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Autore: thedgeofbreakingdown    16/03/2014    5 recensioni
Cercò di alleggerire il peso che aveva al petto e che sembrava quasi opprimente mentre si spogliava rimanendo in boxer e infilandosi sotto le coperte.
Grover non era nella sua stanza ma a lui andava bene così. Voleva stare da solo anche se non sapeva bene il perché.
Voleva stare da solo, il cuore impregnato del sorriso che lui considerava il più bello del mondo, la testa carica di una risata che avrebbe ascoltato ventiquattro ore su ventiquattro.
Non pensare a lei -si diceva- non è la cosa giusta, non ci pensare.
Ma come non puoi pensare a una persona che ti è entrata sotto la pelle?
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Luke Castellan, Percy Jackson, Talia Grace
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Beating Heart'
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Catch me I'm falling
 

Talia quel giorno era talmente arrabbiata che era intrattabile per tutti, persino per Percy che sapeva sempre come prenderla. Erano passati due giorni da quel giro nel centro commerciale, due giorni da quando Talia aveva visto un cartellone pubblicitario che raffigurava il padre in giacca e cravatta, in tutto il suo splendore.

Lo nascondeva bene, nascondeva bene che il suo malessere era per quello, ma era comunque nervosa, pronta a scattare alla prima parola sbagliata che qualcuno avrebbe potuto dire, pronta a tirare qualcosa a chiunque l'avesse provocata anche solo per scherzo.

Quella non era giornata per Talia e l'avrebbero dovuto capire, con le buone o con le cattive. Se poi avessero fatto domande, avrebbe potuto togliere fuori la scusa de ciclo, quella funzionava sempre.

Si passò una mano tra i capelli neri, quel giorno sciolti, maledicendo il suo essere diventata abbastanza popolare perché l'intera squadra di football con fidanzate annesse, iniziasse a sedersi al tavolo con loro.

C'erano davvero troppe persone, troppo caos per la sua testa già incredibilmente incasinata e carica di pensieri e di un passato che riusciva sempre a farle del male, nonostante fosse forte e nonostante non lo volesse.

Si passò ancora una mano tra i capelli mentre si portava meccanicamente la forchetta alla bocca senza sentire il sapore del cibo che stava mangiando -anche se questo poteva essere un bene considerando quanto facesse schifo la cucina della mensa- e si guardava attorno senza vedere davvero. Guardava Annabeth che parlava con una bellissima ragazza dai capelli neri lunghi e gli occhi azzurri e un'altra con i capelli ramati e gli occhi di ghiaccio.

Guardava Percy che faceva un paio di mosse di lotta con due energumeni del football che, non aveva mai capito per quale motivo, indossassero la giacca della divisa anche se non erano in campo.

Guardava Luke che stava parlando con una ragazza bionda, che sbatteva le ciglia ripetutamente, che sorrideva un po' troppo spesso per i suoi gusti, mentre un moto di gelosia la bruciava dall'interno e sul serio, non sapeva neanche lei per quale motivo. Sentiva ovattato, la testa le girava un po' troppo mentre i ricordi dolorosi della sua famiglia e la vista di come Luke parlava e sorrideva cordiale a quella tipa le facevano male.

Sentì il sangue scaricarsi nei pugni che presero inesorabilmente a tremare per il fastidio e li sbatté sul tavolo attirando le occhiate di Annabeth e Percy che la guardarono curiosi prima di ritornare a chiacchierare con i nuovi amici.

La popolarità fa schifo, si ritrovò pensare, desiderando che tutti quegli atleti e quelle oche venissero come minimo colpiti da una scarica elettrica di non sapeva neanche lei quanti volt.

Riportò lo sguardo al piatto, con qualcosa che probabilmente doveva somigliare a patate al forno. Ignorò del tutto quello che tentò di dirle il giocatore di football che aveva davanti, combattuta tra quel presente assurdo e quel passato doloroso, non sapeva cosa scegliere, non sapeva quale fosse il minore dei mali tra i due e ogni volta che tentava di proiettare la sua fantasia verso il futuro, vedeva tutto inesorabilmente nero.

 

Devi studiare, Talia! Non devi perdere tempo dietro a futilità, come tua madre!” gridò Zeus mentre la ragazza induriva lo sguardo.

Era finito il tempo della piccola indifesa.

Magari fossi rimasta con mamma!” gridò, “magari fossi stata con lei piuttosto che con te” strinse i pugni rabbiosa mentre un sorriso sarcastico le compariva in volto, “vuoi tanto ma non ci sei mai, che diavolo pretendi da me?! Che sia felice di stare qui? È due anni che sopporto tutta questa merda, che sopporto le cameriere e le tue pretese!” gesticolò forte scacciando le lacrime dagli occhi blu elettrico, così diversi da quelli grigio tempesta del padre, “se studio è solo per andare il prima possibile via da qui!” e urlò, troppo per quei sedici anni che il padre le aveva fatto buttare al vento, gridò, buttando fuori un po' di tutta la merda che si teneva dentro, certa che intanto, quell'idiota menefreghista che aveva davanti si sarebbe dimenticato il giorno dopo dell'accaduto.

Era sempre così, era sempre stata messa in secondo piano a qualsiasi cosa da quando era con il padre. Certo, aveva un attico, aveva una stanza enorme, ma non aveva amici, non aveva amore.. dio, Talia era così sola...

Era decisa ad andarsene in camera, prima che la mano, così sproporzionatamente grande rispetto alla sua, del padre, le arrivasse sulla guancia con una forza mai vista. Fortuna che era abituata a ben peggio degli schiaffi nonostante quello fu il più forte che avesse mai ricevuto.

Il padre le aveva appena dato uno schiaffo.

Il padre le aveva appena dato uno schiaffo invece di un abbraccio per come diavolo stava lei.

Si portò una mano alla guancia sbattendo le palpebre per evitare che le lacrime potessero rigarle le guance e sorrise, “Vaffanculo” disse tranquilla e poi uscì da quell'inferno, sbattendosi la porta alle spalle.

 

Venne ricatapultata violentemente nel presente mentre il rumore di chiacchiere e posate le inondava le orecchie, facendole corrugare la fronte per la sorpresa. Si toccò le guance, felice che fossero asciutte e non bagnate da quei ricordi che erano peggio di lame.

Osservò Luke e la mano di quella bionda tinta sulla sua coscia, puntò il suo sguardo elettrico sulla ragazza e poi rise attirando l'attenzione del tavolo e portando Luke a sbarrare gli occhi azzurri e levare velocemente la mano della ragazza dalla sua coscia, – Dio, quanto sei puttana – e poi si alzò uscendo impettita fuori dalla mensa mentre il biondo non sapeva che cosa fare, Percy si passava una mano nei capelli, fin troppo consapevole e Annabeth si era bloccata di colpo, osservando e rivivendo quella scena a ripetizione nella sua testa, indecisa su che cosa fare.

 

Talia corse lungo i corridoi, le lacrime che ormai le rigavano le guance senza che lei lo potesse impedire. Corse veloce, lasciando che i suoi passi risuonassero nella moquette, schiava di ricordi e consapevole che non avrebbe potuto fare nulla per dimenticarli o semplicemente smettere di pensarci.

Si odiava per essere così debole, si odiava per riuscire a cadere così facilmente, si odiava per essere così schifosamente...piccola.

Spalancò la porta della camera con una spallata singhiozzando forte e trattenendo un urlo di frustrazione che le stava per montare in gola.

Appena fu certa di essere totalmente sola e chiusa nella stanza, si lanciò nel suo comodino, frugando tra i cassetti, togliendo fuori il caricatore del telefono, assorbenti e un altro mucchio di cose inutili mentre cercava quella fottuta scatolina di latta.

 

Tua madre è morta, fattene una ragione. Ha deciso di mettersi alla guida quando era completamente ubriaca e ha fatto un frontale contro un camion” lanciò un'occhiata alla figlia, gli occhi blu elettrico colmi di lacrime seppur cercasse di trattenerle, i pugni stretti lungo i fianchi, la treccia un po' disfatta. “Non piangere razza di ragazzina, hai sedici anni”

 

Un singhiozzo fuoriuscì dalla gola di Talia senza che riuscisse a soffocarlo e si asciugò le lacrime appena trovò quella benedetta scatolina. Si inginocchiò sul pavimento mentre la teneva tra le mani tremanti e se la rigirò un paio di volte tra le dita osservandola attenta, pensando se, quello che aveva intenzione di fare, fosse la cose giusta, ma poi si alzò, andando verso il bagno.

Non era la cosa giusta.

Era la cosa migliore.

 

Annabeth osservò la porta dove Talia era scomparsa per un paio di minuti mentre si guardava con Percy, e Luke era in un assoluto stato di trans.

- Fa' qualcosa! – gli disse furiosa incatenando il suo sguardo grigio in quello azzurro del biondo, – è anche per colpa tua che se se n'è andata, fa' qualcosa! –

Ma Luke era totalmente e completamente bloccato. Non aveva idea di che cosa fare, era inerme mentre lo sguardo di tutti i ragazzi seduti al tavolo con loro lo inchiodava completamente.

Percy fece per alzarsi ma Annabeth lo precedette, scattando in piedi prima di lui e correndo verso la sua stanza, certa che Talia sarebbe stata lì.

Corse lungo i corridoio di Harvard mentre i suoi passi venivano attuti dalla moquette. Corse veloce e arrivò nella sua camera in qualche minuto. Ringraziò il buon Dio che le aveva consigliato di portarsi dietro anche la sua copia delle chiavi e la infilò piano nella toppa, girando lentamente per far sì che Talia non la sentisse entrare. Non seppe neanche lei per quale motivo decise di fare così, ma forse, aveva il timore che Talia stesse facendo qualche cavolata e coglierla sul fatto un po', e dico -un po'- l'avrebbe aiutata in un modo a lei ancora sconosciuto.

Si chiuse il più delicatamente possibile la porta alle spalle e poi gettò un'occhiata tutt'attorno alla stanza notando la porta del bagno chiusa e la luce che filtrava da sotto.

Si passò una mano tra i capelli biondi e sciolti e prese un profondo respiro, certa di quello che stava facendo Talia ma incapace di muovere sul serio un solo passo per paura di avere assolutamente e totalmente ragione.

Andiamo, razza di stupida!

E mosse il primo e silenzioso passo. Strinse le mani lungo i fianchi e dopo altri tre passi, arrivò alla porta bianca del bagno. Chiuse il pugno sulla maniglia d'ottone e fece un altro respiro, aprendo lentamente la porta ed entrando.

Non era esattamente quello che si aspettava ma, come al solito -e in quel caso, purtroppo- aveva ragione.

Talia era dall'altra parte del lavandino, le guance ancora rigate dalle lacrime seppur non stesse più piangendo, la mano sinistra che tremava leggermente mentre si legava la fascia nera attorno al polso e una lametta, bagnata e pulita, vicino a lei.

Annabeth si chiuse la porta alle spalle e inchiodò i suoi occhi grigio tempesta in quelli blu elettrico dell'amica, un groppo in gola talmente forte da non riuscire neanche a pronunciare mezza sillaba, e che lei non riuscisse a parlare, era davvero davvero grave.

Talia la guardò con un po' di sufficienza, mista a tranquillità e a quel dolore che quegli occhi non avrebbero mai potuto nascondere davvero mentre continuava a fasciare come se nulla fosse, come se si fosse tolta la benda solo per lavarsi le mani.

La bionda la guardò ancora, anche quando la ragazza che aveva difronte abbassò lo sguardo per controllare la fasciatura, prima di andare verso di lei e prenderle le mani tra le sue, senza parlare, senza riuscirci.

- Che c'è? – domandò Talia tranquilla tirando su col naso, un po' rosso e gli occhi ancora leggermente acquosi.

Annabeth la guardò ancora e la sua mano andò all'inizio della fasciatura. Talia ritrasse il braccio sinistro di scatto, una nuova espressione che le caratterizzava il volto: determinazione.

- Bionda – sorrise Talia, – sto bene, te lo giuro – ed Annabeth ebbe un tuffo al cuore davanti a quel sorriso finto e ben fatto, Annabeth ebbe un tuffo al cuore davanti all'ennesimo tentativo di Talia nel nascondere come stava davvero e in quel momento, capì che la più forte tra le due doveva essere lei. Non più la tosta con le lentiggini e gli scarponi, lei, la ragazza a prima vista un po' timida che amava i golfi enormi e i capelli sciolti anche se li legava quasi sempre in una treccia.

Prese un altro respiro e guardò Talia fissa negli occhi per, forse troppi secondi prima che potesse prenderle il braccio sinistro. Trattenne un sorriso appena la sua amica non lo ritrasse, e tenne il polso in una mano mentre levava delicatamente la fascia con la destra.

Solo in quel momento si accorse di quanto realmente lunga era e vide i piccoli muscoli di Talia contrarsi appena i giri stavano per finire. Tolse del tutto la fascia e la appallottolò nella mano, guardando il polso di Talia, quel polso candido ricoperto di tagli e cicatrici fino a metà braccio.

Quel polso candido ricoperto di troppe ferite di guerra che Talia, di certo, non si meritava.

Quel polso candido vittima della paura e del dolore di una ragazza logorata dal passato.

Quel polso candido segno della forza di Talia, una forza quasi esagerata per una diciannovenne.

Osservò i segni rossi e netti, freschi, precisi e un po' troppo profondi.

Non guardò Talia negli occhi, non fece domande, certa che, se avesse voluto, sarebbe stata lei a parlare. Continuò a tenerle delicatamente il polso nella mano sinistra mentre con la destra apriva il mobiletto bianco accanto allo specchio e toglieva fuori il disinfettante e il cotone. Lo aprì con una mano, quasi timorosa a lasciare il polso di quella che era, ne era certa, la sua prima migliore amica in diciannove anni di vita. Svuotò un po' quel liquido verde nel batuffolo e poi lo premette con delicatezza sul polso di Talia, immobile quasi quanto una statua di marmo.

Annabeth medicò piano, come se Talia si potesse spezzare da un momento all'altro. Quando fu certa di aver fatto un buon lavoro, nel più totale silenzio, avvolse piano la benda scura attorno al polso stretto di Talia esattamente come faceva l'amica e quando bloccò la fine della fascia sotto il resto del tessuto, una lacrima le cadde sul dorso della mano e a quel punto, alzò lo sguardo.

Talia era lì, difronte a lei, priva, per la prima volta da quando la conosceva, della sua armatura da battaglia, della sua armatura da guerriera che la contraddistingueva ogni volta. Non era più Talia Grace, la ragazza che avrebbe potuto fare il culo a chiunque, la ragazza che era andata a letto con un ragazzo diverso ogni sera, la ragazza menefreghista e incredibilmente forte. Era solo.. Talia. Talia la diciannovenne con un brutto passato alle spalle.

Talia, con gli occhi blu elettrico gonfi di pianto, il naso rosso e la possibilità di crollare da un momento all'altro, anzi, forse stava già crollando.

Talia, la ragazza che non aveva mai avuto un'amica.

Talia, la ragazza che aveva un paura matta a stare sola perché, da sola, c'era stata per troppo tempo.

Talia, la ragazza con un disperato bisogno di qualcuno perché per anni, troppi, se l'era sempre dovuta cavare da sola.

In quel momento, Talia era solo e semplicemente Talia, con un bisogno disperato di un abbraccio, ed Annabeth, be', Annabeth c'era e ci sarebbe sempre stata.

La mano della bionda, incredibilmente fredda, andò ad asciugarle la guancia e si guardarono negli occhi per secondi che sembrarono interminabili.

- Ti voglio bene – le sussurrò la bionda, il groppo in gola che sembrava sparito solo per quegli attimi necessari a dire quella frase di cui Talia aveva un tremendo bisogno. Si sporse verso di lei e l'abbracciò, mentre Talia ricambiava, altre lacrime che tornavano a rigarle le lacrime, ma non più per tristezza o dolore.

Non più.

Quelle erano lacrime di felicità mentre affondava il viso nei capelli biondi di Annabeth.

Quelle erano lacrime di gratitudine per aver trovato una persona come lei.

Quelle erano lacrime di sollievo perché lei stava crollando ed Annabeth l'aveva presa prima.

Si strinse al corpo di Annabeth mentre lei ricambiava con un po' più di vigore.

Si abbracciarono, consapevoli che quello fosse il primo abbraccio femminile che ricevevano entrambe.

Si abbracciarono e Talia la strinse leggermente di più mentre Annabeth sorrideva.

Anche io, le diceva Talia in quella presa un po' più forte.

Ti voglio bene, Bionda, le diceva dandole un bacio sulla guancia.

***

- Talia? – domandò Percy, i capelli scuri un po' scompigliati mentre correva nel corridoio del dormitorio delle ragazze per intercettare Annabeth.

La bionda sorrise mentre si affiancava a lui e camminavano vicini, le dita che si sfioravano continuamente e le farfalle negli stomaci di entrambi che non ne volevano sapere di stare tranquille, – Sta bene, Testa d'Alghe, tranquillo –

Percy si passò una mano tra i capelli con un sospiro di sollievo continuando a camminare senza una meta ben precisa, ma forse, inconsapevolmente, stavano andando entrambi nel bar di Harvard.

- Annabeth.. – si bloccò di colpo posizionandosi di fronte a lei e le bloccò i polsi con le mani passandoci un pollice sopra, – Talia.. –

E lei capì, mordendosi il labbro inferiore e pieno e annuendo leggermente.

Lo sguardo verde di Percy si assottigliò di colpo e la presa sui polsi si Annabeth si serrò per un attimo, prima di lasciarli di colpo, le mani che tremavano violentemente per la rabbia.

- Io lo ammazzo – disse tranquillo facendo per sorpassare Annabeth ed andare ovunque pur di cercare Luke.

La ragazza sbarrò gli occhioni grigi di colpo e si voltò di scatto afferrandogli la felpa blu e mettendosi davanti a lui.

- Spostati – intimò, la voce ferma come non lo era mai stata, soprattutto con Annabeth. Lei strinse le labbra riducendole a una linea sottile sbarrando una seconda volta la strada a Percy quando lui provò ad andare a destra, – Spostati, ho detto.

Annabeth alzò le sopracciglia, – non se ne parla. Tu non andrai da Luke, scordatelo – fece decisa, la voce ferma tanto quella di Percy mentre le mani del ragazzo tremavano ancora di più nonostante i pugni chiusi.

Annabeth serrò le palpebre per un attimo e poi insinuò le dita tra quelle di Percy, facendo in modo che si intrecciassero. Si avvicinò di un passo a lui, alzando leggermente il volto per guardarlo negli occhi, – Lei adesso sta bene, d'accordo? E sono certa che non avrà problemi a mettere le mani addosso a Luke in palestra, domani – rise, sorridendo ancora di più al suono della risata, -seppur debole- di Percy, – adesso andiamo in caffetteria, io mi prendo un thé e tu la solita cioccolata, che ne pensi? – domandò abbracciandogli la vita mentre il ragazzo la stringeva un po' a sé per la schiena.

- Andata – e sorrise di nuovo guardandola negli occhi e pensando che, senza dubbio, non c'era niente di più bello di Annabeth Chase.



Angolo Autrice: 
Ehiila<3
Perché sto aggiornando oggi e non martedì come al solito? Perché sono FELICISSIMA! No dico, nove recensioni allo scorso capitolo e questa storia è tra le più popolari del fandom.. cioé, ci mancava poco mi mettessi a piangere in giro con le mie amiche per la felicità! E poi, perché non vedo l'ora di postare il capitolo dieci dato che ci sarà una svolta stra-importantissimissima per la Thaluke e importante per la Percabeth*-*
Anyway, discutiamo del capitolo ahaha è forse uno dei più difficili, impegnativi e seri che mi sia mai ritrovata a scrivere in quindici anni di vita, datemi retta, ma comunque, sono abbastanza soddisfatta del risultato. L'aver vissuto un'esperienza così in prima persona mi ha aiutato parecchio, devo essere sincera.
E' solo grazie ad Annabeth che Talia non cade, non cade perché Annabeth la prende prima, la solleva e la aiuta, non fa domande, si limita solo ad esserci, ad esserci perché è giusto così e perché Talia è la sua prima vera migliore amica. Il titolo dice infatti questo e (strano?) è una delle mie canzoni preferite di Selena Gomez "A year without rain".
Per chiunque se lo stesse chiedendo, si, Luke è davvero un deficiente ma si riscatterà nel prossimo capitolo, lo prometto*-*
Inoltre, abbiamo capito che Annabeth è l'unica in grado di calmare Percy (manco copiato spudoratamente dalla Scallison nella prima serie di Teen Wolf..) e vi assicuro, che lui in quel momento avrebbe spaccato la faccia in dieci parti a Luke.
Amo molto questo capitolo per l'amicizia che viene messa in risalto e che, almeno per me, è la prima componente fondamentale della tua vita. Gli amici sono la famiglia che puoi sceglierti, no?
Grazie mille a tutti, grazie mille alle nove recensioni dello scorso capitolo, grazie mille alle persone che hanno messo la storia tra le seguite, ricordate e preferite e grazie anche a quei lettori silenziosi che, forse non lo sanno, ma sono più importanti di quanto credano.
Ci vediamo presto, lo prometto:**
Grazie mille ancora, per tutto, vi adoro.
Love yaa<3
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