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Autore: FlyingBird_3    17/03/2014    4 recensioni
I pensieri di un soldato di trincea durante il fronte orientale nel 1943.
Genere: Angst, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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Russia, Gennaio 1943

L’aria ghiacciata mi frusta il viso. Quasi non riesco a respirare mentre raffiche di vento mi impongono di tenere la testa bassa e sottostare, se non al volere dei russi, almeno a quello della natura.
“Devi essere contento” mi dicevano, “servirai nella migliore divisione tedesca.”
Ci credevo anch’io.
Ci credevo finché non ho visto con i miei occhi e vissuto sulla mia pelle la guerra. Non c’è scampo per nessuno; ogni ora potrebbe essere l’ultima.
L’ultima parola, l’ultima sigaretta, l’ultimo pensiero a casa.
Non credevo in Dio prima di essere qui; e nonostante tutto il dolore che ci circonda, il nostro cuore vuole ancora battere per qualcosa che, anche se non si svela, può salvarci. Qualcosa che può perdonarci e forse regalarci quella pace che può far zittire la nostra anima, urlante di dolore e solitudine.
Non credevo nemmeno di poterle provare certe emozioni; quando guardo davanti a me, pronto a sparare, non vedo più nemici, come mi hanno insegnato. Vedo divise.
Quando guadagniamo terreno e ci spingiamo fuori dalle trincee, non guardo più i volti tumefatti dei caduti. Non sono solo nemici; il loro sangue si mischia a quello dei miei connazionali, distinguendoli solo per la divisa.
Non c’è tempo nemmeno per piangerli.
Quando ero giovane e fanatico per la guerra, non avrei mai pensato che il mio più grande sogno sarebbe stato anche il mio più grande incubo.
Ogni ora, ogni minuto che passo in questi campi di trincea, sento che c’è qualcosa che sto perdendo, qualcosa che non mi ritornerà più indietro.
Qualcosa che mi impedirà di essere lo stesso uomo che ero prima.
I miei comandanti sono così incoraggianti, ci premiano con medaglie che di onorevole non hanno niente. Saranno solo delle fredde pietre che luccicheranno sul mio petto, quando cadrò a terra chiudendo gli occhi per sempre.
Loro sono al sicuro dentro le linee amiche; loro prendono alti riconoscimenti, ma il sangue perso per ottenerli non è stato il loro.
Noi siamo il sacrificio, loro non proveranno mai al posto nostro.
Non sentono i pianti isterici dei compagni, non li vedono perdere il controllo. Non curano le loro ferite incurabili.
E come tutti gli altri non piangeranno la mia improvvisa assenza, mi dimenticheranno presto.
Davvero non sono così importante? Davvero non sono un uomo abbastanza rilevante da rimanere in vita anch’io?
Non ci sono amici, qui. Siamo persone che aspettano di morire, e verranno rimpiazzate da altre che moriranno a loro volta. Nessuno piangerà la nostra morte, nessuno avrà il tempo di darci un luogo in cui riposare per sempre. Ognuno di noi è solo. Saremo soli, nella fine.
Diventeremo parte di questo terreno, e le uniche cose che sopravvivranno saranno le medaglie al valore che non avranno più nessun significato.
Non apparterranno più a nessuno e colui che le ha ricevute morirà come i nemici che ha ucciso per ottenerla.
Davvero ho pensato che morire per ricevere l’amore di un capo senza anima fosse una bella fine? Una fine valorosa per un uomo?
Alzo gli occhi e vedo il cielo plumbeo, quel cielo che preannuncia il nulla assoluto; così dalla mattina fino alla sera. Un cielo distaccato, freddo come gli uomini che sta ricoprendo.
Tutto è grigio e senza significato in un giorno come questo, in giorni come questi.
Respiro profondamente; guardo le mani gonfie dal freddo e sporche di terra. Sento strati di sporcizia sul viso, ma l’acqua nella borraccia è troppo importante da bere per sprecarla per lavarsi.
L’unica cosa che pulisce il mio viso sono le lacrime, come quelle che scendono ad ogni pausa.
Ogni pausa prima della fine.
Sono calde le lacrime, amare come la mia anima; nessuna parola, solo una riga che solca il viso come unica protesta silenziosa al mio destino.
Gli altri si stanno alzando, siamo pronti per un nuovo attacco.
Dio se mi senti, per favore, dimenticami. Fa che tutte le persone che conosco mi dimentichino.
Non tornerò mai più a casa.
  
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