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Autore: Chelsea Petrova    16/03/2014    0 recensioni
Jane Grey fu Regina D'Inghilterra e di Irlanda per soli nove giorni, ovvero dal 10 al 19 Luglio 1553.
La storia racconta di questa semplice ragazza nobile, che si ritroverà all'improvviso nei panni di una delle più importanti eredi al trono D'Inghilterra. La ragazza si rifiutò di diventare regina la quale riteneva che l'erede al trono di Edoardo VI fosse Maria. Ma John Dudley, riuscì a convincerla e così diventò regina D'Inghilterra ma solo per poco,infatti dopo soli nove giorni di regno, viene imprigionata insieme al marito nella torre di Londra.
Genere: Avventura, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Tudor/Inghilterra
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“No madre! Non lo farò” disse Jane voltandosi verso la finestra. “Jane, figlia mia cerca di capire. Tu sei l’erede al trono di Edoardo. Devi farlo”
“Perché dovrei farlo? Maria è la legittima. Io cosa sono?”
“Tu sei Jane Grey, figlia di Frances Brandon! E prenderai quel trono che tu lo voglia o no”
La ragazza rabbrividii alle sole parole della madre. Si senti mancare l’aria, come avere un nodo nel petto.
“Io non voglio farlo! Non voglio! Non lo farò” sussurrava la ragazza mentre guardava il fiori sbocciare dalla finestra del soggiorno di casa Grey


“Jane Grey, sei stata condannata per aver cospirato con la legittima Maria I, nuova regina D’Inghilterra”. John prese una lunga fascia bianca e me l’avvolse lungo le tempie facevo un giro di 360 gradi intorno ai miei occhi, in modo che io non potessi vedere l’accaduto.
Mi ritenevo innocente, del tutto innocente! Ma il popolo non poteva capire. In fondo ero stata loro Regina solo per poco. In realtà era stata proprio Mari a cospirare contro di me. Mi sono sempre preoccupata per lei. Avevo paura di non essere all’altezza per il trono che avevo occupato per soli nove giorni. Ma sono stata pugnalata alle spalle. Non c’è più niente che io possa fare, o dire!
“Procedete”. Sentendo quelle parole provai un misto di gioia e dolore. Finalmente sarei stata libera, ma con me avrei portato in brutto giusto di non aver combattuto per me. Per la mia vita!
“Vi prego di finirla in fretta!” dissi al alta voce alla schiera di persona che si trovava ai miei piedi!
Mi inginocchiai portando la testa sul mite del ceppo cadendo a terra non capendo più nulla.
“Cosa devo fare! Dov’è? Dov’è?”.
Non riuscii a portare la testa sul ceppo, dove mi sarei avviata verso la morte.
Ma poi delle mani calde, che avevo già sentito e toccato in passato mi avevano aiutato a posare la mia testa sul ceppo. Chiusi gli occhi, e dal quel momento non sentii più nulla non riaprendoli mai più.


 
  
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