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Autore: Rosalie97    17/03/2014    7 recensioni
Cosa avrebbe detto Mike se l'avesse vista? Zoey era sicura che l'avrebbe odiata, guardata per sempre con disprezzo. Ma ora Mike non c'era più, ed a lei non restava che il suo peggior nemico.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Gwen, Heather, Mal, Zoey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Il giorno dopo Zoey si svegliò di malumore, era triste, aveva pianto tutta la notte pensando a Mike ed a Mal, e chiamò Heather per trovare un po’ di conforto.
<< Pronto? >> Rispose la voce di Gwen.
<< Gwen, ciao >> Zoey tirò su col naso e si asciugò con la manica del pigiama. Faceva altamente ribrezzo, ma era troppo sconvolta per alzarsi, sapeva che se si fosse messa in piedi sarebbe caduta.
<< Ehi, che hai? >> La ragazza mise in vivavoce e le voci di Heather e Courtney si fecero sentire.
<< Io.. Ciao, ragazze.. >> Disse Zoey mentre si posava una mano sugli occhi. La pelle era fredda e diede sollievo ai suoi occhi gonfi per qualche secondo.
<< Zoey, cosa è successo? Mal ha fatto qualcosa? >> Heather era visibilmente arrabbiata, sembrava pronta alla lotta. Zoey se la immaginò prendere a pugni Mal e sorrise.
<< No, non è colpa sua questa volta. >>
<< E allora che è successo? >>
<< Io.. Mi sento in colpa.. >>
<< Cosa? >> Era Courtney, visibilmente confusa. << In che senso? Nei confronti di chi? >>
<< Io.. Provo qualcosa per Mal. >>
<< Cosa?! >> Urlarono tutte e tre. << Ti avevo detto di stare attenta e di non cadere nella sua trappola, e tu cosa hai fatto? Ti ci sei buttata a capofitto. Diamine, a volte non ti capisco proprio! >>
<< Non ho fatto nulla.. È.. Un sentimento naturale.. L’ho visto sofferente.. >>
Heather sospirò, era inutile discutere con lei, quando Zoey si metteva in testa una cosa era impossibile farle cambiare idea. Peggio di Courtney.
<< E cosa c’entra il senso di colpa? >>
<< Nei confronti di Mike. Io mi sto innamorando del suo assassino.. Se mi potesse vedere sarebbe schifato da me.. >>
<< No, non dire così >> era Gwen. Gwendoline tra le sue tre amiche era la più gentile, lasciava l’acidità e la l’odiosità a Courtney ed Heather.
<< Ma è vero, io mi sto innamorando del suo aguzzino, del mio.. E del suo peggior nemico. >>
<< Capita a tutti di fare errori >> Heather ora sembrava triste.
<< Ma non grandi come questo >> replicò scorbutica Zoey nell’esatto istante in cui il campanello alla porta suonò. << Scusate, devo andare, ho ospiti >> le quattro si salutarono, Zoey posò il cellulare sul comodino di legno scuro e dopo essersi messa una vestaglia andò alla porta. Ciò che si trovò davanti, la scioccò al massimo.
<< È lei la signorina Zoey Davids? >> Chiese l’uomo in divisa.
<< Si? >> Come mai quegli uomini erano lì da lei? Non aveva fatto nulla.. Neppure nel suo giorno libero poteva stare tranquilla..
<< Deve venire con noi in centrale >> rispose l’altro, più basso e tarchiato.
<< Perché? Cosa è successo? >> Zoey era spaventata a morte, che c’entrasse Mal? Era possibile, anzi, anche molto più che probabile.
<< Venga con noi >> i due poliziotti la afferrarono per le braccia e la trascinarono verso di loro, finché non si ritrovò fuori dall’appartamento.
<< Ehi, che diavolo! >> Urlò lei. << Certo, vengo con voi, Dio! Lasciatemi almeno prendere la borsa ed il telefono! >> Mentre tornava in casa, sentiva i loro occhi piccoli e sicuri fissi sulla sua schiena. Erano inquietanti come poliziotti, ma cosa poteva aspettarsi da quell’orribile città che sembrava la fusione tra tutti i prodotti di scarto dell’umanità? Persino la gente sembrava uno scarto. Finora non aveva trovato nessuno di simpatico oltre a Shai e Beck. Prese il telefono e nell’esatto momento in cui stava per scrivere un messaggio a Heather, per dirle cosa stava succedendo, la voce del poliziotto alto la chiamò.
<< Allora, quanto ci mette?! >> Era visibilmente irritato.
<< Si, scusate >> rinunciò, mise il telefono dentro la borsa appesa alla sedia vicino all’armadio e velocemente si vestì. Quando tornò da loro, i due la fulminarono con un’occhiataccia, per poi condurla all’auto della polizia.
Intanto, Mal se ne stava appollaiato come un uccellaccio del malaugurio, sempre vestito di nero e con un’evidente espressione di disapprovazione in volto. Come osavano portare via Zoey? Bè, era naturale, lei era l’ultima ad aver visto Beck. Forse Mal aveva sbagliato a chiamare in anonimo da una cabina telefonica dicendo di aver visto una figura introdursi in casa di Beck ed uscirne sporca di sangue. Ma voleva che il mondo vedesse la sua opera, la sua opera d’arte.
Continuò ad osservarli finché la macchina non scomparì nel traffico, allontanandosi. Si sistemò bene sul grande ramo dell’albero ed aspettò.
 
<< Lei conosce questo ragazzo? >> Chiese la voce del detective assunto dalla polizia. Sul tavolo, davanti agli occhi di Zoey, c’era la foto di Beck.
<< Si, lo conosco, è Beck >> disse guardando l’uomo negli occhi. << Perché? Come mai sono qui? Perché nessuno vuole dirmi cosa sta succedendo? >>
<< Questa mattina presto è stato trovato il corpo senza vita di questo ragazzo >> il detective indicò la foto, ed a Zoey mancò l’aria. Beck era morto? Osservò bene l’uomo: aveva folte sopracciglia grigie, radi capelli castani punteggiati di ciuffi bianchi e la pelle del viso era macchiata, sulla guancia destra, da una voglia a forma di ellisse. Non sembrava stesse minimamente scherzando.
<< Cosa? No, Beck è morto? >> Non poteva crederci, Beck era veramente morto! Sapeva che era stata colpa sua, e sapeva anche il colpevole del suo assassinio.
<< Si, è stato trovato in queste condizioni >> l’uomo mostrò a Zoey una foto del corpo, accasciato contro lo stipite di una porta, con gli occhi aperti ed i capelli neri sciolti. Indossava una maglia bianca a maniche corte sporca di rosso scuro sul torace. Si potevano distinguere i punti in cui l’arma lo aveva colpito.
<< Sapete chi è stato? Con cosa l’hanno ucciso? >>
Il detective sospirò, << No, non sappiamo chi è stato, ma sappiamo che lei è l’ultima ad averlo visto, e vogliamo sapere cosa è successo. >>
<< Io.. Niente.. Beck si è offerto di accompagnarmi fino a casa ed io ho accettato. Poi, quando siamo arrivati io l’ho salutato e sono subito corsa nel condominio. >>
<< E perché così di fretta? >>
Zoey non ci pensò nemmeno su, non poteva dire loro di Mal, anche se così avrebbe svelato chi era l’assassino; in parte non voleva che lui fosse chiuso in una cella, senza poter essere libero, è dall’altra aveva paura che lui potesse fuggire e trovarla. Era anche vero, però, che finché Mal restava libero poteva uccidere chiunque. Niente fermava la sua malvagità, la sua anima era nera. Ma il nero era il colore preferito di Zoey.
<< Io ero stanca, al lavoro era stato molto impegnativo. >>
<< Come mai? >> Il detective insisteva a farle domande, gliene faceva una nuova ogni volta che lei finiva di parlare.
<< C’erano stati molti clienti. >>
<< Dove lavora, signorina? >> Prese la penna e la guardò, pronto a scrivere sulla cartella che teneva davanti a sé, sopra il freddo banco di metallo.
<< Al fast-food in centro.. Sa.. >>
<< Si, lo conosco. E.. Come mai lavora lì? >>
<< Sono arrivata in città un mese fa, e questo è il primo ed unico lavoro che ho trovato, perciò mi sono accontentata. >>
<< Da dove viene? >>
<< Vivevo a Seattle. >>
<< E come mai si è trasferita qui? Cosa l’ha condotta proprio in questa città? >>
<< Avevo bisogno di tranquillità >> mentì. Per Zoey non era un problema, mentire, se era in una situazione che richiedeva questa capacità, lei usava tutto ciò che aveva imparato durante gli anni trascorsi a studiare per i corsi di teatro. Era molto brava.
<< E come mai proprio qui? >> Insistette il detective, a quanto pare non credeva ad una singola parola di quel che lei diceva.
<< È il primo luogo che ho trovato dopo aver finito i soldi che avevo con me. Mi serviva un posto dove stare per guadagnare ciò che mi serviva per tornare a casa mia. >>
<< Ed è riuscita a trovare i soldi? >>
<< No, purtroppo ancora no. >>
<< Bene.. Un’ultima domanda, signorina, dov’era ieri sera alle ore 21:30? >>
<< A casa mia, a dormire. >>
<< C’è qualcuno che possa provarlo? >>
<< Ehm.. No, non credo.. >> Zoey si rese conto di essere immersa nei casino fino alle orecchie. Se avessero sospettato di lei, più di quanto non facessero già, l’avrebbero chiusa in prigione, e lei non ci teneva. Era vero però, anche, che così sarebbe stata libera dalla paura per la costante presenza di Mal nella sua vita.
<< Bene >> il detective sospirò e si alzò, allungò una mano dalla pelle ruvida e Zoey, dopo essersi alzata a sua volta, la strinse. << La chiameremo dopo che avremo trovato nuovi indizi. >>
<< Va bene.. >> Un poliziotto arrivò e la condusse fuori, ma prima di essere uscita si voltò e chiese: << Con cosa è stato ucciso Beck? >>
<< Con un coltello. >> Rispose la voce impassibile del detective, come ormai ci fosse stato abituato, e probabilmente era così, in quella città. Zoey si allontanò in silenzio, scortata da un uomo alto e magrolino, mentre pensava a Mal ed al suo coltello preferito. Lo nascondeva nelle maniche delle felpe, così da poterlo estrarre in caso di bisogno.
 
Mentre camminava si perse nei suoi pensieri, finché non sentì il cellulare suonare. Quando guardò il display e notò il numero si accigliò. Come mai la chiamava? Non si sentivano da moltissimo tempo!
<< Pronto? >>
<< Ciao, Zoey! >> Disse la sua voce, sempre felice.
<< Cameron! Come stai? È molto che non ci sentiamo >> fece finta che tutto andasse bene anche se non avrebbe voluto mentire a Cameron.
<< Tutto bene qui, Zoey.. Senti, devo chiederti una cosa.. >>
<< Si? >>
<< Tu stai ancora con Mike? >> Si ricordò che nessuno gli aveva detto che Mike non c’era più.
<< Ehm.. Cameron.. C’è una cosa molto importante che devo dirti. >> Si sedette su una panchina accanto ad un grande albero al centro del grande marciapiede, davanti al negozio di ferramenta.
<< Si? >>
<< Mike.. Mal.. Lui ha.. >>
<< Mal è tornato? >> Ora la sua voce era visibilmente preoccupata.
<< In un certo senso.. >>
<< E Mike ogni tanto torna in sé? >>
<< Cameron.. >> Era difficile dirglielo, ecco perché nessuno l’aveva avvertito, lui e Mike erano molto amici, e lei si sentiva male al solo pensiero di far soffrire quel povero ragazzo.  << Mike.. Mike non c’è. >>
<< In che senso non c’è? >>
<< Mal ha cancellato tutte le altre personalità. >>
<< Ma Mike non è una personalità, era Mal.. >>
<< No, il corpo è di Mal.. Mike era una personalità nata dai sensi di colpa che lui provava. >>
<< Cosa? Ma.. >>
<< Cameron, Mike non c’è più.. >> Zoey si sentiva mortificata.
<< Io.. Quanto tempo fa è successo? >> Chiese, improvvisamente arrabbiato.
Dopo un momento di silenzio Zoey rispose: << Tre mesi fa. >>
<< E nessuno si è preoccupato di dirmelo? Di avvisarmi che il mio migliore amico era morto?! Chi altro lo sapeva? >>
<< Solo Heather, Gwen e Courtney. >> Zoey aspettò la risposta di Cameron, ma non sentendo parole ma solo silenzio dall’altra parte della cornetta si preoccupò. << Cameron? >>
<< No, Zoey. Non me l’aspettavo da te. >> E detto questo chiuse la chiamata. Perfetto, meglio di così non poteva andare, era costretta a scappare da Mal, la polizia la credeva colpevole di un assassinio ed ora Cameron la odiava. Sbuffò, si alzò e si diresse a casa, con un grande peso sul cuore.
 
Quando aprì la porta notò che tutto era buio, strano, perché non aveva tirato le tende davanti alle finestre quando se n’era andata.
<< Ciao >> disse la sua voce, mentre la piccola lampada sul tavolino accanto al divano si accendeva con un click.
<< Mal! >> Zoey si appiattì contro la porta d’entrata del suo appartamento. << Come diavolo sei entrato? >>
<< Mai sottovalutare le mie capacità >> replicò lui, con un tono molto diverso dal solito. Si stava annoiando.
<< Cosa vuoi? Perché sei qui? >> Urlò, e poi si ricordò di Beck, della foto del suo cadavere. << Hai ucciso Beck! L’hai ucciso! >> Lanciò la borsa lontano e si avventò su di lui, che in una singola mossa la fermò, la buttò a terra e la bloccò lì. Gli occhi di Zoey erano agganciati a quelli di Mike, e non poteva distoglierli.
<< Zoey >> le disse, i loro volti erano a pochi centimetri uno dall’altro, ed alla ragazza cominciava a mancare l’aria ed a battere forte il cuore, e non per la paura.
<< Cosa? >> Sentiva la sua voce flebile, mentre non riusciva a deglutire; si sentiva la gola secca, mentre gli occhi marroni di Mal la guardavano e le sue labbra si muovevano. Si rese conto che sorrideva, si era accorto del modo in cui lo guardava. Zoey sapeva di avere le guance tutte rosse.
<< Dobbiamo andarcene >> disse.
<< Cosa? >> Ripeté lei, ora scioccata. << Perché? >>
<< La polizia crede che sia tu la colpevole, non è così? >>
<< Si, ma.. Come fai a saperlo? >>
<< Naturale >> Mal scosse le spalle, mentre era ancora lì, a pochi centimetri da lei.
<< E.. Ma.. Perché “dobbiamo andarcene”? >>
<< Quelli ti credono colpevole, non c’è nessun’altro indiziato. E se mai scoprissero che tu non sei l’assassina, ti darebbero la colpa comunque solo per chiudere il caso, fidati, so come funziona. >>
<< Ed allora, se non vuoi che incolpino me consegnati e dì la verità, dì che sei stato tu. >>
<< Scherzi, vero? >> Mal scoppiò a ridere, e Zoey trovò la sua risata estremamente bella. << Io non lo farò. >>
<< Ma.. Così.. >>
<< No, non ti chiuderanno in galera, non lo permetterò. Tu vieni con me. >>
<< Dove? >> Zoey alzò piano la testa, così che lo spazio tra i loro volti fosse ancora di meno.
<< Lontano. >>

 
  
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