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Autore: Liizzie    16/03/2014    3 recensioni
Avete presente quella sensazione in cui tutto è finito? in cui tutto non avrà più un'inizio? beh così pensavo fosse. tutto era cambiato, tutto era diverso, mi mancavano i miei 'braccialetti' ma non quelli che portavo al polso, ma quelli che portavo nel cuore. Il mitico Davide, Vale il ragazzo dal'animo sensibile, Cris, la persona con cui ho imparato ad amare, Toni, Il bambino dalle mille parole, dai mille pensieri che si intrecciavano come una treccia ed infine Rocco, il mitico Rocco, il bambino che mi è stato accanto fino alla fine.
Questo è un continuo dei braccialetti rossi, se vi ho incuriosito passate. (è visto dal punto di vista di Leo)
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leo, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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To be continued...
                      



Sapete qual'è la cosa brutta di restare solo? Peggiorare, peggiorare nella malattia e in tutto. Perdere ogni speranza che avevi per superare il cancro, perdere ogni speranza di vivere, perchè senza la parte fondamentale di te, la tua vita non ha più senso.
Io la mia parte fondamentale l'avevo perduta. Non era stata una mia scelta. Era successo e basta. Se un giorno Dio decidesse di farmela riavere gliene sarò grato. Per adesso la mia possibilità stava al 50% sul 100%. Questa percentuale non si sarebbe mai più rialzata se qualcuno non fosse venuto a salvarmi.
Il mio tumore ai polmoni era peggiorato, si era esteso e forse avrebbero dovuto munirmi pure di quel mio organo fondamentale. L'unico organo in grado di farmi vivere, già ne avevo possibilità minime, se mi toglievano pure una parte con cui potevo respirare sarei rimasto proprio sotto il 30%.
La settimana dopo avrebbero dovuto farmi un'altro ciclo di chemio. Non sapevo se accettare o mollare tutto. Nell'ultima chemio c'erano i miei amici a sostenermi, in questa, c'ero solo io e la mia anima. Dovevamo scegliere insieme.
L'unico pensiero che mi venne in quel momento fu di andare a rivedere quel grande disegno, fatto da tutti i miei braccialetti, si perchè loro sono miei ed anche se adesso non sono qui con me, resteranno per sempre di mia proprietà, dentro il mio cuore.
Nel reparto della chemioterapia Il grande disegno del leone cominciava a perdere colore, era sbiadito. In quella sala c'erano una decina di persone che lo fissavano e sorridevano. Magari a loro metteva forza, ma a me azionava la mente ed allo stesso tempo la memoria ed i ricordi... Il bacio con Cris, il metodo per non pensare al dolore di Vale, la risata di Toni, Gli attimi dentro l'ascensore con Davide, vedere di Rocco sveglio, i regali di Davide fatti a noi (due giorni prima della sua morte) e poi eccoli la, tutti insieme a disegnare quel leone che spaccava i muri, perchè si, per loro ero la forza, rappresentavo quel genere di persona che si ribellava a tutto, nessuno mi conosceva veramente dentro. Dentro ero un'altra persona, una di quelle persone che al posto di ridere dentro di lui piange, il mio cuore piange e scricchiola. Scricchiola e mi fa avvertire che lo si sta rompendo e prima o poi si frantumerà in mille piccoli pezzettini.

Adesso non ero più quel Leone che vedevano loro, ero diventato un leone che scappava ai pericoli, ai cacciatori, agli spari, sapeva solo scappare e se non faceva qualcosa prima o poi veniva preso, veniva catturato, veniva ucciso e avrebbe dovuto abbandonare tutti i suoi sogni. L'unico posto dove riusciva a rifugiarsi era la sua tana, si trovava sotto l'orizzonte, era scura e cupa, aveva solo una piccola finestra con accanto un posto per un altro leone che però ormai aveva portato via la sua roba e se ne era andato, era scappato, pure lui, però al contrario dell'altro, era scappato verso il sole, verso la luce che lo avrebbe portato ad una vita felice. L'altro leone invece non ci riusciva era tanto attratto da quella luce, ma era come se delle catene lo stessero tenendo stretto e lo stessero tirando sempre di più, vero il buio.

Ecco com'ero io in questo momento. Mi manca il vecchio Leo di prima, quello amato da tutti, quello stimato, quello popolare, ma sopratutto mi manca quel Leo che ero diventato insieme ai miei amici, il Leader. A quel punto decisi di andare nell'unico posto dove c'era ancora vita e ne nascevano sempre di nuove. Dai braccialetti bianchi, ancora loro erano un gruppo, non si sarebbero mai sciolti, era come un girotondo, alcuni venivano esclusi perchè perdevano il turno, altri perchè vincevano e si ricominciava di nuovo con nuovi amici e nuove persone. 

'Ei Leo' esclamava Carletto ogni volta che mi vedeva entrare, vedeva i miei occhi sempre più tristi, vedeva una luce fioca in me. Quella che prima era una lampadina appena accesa, adesso si stava scaricando, si stava spegnendo. E mi abbracciava, mi abbracciava e mi abbracciava, funzionava come un carica batteria, i miei occhi prendevano un pò di luminosità però dopo qualche minuto si rispegnevano, avevano bisogno di quattro caricabatterie, dei caricabatterie diversi, con un'azione particolare su questo tipo di lampadina non 'normale'. Quei sei caricabatterie però avevano bisogno di questa lampadina che li attendeva, sennó non avrebbero mai continuato il loro lavoro e sarebbero.. Sarebbero morti di noia, sarebbero diventati degli asini non lavorando più e poi avrebbero perso tutto il denaro sarebbero andati in fallimento e infine sarebbero tornati indietro, verso il buio, lasciando per sempre sia la grotta che il sole. Dicevo che noi con il cancro saremmo morti di noia, non di malattia, ma ormai avevo cambiato idea. Vorrei tornare ad essere il vecchio Leo, vorrei riavere tutto com'era prima.

Spazio autrice:

beneee, allora comincio a ringraziare tutte le persone che hanno recensito, anche se son poche non importa.Ringrazio anche le nuove persone che hanno messo la storia nelle ricordate e poi nei preferiti.
Ora passiamo alla storia: inizio col dire che non so come mi son venuti in testa tutti questi strani paragoni, metafore con leoni e lampadine. Spero che vi siano piaciute ahahaha. mi dileguo? si mi dileguo. Nel prossimo capitolo una sorpresa uhuhuh.
  
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