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Autore: annies    17/03/2014    2 recensioni
Siamo qui, ad un passo da noi.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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(siamo qui
ad un passo da noi)


L'orologio è appeso alla parete, non hai ancora svuotato il posacenere delle tue Lucky Strike, le scarpe del calcio sono all'ingresso e puzzano di cavolo bollito ma tu sei qui tra le mie braccia e sento che tutto va bene. Tutto va bene perché anche se tra un'ora devi essere già in metropolitana con le occhiaie fino al mento e con lo sguardo stranco di chi ha fatto serata, adesso sei qui e mi stai stringendo forte.
Le lenzuola sanno di noi, del tuo profumo di bagnoschiuma alla menta e del mio Miss Dior che sta per finire e che non posso ricomprare.
Il sole è alto ormai, Parigi non è mai stata così bella e io sono sicura che tu, per una volta, potresti anche non andare in agenzia, non posare davanti a tutti quegli occhi e stringermi ancora, e baciarmi forte, e accarezzarmi la pelle.
«Sally» mi chiami, hai la voce presa dal sonno e io ti giuro che amo quando pronunci il mio nome in quel modo «tra venti minuti devo alzarmi».
Quando lo dici, un po' la magia si spezza e allora Parigi ritorna ad essere la solita città dietro la nostra finestra un po' troppo impolverata, il sole non sembra poi così tanto alto e un po' mi viene anche da piangere.
Io lo so che non dovrei essere così, che a volte ti sembro una bambina e che spesso vorresti soltanto andare a giocare a biliardo con Cole e Bruno e lasciarmi blaterare; tu però non lo fai.
Non lo fai mai e per questo Lola dice sempre che sono molto fortunata.
Fortunata ad averti, Yuri.
E io lo rispondo che sì, lo so bene anche se a volte metti troppe magliette a lavare e non sai cucinare neanche un'insalata scondita.
Sono fortunata perché se anche sbagli quasi sempre a mettere lo zucchero nel caffè e prendi la boccetta del sale, se anche non riesci a ricordarti che il mio numero di scarpe è il 37 e se anche dormi con la bocca aperta e russi, tu mi ami.
E lo so che non è facile amarmi.
Non è facile amare i miei capelli troppo biondi, i miei occhi troppo verdi, la mia pelle troppo bianca e le mie clavicole troppo sporgenti.
Non è facile amare le mie gelosie, i pizzicotti che ti do nel cuore della notte, gli abbracci di quando quel film horror che vediamo sempre mi fa spaventare o il mio amore per le cose troppo costose e il mio maialino salvamonete.
«Lasciami le mani, devo andare» hai il tono dolce di chi non vuole essere troppo scortese e di chi ama forte sin dal primo secondo della giornata.
«Non puoi non andare?»
E Yuri, lo so che vorresti dirmi che si, potresti anche non andarci e restare tutta la giornata, tutta la notte e tutti i giorni che seguono incatenato al mio corpo. Lo so che hai notato anche tu come i raggi del sole che filtrano hanno un calore particolare.
Io lo so.
«No, devo andare».
Sospiri e non c'è nulla di più struggente. Sospiri e mi accarezzi, mi dai un bacio sulla fronte, leggero, morbido, delicato e provi ad alzarti una prima volta.
«Sally, non fare la bambina» mi implori.
Non ti ho ancora lasciato la mano nonostante io sappia che tu sei più forte di me.
«Resta con me».
«Non posso, Sal» ammetti, stropicciandoti il viso stanco con le mani.
Sono le sette e mezzo ed è già tardi. Hai forse il tempo di farti una doccia di un secondo, infilarti la camicia dell'ufficio e mangiare mezza fetta biscottata.
Forse.
«Viene mia madre a pranzo, oggi» dici, e già ti sento andare a passi grandi verso la doccia.
Mi stendo al centro del letto, accarezzo il tuo lato e sento un vuoto anche se tu sei a pochi metri da me.
Lo so che viene tua madre a pranzo, ieri me l'hai detto tre volte e l'altro ieri mi ha chiamato addirittura lei per avvisarmi.
Porta la baguette, le ostriche fresce e una bottiglia di Cabernet. Non festeggiamo niente ma a tuo padre sarebbe piaciuto e noi lo ricordiamo così.
«Non puoi proprio restare con me?» domando ancora e forse adesso fai anche finta di non sentirmi perché hai cominciato a cantare quello stupido pezzo di Iggy Pop.
La tua voce roca un po' mi culla e forse mi riaddormento per un attimo.
Solo per un attimo però, perché quando apro gli occhi Yuri, sei davanti a me e stai per darmi un bacio a fior di labbra. Allora ti guardo negli occhi troppo azzurri, afferro la tua nuca e ti bacio forte, ti bacio come se stessi partendo perché già un po' mi manchi e sono un po' stordita dal sonno.
«Devo andare» ammetti, e finalmente una nota di tristezza riesco a sentirla anche io nella tua voce.
Mi sfiori ancora e di nuovo mi viene la pelle d'oca come fosse il primo giorno.
Irreale.
Sei irreale e infinito.
«A dopo».
Un altro bacio e la promessa più importante già l'hai fatta senza neanche accorgertene.

A dopo.



Buongiorno!  oggi sono rimasta a casa perché ho la febbre e, dato che stavo morendo di noia e che amo Yuri Pleskun alla follia, ho deciso di cimentarmi in una oneshot originale che avevo in testa già da un po'. Non so, magari non riceverò neanche una recensione, ma ci tenevo a postarla perché fa parte di me e mi emoziona molto leggerla.
Spero piaccia anche a voi, almeno un pochino.
Ari


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