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Autore: Nano    16/03/2014    1 recensioni
Finalmente completa. Grazie a tutti, per tutto.
Monchele. Lea Michele e Cory Monteith a prese con la loro vita di tutti giorni, cosa accade quando un desiderio li accomuna ma allo stesso tempo li allontana? Un desiderio che dovrebbe unirli, ma che in realtà finisce solo per distruggerli? Per il secondo anno decido di scrivere una long fic. Ho ricevuto parecchie richieste, persone che mi chiedevano di continuare "What Real Love Is About" e finalmente mi sono decisa. La One Shot che avevo pubblicato sarà utilizzata in futuro nella storia. La storia ha un nuovo titolo, " Ho imparato a sognare", perchè credo sia la cosa più bella che una persona possa fare nella sua vita; sognare è ciò che ci rende liberi. Questa fanfic è per far sognare tutti voi.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cory Monteith, Lea Michele
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo è il penultimo capitolo di questa fanfiction. Avevo promesso che l'avrei finita, e un pò mi dispiace tagliare così per le corte. Ma, un finale ve lo devo, e sono contenta di essere riuscita a scriverlo. Vi ringrazio tutti, siete stati speciali. Soprattutto FrancyF, che mi ha motivata a tornare, e a finire quello che non avevo finito. Grazie anche ad alivi, per avermi letto. E grazie a tutti quelli che comunque sono rimasti, e che un giorno vedranno questi aggiornamenti e un pò si sentiranno sollevati. Purtroppo, non me la sono sentita di aggiungere troppi dettagli, come informazioni aggiuntive su questo piccolo cucciolo che Lea porta nella mia storia. Spero che mi capiate, e che non mi odierete troppo. Spero di pubblicare l'ultimo entro la prossima settimana, intanto buona lettura, 
L. 


Ho imparato a sognare
what real love is about

Lea aveva passato tutto quanto il sabato tra massaggi, piscine, vasche idromassaggio e dolcissime assistenti. Solo nel tardo pomeriggio, mentre aveva i piedi immersi in un liquido azzurro e le mani in un liquido rosato, che la vera ragione del gesto di Cory la colpì. Era ormai a metà del suo sento mese di gravidanza, tra pochi giorni avrebbe avuto il suo terzo incontro con il ginecologo, e Lea non era mai stata così depressa.
Era tutto cominciato con le premure eccessive di Cory, che a Lea erano pesate come dei macigni. Si era venuto a creare un muro, fatto di sassi pesantissimi, che incombeva su di lei, giorno dopo giorno. Non fare questo, non fare quello. Non lavorare, non fare sforzi. Il feto è affaticato, il feto è stressato.
Ma era lei, ad essere stressata, e affaticata.
Sua madre le era stata vicinissima, giorno dopo giorno, e perfino Anne, la madre di Cory, pianificava di spostarsi a New York per gli ultimi mesi della sua gravidanza, in modo da poter stare vicina a Lea.
Lea aveva vissuto tutto questo, le premure di sua madre, di Cory, della madre di Cory, come espressione della sua incapacità.
Ma la verità, era che lei era forte. Lei era sempre stata una coraggiosa, una roccia. La più coraggiosa. La più forte.
E Cory, era suo compito preoccuparsi per lei.
Lea agitò piano i piedi dentro al liquido azzurro.
Era stata Lea a comportarsi in modo sbagliato, negli ultimi mesi.
La verità, era che si era comportata male sin dall’inizio.
E il risultato, era che riusciva a vedere le fragili ossa delle sue caviglie e delle sue anche.
“Ho avuto così tanta paura di ingrassare, di non essere più me stessa, che alla fine mi sono persa lo stesso.” Pensò nella sua mente.
Ma nonostante questo, nonostante la sua debolezza, la sua fragilità e la sua vulnerabilità, sua madre era rimasta al suo fianco. Cory era rimasto al suo fianco. E la loro piccola creatura, invece di essere affaticata, e stressata, e debole, quel mattino aveva calciato la sua mamma. Le aveva detto “Svegliati, guarda cosa fa papà per te. Io sono forte, io cresco!”
Cory lo sapeva. Sapeva sin dall’inizio che nonostante i suoi capricci e le sue difficoltà, loro figlio avrebbe preso le doti migliori della mamma, ovvero la sua forza, la sua tenacia, la sua gioia di vivere. Chissà, forse anche la sua voce.
Cory sapeva, che tutto quello che serviva a Lea, era una scossa. Le serviva un weekend in cui dedicarsi a se, perché lui sapeva che lei era e sarebbe stata comunque bellissima.
“Anche se avrai qualche chilo in più, sarai comunque la donna più bella della Terra. Tutti sapranno, che quei chili sono li perché nostro figlio cresce forte, e deciso.”
La voce di Cory arrivò nitida alle sue orecchie, e Lea si girò piano, attenta a non fare cadere le bacinelle di liquidi colorati che la circondavano.
“Come facevi..?” Lea domandò, incuriosita. Cory non si era mai azzardato a condividere con lei le sue paure, le sue riserve riguardo la improvvisa perdita di peso di Lea. Ma la ragazza lo leggeva ogni giorno nei suoi occhi, nei suoi gesti, nel modo in cui faceva sempre le sue porzioni più grosse.
“Io ti conosco. Non puoi nasconderti da me, non potrai mai. Te l’ho lasciato fare all’inizio della gravidanza, ma non te lo lascerò più fare. Questi mesi per me sono stati un inferno.”
Lea sorrise. Sapeva benissimo a cosa si riferiva. Era stata intrattabile, ostinata.
Il calcio del loro bambino quel mattino l’aveva risvegliata. Ed era grata a Cory per la sua immensa pazienza.
“Andrà meglio.” Lo rassicurò Lea, indicandogli di venire più vicino.
“Oh, non credo proprio. Il ginecologo dice che il tuo umore negli ultimi mesi sarà ancora peggiore. Non vedo l’ora.” Le disse Cory, ammiccando.
“Come fai a sopportarmi?”
“Ti amo.”
Lea annuì, lasciando che alcune calde lacrime le scendessero sulle guance.
“Non piangere, piccola. Io sono qui per essere trattato male.”
“Non ti merito.”
“Lo so, purtroppo lo so. Ma non ti libererai mai di me!” Scherzò Cory.
“No, non intendevo in quel senso..” Tentò di ribattere Lea.
“Lo so. Ti stavo solo prendendo in giro.” Cory sorrise, e si avvicinò a darle un bacio sula guancia.
“Ora, visto che dovrò sopportarti altri tre mesi, almeno fammi fare una manicure!”
   
 
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