Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: lollipop 2013    17/03/2014    5 recensioni
Due culture diverse si incontrano, mescolandosi.
Un amore contrastato, che va oltre la famiglia, oltre le tradizioni.
John si innamora di Mary.
Mary si innamora di John.
Lui è un gipsy, uno zingaro inglese che ormai staziona da anni nella stessa città.
Lei é una ragazza normale, una tipa di città, indipendente e con fin troppi problemi.
Due culture così diverse riusciranno ad amalgamarsi o entreranno in collisione?
Riuscirà John a vivere questa sua storia d'amore impossibile?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 11
 

Le donne gorge non hanno valori, non hanno moralità. Dovevo dar retta alla mia famiglia, alla mia gente.
Con queste parole mi risveglio dal mio sonno. Sono passati due giorni da San Valentino, e il pensiero di ciò che è successo non mi lascia.
Come ogni giorno mi reco in palestra, ieri, come oggi, sono nervoso.
Mi infilo la tuta, lego ai polsi e alle dita le medicazioni bianche, faccio per infilarmi i guantoni ma poi ci ripenso… Li ripongo nel mio armadietto per poi uscire dalla stanza e recarmi nella palestra, li dove il ring la fa da padrone.
Mi avvicino ad uno dei sacchi che dimorano nella zona est della palestra.
Il saccone rosso con varie applicazioni di nastro adesivo nero è lì che mia ttende, è il mio preferito. Mio padre lo aveva in cantina, lo usava da giovane quando io ero solo un bambino. Spesso la mamma gli urlava contro senza alcun motivo, facendolo infuriare, allora papà, che ha sempre odiato le discussioni, gli dava le spalle e scendeva giù in cantina a scaricare la rabbia su questo sacco. Quando risaliva era più sereno, la rabbia era sparita…
Spero che questo sacco possa aiutare anche me!
Tiro più e più pugni, con tutta la forza e la rabbia che ho in corpo.
Il sacco si muove di qualche centrimento. Sposto i piedi e lo raggiungo per poi tornare a colpirlo.
Le nocche delle mani mi duolono. Forse non è stata una buona idea non indossare i guantoni, ma è questo ciò che volevo... sentire dolore.
Cerco di non pensare a Mary ma è inevitabile, il suo viso mi appare come un miraggio sulla pelle del sacco, sento il sangue ribollermi nelle vene... Colpisco, con tutta la rabbia e il rancore che ho in corpo il sacco con il pugno destro, forse ci metto troppa veemenza, il polso destro mi si piega e un dolore atroce mi fa imprecare.
<< John che succede? >> i ragazzi nella palestra mi si avvicinano sentendomi urlare.
<< Il polso, mi fa un male cane. >> con la mano sinistra mi stringo il polso destro dolente. I ragazzi mi accompagnano in “infermeria”. Una piccola stanzetta, il padrone della quale, è il vecchio Chakie, un amico di mio padre che ha ormai passato la sessantina e che si occupa della salute di noi lottatori senza però, avere alcun titolo…
<< Johnny, ragazzino, che cosa ti è successo? >>
<< Ciao Chakie, credo di essermi rotto il polso. Ho dato un pugno al sacco e il polso mi si è piegato facendomi sentire un dolore lancinante. >> Chakie controlla il mio polso, forzandolo per capire cosa mi è successo. Stringo tra i denti una matita per cercare di smorzare il dolore.
<< Sei fortunato ragazzino, il tuo polso è solo fratturato. Qualche settimana di riposo e tornerà come nuovo. >> sono sollevato per non essermi rotto il polso, ma una frattura è l'ultima cosa che mi ci voleva in questo periodo.
Una volta medicatomi, lascio la stanza di Chakie e vado ad infilarmi sotto la doccia.
Infilo a fatica i miei vestiti... Avere una sola mano funzionante non è una cosa ottimale per uno come me.
Esco dal bagno dopo una ventina di minuti e sull'uscio vi incontro Chakie..
<< Johnny tuo padre ti vuole nel suo ufficio. >> scuoto il capo, lasciando cadere il borsone che stringo nella mano sinistra per terra.
 << Oh Chakie glielo hai detto... >> fa le spallucce per poi rintanarsi nuovamente in quel buco di stanza che chiama infermeria. Sbuffo e contrariato raggiungo l'ufficio di mio padre.
<< Papà, mi cercavi? >> Billy abbassa i suoi occhiali e punta gli occhi nei miei.
<< Che stai combinando John? >> tento di spiegare a mio padre cosa mi è sucesso in palestra, della mia ingenuità nell’aver preso a pugni il sacco senza i guantoni, ma lui mi interrompe…
<< Non mi interessa sapere come ti sei procurato quella frattura… >> abbandona la sua comoda poltrona indicando con un dito il mio polso fasciato. Si posiziona di fronte a me e mi accarezza il capo.
<< Voglio sapere cosa ti succede qui. >> picchietta l’indice sinistro sulla mia fronte…
Cosa accade nella mia testa papà? Sinceramente non lo so neanche io!
Scuoto il capo in modo incerto, facendogli credere che vada tutto bene ma, ovviamente Billy non ci crede.
<< Sono un paio di giorni John che mi sembri strano, sei costantemente nervoso, vieni qui e prendi a pugni i sacchi come se fossero persone che odi. Sei violento figliolo e non lo sei mai stato. Parlami, dimmi cosa ti passa per la testa… magari posso aiutarti, darti un consiglio. >> vorrei parlargli, urlare al mondo ciò che provo ma… non credo di poterlo fare.
<< Non ho niente papà, sono solo un po’ stanco. E’ meglio che io vada a casa a riposarmi. >>
Giro i tacchi e faccio per uscire da quell’ufficio troppo piccolo ma mio padre me lo impedisce.
<< Si tratta di quella ragazza, quella per la quale hai organizzato una cena romantica la sera di San Valentino? >> è un vegente, sono tutti fottutamente vegenti nella mia famiglia.
<< E’ da quella sera che ti comporti in modo strano. Non ti lascerò uscire da questo ufficio finché non me ne parlerai. >> perfetto! Forse parlarne con mio padre mi aiuterà a capire cosa fare…
<< Con quella ragazza ho chiuso. >> Billy poggia i glutei sulla scrivania mettendosi comodo, incrocia le braccia al petto ed in silenzio e attenzione ascolta le mie parole.
<< Mi ha mentito, mi ha taciuto di avere avuto in passato delle relazioni… diciamo… intime. Non posso accettarlo papà, per quanto io possa tenere a lei, non riesco a non pensarla tra le braccia di qualche altro ragazzo. Mi ha fertio… >> chino il capo dipingendomi il volto con un aria amareggiata.
<< Sei innamorato figliolo per questo reagisci in questo modo e comprendo le tue parole ed il tuo rammarico. Per noi uomini gipsy è fondamentale avere al nostro fianco una donna pura, casta… >> faccio segno di si col capo, sapevo che mio padre la pensasse come me.
<< … ma, hai chiesto a questa ragazza perché ti ha mentito o meglio, ti ha taciuto le sue storie passate? Se ti importa così tanto di lei dovresti tornare sui tuoi passi e parlarle. >>
<< Cosa? Credi che dovrei parlarle? >> Billy abbandona la scrivania e si avvicina a me, poggiando le sue grosse mani paterne sulle mie spalle muscolose.
<< E’ indubbio che provi qualcosa di profondo per questa ragazza, nonostante tutto… Allora, l’unica cosa che resta da fare è… parlarle, sentire le sue parole e solo dopo trarre le tue conclusioni. >>
<< Ma così tradirei i nostri principi. Butterei nel cesso tutto ciò che mi avete insegnato… >> papà ghigna facendo muovere quei puntini di barba che dimorano attorno alle sue labbra.
<< Alla tua età ero un ribelle, non hai idea di quante gliene ho fatte passare a tua madre. Non mi sono sempre comportato bene John e non ho sempre rispettato gli insegnamenti gipsy inculcatimi da tuo nonno. Ma non me ne sono mai pentito e sai perché? >> scuoto il capo, allargando le mie iridi azzurre e posarle, in quelle dello stesso colore, di Billy.
<< Perché ogni mio decisione, se pur sbagliata che fosse, le ho prese per me stesso, per il mio bene, la mia felicità. Tu John, devi fare ciò che ti rende felice e se stare con questa ragazza, nonostante ciò che ti ha celato, ti rende felice, dovresti cogliere al volo l’occasione. Pensa a te stesso John e poi a tutto il resto. >> abbraccio mio padre per poi lasciare il suo ufficio. Raccatto il mio borsone e mi reco verso casa.
Durante il tragitto le parole di mio padre echeggiano nella mia mente… Non mi aspettavo le sue parole. Mio padre di manica larga? E’ una novità per me!
Le sue parole hanno senso però… Mary mi rende… anzi, mi rendeva felice, forse dovrei parlarle, ascoltare ciò che ha da dirmi ma al momento non credo che riuscirò ad affrontarla.
Mio padre mi ha dato dei giusti consigli, mi ha parlato a cuore aperto dicendomi di rinnegare anche le nostre “regole” qualora ce ne fosse bisogno, ma se avesse saputo che in realtà Mary non è una gipsy mi avrebbe comunque dato questi stessi consigli?... Ne dubito!



 



 
Eccoci con un nuovo capitolo. John è abbastanza incavolato,
voi che ne pensate, credete che stia sbagliando?
Attendo i vostri commenti.

Intanto vi invito a passare nelle mie due altre storie:
Nel 5° capitolo della mia storia sovrannaturale: 
Why me? 
E nel 1° capitolo della mia nuova storia di genere drammatico: Unbreakable.
Non ve ne pentirete.  ;)


 

xo lollipop 2013 

 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: lollipop 2013