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Autore: Non ti scordar di me    16/03/2014    2 recensioni
Bonnie,ha16 anni, frequenta il terzo anno delle superiori con le sue amiche, Elena e Meredith.
Come descriverla? Dolce, disponibile e ingenua, così ingenua che a voltala gente se ne approfitta.
Ma con il nuovo anno ci sono anche delle sorprese, tra cui, l'arrivo di un ex-studente: il figo Damon Salvatore. Damon Salvatore, 19 anni, ripetente, bello, fa parte di un brutto giro, un giro che ti risucchia completamente negli abissi più profondi della solitudine. La sua gang è poco raccomandabile, infatti trafficano droga e marijuana.
I due sembrano - apparentemente - agli antipodi, come nascerà la loro 'unica' storia d'amore? Per merito dell'amica Elena. Lei decide di voler conquistare Damon, da lì inizia tutto e coinvolge le sue amiche in tutto ciò.
Damon sembra essere interessato al piccolo Pettirosso. Bonnie, invece, vede del buono in tutti; ma in lui non trova nemmeno un briciolo di sentimento.
Bonnie rimarrà affascinata da lui o rimarrà disgustata da ciò che fa? Con questa storia impareremo che tutti possono riscattarsi dal proprio passato.
Ringrazio Angie94, Pagy94 e Puffetta2001 che mi sopportano sempre. La storia la dedico alle mie amiche Sery, Marzy e Simo.
Recensite in tanti ;)
Genere: Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Meredith Sulez, Stefan Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Love me, I just love you

Capitolo 8: Verità svelate
Bonnie’s Pov

 

In quel momento non sapevamo cosa fare. La paura bloccava non solo me, ma anche le mie amiche. Dovevamo muoverci e non farci scoprire possibilmente.
Sinceramente, speravo in un miracolo o magari nel ritorno dei miei genitori. Anche se forse non avrebbero avuto scrupoli a far del male, anche a loro.

Il mio respiro era irregolare, mentre fissavo la mia camera cercando di trovare un modo per scamparla ancora. La prima cosa che vidi fu l’armadio.
« Nell’armadio! » dissi loro, sforzando un sorriso.

Elena corse verso di me, saltando qua e là con la sua vestaglia di flanella. La porta si stava aprendo. Aprii velocemente le ante dell’armadio ed entrai insieme a Elena e Mere senza pensarci due volte.

Meredith aveva il respiro irregolare ed Ele piangeva sommessamente.

Io, invece, non sapevo come mai ero ancora in piedi. Possibile che non fossi già svenuta? O che non mi fossi già arresa?
Si sentivano solo dei forti rumori e nessuno parlava. Perché erano venuti in casa? Non stavano rubando, né stavano distruggendo tutto…Notai che la bionda aveva smesso di piangere e stava armeggiando col cordless.

« Co-cosa fai? » sibilai tremolante. Lei mi fece cenno di stare zitta. Stava componendo…il mio numero? Quindi stava provando a chiamare Damon?!

- Bonnie! Bonnie! Sto arrivando! Non ti muovere! – urlò dall’altra parte della cornetta. Era nervoso il ragazzo! Più nervoso di me e le mie amiche messe insieme.
- E dove cazzo dovremo andare! – sbraitò Elena con la sua solita delicatezza. Mi schiaffai un mano in fronte e sentii chiaramente Damon imprecare a denti stretti.
Mettemmo il vivavoce e sentivamo Damon litigare con qualcuno. Dov’era andato? Era andato a chiamare qualcuno!?

- Damon, con chi sei? – gli chiesi io, più gentile di Elena. Sentivamo insulti di ogni tipo tra due ragazzi. Ci scambiammo uno sguardo eloquente. L’armadio non era molto grande, ma di sicuro era un posto più che adatto per nasconderci.

- Bonnie, Elena, Meredith tutto bene? – ci chiese un’altra voce. Su momento non localizzai bene di chi fosse la voce, mentre Elena parve riconoscerla.
- Stefan? – chiese Elena con voce strozzata dal pianto. Era Stefan? Perché stavano insieme? Cosa stava succedendo?

- Non vi muovete da dove siete. Veniamo a salvarvi. – continuò sicuro di sé. Non sembrava neanche lui.

- Pettirosso, tutto a posto? – mi chiese Damon. Ma che domande faceva? Una persona rinchiusa nell’armadio di casa sua per sfuggire ad uno psicopatico, come poteva mai stare?

- Che domande fai!? – mi anticipò Stefan. – Coso, io ti ho chiamato solo perché non voglio spaccarmi da solo la mia magnifica faccia! Tu ti puoi sacrificare! – sbuffò Damon, di rimando.

Noi dovremo affidarci a quei due? La situazione non era delle migliori.

- Dove vi trovate? – chiese dura Meredith. Stava cercando di fare la dura ma noi riuscivamo a vedere come si sentiva in realtà. Aveva paura. E non era la sola.
- Fuori casa di BonBon…Non possiamo entrare. Klaus sta all’entrata. – ci comunicò Stefan, con voce tremolante.

- Ci fate un diversivo? – chiese Damon. – Le esponi ad un rischio simile? – continuò schifato Stef. Madonna Santa! Dovevano litigare anche in una situazione del genere?

- E’ vero! Sai, sei intelligente…Quasi quanto una cozza! Fate fare un diversivo alla bionda. – sbuffò Damon. Stefan emise un grugnito di disapprovazione.
- Vado io. – sussurrai.

- NO! – sbottarono entrambi. Non potevo andare io. Non poteva andare Elena. Non poteva andare nessuna!

- Ho un piano! – disse di getto Elena. Benissimo stavamo andando a picco! I piani di Elena erano sempre un fallimento. – Voi due fate uscire Klaus da casa, ai bracci destri ci pensiamo noi. – Disse ciò e chiuse la chiamata.

Origliando dall’anta dell’armadio, non si sentiva più niente. Uscimmo tutte e tre dall’armadio e a passi felpati uscimmo da camera mia.
A piccoli passi attraversammo il corridoio, per andare verso la cucina. Dovevamo solo scendere le scale. Ci nascondemmo dietro il muro e a volte lanciavamo qualche occhiata per vedere se quel pazzo psicopatico si era allontanato.

Era sempre fermo lì. Stava aspettando un invito scritto per uscire da casa mia!? Meredith mi toccò la spalla, per avere l’attenzione sia mia che di Elena.
« Mi è arrivato un sms da Stef. » sussurrò a voce bassa. Mi mostrò il messaggio.
 
Da: Stefan    
Klaus sta abboccando. Armatevi di qualcosa e colpite quei farabutti. Vi aiutiamo noi, per qualche complicazione.
 
Io ed Elena annuimmo sicure. Io presi dalla libreria di mio padre un’enorme enciclopedia, Elena afferrò un ombrello e Meredith un vaso di fiori.
« Vuoi stenderli con dei fiori? » chiesi Elena ironica, giocherellando con l’ombrello. Meredith la guardò scettica.

« Vuoi stenderli con un ombrello? » le fece eco la mora. Alzai gli occhi al cielo e osservai la situazione. Klaus era…uscito! SI!
Scendemmo velocemente le scale.

I compari di Klaus ci fissarono con espressione da pesce lessi. Elena per prima cosa corse verso un tipo alto quasi il doppio di lei.
« Mi prendi in giro piccoletta? » chiese quello con voce grottesca. Elena quasi scoppiò a ridere, cosa c’era di tanto divertente?

« No. » rispose telegrafica. Dopo di ché, impugnò meglio l’ombrello e lo tirò sui cosiddetti…Be’ diciamo che Elena non era mai stata una ragazza delicata, in certe situazione. Quella era una di quelle situazioni.

Quel tipo diventò tutto rosso e boccheggiava. Elena si ritrasse immediatamente, con le lacrime agli occhi.

Io mi guardavo attorno. Non ne erano due i compari? Forse avevo visto…Non feci in tempo a formulare un pensiero decente che due forti braccia mi sollevarono da terra, prendendomi per l’addome.

Mi dimenavo come una pazza, mentre agitavo in aria quel libro. Mi stava portando verso il salotto. Sentii dei passi veloci inseguirci.

« Lascia la mia amica! » urlò Meredith. Si buttò sulla schiena di quel tizio, che non riuscendo più a capire la situazione lasciò la presa su di me, che caddi a terra.
« Brutta pulce! » sbottò quello, girandosi verso Meredith. Lei abbozzò un sorrisino teso. Io ripresi il libro tra le mani, mi alzai un po’ sulle punte e con tutte le forze che avevo lo colpii in testa con l’enciclopedia. Il tipo cadde a terra con un tonfo sordo.

Avevo il fiato sospeso.

Elena venne verso di me con il fiatone con espressione stanca.
« Bonnie! Bonnie! Klaus sta esagerando. Chiamiamo la polizia. » Disse col respiro corto. La polizia no! NO!

« Ele, no! » la implorai io, con gli occhioni dolci. La sua espressione dura si addolcì di poco e mi trascinò fuori di casa.
Klaus era su di giri e stava cercando di fare qualcosa, mentre Damon lo aveva letteralmente atterrato al suolo. Stefan ci venne incontro preoccupato.

Aveva visto un fantasma?

« Toglietevi! » urlò correndo verso di noi. Io ed Elena ci girammo vedendo che l’amico di Klaus si era alzato. Stefan, con agilità, gli diede un pugno dritto in faccia e lo fece uscire fuori di casa.

Tutti e tre i malfattori erano fuori di casa mia. Io e le mie amiche osservavamo il tutto da un angoletto del giardino.

« Chi si rivede! La bionda e la rossa. Ma non erano delle tue complici? » chiese Klaus prendendo in giro Damon. La cosa si metteva male, molto male.
« Fatti i cazzi tuoi. » gli sibilò minaccioso il corvino. Speravo che quest’incubo stesse per finire e invece sembrava più lungo di quanto immaginassi.

« Oh, guarda un po’…Credo che lei sia la sorellina di Katherine…» continuò divertito. Aveva lo sguardo da pazzo. Si vedeva. La sorellina di Katherine? Quella Katherine?

Klaus si alzò da terra, ma non si avvicinò più di tanto né a me né a Damon. Anzi, era a debita distanza da noi.

Elena a sentire quel nome, non pronunciato da più o meno due anni strabuzzò gli occhi e si stava fiondando contro Klaus arrabbiata nera. Per fortuna che Stefan l’aveva trattenuta tra le sue braccia.

Damon si allontanò da Klaus e venne verso di me, abbracciandomi leggermente.

« Oh, Elena…Io l’amavo così tanto…» disse a denti stretti.

Sapevo che Katherine era entrata in un brutto giro, ma non ne sapevo niente del fatto che era entrata a far parte come membro.

« Tu eri il suo fidanzato? » chiesi stupefatta. Lui annuì con un sorrisino nostalgico, forse lui l’amava tanto.
« Mia sorella Kat è morta per via di un incidente in macchina. » affermò Elena, già con le lacrime agli occhi.
« Questo è quello che vi abbiamo fatto credere. Ma la storia reale è che Damon è il responsabile della sua morte. » disse con un sorrisetto provocatorio.
A quel punto il mondo mi cadde addosso. E non soltanto a me, credo che sia lo stesso per me ed Elena.

Elena cadde nello sconforto, quasi cadendo a terra se non ci fosse stato Stefan. Damon? Il responsabile? Che storia era?

« Hai ucciso una delle mie migliori amiche! » strillai io, con respiro irregolare. Lui non poteva essere un assassino, ma Klaus non aveva motivo di dire stupidaggini.
Mi ritrassi dal suo abbraccio, mentre Elena piangeva già. Io era sul punto di piangere. Damon guardava con odio Klaus.

« Non neghi neanche? » chiesi arrabbiata. Non aveva provato neanche a negare o semplicemente ad insultare Klaus.

« Posso spiegarti…» A quella parole il mio cuore si alleggerì. Non era lui il responsabile. « Non era mia intenzione…» Non era sua intenzione? Era stato veramente lui.
Klaus osservava il tutto soddisfatto.

« La mia vendetta si conclude qui. Siamo pari, Damon. » Fece un cenno divertito e insieme ai suoi scagnozzi salì sulla sua macchina e sfrecciò a tutta velocità via.
Stefan aveva gli occhi vitrei e accarezzava i capelli di Elena. I due entrarono in casa, seguita da una Meredith molto scossa.

Stavo rientrando in casa, ma la mano di Damon mi prese per il polso.
« Lasciami! » urlai arrabbiata, cercando di liberarmi dalla sua stretta. Non ce la facevo più! Erano due mesi che stavamo stringendo i rapporti e lui non si era degnato di dirmi una cosa simile!

La presa di Damon non diminuì. Forse era arrabbiato, anzi era sicuramente arrabbiato.

« Ti giuro che non la volevo uccidere! » urlò arrabbiato. A questo punto la rabbia stava salendo fin troppo in me. Stavo diventando rossa dalla rabbia e delle lacrime incontrollate mi rigavano il viso.

« Damon! Tu. Non. Sei. Normale. Non mi parlare MAI più! Hai ucciso una parte del mio cuore. Katherine, Ele e Meredith sono una parte del mio cuore! E parte del mio cuore è morta con lei…Per colpa di chi? Per colpa tua! Non ti voglio più rivedere in vita mia. » urlai con tutto l’odio che avevo in corpo.

Damon mi fissava con occhi vitrei e scuri. Senza far trapelare nessuna emozione. La presa sul polso diminuì. Mi prese per le spalle e mi bloccò fra il muro di ingresso e il suo corpo.

« Secondo te, non mi sento in colpa? No, giusto? Sei così…Sei così non tu ora e ti trovo ancora più attraente… » il suo tono di voce da arrabbiato stava diventando roco e sensuale. Mi stava abbindolando? Non ci riusciva. Non ce la portava fare.

« Da-Damon…non riesco più a vedere del buono in te. » sputai con sincerità, con così tanta sincerità che poteva ferire.
Damon aumentò la presa sul mio corpo. Il mio respiro era affannato e avevo paura.

« Salvatore, lascia la presa! » urlò Stefan. « Te l’avevo detto: falle del male e ti spezzo le gambe. Non ti avvicinare più a Bonnie e a nessun’altro dei miei amici. » disse serio.

Damon non reagì male. Si staccò da me, lasciandomi lo spazio necessario per correre verso Stefan. Appena lo vidi mi sembrò la salvezza! Mi buttai tra le sue braccia che mi presero al volo e mi abbracciò. Ma non era un abbraccio freddo, era un abbraccio di quando stavamo bene insieme.

Entrai in casa, chiudendo la porta.

Osservando casa, pensai che avevano combinato di tutto. Il salotto era ridotto veramente male,tutto all’aria, ma non c’era niente di rotto.

E lo stesso valeva per la cucina. Sarebbe stata una notte lunga. I miei occhi erano gonfi e rossi per via del pianto. Stranamente non sentivo né Elena né Meredith piangere.

Possibile che avessero preso questa batosta meglio di me? In salotto non c’erano. Mi girai verso Stefan, come per chiedergli spiegazioni.

« Elena era piuttosto sconvolta, ma non crede a Klaus. » Io, invece, credevo fermamente in Klaus e in tutti i casi, Damon non aveva negato.

« Cosa ti ha detto lui? » chiese Stefan, rimanendo sul vago. Era da tanto che non facevamo un bel discorsetto, solo io e lui. Sbuffai leggermente e tirai un po’ su col naso.

Piangevo ancora. Quel maniaco aveva ucciso Katherine!
Mi sedetti a terra e mi accovacciai su me stessa. Il mio amico si sedette accanto a me, poco dopo.

« Mi- mi ha de-detto che non l-la voleva u-ccidere… » singhiozzai triste sulla sua spalla. Lui mi guardò perplesso, ma non disse niente. Si limitava a consolarmi.
Fin’ora non ci pensai, ma Stefan come mai era venuto ad aiutarci con Damon? Quei due non si sopportavano. Non credevo che Damon lo avesse avvertito.

« Come mai sei venuto ad aiutarci? » chiesi io, con voce bassa. In che guaio mi ero cacciata e avevo pure trascinato le mie amiche e il mio migliore amico in questo casino colossale!

« Ehm…Ero venuto per parlarti e ho incontrato Damon… » rispose lasciando cadere lì il discorso.  

« Anche se non mi sono comportato bene con te in questi mesi, voglio dirti che non ti lascerò da sola. » continuò imbarazzato. A quelle parole mi buttai completamente sopra di lui, abbracciandolo contenta. Stefan sorrise ricambiando l’abbraccio.

« Grazie…» lo ringraziai, indietreggiai leggermente. Perché mi ero buttata sopra di lui? Mi scordavo sempre di tutto!
« Tranquilla, ritorniamo come prima? » chiese con voce un po’ tremante, porgendomi la mano. La strinsi contenta e lo abbracciai nuovamente.
Sciolto l’abbraccio mi resi conto che dovevamo dare una pulita. Non potevo dire a mamma quello che era successo, altrimenti minimo minimo non uscivo più di casa e Mary avrebbe ucciso Damon, molto probabilmente.

« Non lo denuncerai, vero? » chiese Stefan, dirigendosi in camera dove stavano Ele e Meredith. Scossi la testa. Non volevo denunciarlo. Perché? Perché non avevo il coraggio di vendicarmi? C’era qualcosa che mi frenava che mi stava divorando dentro.

Stefan annuì accondiscendente.

Mi alzai da terra, osservando il salotto. Che casino! Avrei passato la notte a ripulire questo disastro, ma almeno c’erano le mie amiche e Stef che mi avrebbero aiutata!

Iniziai a prendere la scopa per iniziare a spolverare. Notai che sul divano c’era il mio cellulare…Me lo aveva restituito? Lo presi in mano e trovai alcuni sms…Certi da parte di Stefan e un paio da parte di Damon che direttamente li eliminai e uno da parte di mia sorella.

 
Da: Mary
Ritorniamo con un paio d’ore di ritardo, perché c’è traffico. Non ci aspettare sveglia! Notte, Bon.
 
Be’ almeno avevamo guadagnato un paio d’ore. Almeno potevo stare tranquilla che non ci avrebbero scoperti.
« Rimbocchiamoci le mani! » tuonò improvvisamente allegro Stefan, ritornando in salotto. « Quelle si sono addormentate. » continuò divertito. Benissimo! Di male in peggio! Se con prima aveva a disposizione quattro paia di mani, ora ne avevo a disposizione solo due! Ci avrei impiegato tutta la notte!

Iniziammo lentamente a pulire tutto quel casino. Non ci rivolgevamo molto la parola. Entrambi eravamo in silenzio, ci scambiavamo solamente qualche parola. O meglio Stef attaccava discorso e io liquidavo tutte  le domande. Non avevo voglia di parlare.
Ero stanca. Avevo sonno. E avevo voglia di uccidere Damon seduta stante!

Era l’una inoltrata. E la stanchezza si faceva più pesante. Diciamo che Klaus e company avevano attuato un piano per distruggermi casa! I cuscini del divano fuoriposto, le tende staccate marcivano a terra, i libri tutti a terra e persino un vaso rotto a terra!

Sbadigliai. E mi lasciai cadere sul divano.
« Stanca? » chiese il mio amico. Annuii con gli occhi socchiusi. A momenti non avrei più retto e sarei caduta in un sonno profondo, me lo sentivo.

« Non vuoi parlare? » chiese ancora. Scossi la testa. Non ne avevo la forza. E abbozzai un sorriso. Lui posò la paletta che aveva in mano e si accomodò accanto a me.

Mi rannicchiai accanto a lui, nelle sue braccia. Respirando il suo profumo, ma non era quel profumo di menta.
« Spero che domani non sarai così triste. » scherzò scompigliandomi i capelli. Non potevo promettergli niente.

« Non ci scommetterei…» dissi sbadigliando. Chiusi leggermente gli occhi. Non so per quanto tempo chiusi gli occhi, solo per qualche minuto.
Anche se i minuti si trasformarono ben presto in ore. E caddi nel mondo dei sogni, che mi riservava solo incubi quella notte.
 
***
 
Sbattei le palpebre. Cos’era successo? Ah…Quell’inconveniente. Avevo passato metà nottata sveglia con Stefan. Piuttosto lui dov’era?
Ero sul divano e tenevo poggiata la testa su qualcosa di duro. Toccai leggermente su cosa ero poggiata. Non era una cosa.

« BonBon, ben sveglia…» sussurrò una voce roca e contrassegnata dal sonno. Era Stefan! Chissà come aveva dormito male, con me sopra.
« Scusa…» farfugliai stanca, stiracchiandomi leggermente. Io dovevo andare a scuola! Ma in quel momento la scuola era l’ultimo dei miei pensieri.

« Cos’hai sognato? » chiese di rimando. Lo guardai scettica. Come faceva a sapere che avevo sognato qualcosa? Gli lanciai un’occhiata interrogativa.
« Ti sei agitata nel sonno. » sussurrò a voce bassa. Chissà come aveva dormito male! Mi alzai leggermente da lui e sbadigliai leggermente.

Era tutto molto calmo, finché nel salotto non fece intrusione Mary, felice come una Pasqua.
« Ben svegli! Sapete, è abbastanza tardi per scuola. » annunciò mia sorella con un vassoio, da cui provenivano un buon odore di caffè e latte.

« Entreremo alla seconda ora… » sbuffai io, un po’ rossa in viso. Mary si sedette sulla poltrona e squadrò prima me e poi Stefan. Che sguardo! Fissai leggermente la scena e capii l’espressione di mia sorella.

Eravamo entrambi abbracciati, su un divano, io indossavo il pigiama, lui era senza maglietta…Chissà cosa stava elaborando la mente malata di mia sorella.
Stefan rendendosi conto delle situazione si affrettò a indossare la sua maglietta. Entrambi ci sedemmo e la fissammo con espressione indifesa. Almeno io sembravo indifesa…

« Smettila di fare quest’espressione…Sembri un pesce lesso… » gli comunicai con un pizzico d’ironia. Lui mi fece la linguaccia. Peggio di due bambini.
« Mi sei sempre piaciuto ragazzo! Altro che quel tipo…Bah! » disse Mary uscendo dal salotto, con espressione di chi la sapeva lunga.
Non mi ero mai sentita così tanto in imbarazzo in vita mia. Aveva superato anche la volta in cui avevo vomitato durante la recita di fine anno.
« Scusa! » dissi alzando le mani in segno di resa. Quando mia sorella partiva in quarta non la fermava nessuno.

« Figurati! Almeno so di essere simpatico a tua sorella. » disse facendo una battuta. Ridacchiai leggermente. Giusto per fargli vedere che stavo benone, ma dentro ero a pezzi.

« Ci vediamo a scuola? » chiese lui, con sguardo supplichevole. Andare a scuola significava stare in mezzo alla gente e stare in mezzo alla gente significava poter incontrare Damon. Questo non rientrava affatto nei miei piani.

Però prima o poi sarei dovuta ritornare a scuola.
« Certo, Stef. » dissi, abbozzando un sorriso. Mi lasciò un bacio sulla guancia, salutò i miei genitori e uscì velocemente da casa.

Ed Elena e Meredith? Se n’erano già andate? Mi alzai dal divano con la schiena a pezzi e corsi verso la cucina.

« E le mie amiche? » chiesi, bevendo un sorso di Caffèlatte. Mamma e Mary si scambiarono uno sguardo e scoppiarono a ridere. Ero sul punto di scoppiare a piengere. Volevo sapere dov’erano le mie amiche. E loro ridevano. Che famiglia di merda!

« Dai, non fare la finta tonta! Dicci tu, piuttosto! Com’è stato? » Le guardai scettica. Prese parola Mary che mi fece l’occhiolino. « Com’è stato stare con Stefan? » chiese lei. Mi strozzai con il caffè.

« Cosa dite!? Ieri sera avevo invitato le mie amiche a casa! E poi ci ha raggiunto Stefan! Mi sono addormentata sul divano con Stef, mentre Ele e Mere erano sopra! » spiegai alzando il tono di voce. Mi stavo innervosendo per poco…Lo so, ma avevo così tanta rabbia che non sapevo neanche come sfogarla!

« Non alzare il tono di voce con me, signorina! » disse mia madre fulminandomi con lo sguardo. La odiavo! Odiavo tutti in questo preciso momento! Odiavo Stefan che non mi aveva fatto niente, odiavo mamma che non mi capiva, odiavo Mary che capiva sempre fischi per fiaschi e odiavo Damon che mi aveva mentito e mi prendeva in giro!

« Credo che le tue amiche siano ancora sopra. » sbuffò mia madre. Alzai gli occhi al cielo e mi diressi verso camera mia.

Entrata in camera, vidi Elena e Meredith già pronte, lavate e perfettamente truccate e vestite. Elena indossava dei pantaloncini rossi con una camicetta e Meredith una semplice maglia a stampa con dei pantaloncini grigi. Appena notarono la mia presenza mi squadrarono da capo a piedi.

« Cos’è successo? » mi chiese Elena, anche lei non era di buon’umore.

« Ele…tu non lo denuncerai? » chiesi timida. Se lei voleva denunciare Damon, io non potevo impormi. Riguardava una sua questione familiare.
« No…Io non credo a Klaus. Nessuno sa cosa sia successo quella notte. All’infuori di…» Afferrai al volo cosa voleva dire.

« …Di Damon. » continuai truce. Sentivo gli occhi pieni di lacrime.
 
Ding. Dong.
 
« Scendo a vedere. » le avvertii io. Scesi velocemente le scale. Aprii la porta e vidi davanti a me quel maledetto stronzo di Damon Salvatore.
« Pettirosso…» A sentire quel nome già chiusi di scatto la porta, ma lui la fermò in tempo. Lo odiavo con tutto il cuore.

« Va via! » gli urlai con tutto il coraggio del mondo. Lui mi guardò triste. Non se lo fece ripetere due volte. Gli sbattei la porta in faccia.
Dopo di che mi lasciai andare in un pianto isterico.
 
“Guardarti negli occhi
E capire che quello che c’è stato tra noi,
era solo fantasia.”
 
 





ANGOLO DELLA PAZZA: Ciao! Mi spiace per il ritardo di un giorno.
Spero che vi piaccia il capitolo. Vedremo che la situazione è molto statica.
Non mi dilungo troppo. Spero di ricevere delle belle recensioni. Dedico il capitolo a tutti coloro che hanno recensito/ messo nei preferiti/seguiti.
Baci Cucciolapuffosa.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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