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Autore: Cialy    01/07/2008    2 recensioni
«Guardati bene,» comincia, nuovamente. «Perché se pensi di essere simile a Sirius ti sbagli di grosso. Tu assomigli a me. Hai i miei stessi occhi.»
[Gen; Regulus, Bellatrix.]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Regulus Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Beta: IoSonoSara

Disclaimer: I personaggi della storia appartengono ai rispettivi proprietari e creatori, che ne detengono i diritti. Nulla di ciò è scritto a scopo di lucro.

Note:
1 – Ambientata prima che Regulus prenda il Marchio, quindi direi poco dopo la fine del suo quinto anno di scuola (se sto azzeccando il conteggio).
Scritta per la community Sillables Of Time sul prompt: #1: Verrà la notte e avrà i tuoi occhi, da cui il titolo.

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Verrà la notte e avrai i suoi occhi

 

Bellatrix siede composta sulla poltrona del salotto, sorseggiando il drink che l’elfo domestico le ha preparato poco prima. Le sue gambe, accavallate con grazia e coperte dall’elaborato vestito verde scuro, sono l’unica parte di lei che – con un leggero tremore – tradisce la sua impazienza.

Per il resto, appare immobile e calma, gli occhi neri e luminosi fissi sul viso di Regulus, in attesa che lui mostri il minimo tentennamento, pronta a colpire.

«Non devi decidere in fretta,» riprende, dopo aver lasciato che il silenzio cementasse le sue precedenti affermazioni.

Ha parlato della grandezza del Signore Oscuro, della sua vittoria certa, del potere che, allora, i suoi fedeli sostenitori avranno. Gli ha raccontato delle sue incredibili capacità, del bene che farà per il Mondo Magico, ripetendo cose che – ne è certa – Regulus già sapeva, ma affermandole con una convinzione – ed è certa anche di questo – posseduta da pochi.

Il cugino, però, ancora non accenna a rispondere e questo la spazientisce ulteriormente.

«Cos’è che ti preoccupa, Regulus?» lo incalza. «Ho visto i ritagli di giornale, conosco le tue idee. Le fila di Colui Che Non Deve Essere Nominato sarebbero perfette, per te.»

 Lui incrocia improvvisamente il suo sguardo e sbotta, «Una cosa è approvare le Sue azioni, ma …» abbassa la voce, riducendola ad un sussurro, «prendere il Marchio Nero è tutt’altro.»

 Cala nuovamente il silenzio; il ragazzo pensa di aver ormai scatenato l’irritazione della donna, ma quella, al contrario, stira le labbra in un sorriso compiaciuto. Appoggia il bicchiere sul tavolino da caffè e si alza, raggiungendo Regulus seduto sulla poltrona di fronte.

 «Non c’è nulla di cui aver paura,» gli dice, e ogni cellula del suo corpo – l’occhiata che gli rivolge, il sorriso, la mano che, in una presa ferrea, gli si appoggia sulla spalla – emana nuovamente quella completa e accattivante sicurezza.

 «Guardati bene,» comincia, nuovamente. «Perché se pensi di essere simile a Sirius ti sbagli di grosso. Tu assomigli a me. Hai i miei stessi occhi.»

 Regulus istintivamente le crede. Non ha bisogno di controllare in uno specchio la giusta sfumatura delle proprie iridi – sa che sono molto scuri; sa che il suo sguardo può essere combattivo, crudele, sa che può far male.

 Bella continua a sorridere, fino a che lui non parla («Ci penserò attentamente,» promette); allora si sporge in avanti e lo bacia con leggerezza su una guancia, ritraendosi e tornando a fissarlo.

«Volevo bene a Sirius, prima che ci tradisse tutti,» sussurra, con il tono colorato da una sfumatura capace di essere allo stesso tempo disgustata e dispiaciuta. «Non deludermi anche tu.»

Si allontana subito dopo, rimettendosi dritta in piedi e dirigendosi verso il camino.
«Adesso devo andare, ma sai dove trovarmi, se avessi bisogno di me,» annuncia, raccogliendo una manciata di Polvere Volante nel pugno e lanciandola nel focolare. «Non esitare, cugino,» è il suo ultimo saluto, prima di saltare nel vortice di fiamme verdi.

 

 
Regulus, nel rinnovato silenzio del salotto, resta seduto, le mani in grembo strette a pugno e lo sguardo fisso – attraverso la stanza – sull’arazzo con l’albero di famiglia costellato di piccole bruciature. Infine si alza, deciso a raggiungere la propria camera da letto, ma, quando incappa nella specchiera dell’ingresso, non può fare a meno di soffermarsi ad osservare il proprio riflesso, scoprendo che, esattamente come aveva creduto, ciò che sosteneva Bella è la verità.

 Rimane a fissarsi ancora per qualche istante e poi si incammina nuovamente verso le scale, la decisione ormai presa e l’incertezza cancellata.

 Ha una precisa idea di come agirà quando si troverà a fronteggiare l’oscurità. Quando arriverà, i suoi occhi sapranno essere combattivi, crudeli, dovranno far male.

Saranno gli stessi di Bellatrix: più che scuri, neri.

  
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