Vengo salvato da un gruppo di ragazzine
Di
solito quando una persona normale vede
il proprio professore diventare un mostro con una gigantesca coda di
scorpione
dietro la schiena che spara frecce nere grosse come coltelli,
scapperebbe a
gambe levate, ma io non sono una persona normale.
Così
mi acquattai nell’oscurità come un
gatto a caccia e attesi che fossero abbastanza lontani,
dopodiché li seguii si
soppiatto, facendo attenzione a non farmi sentire.
A
quanto pare l’uomo-scorpione aveva le
idee chiare su dove portarli, perché non rallentò
il passo nemmeno ad una
svolta. Continuò a passo sostenuto, fino ad una delle porte
sul retro che aprì
senza indugiare, spingendo i tre fuori, con la neve che arrivava alle
caviglie.
A quanto pare non sembrava che si fossero accorti di me, il che era un
bene,
visto che non volevo finire infilzato da una di quelle punte che il
mostro
sparava dalla coda.
Continuai
a stargli dietro, questa volta mi
fu più facile, soprattutto visto che all’aperto.
La luna sembrava splendere più
del solito illuminando il mio cammino attraverso la foresta, quasi
volesse
aiutarmi.
Mi
sentivo meglio, quando camminavo in
mezzo agli alberi. Mi sembrava un posto migliore, un posto
più adatto a
nascondermi. Infatti fu per me, più facile seguirli, anche
avvicinandomi un po’
di più. Mentre camminavo continuavo a spostare la mia
attenzione verso l’enorme
coda irta di spine appuntite, con il desiderio di non incontrarle mai.
Avrei
voluto avere Kate al mio fianco, ma sapevo che lei era andata a fare un
giro
per i fatti suoi. Sperai solo che avvertisse la polizia o che capisse
da che
parte ero andato. (Anche se dubitavo che i poliziotti ci avrebbero
potuti
aiutare.)
Finalmente
si fermarono e io mi accucciai
tra i cespugli, osservando con attenzione la scena. Erano usciti dal
bosco ed
erano sul bordo della scogliera che dava sull’oceano. Grossi
cavalloni si
infrangevano metri più in basso, sulle rocce, minacciosi e
pericolosi. Mi
sembrò che Percy Jackson stesse guardando speranzoso in
quella direzione, ma
non capii perché. Se si fosse lanciato si sarebbe
sfracellato al suolo come
niente.
Istinti
suicidi?
Una
mano mi tappò la bocca, strappandomi
dai miei pensieri. Per un attimo mi irrigidii come un animale
ingabbiato, ma
subito la voce familiare di mia sorella mi rassicurò.
“Sssssh…
sono io.”
Sospirai
e mi rilassai, facendole segno di
lasciarmi e di venirmi accanto. Eravamo entrambi sdraiati nella neve,
mentre il
tizio con la coda da scorpione parlava ai suoi ostaggio. Ero troppo
lontano per
riuscire a capire cosa, esattamente, stesse dicendo, ma sentii le
parole:
“Grande esercito.” “Carte e
bamboline.” E “Grande risveglio.”
“Quel
tipo è matto da legare.” Sussurrammo
io e mia sorella nello stesso identico istante.
Ci
guardammo e, malgrado la situazione
sorridemmo. Eravamo fatti così: certe volte pensavamo e
facevamo le stesse cose
nello stesso tempo, quasi fossimo legati da qualcosa di più
forte del sangue.
Poi
un battito: eliche di elicottero.
“Per
Zeus!!!”
L’urlo
ci fece sobbalzare entrambi e
vedemmo la ragazza e l’altro ragazzo con il pizzetto correre
contro il mostro e
i tre erano stati buttati a terra da una forza invisibile.
“Dobbiamo
aiutarli…” Sussurrai, alzandomi.
Molti
ora direbbero: sei matto! Quello è un
mostro enorme, una specie di preside soldato con la coda da scorpione
probabilmente
velenosa per farti a fette! Sì, vero, ma come avevo
già spiegato prima: io non
sono una persona normale.
La
ragazza punk aveva uno scudo con sopra
incisa la testa di una donna con dei serpenti al posto dei capelli e
una lancia
che per un attimo volò verso la testa del preside-mostro che
per un attimo
considerai spacciato, ma la sua mano divenne una specie di zampa
leonina che
deviò l’arma. I due si affrontarono per qualche
secondo, ma il vicepreside la
mandò a terra, dopodiché mosse la coda e la
bersagliò con una raffica di
proiettili d’acciaio.
“Ehi!”
Urlai, tirandogli un calcio in
faccia.
Peccato
che non avevo più davanti un uomo,
ma un enorme bestione dal volto umano, la coda di scorpione e il corpo
da
leone.
“Una
manticora!”
Accanto
ai Di Angelo e a Jackson era
apparsa una ragazza abbronzata dai capelli biondi e gli occhi grigi che
mi
guardava con occhi sgranati.
“E
voi chi siete!?” Chiese la ragazza punk.
“No!
Chi siete voi!” Sbottò Bianca di
Angelo guardandoci tutti con occhi sgranati.
Se
avessi potuto, avrei risposto, ma mi
ritrovai sollevato dall’enorme coda del mostro che mi
lanciò in aria come se
non avessi peso. Per un attimo ebbi un fermo immagine dei volti stupidi
di
Bianca, Nico e Percy che mi guardavano spaventati, poi ebbi
l’impressione di un
presentatore televisivo che diceva: “Questo comportamento non
è da imitare.”
Dopodiché vidi il bordo della scogliere avvicinarsi
pericolosamente.
“Preso!”
Urlò mia sorella, afferrandomi per
mano, appena in tempo per non farmi cadere di sotto. Per fortuna aveva
degli
ottimi riflessi.
“Grazie
Kate!” Dissi, puntellando i piedi
alla parete rocciosa per tornare su.
“Giù!”
L’urlo
fu seguito da alcune urla e aculei
che passarono sopra la testa di mia sorella. Sembrava che stesse
davvero per
esserci una battaglia contro quel coso che io credevo essere il mio
vice-preside.
Riuscii a tornare su appena in tempo per ritrovarmi di nuovo a gambe
all’aria
con la coda che mi sfiorò la gola e per poco non mi ferii.
Il tipo dagli occhi
verdi alzò lo scudo e ci difese da altre punte che scavarono
dei profondi
solchi su di esso.
“Arrendetevi!”
Urlò la manticora (Ma che
diavolo è una manticora!?)
“Mai!”
Gridò Talia, lanciandosi di nuovo
contro il mostro.
Fu allora che l’elicottero ci raggiunse: una luce abbagliante
coprì quella
della luna, ferendo i miei occhi fin troppo sensibili. La ragazza punk
non era
messa in condizioni migliore e il mostrò la
scaraventò via, facendo saltare
scudo e la lancia.
Altri
aculei scalfirono lo scudo.
“No!”
Urlò il ragazzo Jackson.
Mi
gettai dietro il suo scudo appena in
tempo di evitare un’altra raffica di proiettili. Ottimo: mi
ero ritrovato ad un
raduno di gente pazza con un professore che spara aculei dalla coda e
dei tipi
che vogliono uccidere il suddetto professore, che proprio tanto
professore non
è a colpi di armi medievali (O antiche, visto che, non
somigliavano nemmeno
alle spade medievali).
“Ma
voi siete quelli… senza cognome!” Disse
all’improvviso, Bianca di angelo voltandosi verso di noi.
Sembrava
sollevata di vederci, e allo
stesso tempo, in ansia.
“Ottima
osservazione… sì, siamo noi, anche
se, in questo momento, c’è altro a cui
pensare!” Risposi, afferrandola per la
giacca e tirandola via prima che un altro aculeo le si piantasse nel
braccio.
“Grazie…”
Ansimò, sorpresa (O forse era
spaventata? Non potevo darle torto)
“Non
c’è di che…” Dissi senza
troppa
convinzione. Prima di ringraziarmi avremmo dovuto uscire da quella
situazione.
Fortuna che il preside-scorpione non sembrava intenzionato ad ucciderci
solo
farci molto male. Inoltre un suon acuto e squillante ci fece intuire
che erano
arrivati i rinforzi.
[Pov
Percy]
Qualcosa
mi saettò accanto, come un raggio
di luna. Il mostro sembrava sul punto di dire qualcosa, ma le parole
gli si
bloccarono in gola quando una freccia d’argento gli
spuntò dalla spalla.
Il dottor Thorn arretrò di sorpresa, gemendo agonizzante.
“Maledette!”
Gridò, scagliando una decina
di aculei verso il punto della foresta da cui proveniva la freccia. A
fermarli,
però, furono una decina di dardi d’argento simili
ai precedenti che spezzarono
le spine del mostro a mezz’aria, tranciandole in due.
La
manticora si strappò la freccia dalla
spalla, ma capii che era ancora troppo forte perché io
potessi affrontarla e mi
limitai a difendere i due… no, scusate i quattro!?
Da
dove erano spuntati gli altri due
fratelli?
Erano
due ragazzi, di un anno più piccoli
di me: avevano corpi magri e atletici, di chi pratica sport
regolarmente. I
loro occhi erano oro argentati, come se avessero due lune al posto
delle
pupille e i capelli erano castano scuro.
Erano
spuntati dalla foresta cercando di
aiutarci, ma poi si erano ritrovati con le gambe all’aria a
causa del mostro
che li aveva gettati entrambi ai miei piedi.
Intanto,
gli arcieri emersero dal bosco.
Erano delle ragazze, circa dieci, forse un po’ di
più. La più grande doveva
avere, al massimo, quattordici anni, mentre la più giovane
una decina.
Indossavano tutte jeans e parka d’argento ed erano armate di
archi. Avanzarono
verso la manticora decise.
“Le
cacciatrici!” Esclamò Annabeth.
Accanto
a me, Talia mormorò: “Oh…
fantastico.”
Sembrava
scontenta del loro arrivo, ma non
ebbi l’opportunità di chiedere spiegazioni.
Una
delle arciere più grandi fece un passo
avanti con l’arco teso. Era alta e armoniosa, con la pelle
ambrata. Aveva sulla
fronte un cerchietto intrecciato color argento. Con i capelli scuri e
quella
carnagione esotica aveva l’aspetto di una principessa
persiana in abiti
moderni. “Ho il permesso di uccidere mia signora?”
Non
capii a chi si stesse riferendo, dato
che teneva gli occhi puntati sulla manticora.
“Non
è giusto… un interferenza diretta è
una violazione delle antiche leggi!” Gemette il mostro, tra
il furibondo e il
remissivo.
“Non
direi!” replicò una ragazza del gruppo
poco più piccola di me. I capelli ramati erano raccolti in
una coda e gli occhi
erano stranissimi, di un giallo argenteo, come la luna. “La
caccia a tutte le
bestie selvagge è una mia cerchia di influenza. E tu,
Orrenda creatura, sei una
bestia selvaggia.” Si voltò verso la sua compagna
con il cerchietto. “Permesso
accordato, Zoe.”
Il
mostro ringhiò: “Se non li avrò vivi!
Li
avrò morti!”
Per
un attimo rimasi fermo, ma quando me lo
vidi arrivare addosso provai a scansarmi. La manticora aveva attaccato
me e
Talia perché più deboli, ma Annabeth
l’aveva intercettato e, insieme a lui, i
due ragazzi dagli occhi argentei (Era una mia impressione o
somigliavano a
quelli della cacciatrice dai capelli ramati?)
“Indietro,
mezzosangue!” Gridò la ragazza
con il cerchietto. “Sei sulla linea di tiro!”
“No!”
Ad
urlare erano state sia Annabeth che
quella che aveva dato ordini a Zoe. Aveva visto qualcosa e, per un
attimo, mi
parve spaventata, anche se la sua espressione tornò
impassibile.
La
manticora si dimenava sotto il peso dei
tre avversari che cercavano di schiacciarla a terra e bloccargli le
zampe.
Riuscì a liberarsi dei due ragazzini che crollarono a terra
incoscienti, ma
Annabeth continuò riuscì a rimanere in groppa,
piantando il coltello nella
criniera del mostro, che si impennò all’indietro.
“Fuoco!”
Ordinò Zoe.
“No!”
Gridai io, questa volta.
Le
cacciatrici tirarono, nello stesso tempo
l’elicottero fece fuoco contro di noi. Per miracolo riuscii
ad allontanarmi,
mentre le frecce colpirono la manticora alla gola e al petto.
“Questa
non è la fine, cacciatrice!” Urlò
il mostro, barcollando all’indietro. “La
pagherai!”
E
prima che chiunque altro potesse reagire,
o fare qualcosa, saltò oltre il bordo della scogliera, e
piombò nell’oscurità.
“Annabeth!”
Urlai, disperato, avvicinandomi
al bordo.
L’elicottero
era ancora sospeso sopra di
noi, ma la ragazza dai capelli ramati lo guardò impassibile.
“Ai
mortali non è concesso assistere alla
mia caccia.” Decretò.
Allungò la mano verso di esso e il metallo che lo formava si
accartocciò, come
un foglio, stretto in una mano, dopodiché si ridusse in
polvere… no, in corvi.
Si trasformò in tanti corvi neri che volarono via, stridendo
contrariati.
Io
e Talia ci alzammo a fatica, ma due
ragazze ci tennero a terra, mentre quella di nome Zoe avanzava verso di
noi,
squadrando la figlia di Zeus con rabbia repressa.
“Sei
mezzosangue e un satiro, mia signora.”
Disse, con tono marziale, scrutandoci.
“Sì…”
La più giovane indugiò sui ragazzi
che avevo visto apparire dal nulla, come se fosse spaventata, ma non lo
dette a
vedere.
“Ragazzi
del campo di Chirone, vedo.”
“Annabeth!”
Gridai, cercando di alzarmi.
“Dovete lasciarci andare, dobbiamo salvarla!”
“Mi
dispiace, Percy Jackson, ma la tua
amica non può essere salvata e tu non sei in condizioni di
salvarla.” Decretò
la ragazza dai capelli ramati.
“Lasciamo
andare!” Protestai. “Chi ti credi
di essere!?”
Zoe
avanzò verso di me come per colpirmi,
ma l’altra la fermò:
“Ferma…
non sento irriverenza, è solo
sconvolto.”
Mi guardò con i suoi occhi, gelidi e luminosi come la luna
invernale. “Io sono
Artemide, Dea della caccia.”
[Angolo autore, forse.]
*Si asciuga le lacrime* No, ok… non vi prego. Allora, come avete potuto notare da voi, la storia, da questo capitolo in poi, si dividerà in due Punti di vista: quello di Jake (Qui con uno stacco su Percy) e quello di Bianca dal prossimo capitolo. Più o meno, saranno metà ciascuno.
Spero che la storia vi piaccia e che vi abbia messo un po’ di curiosità. Vi prego, tantissimo, di recensirla, dai, vi prego, io ho bisogno del vostro sostegno.
Vi do un biscotto
AxXx