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Autore: AxXx    16/03/2014    1 recensioni
Jake e Kate sono due fratelli senza memoria che non hanno un passato. Non sanno nemmeno di essere speciali, finché la loro strada non si incrocia con quella di altri due fratelli: Bianca e Nico di Angelo. Scoperto che anche loro sono mezzosangue, desiderosi di scoprire la loro identità, decidono di partire alla ricerca, anche loro, della Dea Artemide, sparita. Loro si sono accorti che lei sembra conoscerli e così decidono saperne di più.
Cosa nasconde la Dea della Caccia?
Cosa nascondono, loro, nel passato che non conoscono?
[Storia scritta a 4 mani insieme a BiancadiAngelo, si riparte dalla Maledizione del Titano]
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Artemide, Bianca di Angelo, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Zoe Nightshade
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                   Vengo salvato da un gruppo di ragazzine

 

 

 

 

 

 

Di solito quando una persona normale vede il proprio professore diventare un mostro con una gigantesca coda di scorpione dietro la schiena che spara frecce nere grosse come coltelli, scapperebbe a gambe levate, ma io non sono una persona normale.

Così mi acquattai nell’oscurità come un gatto a caccia e attesi che fossero abbastanza lontani, dopodiché li seguii si soppiatto, facendo attenzione a non farmi sentire.

A quanto pare l’uomo-scorpione aveva le idee chiare su dove portarli, perché non rallentò il passo nemmeno ad una svolta. Continuò a passo sostenuto, fino ad una delle porte sul retro che aprì senza indugiare, spingendo i tre fuori, con la neve che arrivava alle caviglie. A quanto pare non sembrava che si fossero accorti di me, il che era un bene, visto che non volevo finire infilzato da una di quelle punte che il mostro sparava dalla coda.

Continuai a stargli dietro, questa volta mi fu più facile, soprattutto visto che all’aperto. La luna sembrava splendere più del solito illuminando il mio cammino attraverso la foresta, quasi volesse aiutarmi.

Mi sentivo meglio, quando camminavo in mezzo agli alberi. Mi sembrava un posto migliore, un posto più adatto a nascondermi. Infatti fu per me, più facile seguirli, anche avvicinandomi un po’ di più. Mentre camminavo continuavo a spostare la mia attenzione verso l’enorme coda irta di spine appuntite, con il desiderio di non incontrarle mai. Avrei voluto avere Kate al mio fianco, ma sapevo che lei era andata a fare un giro per i fatti suoi. Sperai solo che avvertisse la polizia o che capisse da che parte ero andato. (Anche se dubitavo che i poliziotti ci avrebbero potuti aiutare.)

Finalmente si fermarono e io mi accucciai tra i cespugli, osservando con attenzione la scena. Erano usciti dal bosco ed erano sul bordo della scogliera che dava sull’oceano. Grossi cavalloni si infrangevano metri più in basso, sulle rocce, minacciosi e pericolosi. Mi sembrò che Percy Jackson stesse guardando speranzoso in quella direzione, ma non capii perché. Se si fosse lanciato si sarebbe sfracellato al suolo come niente.

Istinti suicidi?

Una mano mi tappò la bocca, strappandomi dai miei pensieri. Per un attimo mi irrigidii come un animale ingabbiato, ma subito la voce familiare di mia sorella mi rassicurò.

“Sssssh… sono io.”

Sospirai e mi rilassai, facendole segno di lasciarmi e di venirmi accanto. Eravamo entrambi sdraiati nella neve, mentre il tizio con la coda da scorpione parlava ai suoi ostaggio. Ero troppo lontano per riuscire a capire cosa, esattamente, stesse dicendo, ma sentii le parole: “Grande esercito.” “Carte e bamboline.” E “Grande risveglio.”

“Quel tipo è matto da legare.” Sussurrammo io e mia sorella nello stesso identico istante.

Ci guardammo e, malgrado la situazione sorridemmo. Eravamo fatti così: certe volte pensavamo e facevamo le stesse cose nello stesso tempo, quasi fossimo legati da qualcosa di più forte del sangue.

Poi un battito: eliche di elicottero.

“Per Zeus!!!”

L’urlo ci fece sobbalzare entrambi e vedemmo la ragazza e l’altro ragazzo con il pizzetto correre contro il mostro e i tre erano stati buttati a terra da una forza invisibile.

“Dobbiamo aiutarli…” Sussurrai, alzandomi.

Molti ora direbbero: sei matto! Quello è un mostro enorme, una specie di preside soldato con la coda da scorpione probabilmente velenosa per farti a fette! Sì, vero, ma come avevo già spiegato prima: io non sono una persona normale.

La ragazza punk aveva uno scudo con sopra incisa la testa di una donna con dei serpenti al posto dei capelli e una lancia che per un attimo volò verso la testa del preside-mostro che per un attimo considerai spacciato, ma la sua mano divenne una specie di zampa leonina che deviò l’arma. I due si affrontarono per qualche secondo, ma il vicepreside la mandò a terra, dopodiché mosse la coda e la bersagliò con una raffica di proiettili d’acciaio.

“Ehi!” Urlai, tirandogli un calcio in faccia.

Peccato che non avevo più davanti un uomo, ma un enorme bestione dal volto umano, la coda di scorpione e il corpo da leone.

“Una manticora!”

Accanto ai Di Angelo e a Jackson era apparsa una ragazza abbronzata dai capelli biondi e gli occhi grigi che mi guardava con occhi sgranati.

“E voi chi siete!?” Chiese la ragazza punk.

“No! Chi siete voi!” Sbottò Bianca di Angelo guardandoci tutti con occhi sgranati.

Se avessi potuto, avrei risposto, ma mi ritrovai sollevato dall’enorme coda del mostro che mi lanciò in aria come se non avessi peso. Per un attimo ebbi un fermo immagine dei volti stupidi di Bianca, Nico e Percy che mi guardavano spaventati, poi ebbi l’impressione di un presentatore televisivo che diceva: “Questo comportamento non è da imitare.” Dopodiché vidi il bordo della scogliere avvicinarsi pericolosamente.

“Preso!” Urlò mia sorella, afferrandomi per mano, appena in tempo per non farmi cadere di sotto. Per fortuna aveva degli ottimi riflessi.

“Grazie Kate!” Dissi, puntellando i piedi alla parete rocciosa per tornare su.

“Giù!”

L’urlo fu seguito da alcune urla e aculei che passarono sopra la testa di mia sorella. Sembrava che stesse davvero per esserci una battaglia contro quel coso che io credevo essere il mio vice-preside.
Riuscii a tornare su appena in tempo per ritrovarmi di nuovo a gambe all’aria con la coda che mi sfiorò la gola e per poco non mi ferii. Il tipo dagli occhi verdi alzò lo scudo e ci difese da altre punte che scavarono dei profondi solchi su di esso.

“Arrendetevi!” Urlò la manticora (Ma che diavolo è una manticora!?)

“Mai!” Gridò Talia, lanciandosi di nuovo contro il mostro.
Fu allora che l’elicottero ci raggiunse: una luce abbagliante coprì quella della luna, ferendo i miei occhi fin troppo sensibili. La ragazza punk non era messa in condizioni migliore e il mostrò la scaraventò via, facendo saltare scudo e la lancia.

Altri aculei scalfirono lo scudo.

“No!” Urlò il ragazzo Jackson.

Mi gettai dietro il suo scudo appena in tempo di evitare un’altra raffica di proiettili. Ottimo: mi ero ritrovato ad un raduno di gente pazza con un professore che spara aculei dalla coda e dei tipi che vogliono uccidere il suddetto professore, che proprio tanto professore non è a colpi di armi medievali (O antiche, visto che, non somigliavano nemmeno alle spade medievali).

“Ma voi siete quelli… senza cognome!” Disse all’improvviso, Bianca di angelo voltandosi verso di noi.

Sembrava sollevata di vederci, e allo stesso tempo, in ansia.

“Ottima osservazione… sì, siamo noi, anche se, in questo momento, c’è altro a cui pensare!” Risposi, afferrandola per la giacca e tirandola via prima che un altro aculeo le si piantasse nel braccio.

“Grazie…” Ansimò, sorpresa (O forse era spaventata? Non potevo darle torto)

“Non c’è di che…” Dissi senza troppa convinzione. Prima di ringraziarmi avremmo dovuto uscire da quella situazione.
Fortuna che il preside-scorpione non sembrava intenzionato ad ucciderci solo farci molto male. Inoltre un suon acuto e squillante ci fece intuire che erano arrivati i rinforzi.




 

 

[Pov Percy]

Qualcosa mi saettò accanto, come un raggio di luna. Il mostro sembrava sul punto di dire qualcosa, ma le parole gli si bloccarono in gola quando una freccia d’argento gli spuntò dalla spalla.
Il dottor Thorn arretrò di sorpresa, gemendo agonizzante.

“Maledette!” Gridò, scagliando una decina di aculei verso il punto della foresta da cui proveniva la freccia. A fermarli, però, furono una decina di dardi d’argento simili ai precedenti che spezzarono le spine del mostro a mezz’aria, tranciandole in due.

La manticora si strappò la freccia dalla spalla, ma capii che era ancora troppo forte perché io potessi affrontarla e mi limitai a difendere i due… no, scusate i quattro!?

Da dove erano spuntati gli altri due fratelli?

Erano due ragazzi, di un anno più piccoli di me: avevano corpi magri e atletici, di chi pratica sport regolarmente. I loro occhi erano oro argentati, come se avessero due lune al posto delle pupille e i capelli erano castano scuro.

Erano spuntati dalla foresta cercando di aiutarci, ma poi si erano ritrovati con le gambe all’aria a causa del mostro che li aveva gettati entrambi ai miei piedi.

Intanto, gli arcieri emersero dal bosco. Erano delle ragazze, circa dieci, forse un po’ di più. La più grande doveva avere, al massimo, quattordici anni, mentre la più giovane una decina. Indossavano tutte jeans e parka d’argento ed erano armate di archi. Avanzarono verso la manticora decise.

“Le cacciatrici!” Esclamò Annabeth.

Accanto a me, Talia mormorò: “Oh… fantastico.”

Sembrava scontenta del loro arrivo, ma non ebbi l’opportunità di chiedere spiegazioni.

Una delle arciere più grandi fece un passo avanti con l’arco teso. Era alta e armoniosa, con la pelle ambrata. Aveva sulla fronte un cerchietto intrecciato color argento. Con i capelli scuri e quella carnagione esotica aveva l’aspetto di una principessa persiana in abiti moderni. “Ho il permesso di uccidere mia signora?”

Non capii a chi si stesse riferendo, dato che teneva gli occhi puntati sulla manticora.

“Non è giusto… un interferenza diretta è una violazione delle antiche leggi!” Gemette il mostro, tra il furibondo e il remissivo.

“Non direi!” replicò una ragazza del gruppo poco più piccola di me. I capelli ramati erano raccolti in una coda e gli occhi erano stranissimi, di un giallo argenteo, come la luna. “La caccia a tutte le bestie selvagge è una mia cerchia di influenza. E tu, Orrenda creatura, sei una bestia selvaggia.” Si voltò verso la sua compagna con il cerchietto. “Permesso accordato, Zoe.”

Il mostro ringhiò: “Se non li avrò vivi! Li avrò morti!”

Per un attimo rimasi fermo, ma quando me lo vidi arrivare addosso provai a scansarmi. La manticora aveva attaccato me e Talia perché più deboli, ma Annabeth l’aveva intercettato e, insieme a lui, i due ragazzi dagli occhi argentei (Era una mia impressione o somigliavano a quelli della cacciatrice dai capelli ramati?)

“Indietro, mezzosangue!” Gridò la ragazza con il cerchietto. “Sei sulla linea di tiro!”

“No!”

Ad urlare erano state sia Annabeth che quella che aveva dato ordini a Zoe. Aveva visto qualcosa e, per un attimo, mi parve spaventata, anche se la sua espressione tornò impassibile.

La manticora si dimenava sotto il peso dei tre avversari che cercavano di schiacciarla a terra e bloccargli le zampe. Riuscì a liberarsi dei due ragazzini che crollarono a terra incoscienti, ma Annabeth continuò riuscì a rimanere in groppa, piantando il coltello nella criniera del mostro, che si impennò all’indietro.

“Fuoco!” Ordinò Zoe.

“No!” Gridai io, questa volta.

Le cacciatrici tirarono, nello stesso tempo l’elicottero fece fuoco contro di noi. Per miracolo riuscii ad allontanarmi, mentre le frecce colpirono la manticora alla gola e al petto.

“Questa non è la fine, cacciatrice!” Urlò il mostro, barcollando all’indietro. “La pagherai!”

E prima che chiunque altro potesse reagire, o fare qualcosa, saltò oltre il bordo della scogliera, e piombò nell’oscurità.

“Annabeth!” Urlai, disperato, avvicinandomi al bordo.

L’elicottero era ancora sospeso sopra di noi, ma la ragazza dai capelli ramati lo guardò impassibile.

“Ai mortali non è concesso assistere alla mia caccia.” Decretò.
Allungò la mano verso di esso e il metallo che lo formava si accartocciò, come un foglio, stretto in una mano, dopodiché si ridusse in polvere… no, in corvi. Si trasformò in tanti corvi neri che volarono via, stridendo contrariati.

Io e Talia ci alzammo a fatica, ma due ragazze ci tennero a terra, mentre quella di nome Zoe avanzava verso di noi, squadrando la figlia di Zeus con rabbia repressa.

“Sei mezzosangue e un satiro, mia signora.” Disse, con tono marziale, scrutandoci.

“Sì…” La più giovane indugiò sui ragazzi che avevo visto apparire dal nulla, come se fosse spaventata, ma non lo dette a vedere.

“Ragazzi del campo di Chirone, vedo.”

“Annabeth!” Gridai, cercando di alzarmi. “Dovete lasciarci andare, dobbiamo salvarla!”

“Mi dispiace, Percy Jackson, ma la tua amica non può essere salvata e tu non sei in condizioni di salvarla.” Decretò la ragazza dai capelli ramati.

“Lasciamo andare!” Protestai. “Chi ti credi di essere!?”

Zoe avanzò verso di me come per colpirmi, ma l’altra la fermò:

“Ferma… non sento irriverenza, è solo sconvolto.”
Mi guardò con i suoi occhi, gelidi e luminosi come la luna invernale. “Io sono Artemide, Dea della caccia.”









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[Angolo autore, forse.]
*Si asciuga le lacrime* No, ok… non vi prego. Allora, come avete potuto notare da voi, la storia, da questo capitolo in poi, si dividerà in due Punti di vista: quello di Jake (Qui con uno stacco su Percy) e quello di Bianca dal prossimo capitolo. Più o meno, saranno metà ciascuno.
Spero che la storia vi piaccia e che vi abbia messo un po’ di curiosità. Vi prego, tantissimo, di recensirla, dai, vi prego, io ho bisogno del vostro sostegno.
Vi do un biscotto invisibile se recensite :3
AxXx


  
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