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Autore: timeaftertime    16/03/2014    1 recensioni
America, 1850. Nel piccolo paesino di Mayford le quattro sorelle White, rimaste orfane, cercano di andare avanti in un mondo dove il denaro conta più delle persone. Una storia che parla di amore in tutte le sue diverse e meravigliose forme, di famiglia, di amicizia e di donne che superano ogni difficoltà con le loro forze. E che scoprono che l'amore non è come lo si immagina...ma spesso è molto meglio.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Ciao a tutte! Questo capitolo potrebbe sembrare di passaggio, ma non vi fate ingannare, contiene molti dettagli che saranno sviluppati. E dal prossimo capitolo (che spero di postare prestissimo) vedremo delle belle novità! Grazie ancora a tutte voi che seguite questa storia, per me vuol dire moltissimo. Un abbraccio forte, e buona lettura!                                                     
                                                                                                         -timeaftertime





Era passata ormai una settimana dal ballo e tutto il paese era ritornato alle solite occupazioni. Quel pomeriggio il cielo aveva consentito una breve tregua e un timido sole faceva capolino dalle nuvole, pur senza riuscire a scaldare la cittadina. Ma gli abitanti di Mayford avevano accolto con gioia quelle poche ore concesse e così quasi tutti si erano riversati per le strade approfittandone per fare le commissioni necessarie o semplicemente per una passeggiata. Era così raro poter passare del tempo all’aperto! Anche le sorelle White avevano deciso di uscire, spinte da Julia che doveva assolutamente comprare del filo e degli aghi nuovi. Solo Lily, com’era prevedibile, si era opposta al progetto: ma era stata costretta ad arrendersi quando persino Rod si era mostrato impaziente di uscire. 

“Quanto può essere deliziosa una passeggiata senza pensieri...non è di certo lo stesso che andare a lavoro al mattino presto!”
“Sono completamente d’accordo con te. Hannah, tesoro, controlla la lista che ti ho dato…avrei giurato di avere qualche soldo in più…”

Julia, presa da mille pensieri, andò quasi a sbattere contro una figura che era appena uscita da un negozio.

“Oh! Perdonatemi, è colpa mia…”
“Figuratevi, signorina White” rispose una voce calda che conosceva benissimo.
“Signor Kraus. E’…è davvero un piacere incontrarvi” 

Di nuovo i loro sguardi si incontrarono, e di nuovo Julia rimase incantata dal verde di quegli occhi, intensi, profondi…ma qualcosa ben presto spezzò l’incantesimo.

“Matthew, ragazzo mio, dobbiamo andare dal signor Harrys per un controllo di routine…oh, buon pomeriggio signorine White.”
Il signor Redford, zio di Matthew e medico, stava facendosi accompagnare dal nipote nel suo giro abituale per fargli vedere come operare sul campo. Inoltre era importante che i suoi clienti cominciassero a conoscere il ragazzo per potersi fidare di lui quando il buon vecchio dottore si fosse finalmente ritirato a vita privata. 
Julia si riscosse bruscamente nel vedere il suo datore di lavoro e per l’ennesima volta in pochi giorni arrossì. “Ma che mi prende?” pensò “Su, calmati Julia. Respira”.

Il dottore volle discutere con Julia dei progressi della nipotina, e lei ne approfittò per evitare di volgere lo sguardo verso Matthew. Le sorelle, che non si erano perse la sua reazione alla vista del ragazzo, lo studiarono attentamente da lontano. Lily invece approfittò della distrazione della sorella per avvicinarsi e chiedergli tutto il possibile sul suo lavoro di medico. Julia l’avrebbe fermata normalmente, ma in quel momento cercava di dedicare tutte le sue attenzioni a Redford senior e non osava prestare la minima attenzione al nipote. Così Matthew, per nulla infastidito dalle domande della ragazzina, ebbe modo di mostrarle tutti gli strumenti che portava nella valigetta spiegandole il funzionamento di ognuno. Quel dialogo segnò l’inizio di un rapporto di reciproca simpatia: Matthew era molto colpito dall’intelligenza della giovane White e Lily pensava che quel Kraus fosse “proprio competente, e anche molto gentile!”, come disse alle sorelle una volta giunte a casa.


Dopo i saluti, i due dottori continuarono a camminare immersi nei loro pensieri. Il più giovane pensava all’incontro appena avvenuto, soffermandosi sul ricordo di due grandi occhi color nocciola che si erano legati ai suoi. Lo zio invece rifletteva sulle parole di lode che la giovane istitutrice aveva espresso nei confronti della piccola Clara. “Sembra proprio che diventerà una giovane donna bella quanto intelligente” gli aveva detto. Un’ondata di sofferenza lo colpì. Anche le sue sorelle erano come lei: giovani, belle e piene di qualità. Ma il destino a volte è crudele. 

Quando le signorine Redford vivevano a Mayford nella grande casa che ora era abitata dal dottore con sua moglie, tutti immaginavano un futuro radioso per le due. Clarissa e Mary erano davvero tutto ciò che un ragazzo in cerca di moglie poteva desiderare: non solo giovani e belle, ma anche ricche. Il padre, il signor Redford senior, era un importante uomo d’affari che per anni era stato socio del nonno di Rebecca Rayles. Ma se la facciata era quella di una famiglia rispettabile, nessuno poteva immaginare quanto in realtà i tre piccoli Redford soffrissero. Il padre era troppo impegnato nei suoi affari per potersi occupare di loro, e la sua presenza era rappresentata solo da rigide imposizioni che non potevano essere discusse. La madre, una donna altera e priva di sentimenti, scelta dal marito più per la dote che per reale affetto, non era mai stata in grado di adempiere al suo ruolo, per non parlare poi di supplire alle mancanze del marito. Clarissa, Mary e Richard erano cresciuti con la paura di deludere le aspettative paterne ma senza una guida che potesse aiutarli a maturare e a fare le scelte giuste nella vita. Lui era stato il più vigliacco, e aveva sempre seguito il volere dei genitori: ma le sue sorelle avevano una voglia d’amore troppo grande per sopportare ogni imposizione. Mary era scappata di casa quando aveva appena diciassette anni, con un tedesco. Karl Kraus era molto simile a Matthew, bello ed elegante, ma privo della dolcezza del figlio (ereditata sicuramente dalla madre). I Redford avevano vissuto malissimo lo scandalo che aveva seguito le nozze della figlia maggiore, rifiutandosi di incontrarla e di aiutarla economicamente anche dopo che il marito l’aveva abbandonata con il figlio appena nato. Clarissa fu relegata in casa per paura che potesse seguire l’esempio della sorella, e da quel momento non fu mai più la ragazza allegra e solare che era sempre stata. Richard non poteva prendere nel suo cuore il posto della sorella, e la guardò spegnersi sempre più sentendosi impotente. In pochi anni un’epidemia di febbre portò via i vecchi signori Redford e lui divenne il nuovo padrone di casa: ma era ben deciso a non fare gli stessi errori del padre. Sposò una donna semplice e non ricca, di cui era molto innamorato: Henrietta era stata una benedizione, aveva trasformato la casa rendendola più accogliente e aveva instaurato un profondo rapporto d’amicizia con Clarissa, che con lei ritrovava un po' del vecchio buonumore. I coniugi Redford avevano poi ripreso i contatti con Mary, che aveva aperto un negozio da sarta ad Amburgo, e mensilmente le mandavano del denaro che doveva ripagarla dell’ingiustizia subita. Richard aveva infine intrapreso la professione di medico, abbandonando gli affari (talvolta poco leciti) del padre per dedicarsi ad un mestiere onesto che gli permettesse di fare del bene. I signori Redford divennero ben presto amatissimi a Mayford, e Richard pensò finalmente di aver rimediato agli errori commessi nel passato. Ma espiare le colpe dei propri padri non è facile, e a pagare era stata Cassandra. Se la ricordava ancora, con il volto pallido, che lo pregava dal letto di morte…

“Zio, non è questa casa Harrys?” 

La voce del nipote interruppe il flusso dei suoi ricordi.
“Sì. Sì, hai ragione, è proprio qui. Perdonami, ero distratto.”

Matthew seguì il suo mentore oltre il cancello della tenuta, pensando a quanto stava imparando a conoscere suo zio. Fino ai dodici anni per lui non era stato altro che delle lettere che arrivavano ogni mese portando un quanto mai benedetto aiuto economico e parole affettuose che facevano commuovere la mamma. Poi, in occasione del suo tredicesimo compleanno, lui e la zia erano venuti ad Amburgo. Da allora il legame tra loro e il nipote era andato sempre più consolidandosi, tanto che era stato il dottor Redford a suggerire che il brillante ragazzo si trasferisse in America per studiare medicina. La madre, all'inizio timorosa, aveva acconsentito rassicurata dal fatto che Henrietta e Richard sarebbero andati a trovarlo ogni fine settimana, e che alla fine dei suoi studi il figlio avrebbe ottenuto un posto di lavoro redditizio e sicuro. Matthew adorava suo zio e gli era profondamente riconoscente, e vedeva sua zia come una seconda madre. Eppure c'era qualcosa che non andava in casa Redford, e in quei giorni stava imparando a capirlo. Zio Rick si perdeva spesso nei suoi pensieri, e tutti e due guardavano in modo strano la piccola Clara...come se riversando su di lei tutto l'amore possibile potessero espiare una colpa antica, un peccato inconfessabile. 



Seduto allo scrittoio della sua stanza, John Weller cercava di trovare la giusta ispirazione per il suo nuovo romanzo. Non aveva avuto molto tempo da dedicare alla scrittura fino a quel momento, dato che Tom aveva sempre qualche idea brillante per trascorrere piacevolmente la giornata. Ma doveva pur cominciare a scrivere qualcosa prima di tornare in città…peccato che non riuscisse a pensare a nulla. Ogni idea gli sembrava scontata, già sentita, banale. Tanto valeva lasciare perdere. Come se gli avesse letto nella mente, Tom spalancò la porta della sua stanza.

“Un tempo bussare era d’obbligo…”
“Oh, quante storie! Hai forse qualcosa da nascondermi? Se ci fosse qualche ragazza toglierei immediatamente il disturbo, ma noto che sei da solo, quindi non puoi avere nulla di meglio da fare che passare del tempo con il tuo più caro amico!” concluse giovialmente.

John quasi scoppiò a ridere; Tom era un personaggio molto particolare, ma aveva un’ingenuità fanciullesca che rendeva impossibile avercela con lui.

"Tom, posso farti una domanda?"
"Tutte quelle che vuoi amico mio"
"Che tipo è realmente Sarah White?"

Tom guardò con fare sorpreso lo scrittore. Non si sarebbe mai aspettato una domanda del genere, ed in tutta coscienza non sapeva bene come rispondere.

"Sarah è...beh, è una persona unica nel suo genere, come tutte le White d'altra parte. E' molto intelligente, questo l'avrai certamente notato, e questo è tutto ciò che vuole che gli altri sappiano dopo averla incontrata. Per il resto è indecifrabile...non l'ho mai vista confidarsi veramente con nessuno. Non sono neanche sicuro che si apra completamente con Julia, e lei sa sempre tutto delle sue sorelle."
"Sì, tutto quello che dici conferma la mia prima impressione. E' una persona criptica, ma ha una mente sveglia e attenta. Proprio così." 

John sentiva dentro di sé il desiderio di conoscerla, di capirla. Voleva in qualche modo venire a capo dell'enigma che si nascondeva dietro quegli occhi verdissimi. Si chiese da cosa veniva questo desiderio...ma era evidente che era solamente curiosità intellettuale. Solo questo. 



"Signorina White!"
Hannah si girò verso il cancello e vide Francis Leyr che si sbracciava per attirare la sua attenzione. Erano le quattro e mezza del pomeriggio e il sole tramontando spandeva i suoi raggi rossastri. 

"Signor Leyr! Che sorpresa..." aggiunse imbarazzata.
"Non potevo non incontrarla neppure oggi...non ci vediamo da mercoledì! E due giorni senza vedere il sole della vostra bellezza sono molti, mia cara" aggiunse sorridendo.

Hannah sentì l'imbarazzo aumentare, ma non poteva negare che tutti quei complimenti la lusingavano immensamente. 
"Volevo portarvi questa rosa, vogliate accettarla, vi prego"

La rosa in questione era rossa,e Hannah la prese attraverso le sbarre di ferro, cercando di non pungersi le dita. Con un filo di rammarico pensò che a lei le rose piacevano bianche...ma in fondo lei e Francis si conoscevano da poco, ci sarebbe stato tempo per imparare anche queste cose. Il pensiero del ragazzo era stato veramente gentile e lo ringraziò di cuore con tutta la spontaneità che tanto la contraddistingueva. Poi si salutarono. 

"E' così bello che qualcuno pensi a me, che qualcuno si accorga della mia esistenza...è un ragazzo tanto caro, e sono fortunata ad aver attirato la sua attenzione. Non posso sentirmi in colpa per Tom...a lui non importa di chi mi innamoro, e d'altra parte non siamo legati in nessun modo. E' ora che io vada avanti per la mia strada e trovi il modo di essere felice" e così rassicurandosi entrò in casa. 



La mattina dopo Julia arrivò a casa Redford in perfetto orario come sempre. Ad accoglierla non venne la padrona di casa come al solito, ma Matthew. 

"Signorina White, è un piacere vedervi. Mia zia purtroppo è impegnata con Clara, stanno provando il vestito che mia cugina dovrà indossare alla sua festa."

Già, il compleanno di Clara. Julia non se lo dimenticava mai, e sapeva che cadeva proprio quel sabato.

"Buongiorno signor Kraus. Non preoccupatevi, aspetterò qui". 
Ma Matthew non accennò ad andarsene, anzi la osservò intensamente con quei suoi occhi meravigliosi.
Poi una domanda a bruciapelo, inaspettata:
"Signorina White, ma voi siete felice?"

Julia non riuscì a formulare subito una risposta, presa in contropiede. Proprio in quell'istante Clara e sua zia fecero il loro ingresso nella stanza.

"Julia cara, eccoci qui...perdonaci se ti abbiamo fatto aspettare, ma la signorina qui doveva provare il suo splendido vestito!"

La ragazza sorrise alla signora Redford, che adorava con tutto il cuore. Clara le venne incontro correndo.

"Juliet, dovresti vedere che splendido vestito che ho! Sembro una vera principessa!"
"Ah sì?" rispose lei divertita. Poi portò la bambina nella biblioteca e si mise a lavoro: neanche due paia di occhi meravigliosi potevano impedirle di fare il suo dovere. 


Più tardi, mentre stava per andare a casa, fu intercettata nuovamente da Matthew.
"Signorina White, aspettate!" disse correndo verso di lei.
"Mia zia ha detto di dirvi che ovviamente siete invitata alla festa di Clara, e che le vostre sorelle saranno le benvenute".

Julia si stupì che la signora non avesse semplicemente mandato l'invito a casa loro, ma non le dispiacque poi molto. Rivolse al ragazzo il suo sorriso più dolce e rispose che non sarebbero mai potute mancare. 

"Certo che la vita è davvero strana" pensò serenamente mentre camminava "per mesi non abbiamo avuto nulla da fare, e adesso due feste nello stesso mese! L'arrivo di Matthew...cioè, del signor Kraus, ha fatto davvero bene a questa cittadina".
  
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