Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.3 Tony cerca suo cugino
Tony poggiò una
mano alla parete socchiudendo gli occhi,
deglutì avanzando; il suono dei suoi passi riecheggiava
rimbombando nei
corridoi.
< Forse non
è stata la mia idea più geniale >
pensò.
Continuò a
camminare, intravedeva i contorni di quadri
appesi sulle pareti del corridoio.
< Avrei dovuto
vedere più telefilm in stile Buffy o
Acchiappafantasmi, mi sarebbero tornati utili > si disse.
Sogghignò,
socchiuse maggiormente gli occhi avanzando senza
staccare la mano, il chiarore rossastro delle candele rifletteva la sua
ombra
allungata illuminando i bordi dei quadri. Tony continuò a
camminare, li osservò
vedendo una serie di volti coperti dalle maschere di ferro e
inarcò un
sopracciglio.
< Immagino non
avessero la chirurgia plastica > pensò.
Percepì il
sibilo del vento, avanzò fino ad una finestra
chiusa; dalle imposte filtrava l'aria che faceva ondeggiare le
fiammelle delle
candele ai lati. Tony sbuffò, si passò la mano
tra i capelli e strinse il ciondolo
azzurrino.
Tony
tirò la mano
della madre, allungò l'altra stretta attorno al ciondolo e
sporse le labbra.
"Cos'è?"
chiese.
La
donna dilatò gli
occhi, si chinò prendendo in braccio il bambino e lo
poggiò sulle proprie
gambe.
"Pensavo
fosse
rimasto..." sussurrò.
Scosse
il capo,
carezzò i capelli di Tony e sorrise. Prese il ciondolo,
glielo mise attorno al
collo e vide l'oggetto brillare d'azzurro. Si morse il labbro, gli
baciò la
fronte.
"Ti
proteggerà.
Forse perfino da te stesso" mormorò.
Tony grugnì
scuotendo il capo, infilò il ciondolo sotto la
camicia e guardò avanti.
"Devo trovare mio cugino"
sussurrò tra sé.
Superò una
serie di porte chiuse semi-illuminate dalle
candele, intravide una rientranza e aggrottò le sopracciglia
accelerando
l'andatura fino ad affacciarsi. Vide il retro di una sedia posta
davanti a
degli schermi sottili la metà di un dito, entrò
osservandone uno che inquadrava
la sua casa di Malibù e si avvicinò fino a
oltrepassare la
sedia.
< Quindi il vampiro
non è l'unico stalker di Latveria
> pensò.
Allungò la
mano, sfiorò lo schermo sentendolo caldo. Ritirò
la mano, sbuffò e si guardò intorno osservando
altri schermi, uno inquadrava il
Colosseo, un secondo la Torre Eifel, un terzo il deserto e un quarto
del
ghiaccio. Indietreggiò, scosse il capo strofinando il fianco
contro il
bracciolo della sedia e si voltò; sul muro stava appeso uno
stendardo con una
rosa rossa, alcuni punti erano umidi e avvicinandosi sentì
l'odore di muffa.
Toccò lo stelo, passò le dita sui petali rossi
scuro e si morse il labbro. Uscì
dalla stanza, guardò a destra e sinistra; riprese a
camminare seguendo la scia
di candele.
"Ancora benvenuto nella
nazione della forza e
dell'integrità".
Sentì una voce
maschile alle sue spalle. Tony sobbalzò, si
voltò incassando il capo tra le spalle, allargò
le gambe guardando a destra e
sinistra.
"E degli stalker. Non
dimentichiamo gli stalker".
"In realtà
della prosperità, della bellezza, della
gioia" rispose il maggiordomo.
Teneva un tovagliolo sulla
spalla, le luci rossastre illuminavano
la sua giacca. Indicò una bandiera verde con una croce nera
con i bordi e il centro rossi.
"Una nazione unita"
sussurrò.
Tony lo guardò,
mugugnò spostando il peso da un piede
all'altro e passò le mani sulla giacca tirata facendo
ondeggiare le maniche a
sbuffo della camicia bianca.
"So che sono qualcosa come
le tre di notte, ma non è
che anche mio cugino per caso soffre d'insonnia come i suoi servitori e
sudditi
di passaggio?".
"Il nostro benevole
leader, vostro cugino il Doctor
Doom, rimane desto solo nelle ore notturne. Il suo riposo giornaliero
lo rende
più umano agli occhi del popolo" rispose il maggiordomo.
I capelli neri gli
ricadevano sul viso abbronzato. Tony
sospirò, si passò la mano sul volto sospirando e
scosse la testa.
"Quel che vi pare. Devo
decisamente parlargli".
Socchiuse gli occhi,
sentiva il medaglione oscillare sotto
la camicia e si morse il labbro.
< Se agli abitanti
sembra normale un riposo giornaliero,
non mi sorprenderei se questo posto confinasse con la Transilvania
> si
disse.
"In questa terra di pace e
ordine, dove accettiamo
persino i Rom, lei può avere tutto ciò che vuole.
Cosa desidera?" domandò
il maggiordomo.
Alzò il braccio
e gl'indicò una porta dorata alla fine del
corridoio, dove era rappresentata un'aquila arancione con una corona
cornuta,
una d nello stendardo a scudo che gli faceva da corpo e dell'alloro
sulla parte
finale a v. Tony aggrottò le sopracciglia corrucciando la
fronte, aprì e chiuse
le mani facendo tre passi di lato.
< E accettano anche
i vampiri? > si chiese.
Si mosse a destra, a
sinistra, spostò il peso da un piede
all'altro e si leccò le labbra. Osservò il
braccio del maggiordomo, annuì.
"Grazie Mummia" disse.
Si voltò,
percorse il corridoio a passo svelto fino alla
porta.
< O ero cieco, o
questo castello ha qualcosa che non va
> pensò.
Si sporse oltre la porta
guardando la sala con gli occhi
socchiusi.
"Re delle mummie, sono
Tutankhamon!" sentì gridare
alle sue spalle.
Tony aggrottò
le sopracciglia, sospirò e scosse il capo.
< Peggio di
così, potrei solo incontrare un esercito di
zombie affamati > pensò.
Entrò nella
stanza guardando a destra e sinistra, teneva le
labbra assottigliate e sentiva il ciondolo caldo contro la pelle sotto
la
camicia. Due colonne larghe quattro volte Tony tenevano sollevato il
tetto, la
sala era illuminata da dei globi di luce sostenuti da delle statue
piegate.
Tony avanzò lungo le piastrelle arancioni ricoperte di
petali di fiori rossi e
gialli. Poggiò una mano sullo schienale della sedia,
osservò la lunga tavola
apparecchiata guardando al centro del tavolo una fontana da cui
scendeva del
vino rosso in dei bicchieri, la tavola era contornata di candele.
Alzò il capo
osservando dei tendoni coprire la sedia all'altro capo del tavolo,
aggrottò le
sopracciglia intravedendo un'ombra dietro di esse e si sedette.
"Questo è lo
spuntino di mezzanotte?".
Dalle tende
uscì una giovane donna dalla pelle nera,
indossava un top tigrato e una gonna, il collo era stretto da dei
cerchi
d'ottone. Raggiunse Tony, unì le mani e piegò il
capo.
"Il signore cena sempre
alle nove, ma stavolta ha
atteso che lei riposasse dopo il viaggio" spiegò.
Tony guardò la
serva, accennò un sorriso piegando il capo.
"Molto gentile" rispose.
Guardò la
tavola, si leccò le labbra.
"Ma la visita di un
vampiro mi ha chiuso lo stomaco, e
vorrei sapere se è normale che dei succhiasangue facciano
visita agli ospiti
reali, da queste parti".
"In questa terra sono
normali ceppi europei misti, Rom,
tedeschi, ungheresi, latveriani di nascita, rumeni, albanesi e
esperanti. Non
mi risultano succhiasangue.
E suo desiderio che io ponga la domanda al signore o
preferisce
sedersi?" domandò la serva.
Tony sogghignò,
allargò le gambe scivolando verso il basso
sul sedile e piegò il capo a destra e sinistra.
"Non fa niente. Potresti
cortesemente procurarmi un
doppio cheesburger? Oh, e dire a Tutankamon lì fuori se mi
fa il piacere di
disfare la valigia, che temo di aver lasciato in aeroporto?".
La serva piegò
la schiena in avanti, i lunghi lobi neri
delle orecchie le oscillarono ai lati del capo allungato.
"Come desidera, gradito
ospite del nostro re"
disse.
Si rizzò e si
allontanò, raggiungendo la porta. Tony si
voltò guardandola uscire, sogghignò e le iridi
castano scuro gli brillarono. Si
alzò, camminò in avanti superando il tavolo, si
abbassò entrando nel tendone silenziosamente e
del pelo gli pizzicò il naso. Tossì chiudendo gli
occhi, ne socchiuse uno
alzando il capo.