiava la testa dai mille pensieri che la affollavano.
-Ok- Joe tossì con violenza e Cory venne investito dall’odore di birra.
Storse il naso, da quando si era disintossicato persino l’odore della birra lo infastidiva.
-Senti Cory. Io ti chiamo e tu non mi rispondi. Ora dimmi come faccio a farmi perdonare quando tu ignori tutti i miei tentativi?-
-Mi hai cercato quando avevo iniziato “Glee”…-
-Ti ho cercato adesso e tua madre mi ha dato il tuo numero-
Cory abbassò lo sguardo: era logico che centrava sua madre, lei aveva sempre voluto che i figli riuscissero a perdonare il padre. Ma Cory era testardo e non voleva cedere.
Tuttavia se suo padre avesse avuto delle intenzioni serie? Chi era lui per privare suo figlio della gioia di avere un altro nonno?
-Ok- rispose piano –vedremo. Mettiamola così: devi guadagnartelo. A me va bene che mi chiami, ma no  incontrerai ne’ Lea ne’ il bambino fino a quando non lo deciderò io. E inoltre dovrai vedere anche la mamma e Shaun-.
-Affare fatto- Joe tese la mano al figlio, ma Cory si alzò senza stringergliela: non si fidava, ma non poteva neanche decidere da solo.
-Se però fai una solo cavolata con me hai veramente chiuso. Non permetterò che mio figlio abbia la mia stessa infanzia. Parlerò con Lea sul da farsi, ma non ti prometto niente-.
 
-Sono preoccupata per Cory- Lea si sedette sul divano e prese la tisana che le porgeva Chris. Era andata a casa di Chris e del suo ragazzo Will per chiacchierare un po’ in attesa che Cory finisse quel suo misterioso impegno.
-Perché?-
-Oggi ha detto che aveva questo grande impegno misterioso ed è da stamattina che non mi chiama e non mi manda neanche un messaggio…-
-Forse ti sta organizzando un’altra delle sue super sorprese?- azzardò Will con un sorriso.
-No. E’ assente. Ecco semplicemente non è più lui da un paio di giorni-
-Lee Cory ti ama alla follia lo sai questo-
-Si…cioè…credo-
-Credi?- Chris la guardò perplesso.
-Ok. Non facciamo sesso da un mese perché sono troppo grossa ed è sempre attaccato al cellulare. Magari lui ne’ ha bisogno e allora…-
-E allora cosa? Si è fatto un’amante?- Chris per poco non scoppiava a ridere.
-Non è divertente Chris!-
-Scusa tesoro è che non è da Cory. Lo sai come è fatto! Che idee ti fai venire?-
Lea sentì una fitta alla pancia, ma la ignorò.
Forse stava solo diventando paranoica, forse avevano ragione Chris e Will.
-Il bambino è agitato oggi- bofonchiò Lea cercando di concentrasi su qualcosa altro, mise le mani sulla pancia, ma il piccolo continuava a muoversi.
Avvertì un’altra fitta, più forte che la fece gemere.
-Lee?- Chris e Will ora la guardavano preoccupati.
-Tesoro tutto bene?-
-No-
-No?- Chris era scattato in piedi.
-Credo…credo che il bambino stia per arrivare-
-Oh mio Dio!- Will si precipitò verso la porta di ingresso, in preda al panico.
Lea respirò pesantemente..
Non poteva succedere adesso, non senza Cory. E non un mese prima dello scadere del termine.
-Ok cerchiamo di stare calmi- Chris farneticava gesticolando avanti e indietro -ora ti accompagniamo all’ospedale. Will vai alla macchina...io...io cercherò di rintracciare quell’idiota di Cory…FORZA!-.
 
Mezz’ora dopo Lea era sdraiata in un letto d’ospedale, in attesa del medico, e si teneva la pancia cercando di non precipitare nel panico.
Chris fece in numero di Cory e, finalmente, al sesto squillo, rispose.
-Chris ciao…-
-CORY! Cazzo muovi il culo e vieni qui!-
-Chris ma che ti prende…-
Cory era allibito: il suo amico non urlava mai.
-Cory ma dove ti eri cacciato? E’ un’ora che provo a chiamarti! Lea è in ospedale!-
-Cosa?-
Il cuore di Cory fece un tuffo: era impossibile, non stava accadendo veramente. Una delle promesse che aveva fatto a Lea era che lui ci sarebbe sempre stato per lei e per il bambino. Si diede dell’idiota mentre montava in macchina e premeva sull’acceleratore.
Non si era mai sentito così deluso di se stesso.
Si sentiva una nullità.


TATADAM!!!!!! Vi piace la suspence?!
Be dovrete aspettare fino a MER 19 MAR per sapere cosa succederà! Muaaaaah!!!
Allora credo che vi devo delle spiegazioni per questo capitolo: Cory e suo padre. Dunque, in questi ultimi anni Cory stesso aveva detto che aveva ripreso i "contatti" con suo padre tramite facebook. Sono rimasta delusa nel constatare che quell'uomo ha cercato suo figlio solo dopo la fama. Nonostante ciò io non sono Cory e non potrò mai sapere se Cory provava o meno affetto per suo padre o se lo aveva perdonato (o almeno se stava provando a perdonarlo). A me non piace Joe Monteith perchè non è stato capace di stare accanto a suo figlio (anzi ai suoi 2 figli) quando avevano bisogno di lui, però è sempre un padre che ha perso un figlio e questa è la cosa più brutta la modno. Non so perchè l'ho inserito nella storia, però sentivo di dover risolvere quel "nodo" nella vita di Cory. Spero di non aver offesso nessuno.
Grazie mille per le rencensioni e per tutto il vostro supporto, a mercoledì.
FrancyF
   
 
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