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Autore: _Sarettola_    01/07/2008    1 recensioni
due bambine spedite in un collegio dall'assasino dei loro genitori; due ragazze che ora cercano la loro piccola vendetta rapinando banche... tra loro e il raggiungimento del loro scopo, i figli del multibancario della città; una soluzione per levarseli di torno? rapirli... La storia scritta a quattro mani di Samantha Evans e di Miguela DelaRoja, giovani ragazze cresciute nel selvaggio West ai tempi degli indiani...
Genere: Romantico, Commedia, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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th bandidas 1

Bandidas

 

Era la solita sera calda e con un cielo stupendo, tipico di quella stagione: azzurro e rosso si scontravano come in una battaglia senza tempo dove le nuvole erano schizzate del sangue porpora dei soldati.

Sulle praterie, su cui si affacciava la villa bianca, spirava la solita brezza che in quelle sere, rinfrescava dal calore afoso del giorno; era la cosa più piacevole al mondo, soprattutto se si poteva godere di questa frescura dalla veranda dell’immensa abitazione, dove, quella sera si festeggiava un piccolo party privato, un attimo di ritrovo per due delle famiglie più importanti del Messico: i Delaroja e gli Evans.

-mamma, mamma!!!- domandò la bambina dai boccoli rossi alla propria madre seduta su una seggiola a dondolo tenendosi il pancione –possiamo andare a vedere la stanza del lavoro di papà?-

-posso anch’io mamma?- chiese una seconda bambina dai capelli lunghi fino alla schiena color petrolio.

La seconda donna, anche lei incinta e seduta sulla sedia a dondolo, chiese con fare retorico all’amica -e queste due bimbe se lo meritano il giro turistico nello studio?-

Le due piccoline risposero affermativamente, scuotendo la testa per mostrare la loro felicità ad una possibile risposta affermativa.

-caro…- chiamò dolcemente la donna la madre della rossina –porta gentilmente Miguela e Samantha nella tua stanza…-

-insomma mamma!- la interruppe la figlioletta –non puoi chiamarmi Miga come tutti i miei amici?!

-no…tu per me rimarrai sempre la mia piccola Miguela…- asserì la madre prima di baciare la testolina della primogenita, che schifata si ritrasse per seguire il padre.

- Samantha? Che cosa si dice?-riprese il padre della mora.

-oh si…gracias sen?or DelaRoja - disse la piccola Evans prima di raggiungere l’amichetta di fronte allo studio del suo papà.

Il signor Angel DelaRoja era un banchiere spagnolo che insieme al signor William Evans, famoso notaio inglese, aveva concluso da pochi giorni un ottimo affare che valeva milioni di pesos.

-ecco qua signorine…- esordì il padrone di casa aprendo, con una piccola chiave d’oro, la porta in vetro opaco della propria “stanza del lavoro”.

-mi raccomando…- iniziò il capofamiglia degli Evans rivolto alla propria figlia.

-tranquillo papà- lo rinfrancò la bambina dai capelli corvini - non romperemo nulla…promesso!- e prima di entrare nella stanza schioccò un bacio sulla guancia al padre.

La stanza era enorme dal punto di vista delle bambine: le pareti tinteggiate di arancione erano cariche di fucili, pistole, trofei di caccia e quadri.

Nella libreria, vicino alla scrivania carica di fogli, lettere e contratti di lavoro, erano stipati volumi molto corposi, alcuni dei quali sembravano anche antichi.

-wow- esclamò Sammy - lo studio del tuo papà è super fantastico!!

- lo so - si vantò l’amichetta – quello del tuo papà com’è?

- è molto chiaro, sempre in ordine, pulito e alle pareti non ci sono tutte queste cose bellissime -

- che noia…-

- però mi lascia entrare quando voglio…-

La porta alle spalle delle bambine venne chiusa con tre mandate, talmente all’improvviso, che Samantha e Miguela si rifugiarono sotto la scrivania di mogano del signor DelaRoja per lo spavento.

Con gli occhi chiusi dalla paura e abbracciata l’una all’altra, le piccoline, sentirono alcuni spari e urla provenire dalla veranda dove si trovavano i genitori, seguiti dal rumore di passi che si avvicinavano sempre più e qualcuno che tentava di forzare la porta.

- che succede?- chiese improvvisamente una voce fuori dal serramento.

-la porta non si apre sen?or-

-imbecilli!! Non avete capito che serve la chiave?! Andate immediatamente a prenderla!! – sbottò quello che doveva essere il capo degli “imbecilli”.

-e dove?-

- idiota!!!!- riprese il capo con tono furioso – la chiave è addosso al “caro” Angel… CERCATELA!!!-

Si udirono altri passi che si allontanavano, mentre altri si facevano sempre più vicini.

-oh eccoli qui i miei figlioli-

- papà - chiamò una vocina sicuramente appartenente ad un bambino di otto anni massimo - perchè l’hai fatto?-

- vedi Tom, gli affari sono affari…capirai, quando sarai più grande…-

-allora li hai uccisi per affari?- chiese una seconda voce di un secondo bambino.

La risposta questa volta non venne data, poiché uno degli “idioti” aveva trovato la chiave e ora stava aprendo la porta al suo capo.

- e ora che facciamo?- chiesa Samantha, sussurrando all’orecchio dell’amica.

- aspettiamo – suggerì quest’ultima trattenendo le lacrime.

Il capo entrò nella stanza seguito dai figli, i quali. A differenza del padre che si diresse verso la scrivania con passo deciso, iniziarono a curiosare nella stanza, provando un sussulto alle bambine ancora nascoste sotto la scrivania, che piangendo in silenzio, ripetevano a loro stesse di stare ferme, calme, ma soprattutto zitte.

- ehi! – esclamò improvvisamente uno dei due bambini, notando che un pezzo di vestito sporgeva al di sotto dello scrittoio – c’è qualcuno lì sotto, papà

Il capo si accucciò scoprendo così le due amichette che ancora abbracciate, tremavano da capo a piedi e piangevano silenziose.

- Bill, Tom, venite qui – ordinò – portatele alla carrozza, per questa notte dormiranno da noi -

I figli obbedirono al padre senza fiatare: si avvicinarono al tavolo e una volta accucciatisi a loro olta tesero una mano a Samantha e a Miguela. Come poterono notare le femminucce i due maschietti erano due gocce d’acqua, facilmente indistinguibili, se  non per i capelli: uno li aveva e scompigliati, con un piccolo ciuffo ricadente sulla fronte a mo’ di frangetta; l’altro, invece, aveva i capelli color del grano maturo, tutti accuratamente pettinati all’indietro.

La piccola Evans e la piccola DelaRoja, scioltesi dall’abbraccio, presero le manine dei gemellini e si lasciarono guidare attraverso la casa, passando anche per la veranda, dove poche ore prima c’era stata la festa.

- mamma – sussurrò la mora guardando la sedia a dondolo dove, quella sera, si dondolava Elizabeth Evans gravida di sette mesi come l’amica e madre di Miga; inevitabilmente gli occhi smeraldini si riempirono di lacrime che questa volta non provò a trattenere lasciandosi andare in pianto straziante.

- dai su…- le disse dolcemente il bambino dai capelli scuri, circondandole le spalle con un braccio e conducendola verso la carrozza nera che attendeva nel viale della villa e dove Miga era già seduta.

- vieni Samy – singhiozzò la rossina tendendo le braccia verso l’amica che stava salendo.

Entrambe trascorsero il viaggio abbracciate sussurrandosi parole di conforto che, anche se unite ai sorrisi di Bill e Tom, non servirono a migliorare l’atmosfera triste e pesante che aleggiava sui quattro piccolini.

- così tu sei Samy?! – chiese il gemello dai capelli chiari, rompendo finalmente il silenzio.

Samantha, detta Samy, annui debolmente ottenendo così un sorriso compiaciuto dei due maschietti.

- allora…io sono Bill- si presento il bambino dai capelli mori che, fino a quel momento, si era preso cura di lei.

- e io Tom- aggiunse subito il biondino.

- io sono Miguela, ma tutti mi chiamano Miga- iniziò la rossina – e come già detto lei è Samantha o Samy-

- dove sono mamma e papà?- chiese la mora spiazzando tutti per la domanda posta senza il minimo preavviso – e dov’è Thomas?

- chi è Thomas?- chiesero all’unisono i fratellini credendo che, nascosto in qualche angolo, ci fosse ancora un bambino

- Thomas è come Alejandro- rispose Miga sorpresa che i due non li conoscevano – sono i nostri fratellini che nasceranno tra poco

Un senso di colpa attanagliò i cuori dei gemelli, lasciando loro in bocca uno strano sapore, quasi amaro: certo, era stato il loro papà a sparare a sangue freddo a quelle persone, ma di fronte a quelle due bambine si sentivano involontariamente responsabili.

- scusateci-

- e di cosa?-

I due maschietti non sapevano che dire, ma per fortuna non ci fu bisogno di aprire bocca, poiché la carrozza si fermò, segno che erano arrivati a destinazione.

- beh…eccoci a casa – glissò Tom aprendo lo sportello del mezzo su cui avevano viaggiato.

I padroni di casa, una volta scesi, aiutarono le loro “ospiti” a scendere a loro volta e le guidarono attraverso la villa fino a raggiungere la camera degli ospiti dove avrebbero dormito.

La notte fu un inferno per tutti e quattro:

Samantha e Miguela non chiusero occhio, continuando a piangere sedute di fronte al caminetto acceso, finché non arrivarono Bill e il fratello.

- su a nanne…- sussurrò dolcemente il moro, prendendo poi la manina di Samy e conducendola nella propria camera dove avrebbe dormito almeno un poco.

- ma io voglio la mia mamma- piagnucolò lei – inoltre la mia mamma stava con me finché non mi addormentavo e mi cantava la canzone delle stelle- concluse di nuovo con le lacrime agli occhi.

- se vuoi sto io con te- si offrì lui gentile

- ma Miga…-

- lei starà con mio fratello-

Infatti, Tom di era appena seduto accanto alla rossina, che guardava il vuoto oltre il fuoco.

- nostalgia?-

- sì tantissima-

-lo sai che è notte fonda?-

Come risposta ricevette solo una misera scrollata di spalle, segno che il tempo per la bambina si era fermato alle ultime ore trascorse con i genitori.

- ti congelerai se rimani così- assentì il biondino notando che la nuova amichetta stava in camicia da notte seduta sul pavimento freddo – ecco tieni…- concluse, mettendole sulle spalle tremanti una coperta leggera, ricevendo un flebile grazie da parte di Miguela

- vuoi un abbraccio?- chiese poi candidamente il bambino che, prima ancora di ricevere una qualsiasi risposta circondò la figura della bambina con le braccia e posò il viso tra i suoi capelli ricci e scarlatti.

Verso l’alba tutti riuscirono ad addormentarsi: Bill e Samantha, nello stesso lettino, erano abbracciati l’uno all’altra con le mani del bambino abbandonate nell’azione di coccolarle i capelli color pece; Tom e Miguela, invece, dormivano ancora seduti sul pavimento, con Miga appoggiata sulle gambe del biondino.

La mattina era vicina, mancavano poche ore e ciò significava che, il piccolo gruppetto, creatosi nel cuore della notte, si sarebbe dovuto già separare per poi…

…poi non rivedersi mai più?

O forse tra anni?

 

 

 

 

 

Spero sia piaciuta a tutti…

Questa è la mia prima ff a quatto mani che stò scrivendo con mewmina_91; l’idea ci è venuta una sera mentre guardavamo “Bandidas” il film con Penelope Cruz e Salma ( non mi ricordo il cognome ^_^” ) spero vi piaccia come idea e che perciò continuiate a segurci…

Bacio a tutti

  
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