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Autore: ChiaraBaroons    17/03/2014    3 recensioni
Maya, fotografa emergente, non ne vuole più sapere del mondo a cui, suo padre, ha sempre cercato di incatenarla: il nuoto. Le piacerebbe viaggiare, vedere il mondo, e invece, per uno scherzo del destino, dopo la laurea si ritrova costretta a convivere con quell'ambiente che poco sopporta, solo per ottenere un lavoro degno di essere chiamato tale.
Ed è qui che spunta fuori Travis, nuova stella del nuoto italiano, bello da far male, ma con un ego talmente grande capace di far concorrenza a quello di Sua Maestà, la Regina Elisabetta II; ed è proprio lui il soggetto che Maya dovrà immortalare per ottenere quel fantomatico lavoro, ma non tutto risulterà semplice quanto sembra. Non sarebbe divertente, almeno per noi lettori.
Due caratteri predominati messi a confronto, due prime donne che, purtroppo oppure per fortuna, non riusciranno a restare nella stessa stanza a causa del loro orgoglio, troppo grande per rendere le cose semplici sin dall'inizio.
Sono solamente esseri umani e, complicarsi la vita nel peggior modo possibile, sembra proprio la loro linea guida.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Maya6




*****



Restai in piedi, a riva, per quelle che mi parvero ore, fino a quando non mi resi conto che il sole cominciava a riscaldare l’ambiente, anche se in cielo si vedevano ancora parecchie nuvole. E dall’aspetto poco amichevole, tra l’altro.

Tornai all’ombrellone per sfilarmi sia la felpa che la maglietta, così rimasi solamente con i pantaloni della tuta ed il costume.

Mi soffermai alcuni secondi a guardare la specie di tenda da campeggio che Travis si era portato dietro e che, in quel momento, mi trovavo davanti. Sorrisi ancora al ricordo di Travis che imprecava al vento, senza sapere cosa fare.

La scena più esilarante degli ultimi tempi, pensai.

Devo essere stato veramente spassoso, se te la stai ancora ridendo”, disse Travis con voce tagliente.

Quasi trasalii al suono di quella voce e, appena mi voltai verso di lui, il mio sorriso si spense.

Lo trovai a meno di un metro da me, con la pelle che brillava di gocce d’acqua e i capelli ancora zuppi, incollati alla fronte.

Diamine…

Lo gelai ancora con lo sguardo, riducendo gli occhi a due fessure.

Se avessi potuto, lo avrei addirittura fulminato.

Si, una scena fantastica”, incrociai le braccia al petto, come per proteggermi, ed assunsi un espressione saccente. In qualche modo dovevo rafforzare il muro che, poco prima, Travis aveva scheggiato. “E mi hai anche stupita: da te mi sarei aspettata solamente di peggio”.

Mi voltai ancora e, davanti al mio ombrellone, mi sfilai anche i pantaloni e sciolsi i capelli.

Cominciai ad incamminarmi verso il mare con l’intenzione di passare il meno tempo possibile in compagnia di Travis. Sicuramente sarebbe andato a beneficio della salute di entrambi.

Dove stai andando, Maya?”.

Mi bloccai di colpo, a metà strada, e strinsi i pugni, conficcando le unghie nei palmi.

Inspirai a fondo prima di rivolgere l’ attenzione ancora a quel ragazzo esasperante, che era impegnato a smontare la parte anteriore della tenda, trasformandola in una specie di capanna.

Mi chiesi dove avesse preso quell’aggeggio tanto strano.

Ti ho chiesto dove stai andando, Maya”, disse guardandomi con sguardo assente, come se fossi degna di poca attenzione. Poi si alzò ancora in piedi, passandosi il suo telo da mare sul corpo.

Accidenti!

Vado in acqua… la tua vicinanza mi irrita!”.

L’ombra di un sorriso aleggiò sul suo viso. “L’acqua è gelata, Maya, e…”. Il suo sguardo indugiò per una manciata di secondi sul mio corpo, forse facendomi delle analisi più che accurate. “Uno scricciolo come te sembra destinato ad ammalarsi al minimo colpo di freddo”.

Oh adesso ti preoccupi per me, Travis? Ma che dolce!”, esclamai con il miele nella voce. Tornai subito sui miei passi, scuotendo la testa, più contrariata che mai. “Ciao!”, dissi salutandolo con la mano sollevata sopra la testa.

Quello era stato il colmo: dopo le sentenze che mi aveva sputato in faccia senza il minimo ritegno, nemmeno un’ora prima, aveva avuto anche l’accortezza di preoccuparsi per me.

Solamente quando misi i piedi nell’acqua mi dissi che, in fin dei conti, Travis non aveva tutti i torti: l’acqua era davvero fredda; ma continuai nella mia crociata, ad andare avanti e ad immergermi sempre di più, convinta più che mai a non dargliela vinta.

Quando tutto il mio corpo fu coperto dall’acqua, sentii la pelle pungere e i piedi cominciare ad intorpidirsi, ma mi dissi che tutto quello non poteva fare ché bene alla circolazione, così tentai di rilassarmi.

Cominciai a galleggiare, bagnando i capelli e rabbrividendo.

Mi immersi e nuotai, fino a quando riuscii, godendomi quei pochi momenti di tranquillità assoluta. Aprii gli occhi sott’acqua e quello che trovai davanti a me fu il nulla: la sensazione di pace e calma, che mi avvolgeva come una coperta, non poté che aumentare.

Tornai in superficie e gli occhi bruciavano a causa del sale, tuttavia, almeno il mio corpo cominciò ad abituarsi leggermente al freddo dell’acqua.

Continuai quella mia piccola routine per un tempo che mi parve infinito, fino a quando non si alzò una lieve brezza che rinfrescò ancora di più la giornata.

Lanciai un’occhiata al cielo sopra di me e notai che le nuvole cominciavano ad addensarsi, ma la prospettiva di tornare all’asciutto, con Travis a fianco, mi faceva preferire nettamente il gelo e il vento in acqua.

Cominciava, però, a farsi sentire davvero tanto, il freddo, e i capelli zuppi d’acqua non aiutavano di certo.

Ad un certo punto mi voltai verso la spiaggia e notai che Travis non era più al suo “accampamento”, e il mio primo pensiero andò alla mia auto, ma poi vidi spuntare la sua testa dall’acqua ad una decina di metri da me, così il mio panico venne sostituito da disapprovazione.

Mi chiesi per quale assurdo motivo mi stesse raggiungendo.

L’acqua mi arrivava quasi al mento, così decisi di avanzare qualche passo verso la spiaggia, ma così facendo mi trovai praticamente faccia a faccia con Travis.

Lo guardai per alcuni secondi, cercando di restare impassibile, prima che lui cominciò a parlare. “Trovi l’acqua di tuo gradimento, Rambo?”, mi chiese, con un sorrisetto compiaciuto sulle labbra, alla vista della pelle d’oca delle mie spalle fuori dal livello dell’acqua.

Rambo?! Il tuo senso dell’umorismo si limita a questo?”, dissi ridendo, ma di una risata sarcastica, di scherno.

Ricominciai a camminare verso la spiaggia, decisa più che mai a mettere più distanza possibile tra me e lui.

Man mano che mi avvicinavo a lui, mi resi conto di come le apparenze potessero davvero ingannare: sembrava un bravo ragazzo… un gran bel bravo ragazzo, ma si era dimostrato arrogante già dal primo momento e le cose, con il passare del tempo, non erano per nulla cambiate.

Quando arrivai al suo fianco, mi bloccò il braccio con la mano e cominciò a fissarmi con uno sguardo che non ero ancora riuscita a scorgere: pareva andasse tra il disprezzo e… il desiderio? Non riuscivo a dargli un nome.

Quella era una delle tante volte in cui Travis mi sembrava pericolosamente vicino.

Aveva abbassato il suo viso verso di me, in modo che fossero davvero pochi i centimetri a separarci.

In quel momento mi sentii davvero piccola e quasi insignificante al suo fianco, così alto e possente.

Qualcosa sembrava essersi acceso nel suo sguardo e, proprio quel qualcosa, mi fece salire un brivido lungo la schiena.

Ricordai la vicenda dentro la stanza delle scope, dove Travis mi aveva fatto davvero paura… e sospettavo che anche in quell’occasione si potesse ripetere una cosa simile, ma lì, al mare, ero da sola. Anche se avessi avuto la forza di urlare e di scappare, non sarei riuscita ad andare molto lontano.

Non riuscivo a capacitarmi del perché si rivelasse così lunatico, quel ragazzo: iniziava a diventare snervante.

Che cosa vuoi, Travis?”, riuscii finalmente a ripescare un po’ di fiducia in me stessa e biascicai quelle poche parole. Quella, però, non mi sembrò affatto la mia voce.

Non lo so nemmeno io, ma il tuo atteggiamento mi… oddio… non lo so, Maya, ma mi fai innervosire! In un modo in cui nemmeno mia madre riuscirebbe!”, esclamò stizzito.

Si voltò verso di me e me lo ritrovai davanti. Avevo un muro umano davanti agli occhi.

Il vento continuava a soffiare leggero, ma fastidioso e freddo, facendomi rabbrividire ancora una volta.

Volevo tornare alla spiaggia, asciugarmi e avvolgermi ancora nella mia felpa. Solo quello e magari tornare nel mondo immaginario del mio libro.

Avevo la tremenda sensazione che quel particolare momento non avrebbe portato nulla di buono.

Allora lasciami in pace, Travis! Ci odiamo a vicenda, oramai è palese…”.

Mi liberai dalla sua presa che, nel frattempo, era rimasta ben salda sul mio braccio.

Gli rivolsi un ultimo sguardo truce prima di incamminarmi a rilento verso la riva, con i passi frenati dall’acqua che mi arrivava poco più su della vita.

La frustrazione mi attanagliava: il mio non riuscire ad inquadrare quel ragazzo non faceva altro che innervosirmi. Non riuscivo a capire cosa volesse, ma poi pensai che, probabilmente, non lo sapeva nemmeno lui.

Finalmente uscii dall’acqua e il mio corpo fu scosso da tremiti, così corsi fino all’ombrellone per coprirmi con il mio telo il prima possibile.

Mi abbassai sulla mia borsa e scoprii che erano quasi le undici e trenta. Il telefono, oltre a segnalarmi l’orario, mi spiattellava in faccia il nulla: nessuno mi aveva cercata, nemmeno mio padre. Poi dissi a me stessa che, nessuno, avrebbe avuto un buon pretesto per cercare proprio me.

Forse questa maledetta sincerità non è una “qualità” vera e propria…

Tornai dritta e mi resi conto che Travis mi aveva già raggiunta e che, anche lui come me, si stava avvolgendo nel telo per proteggersi da quel vento pungente.

Mi squadrò ancora, come se fosse pronto ad insultarmi e a prendermi a parolacce. Ancora.

Lo ignorai vistosamente, tamponandomi i capelli zuppi e voltando lo sguardo verso la massa d’acqua gelata di fronte a me.

Maya…”, disse lui dopo poco.

Basta!

Non avevo voglia di stare a sentirlo: ne avevo abbastanza dei suoi monologhi da lunatico. Mi voltai di scatto verso di lui, fulminandolo con gli occhi.

Travis smettila!”, esclamai esasperata. “Non ne posso più dei tuoi continui cambiamenti d’umore e dei tuoi discorsi. Basta, davvero! Per fortuna con le foto ho finito, ora, quindi tutta questa storia termina qui!”. Cominciavo ad alterarmi. “Tu non mi piaci e viceversa, da quanto mi hai fatto capire, di conseguenza non sei costretto e volermi essere amico”, aggiunsi mimando le virgolette con le mani.

Lasciai cadere le braccia lungo i fianchi e presi un profondo respiro, esausta.

Pensavo che, dopo aver detto tutto quello in faccia a Travis, mi sarei sentita meglio, ma la realtà era ben diversa: non era cambiato nulla, anzi mi sentivo ancora più nervosa.

Mi accorsi del leggero tremore alle mani e sembrava essersene accorto anche lui, da come faceva viaggiare i suoi occhi dalle mie mani al mio viso, inoltre sembrava che con quel suo strano sguardo fosse pronto a divorarmi, come se fossi una facile preda. E probabilmente in quell’occasione lo ero davvero.

Non riuscivo ancora a capacitarmi di come, a volte, lo sguardo di Travis riuscisse a destabilizzarmi in quel modo, a fermare il flusso di pensieri che occupava costantemente la mia mente.

Distolsi il mio sguardo dal suo, stendendo sulla sabbia ancora calda il mio telo e sedendomi sopra di esso. Cominciai a districarmi i nodi tra i capelli tra le mani, a volte imprecando mentalmente per il dolore, ma sempre senza azzardarmi a guardare in volto Travis. Non ne avevo le forze.

Mi misi a pensare a tutto quello che lui poteva aver fatto e detto di sbagliato nei miei confronti e mi resi conto che, a parte la scenata di poco prima, avevo davvero pochi motivi per incolparlo di qualcosa, ma non ero ancora riuscita a capire per quale motivo il suo comportamento mi infastidisse tanto.

Avevo la pelle d’oca su tutto il corpo: il vento ancora non si era deciso a smettere di soffiare ed il sole coperto dalle nuvole non era di grande aiuto.

Dopo essermi asciugata, indossai i miei pantaloni sportivi, mentre Travis si sistemò all’interno della sua tenda senza fiatare.

Quando alzai lo sguardo verso il cielo vidi le nuvole cominciare a farsi più nere e mi dissi che non promettevano nulla di buono. Nemmeno loro.

Decisi di lasciar perdere il mio continuo pensare senza fine e mi sistemai sotto il mio ombrellone a leggere, a lasciarmi alle spalle quel mondo e quel momento tanto strano, a lasciarmi alle spalle tutto il resto per immergermi nel mondo immaginario del mio libro.

Riuscii finalmente a rilassarmi e a svuotare la mia mente che, nei giorni precedenti, era sempre stata piena di pensieri e di paranoie.

Avevo passato un periodo difficile e snervante, ma in quel momento continuavo a leggere, e a leggere, e a leggere, estraniandomi dal mondo esterno per entrare in uno tutto mio.

In un mondo tutto mio, si… peccato che le palpebre cominciarono a farsi pesanti…

Si, andiamo in un altro mondo, solo per cinque minuti.

 

Qualcuno mi stava scuotendo la spalla.

Sarà papà. Non voglio andare a scuola!

E continuava ad agitarmi come un giocattolo, ma io non volevo andare via, però avevo freddo, tanto freddo.

Dov’è la coperta?!

“Maya!”. Quella non sembrava affatto la voce di mio padre. “Maya, svegliati!”.

Aprii leggermente gli occhi e vidi qualcuno chino su di me, senza capire bene chi fosse.

Si, sicuramente è papà!

No, ancora cinque minuti”, mugugnai.

Maya, svegliati! Sta piovendo!”, sbottò infine la voce.

Cosa… Travis!”. Aprii gli occhi e vidi Travis chino su di me, con i capelli bagnati e un’espressione stizzita negli occhi. “Cosa vuoi?”, chiesi mettendomi seduta e ritrovandomi con il suo volto poco distante dal mio.

Alle mie parole sgranò leggermente gli occhi, schiudendo appena le labbra. Sembrava sconvolto e, in quel momento di silenzio assoluto, dove i nostri sguardi rimasero stranamente incollati gli uni agli altri, capii per quale motivo lui mi stesse guardando attonito.

Mi voltai lentamente e, guardandomi attorno, capii che una forte pioggia si stava abbattendo sulla spiaggia. “Oh…


*

Ciao bella gente!
Scusate se ho tardato un po' a pubblicare questo capitolo... Comunque, spero vi piaccia anche se è un piccolo capitolo di transito! Ne succederanno delle belle (muahahah io so tutto e voi no!). 
Scusatemi, sto dilagando... Fatemi sapere cosa ne pensate e come procede la storia, mi raccomando, ci conto! :)

Come sempre ringrazio TUTTI VOI, "miei" piccoli e bellissimi lettori! Mi riempite di felicità!
GRAZIE DI CUORE a chi recensisce, a chi aggiunge la mia storia tra le sue preferite/seguite/da ricordare e chi legge in silenzio! <3
Detto questo, vi lascio... Al prossimo capitolo!
Un abbraccio a tutti,
Chiara :)
  
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