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Autore: Chordi    16/03/2014    1 recensioni
Dopo la rottura con Kurt, Blaine è disperato. Ha perso la sua presunta anima gemella e non sa che fare. Abita a New York con Sam e Tina e frequenta la NYADA. Il rapporto tra Sam e Blaine si evolverà portandoli oltre l'amicizia, Blaine riuscirà a ricucire la ferita del suo cuore e Sam a capire chi è e a trovare la sua anima gemella. Tina si riavvicinerà ad una persona che pensava di aver dimenticato mentre Finn e Rachel stanno insieme ormai da cinque anni e una notizia scombussolerà la loro tranquilla vita. La storia l'ho ideata e scritta con una mia amica e sarà principalmente incentrata sulla Blam, la nostra OTP. Buona lettura a tutti e spero vi piaccia!
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Blaine Anderson, Rachel Berry, Sam Evans, Tina Cohen-Chang, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana, Finn/Rachel
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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“Perché piangi bambino? - domandò gentilmente.
Anche Peter sapeva essere molto cortese, perché aveva imparato le buone maniere alle cerimonie delle fate. Così si alzò e s'inchinò graziosamente. Ciò lusingò moltissimo Wendy che dal suo letto rispose con un altrettanto grazioso inchino.
-Come ti chiami?- domandò Peter
-Wendy Moira Angela Darling- ella rispose con compiacimento – e tu?
-Peter Pan.”
Blaine chiuse il libro e lo  posò sul comodino bianco, pieno di fiori. Erano ormai tre giorni che Sam non si svegliava da quella notte quando era uscito fuoristrada; aveva sbattuto la testa talmente forte che nemmeno i medici sapevano dire quando si sarebbe ripreso dal coma. Blaine era devastato; gli era stato concesso di stare con lui anche fuori dall'orario delle visite, essendo il suo migliore amico e coniquilino. Non aveva detto che era anche il suo ragazzo, la sua anima gemella, l'amore della sua vita, ma forse si capiva già.
Il pomeriggio era un via vai di gente. Rachel e Finn venivano tutti i giorni, Rachel voleva cantare qualcosa ma i medici glielo impedirono. Santana aveva accompagnato Artie e persino Puck aveva preso il primo aereo per New York ed era corso all'ospedale. L'unico che non si fece vedere fu Kurt e Blaine era estremamente arrabbiato con lui, perché era sicuro che lo sapesse, visto che parlava con Rachel tutti i giorni. Blaine si limitava a stare seduto vicino al letto, tenendogli la mano quando gli altri non c'erano e leggendo Peter Pan: sperava che Sam, sentendo la voce del suo amore raccontare la sua storia preferita, si sarebbe svegliato, proprio come succede nei film. Il dottore che aveva in cura Sam, aveva spiegato che era inutile quello che stava facendo, perché tanto non lo poteva sentire, ma a Blaine non importava e continuava imperterrito. La verità era che lo faceva soprattutto per sé, perché in cuor suo sapeva che Sam non lo poteva sentire, ma lui aveva bisogno di fare qualcosa, perché si sentiva tremendamente inutile. Vedere Sam continuamente immobile nella stessa posizione era terribile, ma Blaine non poteva fare a meno di guardarlo per tutto il giorno e stare al suo fianco per tutta la notte, era come buttarsi sotto un treno, morire, resuscitare e poi ripetere tutto di nuovo, all'infinito; pensava che da un momento all'altro avrebbero ricoverato anche lui, nel reparto di psichiatria; i suoi amici gli continuavano a dire di andare a casa, ma se se ne fosse andato, non sarebbe rimasto nessuno con Sam e non voleva lasciarlo solo: l'aveva già fatto una volta e Sam era finito all'ospedale, quindi non aveva intenzione di muovere un passo senza di lui. Blaine si sentiva come svuotato, stanco di non vedere miglioramenti. Lui e Sam non si erano mai non parlati per così tanto tempo, anche quando Blaine era stato in Europa per un mese a studiare, si chiamavano tutti i giorni, rimaneva sveglio ad aspettare la sua chiamata ed ora gli sembrava così strano non sentire la sua voce ogni giorno. L'ultima cosa che Sam gli aveva detto era “Ti amo” alla segreteria telefonica, così ascoltava continuamente l'ultimo messaggio che gli aveva mandato e ogni volta si sentiva sempre più in colpa, perché l'ultima cosa che gli aveva detto lui era che si stava comportando da immaturo e non poteva fare a meno di pensare che se fosse andato con lui, forse questo non sarebbe successo. Blaine sentiva il cuore frantumarsi ogni volta che guardava Sam, ma continuava a leggere, sperando che Peter Pan lo riportasse indietro dall' Isola-che-non-c'è.

“Dai Blaine vai a casa!”
“No Rach, Sam ha bisogno di me!”
Rachel lo stava supplicando ormai da un'ora, ma Blaine era irremovibile, nonostante avesse bisogno di dormire su un vero letto e mangiare qualcosa di più di un panino al giorno.
“Senti, sto qua io con lui e se succede qualcosa, giuro che ti chiamo subito!”
“Ti ho detto di no!”
“Almeno possiamo uscire un attimo a parlare?” domandò Rachel. Il ragazzo la guardò dubbioso. “Oh andiamo! Non credo che nei prossimi 5 minuti si alzi all'improvviso e salti giù dalla finestra!”
“D'accordo, ma solo 5 minuti” Blaine seguì Rachel fuori dalla stanza e si diressero verso l'uscita dell'ospedale; si sedettero su una panchina sotto un albero ormai spoglio e rimasero in silenzio, dopo un po' Rachel cominciò a parlare.
“Senti devi prendere in considerazione l'idea che non si risvegli più. Lo so che è brutto da dire, è uno dei miei migliori amici, ma non so per quanto possa andare avanti così.”
“I medici hanno detto che si riprenderà.”
“Non l'hanno mai detto, Blaine. Speri solo che lo dicano. Ascolta io sono qui per te, qualunque cosa succederà, io ti starò accanto.”
“Allora festeggerai con me quando si risveglierà.” Rachel lo guardò con aria triste, scuotendo la testa.
“Blaine non fare così. Ti stai dando solo false speranze, ci resterai solamente peggio quando...” Rachel si interruppe di colpo.
“Quando cosa?”
“Niente. Ti capisco Blaine, davvero, so come ci sente...”
“No, non lo sai.”
“Si invece.” Rachel si alzò e lo guardò con le lacrime agli occhi. “ So come ci sente a sentirsi in colpa per una cosa del genere, a passare notti insonni e preoccuparsi tutto il santo giorno. So come ci si sente a rischiare di perdere la tua migliore amica. So che per te è diverso, perché Sam non è solo il tuo migliore amico, ma quando guardavo Quinn nel suo stesso stato, mi sentivo morire dentro e il peggio era che non potevo fare niente, stare con le mani in mano nonostante fosse stata colpa mia...”
“Ma non è stata colpa tua!”
“E nemmeno tua Blaine! Quindi smettila di piangerti addosso e reagisci! Non dico di non stargli vicino o non leggergli Peter Pan, ma devi prenderti cura di te ora! Non puoi lasciarti andare in un momento come questo!”
“Sai Rachel, quali sono le ultime parole che mi ha detto? 'Ti amo' e che tra 10 minuti sarebbe tornato. Sai come mi sono sentito quando passati quei maledetti 10 minuti, passate mezz'ora, passate due ore? Mi sono sentito come se mi mancasse l'aria e quando ho ricevuto la chiamata dall'ospedale, non ci credevo, non volevo crederci. Ma è tutto vero e me ne rendo conto solo ora, grazie a te, perché prima sembrava solo un incubo da cui non riuscivo ad uscire, mi limitavo a sperare e basta. Ma ora, ora sono convinto che andrà tutto bene, perché Sam è una delle persone più forti che io conosca, anzi la più forte e so che si riprenderà, non so quando ma lo farà, ne sono sicuro.”
“Basta, non dire più niente per favore. Ora torno dentro e ci resterò finché Sam non si sveglierà.”
Rachel guardava Blaine in un misto di ammirazione e pena; non aveva mai visto nessuno sperare così tanto in una cosa quasi impossibile.

“ - Perché piangi bambino?” gli domandò.
Allora Peter si alzò, inchinandosi graziosamente e Jane dal letto rispose con un altro inchino.
-Ciao – disse lui.
-Ciao – rispose lei.
-Mi chiamo Peter Pan – egli la informò.
-Lo so.
-Ero venuto a prendere la mia mamma – spiegò lui – per portarla nell' Isola-che-non-c'è.
-Si lo so – rispose Jane – Ti aspettavo.”
Era da 15 giorni che Blaine leggeva a Sam almeno un capitolo al giorno ed era arrivato al finale. Guardò Sam, sempre nella stessa identica posizione e non potè fare a meno di pensare a quanto avrebbe voluto ascoltare la fine, la sua parte preferita, nonostante avesse letto quel libro più di venti volte. E Sam non era un grande lettore. Quando erano alle elementari, avevano messo in scena proprio Peter Pan come recita di fine anno e il ruolo di Peter era andato inevitabilmente a Sam. Era un Peter perfetto: sapeva tutte le battute a memoria, era biondo e a quel tempo i suoi capelli si arricciavano un po' alla fine, proprio come Peter Pan. Blaine invece aveva interpretato John, perché gli piaceva da morire il cappello a cilindro. Blaine aveva sempre pensato che anche Sam non sarebbe mai cresciuto, rifugiato sull' Isola-che-non-c'è nella sua mente, ma in realtà era maturato molto in fretta e si era assunto delle responsabilità che nessun ragazzo della sua età avrebbe dovuto avere, come badare da solo alla propria famiglia; ma Blaine non capiva in che modo Sam fosse riuscito a mantenere la sua innocenza da Bambino Sperduto. Il mondo non l'aveva rovinato ed era una cosa pazzesca. Era una delle cose che Blaine amava di più in Sam: la sua bontà e spensieratezza. Ma nonostante il suo essere buono, continuavano ad accadergli conse brutte e Blaine non capiva il perché. Sam era molto devoto a Dio, ma Dio gli aveva sbattuto la porta in faccia più e più volte e non era giusto. Perché non c'era Blaine al posto di Sam sul lettino? Perché a Sam? Perché sempre alle persone migliori? Queste domande frullavano nella sua mente ormai da due settimane e l'unica risposta che era riuscito a trovare era che Dio non esiste. Altrimenti Sam non sarebbe stato in quello stato, sarebbe a casa con lui in questo momento, abbracciati davanti al camino. L'unico motivo era quello, doveva essere quello. Aveva anche pensato ad un cattivo incrocio astrale a sfavore di Sam, ma era più facile dare la colpa a qualcuno e se Dio fosse esistito veramente, allora o era un dio che amava gli scherzi oppure non esisteva e basta. Di certo, il dio buono di cui tanto parlava Sam, non c'era, altrimenti l'avrebbe salvato. Blaine si sentiva in colpa, non per questi pensieri, ma per non sentirsi in colpa dei pensieri che stava facendo, gli sembrava di tradire Sam e si chiese se il suo ragazzo stesse vivendo un'esperienza mistica. Sbadigliò sonoramente e appoggiò la testa sul libro. Era tremendamente stanco e si sforzava a tenere gli occhi aperti , ma la stanchezza prese il sopravvento e si addormentò di colpo. Sognò di essere ad un Safari Park e Sam continuva a farlo ridere, facendo un verso strano che lui sosteneva essere quello di un dinosauro. La loro guida era Rupert Grint. Tutto ciò non aveva senso, il vero verso del dinosauro non si sa nemmeno, ma era comunque divertente. Rupert si girò e si tolse il capello, rivelando una massa aggrovigliata di capelli rossi.
“Ciao Blaine!” lo salutò. Sam aveva smesso di fare il dinosauro e lo stava chiamando, scuotendogli il braccio e urlando.
“Blaine!” gli strillò in un orecchio. Blaine si svegliò di soprassalto e vide due occhi chiari e luminosi che lo fissavano allegramente. Lì per lì, pensò che stesse ancora sognando, ma poi capì.
“Sei tornato” disse Blaine “ Sapevo che saresti tornato.”
Sam sorrise.

Sette giorni. Erano passati solo sette giorni e a Sam sembravano mesi, anni addirittura. Si malediceva, malediceva Blaine per averlo fatto innamorare di lui, malediceva Rachel e Tina che li avevano appoggiati, ma soprattutto, malediceva Sebastian, quel diavolo tentatore dagli occhi cangianti.
Era entrato nella stanza d'ospedale del biondo proprio una settimana prima; bello e affascinante come sempre, ma senza il suo solito ghigno menefreghista e strafottente stampato in faccia, e Sam ne rimase sorpreso.
“Finalmente ti sei svegliato, Bocca da Trota!”
“Già da qualche giorno a dire il vero, Faccia da Mangusta. Che ci fai qui?”
“Ehi, sono venuto a trovare un amico!”
“Amici? Noi non siamo amici. Voglio il vero motivo Smythe.”
“Okay, Evans. Io, ecco tu... beh ti ricordi che qualche tempo fa uscivo con Blaine?”
“Si, me lo ricordo bene” dichiarò con ribrezzo “ e quindi?”
“E quindi niente...Io sono... innamorato perso di lui.” rispose l'ex Warbler arrossendo vistosamente. Aveva la stessa espressione di Blaine quando Sam gli faceva un complimento o semplicemente quando lo teneva tra le sue possenti braccia. Cazzo, Sebastian non mi innamorerò mai Smythe era innamorato, del suo Blaine per giunta. Questa cosa non andava affatto bene.
“Mmh, okay. Ma cosa vuoi da me di preciso se sei innamorato di Blaine?”
“Giusta osservazione... visto che tu sei il suo migliore amico, volevo chiederti qualche consiglio per riconquistarlo.”
No, cazzo, no. Lui e Blaine si erano appena ritrovati, non si poteva permettere di perderlo.
“Ehm ecco, non so come dirtelo ma...” stava quasi per cedere, dicendogli che lui e Blaine in realtà non erano solo migliori amici. “ ma vedi Blaine mi aveva detto esplicitamente che ti odiava e non voleva più avere niente a che fare con uno stronzo come te.” mentì Sam “Testuali parole.”
“Oh beh, come dargli torto...l'ho sempre trattato male!”
“Si infatti...”
“Però lo amo, lo amo da morire e vorrei almeno fargli capire cosa provo.”
“Senti...” cominciò Sam “ oggi viene a trovarmi e ci parlo. Ma questo è il massimo che posso fare, okay?”
“Grazie Evans, ti sono debitore.” Detto questo, Sebastian si alzò e si diresse verso l'uscita lasciando Sam lì da solo a pensare.

“Forse Blaine sarebbe più felice con Smythe, lui è gay dichiarato e quindi non dovrebbero tenere segreta la loro relazione. Questo renderebbe il mio hobbit sicuramente più sereno.” pensò Sam con aria malinconica “forse è meglio chiudere qui la nostra relazione”
“Ciao amore!” la voce squillante e gioiosa di Blaine interruppe il silenzio nella stanza e il rumore dei pensieri di Sam. “Come stai?” chiese dopo aver lasciato un piccolo bacio sulle labbra del biondo.
“Bene se mi saluti sempre così!”
“Mmh, ci penserò” disse Blaine, baciandolo di nuovo sulle labbra. “ Ma sei sicuro di stare bene? Ti vedo strano...”
“In realtà, dovrei dirti una cosa...”
“Dimmi pure, sono qui ad ascoltarti!” esclamò Blaine prendendo una sedia e sedendocisi sopra.
“Sai, oggi ho pensato molto... soprattutto riguardo al nostro rapporto.”
“E...”
“E credo sia meglio finirla qui” concluse Sam velocemente, abbassando lo sguardo.
“ C-cosa? Sam io ti amo, non farmi questo ti prego...”
“Ti amo anche io Blaine, più della mia stessa vita. E proprio per questo motivo devo lasciarti andare, ti meriti una vera relazione, un vero fidanzato.”
“Ma io sono innamorato di te, di te e di nessun altro!”
“Vedrai che tra un paio di mesi non mi penserai più...”
“Tu dici? Non vorrei ricordartelo, ma siamo coinquilini.”
“Tanto devo rimanere in questo ospedale per un altro mese buono.”
“Vuoi dire che per un mese non devo venirti a trovare?”
“S-si”
“È questo che vuoi? Ne sei sicuro?”
“È la cosa migliore da fare” tagliò corto Sam.
“Va bene, se è questo quel che vuoi, lo farò. Però prima di andarmene vorrei dirti un'ultima cosa...”
“Non credo sia il caso, Freddie. Fa già abbastanza  male...”
“No Sam, ti prego, ho bisogno di dirtelo. Se no, vivrò per sempre con il rimpianto.
Come ben sai, la mia vita non è sempre stata rose e fiori: mio padre non ha mai accettato la mia omosessualità , venivo sempre picchiato dai bulli del liceo. L'unica cosa buona della mia vita sei sempre stato tu, soprattutto nel periodo prima dell'incidente; la NYADA mi stressava, eppure tu con il tuo dolcissimo sorriso o un'ennesima imitazione mi facevi dimenticare tutto. Vorrei solo rigraziarti per avermi fatto sentire il ragazzo più speciale del mondo. Grazie.” detto questo si alzò dalla sedia e la rimise al proprio posto e un momento prima di uscire, si girò verso il biondo. “You're the only one who really knew me at all” intonò con la voce rotta dal pianto. “Ciao Sam.”
“Ciao B.”

 

  
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