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Autore: bluecoffee    16/03/2014    5 recensioni
Sylvia guarda sua figlia e in lei racchiude tutte le sue certezze e le sue stime, perché Adèle ha solamente ventitré anni, una vita davanti ed ha ancora tutto il tempo che vuole per vivere veramente. Niall sarà solamente uno di quei vecchi ricordi che potrà raccontare a suo marito durante una serata sul divano dopo il loro secondo appuntamento, mentre si raccontano degli ex e di tutte le strane abitudine che faranno nascere qualcosa di vera tra i due.
Genere: Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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drapetomania noun.

 
E tra di noi,
non ho mai capito cos'è successo.
Adèle ha ventitré anni, gli occhi chiari e sempre liquidi ed i capelli cresci che lega sempre in una treccia o in una coda, perché per l'appartamento di Niall c'è Jade, sua figlia, che di anni ne ha solamentre due ed ogni tanto le tira qualche ciocca fino a farle male, ma Adèle non dice nulla, perché Jade è piccola, e prima o poi capirà.
Ora non è il momento.
Ellen lascia la piccola a casa di Niall tutti i fine settimana e Adèle non poteva chiedere di meglio che vedere l'uomo che ama - forse - dormire nel letto matrimoniale da mansarda insieme a sua figlia, con i suoi stessi occhi azzurri e piccoli, che le si stringe al petto, esattamente come Adèle dopo una pessima giornata o un esame universitario che non le è andato bene.
L'appartamento di Niall è a due piani, ha la cucina con la penisola ed un uomo di ventisette anni seduto su di essa con una tazza di caffè amaro davanti tutte le mattine, ma Adèle, nonostante tutto, non può dire se quello che prova per Niall è veramente amore, perché lui è così stronzo delle volte e lei non riesce mai ad indossare una sua camicia dopo aver fatto l'amore.
Niall, poi, guida una Mercedes grigio scuro opaco, indossa tutti i giorni una cravatta nera e le Supra bianche solamente il sabato o la domenica in cui non si riesce proprio a stare a casa. Ha le donne delle pulizie che puliscono casa e stirano i vestiti ed Adèle non riesce proprio a capire come faccia Niall a gestire tutto.
La sala da pranzo profuma perennemente di qualcosa di cucinato, il salotto di candele alla mela verde e libri d'università che vengono sfogliati e scritti, la camera da letto d'amore e candele alla fragola o alla rosa e il bagno di bagnoschiuma al cioccolato e dopobarba. Adèle tutti quei profumi così diversi non li riesce a sentire casa, ma ogni volta si fa forza, apre il portone e la consapevolezza di Niall che le si accoccola vicino mentre lei cerca di studiare per il prossimo esame di medicina la fa camminare fino al corridoio colorato e le fa chiudere la porta alle spalle.
Una sera di primavera, mentre Adèle era seduta sul divano beige del salotto ed indossava solamente una canotta ed un paio di pantaloncini color pistacchio ed aveva in mano un libro di Oscar Wilde, Niall le si sedette vicino, le tolse il libro dalle mani poggiandolo sul bracciolo, e le posò la testa sulla spalla.
- Tutto bene? - domandò Adèle, mentre si sistemava seduta meglio sul divano e poggiava le gambe sopra quelle di Niall coperte dai pantaloni grigi della tuta.
- Oggi, in ufficio è venuta la moglie di Tom ed è stata almeno un'ora lì dentro, perché tu non vieni mai? -
Adèle si aprì in un sorriso timido e scosse la spalle con fare ovvio: - Niall, io vado all'università, Clara ha una propria parrucchieria che apre quando vuole. -
- Ma lei viene, il tempo per lui lo trova. - 
- Anche io lo trovo il tempo per te. - 
Niall corrucciò la fronte: - Sul serio? - aveva lo sguardo fisso su Adèle e, nonostante volesse sembrare dispiaciuto, non poteva che ammirare la donna che aveva davanti con un misto di sorpresa e consapevolezza che lei non ci sarebbe stata per sempre - Cioè, voglio dire, lo trovi il tempo, ma solo quando siamo io e te. -
Adèle scosse la testa, si alzò dal divano e cercò di nascondersi in cucina, perché lei il tempo per Niall lo trovava, ma non sempre lo utilizzava, perché non era sicura di poter definire tutto quello amore, quell'amore con la A maiuscola che aveva sempre vissuto sua madre e sua nonna, perché quello era un amore adatto e calzato per sua sorella Mina, per le sue mani affusolate ed agili, per i suoi capelli lisci e curati, per le sue gonne attillate e per il suo pancione che stava crescendo sempre di più. Adèle non meritava quell'amore, per il semplice motivo che lei ne aveva rotto uno, quello tra Ellen e Niall, perché quell'amore che univa lei e Niall non ci entrava bene tra i mattoncini coperti di vernice del palazzo dove abitava con lui.
Le braccia di Niall le strinse il ventre, mentre lui poggiava il mento sulla sua spalla e lei poggiava sul piano della cucina un bicchiere.
Magari era meglio che Adèle in quel momento fosse stata zitta, ma la curiosità la faceva da padrone e Adèle voleva una volta per tutte capire.
- Cosa siamo noi due, Niall? -
Niall storse il naso e tacque, mentre faceva girare Adèle tra le sue braccia e le baciava la punta del naso alla francese, perché era maggiorenne da un po', ma con le etichette era sempre stato un disastro, per questo ora non sapeva rispondere. Non avrebbe saputo rispondere nemmeno tra un paio d'anni, perché era Niall e Adèle lo sapeva, Niall non era bravo a dare una definizione alle cose.
- Che vuoi che siamo? - Niall aveva lo sguardo serio e la voce che gli si strozzava in gola, perché doveva essere maturo per una volta, ma finché ci sarebbe stata Adèle, non era poi così importante  farsi vedere veramente adulto. Finché ci sarebbe stata Adèle non era importante definire chi erano loro due.
Adèle si strinse nelle spalle e sospirò: - Niall, sul serio. E' un anno e mezzo che ci conosciamo e sono undici mesi che vivo qui, ne abbiamo passate tante, ma io non so che cosa siamo noi. Voglio una risposta, una supposizione, qualcosa. - 
- Un bacio, va bene? -
- Non scherzare. -
- Io sono serio. -
Adèle si lasciò sfuggire un sorriso, perché Niall poteva avere anche ventisette anni, un lavoro in un ufficio di avvocati che sembrava uscito da una rivista, uno stipendio pagato bene ed una figlia che era bellissima, ma era ancora un bambino.
In fondo, finché ci sarebbero stati loro due non importava definire che cosa fossero, perché ora Adèle era stretta tra le braccia di Niall e lui le stava sussurrando le stesse parole dolci che ci si aspetta da un adolescente alle prime armi ed il paradiso era ad un passo da loro.
- Se ti dicessi che ti amo? - domandò Niall, all'improvviso, mettendo in ballo quelle due parole che non erano mai uscite dalla bocca di nessuno dei due per l'altro.
Adèle scosse la testa, morse il labbro inferiore di Niall e gli lasciò un pizzicotto sulla schiena: - Non scherzare. Prima dimmi che siamo e poi dimmi ti amo. -
Niall scrollò le spalle e si sporse per prendere la bottiglia d'acqua che cercava Adèle prima che lui irrompesse in cucina e l'abbracciasse. Adèle aggrottò le sopracciglia, si voltò di nuovo e bevve un sorso d'acqua, prima di posare il bicchiere dentro il lavandino e tornare in salotto a leggere il libro che Niall le aveva sfilato dalle mani.
Che cosa erano non lo sapevano neanche loro, nonostante continuassero a cercare di nascondere la cosa e sorridessero durante i pranzi a casa dei genitori di Niall, perché entrambi avevano la convizione che finché ci sarebbe stato Niall o ci sarebbe stata Adèle non era importante.

E, dai, perdiamoci
Quando Niall accetta di perdere Adèle è agosto, sono successe tante cose in pochi mesi e Jade ha compiuto tre anni il tredici di giugno. Anche Niall ha un anno in più sulla carta d'identità e sulla patente e sul conto in banca, ma Adèle, in lui, ne vede solamente sedici e quella classica ingenuità che caratterizza la maggior parte degli adolescenti.
Niall aveva Jade seduta sulle gambe ed il sorriso che non aveva cambiato fin da piccola, Ellen al fianco di Niall e Adèle guardava la scena dall'arco che collegava la stanza alla sala da pranzo e si sentiva di troppo.
Ellen si alzò dal divano, baciò sua figlia sulla fronte e salutò Niall con un sorriso, accennò un saluto freddo ad Adèle ed uscì dal portone dell'appartamento, mentre Adèle sentiva la consapevolezza che tutto quello fosse sbagliato crescere, che la maglietta di Niall che indossava sopra il costume fosse come un macigno troppo pesante da continuare a portare e che il 'ti amo' che le aveva sussurrato Niall quella mattina alle quattro e mezzo di mattina fosse una presa in giro, una tappa che non avevano raggiunto e alla quale alludevano per tenere ancora intatto il loro rapporto.
Jade scese dalle gambe di suo padre e raggiunse la televisione, premendo un bottone ed accendendola, facendola scoppiare a ridere appena i colori del programma la travolsero. Niall sorrise, fece sedere sua figlia sul divano e le lasciò un bacio sulla guancia, intenerito dagli occhi stanchi della bambina.
Adèle non si era mossa, e mentre Niall la raggiungeva fissava il piccolo tatuaggio che aveva fatto un mese prima soltanto, una scritta nera sulla pelle troppo pallida che incideva una G in corsivo ed un piccolo cuore al fianco, sporcato appena da una A che non si vedeva quasi per niente, ma Adèle l'aveva notata, ed aveva dato dello stupido a Niall almeno una trentina di volte.
L'abbraccio di Niall era stretto, quasi soffocante, ed Adèle si sentiva bruciare qualcosa all'interno, quella cosa che era la consapevolezza di avere Niall.
- Che hai, Dea? - ed aveva l'espressione veramente preoccupata, perché sapeva che quel ti amo che aveva detto era stato più per non farla scappare, ma ora sapeva che Adèle se ne sarebbe andata veramente.
Perdere.
Perdere era sempre stato un verbo che l'aveva spaventato, perché la prima persona che aveva perso era stato suo nonno, quello che era un po' un migliore amico per lui, e vederlo andarsene era stato uno dei momenti peggori dei suoi ventotto anni.
Perdere le chiavi era sempre andato bene, perdere i documenti, perdere il portafoglio in giro per casa, perdere il cellulare quando si è sul treno, perdere l'abbonamento quando si è sull'autobus diretto a scuola, perdere qualche maglietta negli spogliatoi, perdere una partita, andava sempre bene. Ma perdere una persona, una persona importante era una delle cose che più lo spaventava.
Perdere Adèle, in quel momento, sarebbe stato un po' perdere tutto quello che si era costruito e che aveva sempre voluto dalla vita.
Lei scosse la testa e sentì le lacrime premere per uscire, e Niall stava lì, in piedi di fronte a lei a guardarla combattere una guerra già persa in partenza contro se stessa, perché un borsone con dentro qualche suo vestito era già pronto da due settimane e sua madre la stava aspettando da un anno e un paio di mesi.
Lasciare. Perdere. Perdere e lasciare.
Adèle sentiva le gambe tremare e sapeva che se non lo lasciava in quel momento non lo avrebbe fatto più, e lei aveva bisogno di uscire da quella casa e uscire dalla vita di Niall.
Così, in un solo secondo, Niall ebbe la certezza di aver perso Adèle, di aver perso la persona alla quale teneva di più e tutto era più chiaro quando, mezz'ora dopo, Jade dormiva sul divano, Adèle stava raggiungendo a piedi la stazione della metropolitana per tornare da sua madre e lui era da solo in cucina ad osservare il cielo sereno fuori dalla finestra aperta.
Perdiamoci e non troviamoci. 
Adèle glielo aveva detto prima di uscire dal portone.
Non voleva essere trovata.

Tutto quello che poteva andare storto,
è andato storto.
Adèle è seduta sul divano di casa di sua madre ed ha lo sguardo perso nel vuoto, mentre Sylvia entra in cucina e le infila tra le mani una tazza di caffé caldo. La sua bambina è tornata a casa, ha il cuore leggermente incrinato, gli occhi gonfi, il profumo di Niall addosso e la certezza che non vuole tornare indietro.
Sylvia guarda sua figlia e in lei racchiude tutte le sue certezze e le sue stime, perché Adèle ha solamente ventitré anni, una vita davanti ed ha ancora tutto il tempo che vuole per vivere veramente. Niall sarà solamente uno di quei vecchi ricordi che potrà raccontare a suo marito durante una serata sul divano dopo il loro secondo appuntamento, mentre si raccontano degli ex e di tutte le strane abitudine che faranno nascere qualcosa di vera tra i due.
A Sylvia, Niall era sempre piaciuto poco, sarà per la perenne voglia di essere al centro dell'attenzione, sarà per il carattere fin troppo uguale a quello di sua figlia, sarà per il sorriso innocente che non lo rispecchiava per niente o, forse, per aver fatto soffrire sua figlia come mai nessuna donna dovrebbe. Per questo Sylvia, ora, se ne sta seduta al fianco di Adèle e le accarezza un braccio ma sorride.
- Mi ha lasciata andare via. - il tono di Adèle prova ad essere incolore, ma Sylvia percepisce quel sottile strato di tristezza e delusione che lo trafigge, perché nonostante Niall a lei non piacesse era stato il ragazzo di sua figlia.
- Passerà. - Adèle alza lo sguardo su sua madre e Sylvia sorride - Andrà tutto bene, Dea, è solamente un uomo. - 
- Ho sbagliato tutto. - 
- Non è vero. Non sei tu che hai sbagliato. -
Adèle poggia la tazza sul tavolino in vetro che ha davanti e punta lo sguardo azzurro su quello verde di sua madre: - Sì, invece. Tu non c'eri, ma ero io a casa quella che tirava in ballo argomenti scomodi, ero io che mi ostinavo ad allontanarlo prima di arrivare al ti amo, ed il problema è che Niall lo ha detto ed io sono rimasta a fissare il vuoto per trenta secondi, mi sono alzata dal letto e sono andata in bagno a vomitare. E lui mi aveva detto ti amo! - 
Adèle adesso urla, perché vorrebbe essere tra le braccia di Niall, anche se un rapporto vero non lo hanno mai avuto, anche se non lo è mai andato a trovare in ufficio, anche se non ha passato due esami per colpa sua. Vorrebbe essere tra le sue braccia e basta, e invece non gli ha rubato nemmeno una maglietta.
Sylvia abbraccia sua figlia: - Andrà tutto bene, te lo prometto. -
- Anche senza Niall? -
- Anche senza Niall. -
Sylvia ha la certezza che andrà tutto bene.
Adèle ha la convinzione che vorrebbe Niall a stringerla, non sua madre.



Niall è seduto ai piedi del proprio letto come un quindicenne, solamente che ha una figlia che dorme sul divano, una ex moglie che è decisa a chiedere il divorzio ed una ex fidanzata che se n'è andata. 
Adèle che era la sola certezza che aveva se n'è andata.
E' sicuro di non aver risposto alle sue domande serie, a non essere mai riuscito a definire il loro rapporto, a non essere mai riuscito a non darle fastidio mentre lei cercava di studiare, a non essere mai riuscito a dire 'ti amo'. Ma poi, suo nonno glielo aveva sempre detto, a che serve 'ti amo' se poi te lo mostro tutti i giorni, e Niall non era bravo né con le parole né con le dimostrazione di amore vero, ma Adèle era pur sempre Adèle, lei che aveva capito fin dal primo giorno che qualcosa non andava, lei che gli era sempre stata vicino anche quando Ellen provava a mettergli i bastoni tra le ruote e voleva portargli via Jade.
Dopo che tutto è andato nel verso sbagliato, però, Niall si rende conto che il 'ti amo' vero lo ha detto ad Adèle e non a Ellen, anche se Adèle è andata a vomitare subito dopo mentre Ellen lo ha abbracciato e gli ha sussurrato "anche io".
Tutto è sparito, e mentre Niall vorrebbe solo piangere e abbracciare Adèle, Jade gli si getta al collo e lo abbraccia: - Dove 'Dele? -
- Amore di papà, Adèle torna. Te lo prometto. -
Non sa se quella promessa sarà mantenuta, ma lo spera anche lui che Adèle tornerà, perché deve tornare. 
Adèle è la sua certezza concreta, dopo Jade.


ciao :)
eccomi, di nuovo, a rompere a chiunque.
è una stupidata questa one shot, nata per lo più venerdì mattina durante l'assemblea d'istituto dopo aver visto una foto di un mio """amico""".
all'inizio doveva essere un'originale, Niall doveva essere un Mattia con gli occhi scuri ed i capelli mori, ma poi è andata così e abbiamo l'irlandese.
non so quanto ci possa rientrare Niall in questa mini descrizione, ma se proprio lo vogliamo far vestire i panni di Mattia, una persona non se la sa tenere stretta neanche se finisse il mondo ahahahaha
sono di fretta perché potrebbe arrivare mia madre a prendermi da un momento all'altro, quindi do dovuto abbreviare al minimo le cose che avrei da dire.
nell'ultimo paragrafo ho usato di proposito il verbo al presente, così come all'inizio del primo.
le frasi in corsivo che dividono i paragrafi sono frasi prese qua e là che riassumono proprio al minimo il contenuto del paragrafo.
spero che vi piaccia :)
grazie a chiunque perderà del tempo a leggere.
underthemistletoe <3
  
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